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Full text of "Delle cose notabili della città di Venetia libri II : ne' quali amplamente, e con ogni verità si contengono vsanze antiche, habiti & vestiti, officii e magistrati, vittorie illustri, principi & vita loro, tutti patriarchi, senatori famosi, huomini letterati, chiese e monasterij, corpi santi e reliquie, fabriche e palazzi, pittori e pitture, scultori e scolture, auuocati famosi, medici eccellenti, musici di più sorte : con la tauola copiosa"

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COSE  NOTABILI 

DELLA    CITTA' 

DI    VENETI  A, 

Librili. 

Tfe*  quali  ampiamente,  e  con  ogni  verità 
fi  contengono 

Vfanze  antiche.  Chicfe,  e  Moaafterij. 

Habiri ,  &  veftiti.  Corpi.  Santi,  e  Reliquie  « 

Orncii,  e  Magiftrati .  Fabriche,  e  Palazzi . 

Pittori,  e  Pitture. 

Scultori,  e  Scolture . 

Auuoca.fi  famofi. 

Medici  eccellenti. 

Muficidipiù  forte. 

T^uouamente  riformati,  accrefciuti,  &  abbsUku 
Con  la  Tauola  copiosa. 


Vittorie  illuitri 
Principi,&  vita  loro , 
Tutti  Patriarchi. 
Senatori  famofì. 
Huomini  Letterati . 


IN    V  E  N  E  T  I  As 


Appretto  Fabio,  de  Agoftino  Zoppin:  Fratelli, 

k   p   ixp  VII,  y 


I 


TAVOLA 

DELLE   COS  E 

NOTABILI» 

CHE   SI    CONTENGONO 
IN  QUESTO  LIBRO, 

A 

Br  a  t  i  e,&  Priorad  idi  Veneti*.      143. 
Agoitino  Barbarigc  Doge,&fua  vita.    j% 
Agóftino  ValerioVefcouo  di  Verona ,  Se 
fu  e  iodi.  135" 

Agoftino  Beatiano,&  Tue  Iodi.  1 28 

AldoManutio  Secrerario,  &  Lettor  publico.  13  S 

AlefTandro  Zorzl,&  Tue  Iodi.  134 

Aluife  Mocenigo  Doge.  7? 

Aluife  Michiele,&fue  lodi.  134 

Aluife  Bclegno  Oratore,  &fuelpdi.  13? 

Aluife  Borrjzzq  Secretano.  13 £ 

Aluife  Balbi  Auuocato,  13  % 

Andrea  Schiauone  Pittore  eccellente.  3  £ 

Andrea  Riccio  fece  FAdamo,&  FEua  di  Palazzo,      3  6 
Andrea  dei  Verrocchio  Fiorentino, fece  il  cauallo  di 
Bartolomeo  da  Bergamo,  a  S.  G10.&  Paolo.  4? 

Andrea  Dandolo  Doge, &  fuauita.  6$ 

Andrea  Contarmi  Doge,  &  faa  uita  70.fue  lodi.        117 
Andrea  Griti  Doge,  Se  fuauita.  75 

Andrea  Nauajero,  Se  lue  lodi,  1 24 

Andrea  Mocenign?ac  Ai  e  lodi,  v     lij 

Andrea  Dandolo,  &fue  lodi,  127 

Andrea  Su riano  Secretano  del  Configlio  de'X.       13$ 
Andrea  Ciurano,  &fue  lodi.  Hi 

Angelo  Paiticipatio  Doge,  &  Tuoi  fatti,  1 1 1 

|     2  Antenne 


TAVOLA. 

Antenne  oStédardi  di  Piazzarla  Tua  fignificatione.  43 
Antonio  Milledonne  Secretano  del  configho  di  X.  13  6 
Antonio  Vcniero  Doge,&  Tua  vita.    '  72, 

Antonio  Zentani  Cartellano  di  Scutari,&  Tuoi  fatti.  1  iz 
Antonio  Grimani  Doge,&  fua  vita.  73 

Antonio  Capello  Procuratorc,&  f  uè  lodi»  40 

Apollonio  Mafia  Medico.  138 

Arrigo  Dandolo  Doge,  Se  Tuoi  fotti,  1  \6 

Arrigo  Contarini,&  Tue  lodi.  11? 

Arfenale,  &  fua  deicrittione.  %  % 

Auditori  Vecchi,  &  loro  auttorità.  87 

Auditori  Nuom",&  loro  auttorità.  82 

Auditori  Nouiilìmi,  &  loro  auttorità.  91 

Atiogadori  di  Commune,  &  fua  auttoriti.  8 1 

Auogadori  Fiicali,&  loro  auttorità,  1  o$ 

B 

'Aliotte  di  che  cofa  fi  faeeuano  an- 
tica mente.  z6 
Balelèrieri,  &  loro  eflercitij  ne'tempi  an- 
tichi.                                               30 
Bartolomeo  Gradenieo  Doge.             60 
Bartolomeo  Malombra.                                             13  7 
Benedetto  ManzinoPiouano,&  fua  cura  in  finir  la  Tua 
Chiefa.  41 
Ben.  detto  Frang  ni  Medico.                                      13S 
Bernardo  Iuftiniano,  &  fue  lodi.                                1 16 
Berretta  del  Doge,  &  fua  valuta.                                4? 
Beflarion  Cardinale  Cieco ,  lafciò  la  Libraria  al  Domi- 
nio.                                                                        41 
Bombardieri s'eflercitano  al  Lio  per  commilTione  del 
Senato.                                                                      30 
B onifacio  da  Verona  Pittor  eccellente.                      3  4 
Bucentoro  del  Doge,  &  quando  fatto.                   47 

Cagione 


TAVOLA. 


Agi oNE;percheil principe  uadaa  uifitar 
laChiefa  del  Redentore  la  terza  Do- 
,  menica  di  Luglio.  Jj± 

Cagione  perche  il  Principe  uada  a  Santa 
Maria  Formofa.  i8 

Cagione  perche  il  Principe  uada  il  giorno  di  Santa  Giu- 
liana a  uifìtar  la  fua  Cincia.  3  j 
Camarlenghi  di  Commune,&  ioroauttorità  iof 
Camillo  Trento  Auuocato.  138 
Cam  oamìe  di  San  Marco,opera  rara.  44 
Cancellici*  grande,  &iuo funerale.  «.  u 
Candiain  che  modo  efprerTa  in /coltura,  3? 
Candiano  Badoaro  Doge.  6z 
Cantonal  Dorico  &fua  difficoltà,  45 
Carampana  &  tua  etimologia.  1  f 
Carlo  Zeno,  &  lue  lodi.  Uf 
Carlo  Berengo  Secretano.  1 3  £ 
CafaZenallluitriffiimin  Venetia,  3  XX 
Calandra  Fedele,  &  lue  lodi,  '  13 1 
Cathaueri  &  loroauttorità.  86 
Cauallidi  bronzo  su  la  Chiefa  di  S.  Marco,  &  donde 
uemiti,  49 
Celio  Magno;  137 
Cenfori,&iuaauttorità.  Bi 
.Cerini  aiife  che  s'ufano  nelb  morte  del  Principe  :  &  dio 
do  che  fi  tiene  nel  creare  il  fucceflore.  1& 
Cero  bianco,  &  perche  fi  parti  dinanzi  ai  Doge,  28 
Ch:efi  &  Palazzo,perch'è  a-taccato  imierne,  2,$ 
Chiefe  &  Quadri  in  Venetia.  5i.&  SS 
.Chriftoforo  Moro  Doge  &fua  uità.  7* 
Cinque  della  Pace>&  loro  auttoritàr  9% 
Cinque  alla  Mercarttia,&  loroauttorità,  l'-f 
Cipri  in  che  modo  efpreiìo  in  Scoltura.                      49 

t    3  Colonne 


TAVOLA. 

Colonne  di  piazza  quando  portate.  44 

Collegio,  &  Tua  auttorità.  79 

Collegio  de  XX.  &fua  auttorità.  96 
Cófiglio  grade,&  l'ordine  col  quale  feggorto  i  nobili.79 

Consiglieri  quali,  &  quanti, &  loro  auttorità.  80 

Configlio  de  Dieci,  &  fua  auttorità.  Si 

Confoli  de'mercatanti,  &  loro  auttorità.  99 

D 


A  e  1  e  del  uino,&  di  quata  importala.  104 

Defcrittione  del  popolo  di  Veneti.  149 

Dieci  Oflìcii,&  loro  auttorittà.  I05 

Dieci  Sauii,  &  loro  auttorità.  10$ 

Dogaline, quando  fi  portauano.  1  % 

Doanadamare.  78 

Doana  da  terra.  104 

Pogato  di  Venetia  doue  ordinato  la  prima  uolta.  i  6 

Dogedi  Venetia,  &  fua  auttorità.  80 

Domenico  Menagazzo  Doge.  60 

Domenico  Flabanico  Doge,  e  Tu  olfatti.  64. 

Domenico  Contarini  Doge,&  fuoifatti.  64 

Domenico  Siluio  Doge,e  Tuoi  fatti.  64 

Domenico  Moriimi  Doge,e  fuoi  fatti.  6$ 

DomenicoVeniero,&fuelodi  127 

Domenico  di  Vico  Secretano  del  Configlio  di  X.  1 3  6 

Donne  Venetiane  portauano  le  udii  d'oro.  15 
Donne  Venetiane  portauano  le  maniche  alla  Ducale. if 


*  CV-.  /5W? 


Pitaffio  della  facciata  della  Chiefa  di  S. 

Geminiano.  4* 

Eiìàfninatore  O  rrlcio,  &  fua  auttorità.     8; 

Eua&  Adamo  di  Palazzo  da  chi  Kìui.      3* 

Fab*1- 


TAVOLA. 


Ab  Rie  he  notabili  di  Venetfa.  49 

Famiglia  Giuftiniana,  &  Tue  lodi,  1 16" 

Fauola  dcll'acquifto  del  Theforo.  46 

Fefta  delle  Marie,  &fua  origine.  r8 

Filippo  Terzo,  &  fue  lodi.  131 

FilipppoPincio  Auuocati.  i^g 

Fontigo dè'Tedefchi,&  ciò  che  Zìa.  4^ 

Francefco  Veniero,&  fue  lodi  117 

Francefco  Dandolo  Doge*  &  Tuoi  fatti.  69 

Francefco  Fofcari  Doge ,  &  fue  fatti.  7 1 

Francefco  Donato  Doge,  &  fue  Iodi.  75 

Francefco  Veniero  Doge  &  fuoi  fatti.  74 
Francefco  Ghirardi  Secretarlo  del  Configli©  di  X*     136 

Francefco  Barbaro  il  dotto,&  lue  iodi.  1 24 

Francefco  Sanfouino,  &  fufc  lodi.  137 

Francefco  Georgio,&  fue  h>cfi.  1  iy 

Foreftiero  Officio,&  fua  auttorita.  S  j 

fi 
.1 

Ab  r  1  e  l  Fiamma  Canonico  Regolare  La 

tera  nenie.  157 

Galla  Doge,&fuoi  fatti.  ■  J  9 

Galparo  Contarini;&ìiie  Iodi.  nf 
Gian  Beiimo?&  lue  opere  in  Venetia.  34 

Giorgio  Cornaro^  fue  lo  di.  121 

Giorgio  Gradenico,&  ine  iodi.  13  4 

Giorgion  da  Cait>!  Franco  Pittor  eccellente.  34 

Giofeppe  Saluiati  pittor  eccellente  5  ? 

Giofeppe  Zarlino,  55 

Giouanni  Participatio  Doge,&fuo Tatti.  61 

Giouanni  Dandolo  Doge,&  fuoi  fatti.  68 

Giouanni  Soranzo  Doge,  &  fuoi  fatti.  6$ 

t    4  Giouanni 


G 


T    A    V    OLA, 

Giouanni  Gradenigo  Dcge,&  Tua  uita*  70 

Giouanni  Delfino  Doge,  &fuoi  fatti.  70 

Giouanni  Moceuigo  Doge,  é  Tuoi  fatti.  *j\ 

Giouanni  Denato,  &  fu  e  lodi.  \%\ 

Giouanni  Correro,&fje  lodi.  154 

Giouanni  Triuifanno*  & fuc  lodi.  no 

Giouanni  Formcnti  Cancellar  grande*  i$6 

Giouanni  Finetti  Auuocato.  138 

Giouanni  Vincenti  Auuocato.  138 

Gio.Battifta  Egnatio,  &  fue'lodi.  1 28 

Gio.BattiftaP eranda  Medico.  139 

Gio.Battiita  Ramwfio.  1 23 
Gio.Bernardo  Feliciano  Lettor  publico,  Si  lue  lodi.  1 3  o 

Gio. Mario  Verdizotti.  137 

Giulio  Balino,&  fue  lodi.  13S 

Giuftiniano  Participatio  Doge,  e  fue  opere.  61 

Couernatori  delle  entrate,  &loro  auttorità.  101 


H 


Abito  Venetiano,&  perche  così  fatto,  i  o 
Habito  delle  Donne, &  quale. 
Hermolao  Barbaro,  &  fue  iodi. 
HieronimoDonato,&fue  lodi. 
Hieronimo  Ragazzoni  Vefcouo. 


Hofpit  ali  di  Venetia  quanti,  &  quali  h'ano. 


124 
124 

143 


|M  A  e  o  m  o   Contarmi  Doge,  &  frtoi  tatti.éS 
..    IacomoTiepoioDoge,&fuoifatti.       Sf 
Iaconi  o  Soranzo  Caualier,  &  Procurator, 
&  lue  lodi.  134 

Iacomo  Fofcarim  Caualier,  &  Procura- 
tore fue  lodi,  iji 

lacomo 


TAVOLA, 

tacomo  Contc.r:n:,&fuelodi  1^4 

Iacomo  Tmtoretto  pittor  eccellente»  3  ? 

Iaftida  Vecchia,&  fua  auttorità»  £3 

Iaftitia  Noua>  &  .fua auttorità.  ioa 


A  Secreta,  &  ciò  che  ui  fi  faccia.  io? 

JJfoY^    Leandro  Zarotti  Medico.  138 

yf!  EStóJ  Legge  intorno  a'conuki,e  quando.  i«> 
0?i  *  SS?  Leonardo  Loredano  Doge,  e  fua  uita.  73 

Wr&SzSià,    Libraria  opera  del  Sanfoumoj  7S 

Logetta  in  piazza  opera  del  Sanfouino.  3  7 

Lodóuice Dolce.  ""  Ì30 

Lodouico  Vfper  Auuocato.  138 

Lorenzo  Tiepolo  D  oge,e  fu  cri  Fatti  *  58 

Lorenzo  Celli  Doge.  70 

Lorenzo  Friuli  Doge,  efné  lodi.  74 

Lorenzo  Giufti  niano,&  fu  e  lodi*  J 1 7 

Lorenzo  Malfa  Secretano,  1^6 

Luigi  G  rifalco  ni,&  fu  e lodi*  ile 


M 


Affèo  Veniefo,&  fife  lodi.  1^4 

Marcello  di  Eraclea  Doge,  &  Tua  ulta.    J.9 
\//Ì  p 8   ^2rco  CornaroDoge,&  fua  vita.  70 

>J  L  Marco  Barbarigo  Doge,&  fua  uita*         7* 
lr"5^s  Marco  Veni  ero,&fue  lodi.  134 

Marco  Galliano,  &  Ci\q  lodi*  n3 

Marco  Folcari,&  melodi,  in 

Marc'AntonioTriuifanoDoge.73  .fùelodi*  uà 

MarcJÀntonio  Barbsro  Procuratore.  I33 

Marchefe  del  Vailo  ciò  che  ditte  deli'Àrfenaltf*  51 

Marino  Giorgio  Doge,  e  fuewa*  $<? 

ìvlarino 


T    A    V    O    L    A. 

Marino  Falicro  Doge,&  fua  uita.  69 

Marino  Morofino  Doge.  éy 

Marnale  Rota,efue  lodi.  iz$ 

Mauritio  d'Eraclea  Doge,&  Tuoi  fatti»  6*> 

Meffetaria,e  fu o  Officio*  I©6 
Michiel  Morofino  Doge,c  Tuoi  fatti.  70 

Michiel  Marini  Auuocato.  138 
Michiel  Steno  Doge, e  Tua  vhz.  jr 

Mobile  Officio,  &  fua  auttoritiL  $3 

Moderata  Fonte.  13^ 
Moneta  donata  dal  Principe  a  "NobilL  zf 

Murano,e  Tue  Todi.  jo 

Murici  injVeneria  eccellenti,c  quali.  j  % 

Morti,e  come  debbono  andar  alla  fepoltora  per  legge,  ir 

*  N 


le  olò  Trono  Doge.  71 

Nicolò  Marcello  Doge.  71 

Nicolò  Zeno  Senator  d'alto  giudicio.  21 
Nicolò  da  Ponte  Doge,&  fuoi  fatti.  7? 
Nicolò  Mafia  Medico*  n? 


O 


B  e  le  rio  Tribuno  Doge;&  fuoi  fatti.69 
Ordelafo  Falicro  Dogcye  fuoi  fatti.  65 
Ordine  delle  meretrici  di  Venetia.  1  £ 
Orleo  Ipato  Doge, &  fuoi  fatti.  Ì9 

Orio  Malipieto  Doge,&  fuoi  fatti.      66 
Origine  di  Venetia..  3 

Orlo  Giuftin  iano.  134 

Orfo  Participatio  Doge,e  fuoi  fatti.  61 

Orfo  Badoaro  Doge,e  fuoi  fatti:  6z 

Orfo  Badoaro,&  fue  lodi.  1 1 * 

Palazzo 


TAVOLA* 


Al  a  zzo  in  Vetietia  mafauigliofo»  44 

Palazzi  in  Venctia,&  doue  Sano.  5° 

Panni  a  oro,&  loro  àuttorità.  i °5 

Paolo  Manutio.  13^ 

Paolo  Ramufio.  13° 
Paolo  Lucio  primo  Doge  di  Venetia,&  fueìodù         ^  8 

Paolo  Tìiiepolo  Cà  ualier,&  Procuratore.  i  3  3 

PaolodaVeronaPittòr  eccellente.  3* 

Paolo  Veneto,& Tue  lodi.  i*$ 

Papa  Aleffandro  fi  nafcofe  nella  Carità.  3  * 

Parochie  72. &  Come  tenute.  11 

Palquale  Malipiero  Doge*  7 * 

Patriarca  Grimani  ha  belìiilì  me  figure.  "3  ^ 

Pellegrini  in  procefllone  con  la  Signoria*  $  z 

Perdono  della  Carità,&  perche  ordinatóé  3  ì 

-Pefte  in  Vcnetia  l'anno  157^.  'S1 

Petitione  O  rrlcio,&  Tua  àuttorità.  8 1 

PiaZza>&  quando  fi  faleggiafle.  3  z 

Pietro  GradenigOjOUero  Tradorìigó  Doge»  £ 1 

Pietro  Candiano  Doge.  »rl 

Pietro  Tribuno  Dòge.  $2 

Pietro  Badoaro  Doge.  6% 

Pietro  Orfeolo  Doge.  63 

Pietro Ziani  Doge,  67 

Pietro  Gradendo  Doge*  (58 

Pietro  Mocenigo  Doge*  7Z 

Pietro  LandoDoge.  7 3 

Pietro  Loredano  Doge*  74 

Pietro  Barbolano,o  fcentianico  Doge*  ^4 

Pietro  Bolani.  <?$ 

Pietro  Orfeoìo,&fue  lodi,  l'i 

Pietro  Zenoilprimo,&  Tue  lodi.  M7 

Pietro  Marcello,*  Tue  lodi.  J  \  3 

Pietro 


T    AVO    LA. 

Pietro  Orfeolo  il  fecondo,  u^ 
Pietro  Zeno  l'ultimo,&  fue  lodi.  i  io 
Pietro  Bembo,&  fue  lodi.  12  j 
Pietro  Barozzi,&  fue  lodi.  n4 
Pietro  Badoero  A uuocato.  j$S 
Pìerfrancefco  Contarmi, &  fue  lodi.  jz6 
Piouanidi  Venetia  dachicteati.  22. 
Pitture  di  Titiano, &  in  che  luogo.  13  $ 
Piouego.Orhcio,&  fua auttorità.  85 
Pohza  del  Proprio  in  confermatione  de  glihabiti  an- 
tichi, i) 
Popolo  Venetiano  molto  limofìniero.  23 
Pordonone  Pittor  eccellente.  34 
Pregadi  cioè  il  Senato,&  fua  auttorità.  79 
Priamo  da  legge,&  fue  lodi.  121 
Primicerio  di  San  Marco  deu'efler  nobile.  2S 
Principe  uifita  i  Iribtihàìi  de'Giudici.  1$ 
Principe  uà  alla  Carità, &  perche  cagione.  ,31 
Principe  va  a  S.Giorgio,e  perche  cagione.  3  i 
Principe  va  a  S.Gcminiano,e  perche  cagione.  3  1 
Proccflìone  dei  corpo  di  Chrifto.  5*1 
ProcefTioi  e  ogni  Mercore,&  perche.  z6 
Proceilìone  di  S.Marina,&  perche  cagione.  3.0 
Procuratori  di  San  Marco,  e  perche  cagione  creati.  23 
Procuratoti  di  S.Marco,&lor  orfici o.  23 
Procuratie,elornomi.  2j 
Procuratore  Officio, &  fua  auttorità.  84 
Proprio  Officio,&  tua  auttontà.  84 
Prouedùon  di  Commuue,&  fua  auttorità,  io* 


<l 


Varanti  a  Vecchia,&  fua  auttorità.       $% 
|    Quaranua  Nuona,&  fua  auttorità.  94 

W    Quarantia  Cnciinale  ,  &  lua   auttorità. 

97 

Bagatta, 


TAVOLA. 

R 

A  g  a  t  t  a  ,  &  quando  fi  faceua  per  cflerci- 
tarigiouani.  30 

Ragioni  Nuoue,&  loro  auttorità.        103 
Ragioni  Vecchie, &  loro  auttorità.       104 
Reliquie  in  Venetia  doue  fi  ntrouino.  1 43 
Kinieri  Zeno  Doge,&fuoifaui.  6y 

Rimerò  Zeno,  &  lue  lodi.  114 

Bimo»doGritti,&fuelodi.  134 


Ala  del  Gran  Configlio  ,  quando  fi  dipi- 
gnefle,&  quando  fi abbrucio.     33  &34 
^    Sale  dclPA  mamenro.&  loro  bellezza.  46 
!;§?    San  G:o.  Battifìa  ài  legno  ne'Frari,  di  man 
di  Donatello  Fiorentino.  3  f 

San  Gio.Battifta  di  marmo  ne'Frari,  di  man  dclSamoni 
no  Fiorentino.  37 

San  Geni  intano  edificato  da  Narfetc.  41 

San  Marco  Capella  del  Doge.  4J" 

Sangue  miracolofo  di  S. Marco, di  che  luogo  fi  hebbe.  7& 
Saui  Grandi, &  loro  auttorità.  jf 

Saui  di  Terra  ferma,cV  loro  auttorità.  90 

Saui  de  gli  Ordini, &  loro  auttorità.  .80 

Scudi  d'^Dogi  attaccati  in  San  Marco, &  perche.  49 

Scuole,ouero  Fraterne  di  Venetia,  chiamate  Grandi ,  io 
.    nofei.  50 

Scuole  fottopofte  al  Configlio  de'Dieci.  J7 

Sebafti.mo  Veniero  Doge  7?.fuelodi.  12,3 

SebaftianoErizzo,&  Lue  iodi.  134 

Sebaftiano  Forcarini,&  Tue  lodi.  1 16 

Secretarli  di  Venetia,quaii  iiano.  1 3  £ 

Senfa, 


TAVOLA. 

Senfa,&  perche  il  Principe  vada  a  benedir  il  mare,  2  7 
Sette  Saui,&  loro auttorità.  joi 
Significato  della  Soggetta  di  piazza ,  &  delle  fue  figu- 
re. 37 
Signori  alle  Acquea  loro  auttorità,  97 
SignorialleBiaue,&  loro  auttorità.  57 
Signori  alla  Sanità,&  loro  auttorità.  $3 
Signori  alla  Farina,&  loro  auttorità.  101 
Signori  al  Sale,&  loro  auttorità,  101 
Signori  fopra  i  Conti, &  loro  auttorità,  1  02 
Signori  alla  Grafia, &  loro  auttorità,  104 
Signori  di  Notte  Ciuili,&  loro  auttorità.  $\ 
Signori  di  Notte  Criminali,&  loro  auttorità,  9  % 
Sindici,&  loro  auttorità:  8  7 
Sobrietà de'Venetmnifctitta da Caflìodoro,  |j.&  16 
Sopraconfoii,&  loro  auttorità.  99 
Soprale  poro pe>&  loro  auttorità,  99 
Sopradatii,&  loro  auttorità.  1  o  \ 
Sopra  le  Camere, &  loro  auttorità,  I  03 
$opracaftaldi,&  loro  auttorità,  8  7 
Spofe  fi  conduceuano  già  al  Doge,  10 
Spofe  vanno  in  gondola  in  Ti'afto,  2* 
Stefano  Thiepolo  Procuratore  Tue  lodi,  120, 
Stendardi,&  perche  fi  portino  dinanzi  alla  Signoria.  28 
Strade  principali  di  Venetia  quali  fono.  49 
Straordinarii,&  loro  auttorità.  io? 
$upcriori,&  loro  auttorità,  87 


ìjpQ  Avola  dell'Irrida,  10$ 

A   Teodato  Ipato  DogCj&fuoi  fatti.         59 
7J  '  ^  >Ij  Ternaria  Vecchia, &  Tua  auttorità,       204 
d^uy  %è/^l  Theforo  di  S.Marco,comeacquiftato.  4? 
Sv&^i   Theforo  di  San  Marco  già  rubato  da  vn 
Grec.o,  4f 

Titiano 


T     A    V    O    Z    A. 

Titiano  pìttor  eccellcnte,&  fue  lodi.  |f 

Tribuno  Memo  Doge.  $3 

Tomafo  Mocenigo  Doge.  71 

Trifon  Gabriello, &fue  lodi.  yz6 

Tre  Camere  de'Monti,&  ciò  che  fono.  io? 
Troxnbe,&  perche  ù  portino  dinanzi  alla  Signoria.     a8 


netia  nata  libera, e  Chriftiana.   24 
Vicenzo  Morefini  Caualier  &  Procura- 
tor.  101 

Vitale  Candiano  Doge.  6$ 

Vitale  Faliero  Doge.  6% 

Vitale  Michele.  6y 

Vittoria  in  Soria  contro  Palacco  Re  de'Parthi.         100 
Vittoria  in  Iftria  contro  Federico  BarbaroiTa.  x  io 

Vittoria  de'Venetiani  contra  Turchi.  1 1 1 

Vittoria  de'Venetiani  a  Caroli.  1 07 

Vittoria  contra  Saracini  a  Grado.  1 08 

Vittoria  contra  i  Normanni  per  l'imperador  Greco.  108 
Vittoria  de'Venetiani  contra  1  Bolognefì.  109 

Vittoria  de'Venetiani  contra  i  Genouefì.  no 

Vittorio  Grimani  Procuratore,&  Tue  lodi.  I  io 

Vittorio  Pifani,&fue  lodi.  1x9 

Vittorio  Zilioio.  1 20 


Zecca  opera  del  Sanfouino  43 

I  L    F  I   N    E. 


DELLE 

COSE   NOTABILI 

C  H  E    S  O  N  O    IN 

V   E   N  E   TI  A. 
LIBRO    PRIMO. 


RAGIONATORI. 

Venetiano,  &  Foreflicro . 

Itemi  per  cortefia  gentiPhuomo , 

che  vi  par  di  quefta  Città  ? 

S'io  vi  dirò  il  vero,voi  no  lo  crederete. 

Dite  pur  il  vero ,  percioche  dicendolo 

fi  loda  Iddio. 

>r.  Ella(vperqaelclr,amepare)nonè  fé  non  fattura  diui 
na,  fi  per  rifpetto  deliro, onde  ne  viene  in  quella  Cit 
tà  tutto  quello  che  gli  bifogna,  come  anco  per  ima- 
rauigliofi  edifici,e  per  lo  gran  concorfo  di  genti,che  vi 
fbno,&  veggo  Jiora,  chel  vecchio  Mariano  Sozzino , 
che  fu  vn  gran  Legifta  a  fuoi  dj ,  hauendola  veduta,  & 
efl'endo  dal  Papa  addimandato  ciò  che  gli  parefle  di 
Venetia  rìfpofe.  A  me  par  gran  cofa,  perch'io  ho  ve- 
duto f  imponibile  nell'imponibile, 
en.  Che  voleua  egli  dir  di  quello  ? 
>r.  Voleua  dire  il  Sozzino,  che  volendo  l'huomo  confidc 
rar  tutee  le  parti  minutamente  di  quella  Città  in  quel 
la  maniera  cjie  fi  dee  considerare  una  si  grò.  cofa,come 
è  quefta,era  impoffibile  afarfi  perfettaméte.  Eifendo 
adunque  Venetia  vn'impoffibilità  viene  anco  ad  effer 
gq$a  nello  impoflibile^ilendo  fondata  nel  mare,  per- 

A  creila 


%  LIBRO 

die  ella  in  qnefta  cofa  è  fuor  dell'ordine  di  tutte  Pai- 
tre  Città. 

Ven.  Parlauada  prudete  huomo,&  intendente.  Ma  ditemi 
vn  poco  c'hàuete  voi  veduto,  o  intefo  che  vi  piaccia  & 
che  fia  di  noftro  contento  ? 

For,  Diuerfe  cofe  mi  hanno  portato  a  gli  occhi  gradiflìma 
dilettatone,  maioftimo  forfè"  non  meno  quelle  che 
piacciono  a  gli  orecchiane  queiraltre,chc  ho  dette. 

Ven.  Come  farebbe  a  dir  che  ? 

For,  Comefarebbono^  l'antichità  delle  cofe  della  Città  j 
Pattioni  de  Principi  ;  i  detti,  e  i  fatti  de'Senatori  ;  l'o- 
rigine de'Magiftrati,e  firmi  altre  faccnde,  che  non  fon 
cori  communi  a  tutti. 

Ven.  GentiPbuomo  le  cofe  che  voi  proponete  fon  molte, 
&  degne  d'un  bello  intelietto5qnnI  io  crédo  ,  ch'il  uo- 
ftro  fìa,per  quel  che  m'accenate:  Ma  a  ragionar  (opra 
tutte  le  cofe  pur  hora  ricordate  da  uoi,ci  Infognereb- 
be commodo,  &  tempo  :  pure  fatisfacendoui  mi  inge- 
gnerò di  contentami  di  quella  maggior  parte,  che  per 
me  fi  potrà;  perche  io  ho  quefto  piacere ,  ebe  quando 
mi  occorre  d'efl'er  con  qualche  forefticro(  che  fpeflo 
m,occore)migioua  alfai,  inoltrargli ,  &  ragionar  quel 
cfi'io  fo,  ch'è  di  bello  in  quefta  mia  Patria.Et  barbica-* 
fo,ch'iI  medefimo  foflfe' fatto  a  me ,  quando  io  fon  in 
altri  paefi. 

f  or.Signor,l'officio  uoflro  è  ueramente  pien  di  cortefia,& 
è  conucneuol,&  degno  di  huomo  libcro,come  uoi  Me- 
te: però  ui  ringratio  all'ai  del  buon  animo  uoftro. 

Ven.  Ora(fe  ben  mi  ricorda)uoi  dicelli,  che  ui  farebbe  ca- 
ro intender  Pantichità  delle  cofe  noftre:  ma  ,  perebe 
Pantichità  fi  poflono  confiderare  in  più  modi ,  come 
farebbe  adire:  Quado  Yenctia  hauerfe  principio;  qua 
li  follerò  i  coftumi  de  tempi  paflati;  che  habiti  portaf- 
fero  i  noftri  Maggiori;  &  fimil'altre  cofette ,  però  non 
fo  io  bene  di  quali  cofe  antiche  t  che  uoi  uolete ,  ch'io 
parti. 

For.  La  urontexii  uoftra  tìel  offerirmiui,  fa  che  più  toft* 

cop- 


I 

PRIMO.  * 

compiacendo  al  defiderio  mio,che  riguardando  all'ha 
neftà,  io  ni  fia  molefto  col  bramar  che  mi  narriate  di 
tutte  lecofepropofte,  fé  non  pienamente,  almeno 
qualche  particella ,  &  con  quella  maggior  brcuità 
pò  Ili  bile. 

fen.  Non  accade,che  uoi  ufiate  cerimonie  uerfo  di  me,per 
che  hoggi  non  ui  è  cofa  alcuna,  che  più  mi  fia  a  cuore, 
che  di  com  piacerui;  &  perche  non  fi  perda  i  1  tempo  in 
parole  fimilidi  niun  momento,  darò  principio  dall'o- 
rigine di  quefta  città, della  quale  quantunque  fiano  fta 
ti  molti  eccellenti  fcrittori  antichi,e  moderni,  che  né 
habbinofcritto,non  però  refterò  di  narrar  quel  tanto, 
che  io  ho  raccolto  dappiù  degni,  tra  iquaii  ui  è  il  Sabel 
lico,ilqual  dice,che  gli  antichi  Vinitiam  furon  no  d'I- 
talia, ma  per  origine  diicefi  da  Veneti  Gallici ,  che  al- 
Jhora  appretto  il  Mare  Oceano  habitauano.  Altri  afFer 
mano  efter  uenuti  di  Paflagonia,  &aneo  Liuio  dic^ 
che  etti  dopo  la  perdita  di  Filemone  lor  Duca,che  mo 
ri  a  Troia,  uennero  con  Antenore  in  Italia,  &,  che  ef- 
fendofi  fermato  in  quefte  lagune,  edificò  la  citta  An- 
tenori4a,nominata  poi  Altino,&  non  Padoua ,  come 
molti  credono:  percioche  Padoua  fu  fondata  da  Pati 
uio  Re  de'Veneti,c  ome  afferma  P  orcio  Catone:  né  i« 
intendo  de  dilatarmi  nelPhiftoria  de'Romani,  e  Barba 
ri;  ma  breuemente  dirò,chc  fin  all'origine  di  Vinetia, 
in  tutta  quefta  prouincia  era  concorfa  la  nobiltà  Ro- 
mana i  &  mafsime  dapoi  che  Conftantino  trafportò 
l'Imperio  di  Roma  in  Oriente  ;  perche  Aquileia  per 
efler  in  Italia  più  vicina  a  pattare  per  terra  quella  ban- 
da,crebbe  di  popoio,&  ài  grandezza,&furfe  Rauenna, 
&  Puola,nauicandofi  da  l'una  a  l'altra, dandofi  quefte 
tre  città  mano  infieme,&  in  quefti  tépi  faccetterò  Pa- 
triarchi in  Aquileia  l'un  dopo  raltro,Crcnatio,Ago- 
ft«o,Adelfo,  Maflìmo  ,Genuario,&  Secondo,  fino  al 
tempo,  che  Attila  deftrufle  quefta  h  onorata  citta,  & 
tutte  le  altre  d^lla  prouincia  di  Vinetia:  Onde  tutta 
l'antica  nobiltà  de-Romani,e  Veneti,fuggirono,&  ha- 

A     2  bica- 


aitarono  nelle  lagune.  La  onde  quelli,<:he 'dicono  Ve-r, 
netia  noftra  hauci  hauuto  principio  da5pefcaton,£:  da. 
genti  vile ,  moftrano  in  tutto  di  eflcr  ignoranti  della 
«crahiltoria,cócioiia  che  no  tu  parte  alcuna  del  Mon-r 
do,  che  non  folk  più  uolxc  corfa,  &  inondata  da  popò 
li  nimici,&  quel,  che  era  più  marauigliofo  ,  da'pouoli, 
che  di  coftumi,  di  lingua ,  &  di  fede  no  fi  conofceuano 
punto  da  gli  altri;  talché  la  gente  li  poteua  itimar  ufei 
ti  daH'e&remc  parti  di  Scitin,  poco  diiTunili  a  gli  ani- 
mali irrationali  ;  iquali  non  fi  moueuano  alla  guerra 
per  Imperio, per  arrichire  per  farfi  gloriofi,  &  altamen 
te  fignoreggiarema  folo  per  goder  del  fangued  rio- 
itiicidii ,  d  ineendii ,  &  4i  rapine,  percioche  entrado  in 
vna  prouincia,  ne  fapendo,  che  cofa  forte  legge ,  giufti 
tia,  p  equità  fpegnuano  tutti  dal  picciolo  al  gràje,  inu 
tando  icoftami,&  l'ufanze  del  viuere,  &  elti  co  le  ino 
glie  &  i  figliuoli  vi  h;bitauano,&  viueuano,  &  di  ruina 
nafceua  vn'altra  ruina ,  perche  fermato  che  s'era  vn 
popolo,  vn'altro  veniua  che'l  cacciaua,  &  maitre  que 
ft'altro,&  coli  di  mano  in  mano ,  fi  veniua  in  continua 
mutatione  &  difiolatione.L 'imperio  di  Conftantino- 
poli  da  gli  Ofhogotti  fu  quafì  diftrutto,  &  l'A-fia  da' 
raedefimi  mandata  a  ferro  &  fuoco  infieme  con  mol- 
ti altri  popoli  Barbari.  La  Traccia,  la  Macedonia, &  . 
l'Illirico,  de  gli  Vnni,Gepidi,  Visigoti,  &  Oitrogoti  fu 
rono  aliai  volte  ridotte  in  foIitudine.La  Italia  da' Vifi 
goti ,  da'Gepidi,  da  gl'Vnni,  da'  Turcilingi,  da  gli  Eiii 
li,da  gli  Oftrogoti,da'Longobardi,&  da'Greci  in  qupte 
ruine,&  quante  volte  fofle  mefla  ne  fono  le  hiftorie  ri 
piene.In  Frana  gli  Alani, i  Vadali,  i  Fràchi,gli  Vnni,& 
lGiepidi,  &  mille  altri  popoli,  mille  fedi  in  breuifiimo 
té  pò  fecero.  In  Spugna  gli  Alani,  Vadali,  &  invltimoi 
Vifigoti  tutta  ladifertarono.  Nell'Africa  rima  (e  da  tate 
incuifioni  faina  che  da  gli  A  lani,&  Vandali  fu  vinta,  fi 
gnoreggiata,&  pofta  in  ruina,per  iquali  tati  moti,tLtto 
il  mondo  da  noi  conofeiuto  fu  merlo  in  elterminÌo>&  i 
popoli  tagliatiapezzi,  &in  tutto  eftinti,  onde  quelli 

che 


P     It     I     U     Ó.  :5 

che  viflferoro,poi  nelle  medefimc  prom'ncìe,fono  &  fit 
tono  popoli  difeefi  da  i  Barbari. Et  iole  le  lagune  di  Ve 
netia  reitarcno  faine  nel  cuore  di  tare  ruine,  &  innari 
dationijjKiochejCcrr'C  Diofakòdal  diluuio  nell'Ai1 
ca  Noè  coni  Tuoi,  cefi  ìaluò  quefto  popolo  del  feme 
antico  in  quelle  lagene,  ficuroin  tati  turbamenti  del 
mondo,  &  qui  riebbero  i  ifugio  non  i  poueri,  ma  i  ric- 
chi ,  &  petenti  huomini  che  riebbero  il  modo  di  con-* 
durfì  con  le  barche  &  far  noua  fede ,  &  habitatione* 
Il  che  fi  vede  nejle  vettigie  di  Eraclea  Jeiolo,&  Olitia 
la, che  durano  in  piedi  fìn'a  nofìri  di.  Ma  per  uenir  al- 
le particolarità,  dico  ;  che  ccneuano  gli  anni  della 
fruttifera incarnatione  di  Giesv  Chris to  Signor, 
&  Saluator  ncftrc, quattrocento,  e  fette, quando  Rada 
gaifo  con  i  Gepidi,&  Goti  pàfsò  primieramente  in  Ita- 
lia; per  la  cui  uenuta  ,  i  popoli  di  terra  ferma,  polii  in? 
i('pauento,fuggircno  alle  lagune,doue  lenza  alcuna  c6> 
modità  di  albergo,  lanciarono  in  molto  difaggio  con 
i  pefcatori,che  eflercitanano  la  lor  arte  in  quel  luogo, 
&  uenuta  tra  lor  la  nuoua,che  Radagafio  era  neramen- 
te ibi  e  vmto,&prefo  in  Fiefole  dalPeìfercito  Rema- 
no, di  nuouo  ritornarono  in  terra  ferma.  L'anno  poi' 
quattrocento,  e  tredeci ,  Alarico  con  i  Vifigoti  uen- 
ne  in  Italia ,  &  meffo  l'afledio  intorno  Padoua, dop-> 
pò  alcuni  di  la  pre'e  ,  &  Taccheggiò  ;  per  la  qual  cofa  i  ? 
popoli  di  nuouo  impauriti,  come  quelli ,  che  fi  uede-- 
uano  i  primi  fottopoiìi  a  quella  tempera  ,  concorfero: 
nelle  lagune  -3  &  allhora  gii  huomim  di  qualche  (hto,  . 
&  concinone  fi  fecero  per  habitare  alcune  cafueciedi? 
ca  une,  &  per  efiere  irate  in  terra  ferma  abbracciate* 
molte  terre,&caucila,ui  fi  fermò  gran  fomma  digen  ' 
temerne  in  Juogo,ehe  folo  trouauancficuro  al  mondo 
in  tante  loro  fcisgure.Furono  pertanto  habitate  mol- 
te Itole  in  uarij  luoghi,&  in  diuerfi  tempi ,  altre  nelle 
due  incurfioni,  che  di  fopra  Ci  fono  dette  ',  &  altre  in 
quelle  de  gli  Eruli;&  Turcilingi,  &  poi  de1  Goti.  Ala, 
béche  di  tuttequeite  Ifok fi  potefie  dn rerigine,  mia- 

A3  opi- 


4  LIBRO 

opinione  è  nondimeno  hora  di  dir  quella  di  Ribal- 
ta ,  come  quella  ,  che  già  fu  la  prima  a  ridur  infiemc  i 
Veneti,che  lui  erano  fparfì  per  l'Ifole,  &  perche  fu  vl- 
tima,doue  fi  ridurle  il  Duca  ,  &lo  ritiene  ancora  con 
tanto  fplend  ore,  con  quanto  ài  noftri  di  veggiamo. 
Quella  adunque  fu  habitataauantii  tempi,  che  fi  fo- 
no detti, da  un  GiouanniBono,  o  come  ad  altri  piace, 
Giouanni  Benedetto  da  Torccllo ,  che  ui  pefcaua  con 
alcuni fuoi  figliuoli;&  dapoi,  fuggendo  in  esfa  fua  mol 
ti  di  terra  ferma.nella  pallata  di  quello  Radagaifo,  vn* 
Entinopo  archi:  etto  di  Candia  (1  fermò  in  quello  luo 
go,&  ui  edificò  una  cala  di  «muro  ,  uiuendo  di  far  bar- 
che^ naui.Pafiando  doppo  Radagaifo  Alarico  in  Ita» 
lia,concorfc  qui  tanta  gente  che  in  pochi  di  furono  edi 
ficate,  uentiquattro  cafette  di  tauole ,  &  di  canna, 
tuttauia,l'anno  quattrocento,  e  diciotto ,  eflendofi  ri- 
dotti in  Padoua  tutti  quelli fuggitali  &  fentendo  i  mo 
ti  di  Aiulfo  Re  de' Vifigoti ,  che  faceua  per  Italia  & 
degli  altri  Barbari  in  Francia,  &  in. Lamagna  impau- 
riti del  facco  &  della  ruina  palfata,fi  configliarono  tra 
fé  di  farli  vn  luogo  fermo  nelle  lagune  di  Venetia,alla 
foce  del  fiume  loro ,  che  era  Riunita, &  fu  ftatuito  per 
i  Confoli,  &  per  il  Senato  Patauino  ,  che  eletti  i  primi 
del  popolo  doueffero  edifi care vna  città  circa  Riuni- 
ta &  raccoglietele  genti  delPIfole  d'intorno  in  quel 
luogo,  &haucr  più  tolto  vna  terra  fola  portuale,  che 
molte ,  doue  fi  doueffe  tener  vn'armata  apparecchia- 
ta ad eilercitarfi  in  mare ,  fé  occorretela  guerra  pei* 
guardia  del  porto ,  accioche  iui  fofie  un  ficuro  rifugio; 
che  hauen  do  temuto  la  moltitudine  de'Goti ,  &  la  in- 
folentia,temeuano,&  Ci  ricordauano  ,  che  ne  gl'anni  di 
Chrifto  413 .  i  Goti  con  Alarico  lor  Re  vennero  in  Ita 
lia,&  lafciò  la  detta  prouincia  mandata  a  ferro,  &  fuo- 
co^ andarono  alla  lor  città,&  la  taccheggiarono.  Per 
laqualcofaiPatauini/entendoil  moto  de'Goti  altre 
u  ohe  fatto  ,&che  faceuano  allhora dalla  parte  Au- 
ftrali,  &  Occidentali,  temendo  ;  intuirono  l'anni 

4». 


P    RI    M    O.  f 

4ualli  i5.di  Marzo  ,  farla  città  di  rifugio  ,  &por-» 
tualc,  circa  la  bocca  del  fiume,  doue  fi  dice  RiuoaJU 
to,nella  quale  s  raccolte  di  molte  Itole  del  mare  ,  fi£ 
lagune,&  genti  della  prouinciadi  V  e  n  $  t  i  A  ,  fe- 
ceroj&  volferO)  che  ìofle  chiamata  Venhtia,& 
mandarono  in  quella  tre  Confoli  >  i  quali  per  due  an- 
ni folfcro  fopra  l'opera,  &  a' 15.  di  Marzo ,  circa  mezo 
giorno ,  fu  dato  principio  al  fondamento  di  efia  città, 
I  Confoli,  che  fi  mandarono  lopra  queita  opera,furo- 
»o  Alberto  Faletfo,Tomafo  Candiano1,  &  Zeno  Dàu- 
lo.Eurono  i  feCondi,Luciano  Gauila,  Mafììmo  Lucio, 
&  Vgo  Fufco»Quefta  è  la  copia  a  lettera  dell'Archiuo 
Patauirio ,  cioè  dcll'hiiioria  publica  tenuta  da  quelli 
anticamente,con  laquale  fi  affacciano  il  più  delle  no- 
ftre  Croniche*  benché  s'ingannino  a  creder,  che  fofle- 
ro  morii  a  far  quella  deliberatione ,  per  la  venuta  di 
Attila ,  &  mandati  dal  Re  Giano  con  mille  akre  cofe, 
che  chiari  ili  ma  mente  fi  feoprono  dfer  fai  fé .  Fecero 
adunque  Padouani  le  ventiquattro  cafe,che  fi  fon  det 
te,leqiiaÌi,dopo  tre  anni,appiccatofi  il  fuoco  in  calàdi 
Entinopo  architetto  di  Candia,ch'era  di  rnuro,arierg 
tutteiPer  ilqual  fuoco  Entinopo  tccc  yoto,che  ceifan<* 
do ,  farebbe  della  Tua  cafa  vna  chiefa  a  S.  Giacomo  ;  & 
fatto  il  voto,  fubito  venne  vna  gran  pioggia,  che  eitin- 
fé  Tincendiojla  onde  egli  Con  l'aiuto  de1  Confoli  ediri- . 
•còla  Chiefa,  di  che  s'haueua  votato  ,  Tanno  quat- 
«ocento  ,  &  vent'uno ,  del  mefe  ci  Aprile  ,  fotto  Pa- 
pà Zofimo  ,  &  gli  Iniperadori  Gtìorio ,  &  Theodofio. . 
Quella  Chiefa  fu  cenfecrata  da  quattro  Vefcoui,  Se* 
ueriano  di Padouajlario  di  Altino,GiocondodiTri- 
uigi ,  &  Epodio  di  Vderzoj&il  primo  Prere  i  che. 
vi  celebrò  meffa  fu  Felice*  Fatta  la  Chiefa ,  percio- 
che  le  altre  Ifolenon  haueuano  ne  chiefa  ,  ne  facer- 
dote ,  vi  concorfero  molti  genti  di  quelle .  Ma  poco 
tempo  dapoi  ,  facendo  Attila  con  Bleda  ftiofratéìlo 
Ijran  guerra  nell'Illirico,!  popoli  tutti  fpauentati ,  te- 
i»en4.o,  cfte  Ja  vicina  tempeita  non  cadefie  to#o  fopra 

A4  di  lo-  " 


g  L     I    fe    R    O 

di  loro,fuggiuano  a  fchiere  alle  lagune ,  &  in  fine,lyan- 
rìo  4^3. morto  Bleda ,  &  rimafo  Attila  ìblo  Re  de  gli 
Vnni,dopohauer  guerreggiato  in  Francia  coni  Ro- 
mani ,  &  Vifigotri ,  pafsò  in  Italia ,  k  prefe  Aquileia, 
all'attedio  della  quale  flette  tre  anni,  &  dapoi  diftrutfé 
Concordia,Padoua,  Aitino ,  con  inolte  altre  tene  cir- 
conuicinè,per  lequali  tantéruine  ,non  iólai  nobili 
huomini,ma  il  pòpolo,  &  quelli  delle  cartella,  &  del- 
le villc,fuggirorto  a'iiti ,  &  1  nobili  particolarmente  al- 
le lagune  ,habitando  Riu'alta  ,  Ofloduro  ,  Cartello^ 
&  diuerfé  altre  Ifoiette  nel  cerchio,  che  noia  fi  tro- 
ua  Vifìetia:  &  non  riceiicndo  quelle  Ifole,rahra  mol- 
titudine,s'habitò  Malamoccho  vecchio,  che  no  èque! 
di  hoggidì ,  ma  è  nel  mare  affondato  tre  miglia  lonta- 
no dal  litome  potendo  Ilare  nel  pallido  circondandoli 
con  argeni ,  fi  fecero  le  loro  habitationi .  È  quello  è  il 
vero  nalcer  di  Vinetia  nollra  città  .  Continuando 
il  trauaglió  de  gli  Vrìni ,  ì  popoli  raccolti  ne  le  lagu- 
ne fi  accordarono  tra  fé  ,  ftringendolila  neceffità ,  che 
fi  dice  elfere  più  poflente,che  tutte  le  cofe,  non  altra- 
mente, che  fé  follerò  flati  in  vna  medefima  patria, 
doue  gli  huomiui  di  flato ,  &  di  potentia ,  torto  che  li 
fermauanoin  alcun  luogo  hauèuano  d'intorno  quei 
poueri,che  li  conofceuano,i  quali  proprio,come  lor  Si 
gnori  honorandoli ,  &feruendoli,  fi  procacciauano- 
con  l'appoggio  di  quelli  tali  ilviuere,non  potendo 
per  lalorpouertà  altriménti  foftentarfi .  Ber  laquai 
cofa  furono  chiamati  Tribuni,  Protettori  del  popo- 
lòjiquali  fecondo  che  a  forte  fi  pofero  duco  tre  Tribii 
ni  perIfola,col  medefimo  nomefuroho  pérl'auueni- 
r'e  chiamati  ne'configli:  perche,uédendo  l'Imperio  de 
gli  Vnni  molto  lungo,  &  diuturno,  &  tenendo,  come 
nitoui  in  illato ,  di  non  effer  da  loro  fin  nelle  lagune' 
molèfli  dallaguerra,  tutti  i  Tribuni  fi  raunarono  in-' 
file  me ,  &  con  una  forza  unita  R  apparecchiarono  alla' 
drfefà  di  fé  lleffi ,  &  delle  lor  cofe;  &  perche  ,come  d'i 
fopra  s'è  detto,Attiiaiiaueuadiftrutu;&  iuinati  tutti* 

ilo- 


P;  R     ì    M    Ò,  §    > 

i'iorò  pacfi,  &  città,  fi  fermarono  nelle  lagune  ,  Sé' 
cominciarono  a  fabricar  belliflimi  palazzi,  &  hono- 
ràte  chiefe,  portando  dalle ruine  delle  lor  pàtrie, le 
belle  pietra ,  &  le  colonne  ,  con  lequal  i  cofe  in  poco  : 
tèmpo  li  uidero  fatte  honoratiflìme ,  &  nobiliffime 
habitatioiii  :  onde  la  prouinciadi  Veneti, che  final-  ' 
l'hora  fi  àllargaua  dal  Pò  aTIflria,  e  dalli  monti  al. 
mare,  fi  ierò  in  quefta  laguna  da  Rauenna  in  Aquilèa* 
&  dal  mare  alla  terra  fermajperche,erTen do  rumate  dà 
Attila  tutte  le  città,  caftelli,e  uile  juiConcorfero,  ol- 
tre di  Venetia, tutti  gli  gran  Signori,Principi  Romani/ 
come  filegein  una  epiftola  di  Caflìodoro  nel  12. li-' 
bro  Ferirti  al  tribuno  di  Venetia  ,  &iri  vn'aìtrapur 
al  medefimo  libro  mandata  a  pròuiiiciali  d'  iftrià  >  per 
lèqual  cofe,  quali  a  forza  conftretti  ui  fermarono  , 
&  fecero  nelle  lagune  la  lor  ferma  fede,  e  nati  gli  lor 
figliuoli,  e  crefciuri  in  quelle  ,  mai  più  non  liberaro- 
no di  ufcir  fnori  ,  credendo  certo,  che  i  tumulti  Bar- 
bari deuefiero  elTer  continui  ne  la  mifera  Italia ,  che 
come  il  più  bel  paefe  del  modo,  &  meri  forte,  per  ef- 
ferfi  il  neruo  dell'Imperio  Romano  tradotto  ih  Orié- 
té. ,  era  da  loro  più  uolentieri  affettato ,  &  defidcrato 
fòpra  tutti  gli  altri.  La  onde  nel  fpacio  di  cinquàta  an- 
nidi fur'ój?  tate  mine  fabricàti  moltifuperbi,&  notabi 
li  edifìcii,de'quali  fé  ne  uedein  piedi  (ino  al  di  d'hoggi* 

For.  Di  grada  non  uirihcrefcaa  darmi  notitia  di  alcuni  di 
lóro. 

Ven.  Volotìtieri.i  Par  ti  «patii  come  Tribuni  relfefó  centi- 
naia d'anni  Riunita  tenédo  ragicnc,&  il  forò'  loro  eri 
ili  S.A.poftoli, nella  qual  Contrada  ancor  iui  R  ve£»c» 
no  i  ueftigii  là  nel  campo  doue  è  la  Cafone,  ouero'pri 
gione  che  s'appartiene  a  quel  iefterio  :  &  ui  fi  ueggo- 
nò  là  due  grandifnme  porte  antiche  ,  &  regali ,  &  gli 
fondamenti  del  pahzzó  antichifiimo;  &  terieuanò 
le  barche  armatela  dietro  quel  cantóne,che  faltafuo 
ri  là  verfo  il  ponte,&  quella  èra  la  centrata, nella  qua- 
le ftàtiaua  il  noftro  Tnbun0;tenédofi  al  dirim* petto la 

ragio- 


io  L    I    B    £    O 

rag  oae.  La-riuaeommune^he  in  quel  tempo  riceixt* 
uà  le  barche  di  Murano/Torccllo,  e  Mazzorbo,  e  dT- 
ftria,hora  è  il  traghetto  di  Murario  a  S.  Canciano.Te- 
»eu  a  quefto  palazzo  fino  al  rio,che  ora  fi  dice  del  Bar 
ba  &  fi  chiamaua  riuo  Baduario .  Il  capo  de'Sati  Apo 
ftoli  giungeuaaqueiio  palazzo,  &  cofi  intorno  la  cine 
fa, ch'era  uacuo.  La  porta  principale  ftaua  con  buonif- 
fime  guardie  ,  &  mùnitioni ,  giaceua  in  capo  della  cale 
larga, &  fi  teneua  continuamente  chiufa,  ne  mai  fi  apri 
uà, fé  non  nelle  maggiori  folennità,&  per  andare,  &  uè 
nire  fi  ufaua  la  calicella,che  vien  da  S.  Canciano,  &  in 
quello  tiretto  nello  fporto  vi  ftaua  la  guardia,  che  con 
poca  forza  poteua  tener  quel  palio,  perche  in  quel  té' 
pò  il  popolo  molte  volte  romorreggiaua,  Se  tumultua; 
ua,&  quelli  tumulti  folleuati  cótra  i  potéti  importaua 
no  molto.  Per  ;Iaqual  cagione, fatto  quclìo Tribuno 
Duce  i  più  potenti  cittadini  fi  nduflero  a  ftantiar  pref- 
fodi  lui,  &  R  ueggono ancor  le  lor  cafe  fuperbe,  & 
grandi  parte  diftrutte ,  parte  vecchiflìme  ,  &  ruma- 
te ,  come  le  cafe  deJ  Fallieri ,  de*  Tiepoli ,  de'  Corna- 
ri,  fui  campo  de'Zeni,  nelle  quali  ftantiarcnoi  Du- 
ci di  quelle  calate,  de*  Con  tarini,&  di  molti  altri  in 
quei  contorci .  Et  in  quelli  maniera  C\  cinfe  il  Tri- 
bunato alla  Riu'alta  mont  ndoil  fuo  Tribuno  all'al- 
tezzadel  grado  Ducale, &  colui  mancò  anco  il  Tribù 
nato  di  Gliuola,&  di  Camello ,  dando  luogo  al  Vefco- 
uo  di  Caftello,  riducendofi  ,  &  riftrirgendofi  tutta  la 
città  in  vn  corpo,  che  poi  fi  diui'e  in  lei  feftkri,  co- 
me a  fuo  luogo  fi  dirà  Et  cofi  Vinetia  noitra  città ,  va- 
gando per  quella  laguna, mentre  ilauano  in  continouo 
moto  i  Barbari  per  tutto  il  mondo  ,  fi  raccdfe  doppo 

Suattrocento  anni  in  quella  cit  à  ,  nella  quale  ancora 
ede,  &  regna  gloriofiilìma,  &  imperante  per  dono, 
concelfole  particolarmente  da  Dio,  onde  da  Panno 
407.  fin  al  1305.  fu  il  principio  de'trauaglialripofoin 
vn  fermo  luogo ,  nelquale  viue  feliciflima ,  &  beatilTi- 
xna  ancora. 

%  Iddio 


V    H    I    M    O.  ti 

For.lddio veramente  è  ftato  l'auttore di  quefta eittà,ondt 
è  da  crcdere,che  la  cuftodirà  in  eterno ,  nel  modo  che 
1  a  ha  cuftodjta  fin  hora  .  Ma  perche  della  origine  Tua 
ini  hauete  detto  a  baitanza,viafpetto  a  dirmi  della  fé 
conda  proporla  fattami ,  che  è  del  modo  del  veftir  de 
parlatagli  vii  delle  cofc,  &  cotali  altri  particolari ,  non 
trattati  da  alcuno ,  &  voi  per  auuentura  fapete  meglio 
intender  di  quel,ch'io  fappia  dire. 
Vcn.I°  vi  intendo  abaftanza.  Et  poi  che  voi  hauete  fat- 
,    tomentione  del  veftire ,  ragioneremo  di  quefto  ,  & 
d'altro,fecondo,che  mi  verrà  nella  mente.  Ma,per  dar 
principio ,  comincieremo  da  gli  habiti.  Dico  adun- 
que,che  yoì  hauete  a  fapere.che  quello  habito  di  hog 
gi  e  molto  diuerfo  da  quel ,  che  fi  vfaua  altre  volte  ,  la 
qua!  diuerfità  nafce  dalla  occulta  virtù  della  natu- 
ra ,  ch'opera  ne  gli  riuomini  in  diuerfi  tempi  dinerfa- 
mente,  fecondo  gli  humori .  Già  i  primi  noftri  Padri, 
quafi  fondatori  d'una  certa, &  ferma  Religione,  vole» 
do  adhoneftar  la  lor  giouentù,  &  a  vn  certo  modo  raf- 
frenarla da  quegli  inconuenienti,  ch'ella  fuol  por- 
tar feco  )  indrizzandola  alla  quiete ,  &  alla  pace,  eh' è 
Panima  delle  vere  Repub.  trouarono  vno  habito  con 
forme  alla  lor  grauità,accioche  i  giouani  vertendoli 
di  quello ,  fi  veltiflero  anco  di  modeftia ,  e  di  qualche 
rifpetto .  Et ,  perche  l'animo  ài  que'  primi  fu  riuolro 
Tempre  alla  pace  ,  però  vollero ,  che  co'panni  lunghi 
fi  dimoftrafìe  quella   lor  volontà  ;  perche  i   panni 
lunghi  non  fon  punto  accommodati  alle  perfone  ro~ 
bufte  d'animo,e  gagliarde^  noi  vediamo  i  foldati  f pe- 
ritamente combatter  con  robe  affai  corte.  Oltra  Tin- 
ditio  della  pace ,  Io  habito  lungo  dimoftra  anco  vna 
certa  forte  di  Religione ,  dellaquale  i  noftri  fon  fem- 
prelftatiamantifiìmi&dcnderofi.A  quefto  s'aggiugne 
che  i  Senatori  (  come  ne  hanno  infegnato  i  Romani) 
debbono  veftire  con  graui:à-&  con  grandezza. Fu  adii 
que  ordinato  da'noilrilo  habito  lungo  ,  parlando  de 
gii  huomini ,  ma  le  maniche  fi  poruuàno  fìrette  per-' 


is  PRIMO 

lo  più,folo  i  Senatori  le  haueuan  larghe ,  &  le  prime  rt 
chiamauano  Dogaline,e  quefte  altre  Ducali.  In  capo  fi 
metteunno  i  capucci ,  tquali  pcndeuano  ,  ò  dalla  parte 
di  dietro  del  capo,  ò  da  l'un  de  Iati  ìbpra  la  fpallajdal- 
Taltra  parte  cadeua  quel,  che  heggi  fi  chiama  la  Itola-, 
ma  era  larga,  &flaua  attacata  ai  capnccio  ,  &dicofi 
fatti  ne  (on  piene  l'amiche  pitture,  e  i  Ritratti.  Ma  al- 
terandoli poi  per  l'età  di  mano  in  mano,  molti  fi  leua- 
rono  il  capnecio  di  capo,  &  ritenendo  fola  mente  il  cer 
chip,  alquale  era  attaccato  il  capucc:o,coprcndo  il  fon 
do  del  cerchio  con  panno  ,  formarono  la  bcrreta ,  che 
fi  porta  al  pi -elentej  ma  più  alta,  &  più  iti  etta  affai  che 
non  s'ufa  hoggidì;riduccdola  quali  in  forma  di  taglie- 
re. Et  tagliando  la  itola,  che  itaua  pendente  dal  capo* 
ii  rimale  foprala  inaila  ,  ma  però  larga  3  potendofene 
ellìferuireà  coprii  fi  il  capo  quando  pioueua;  Venne 
poi  un'altro  tempo  ,  nelquale  ,  ricercandoli  maggior 
comodità,  fi  fecero  le  maniche  larghe  ,  ma  lirettein 
bocca, per  portami  dentro  fazoletr,  fcritture,  guanti, 
&  cole  limili,  &  quefte  chiamarono  a  Corneo.  Et  gli 
antichi  vfauan  le  maniche  di  lunghezza  quifi  fino  in 
terra  :  &  perche  nel  tempo  del  uerno  i  panni  allettati 
alla  pedona  fanno  affi»  prò ,  perche  riparano  il  fred- 
do, ilqualefuoleerTerin  queite  parti  di  qualche  ini-» 
portanza,  (ì  cinfero  di  fucra  uia,  ma  quali  lotto  le  tet- 
te. Tal  fu  lo  habito  commune  de  gli  huomini,  ilqtiale 
più  &  meno  e  alterato  ,  fecondo  che  le  genti  fi  fono 
più,  &  meno  dilettate  di  nouità.  Ne  gl'anni  a  dietro  i 
giouani  portauano  le  Dogatine  giùti  poi  a  età  di  qual-r 
chegiudicio, fimetteuanle  manichea  Corneo  , imi- 
tado  in  quello  i  Romaniche  metfa  giù  la  prctcita,pre^ 
teita,  prédeuano  in  età  virile  la  toga,portaméto  grauif 
fimo&  da  Senatore .  Si  coitumaua  anco  lenza  ditlin- 
tion  fare,  cofi  il  rofato  ,  come  il  pauonazzo  per  la  più 
gente, ma  poi  le  cofe  (ì  fono  andate  col  tempo  adattan 
do,  &  reducendo  a  gli  ordini  loro  .  La  o  nde  non  van- 
mo  adeiìò,.veiuti  alia  Ducale,  ò  di  colore,  fé  non  i  Se- 
natori, 


L    I    B    R    O.  ry 

natori.ei  Medici, iqualli hanno  quefta  prerogatiua? 
perche  i  Dottori  per  legge  del  1350.  poflbnó  vfar  che 
ve&i,  &  di  che  qualità lor  piace  ,  &i  Cauallieri  pari- 
menre  hanno  cotal  oriuilegio,non  folamente  nel  mo- 
do delle  uefti,ma  nella  qualità  delle  uefti,comefareb 
be  d'oro  o  d'argento;  tuttauia  anco  quello  e  flato  per 
leegi  regolato  a  ài  noitri. 

For.  Le  d'enne  che  portauano? 

Ven.  Lo  habito  delle  donne  ne  tépi  panati  è  flato  Tempre 
nano,  e  diuerfo.  lì  come  anco  fon  diuerfi  ,  &  uari  i  lor 
mobili  ingegnirperche  hora:  era  honefto,horalafciuo, 
horapompoib,  hora  di  fparagno,  e  leggiero.  E  nel.  ve- 
ro ch'in  tutte  l'età  fi  ha  conceduto  alle  dóne  aliai  più. 
licentia  nelle  maniere  dell'adornarli,  ch'a  gìihuomini; 
&certo  non  fenza  ragione:  percioch'egii  econueneuo. 
le,  ch'elle  accompagnino  la  leggiadria  delia  lor  uaga 
bellezza, con  l'eleganza  de  leggiadri,  &  de  ricchi  pan- 

*  ni.  Ma  talhora  quella  licenza  e  crefeiuta  in  tato  eih-e 
mo  grado,  che  a  noitri  Senatori  è  conuenuto  por  fre- 
no a  cori  sfrenate  uolontà  con  le  leggi.  Si  ha'n-otitia, 

•  chele  donne  già  portauano  le  uefti  tutte  d'oro:  laqual 
cofa  parendo  graue  a  quei  ncllri  padri  ,fù  da  ìdx  prc- 
«eduto  Fanno  1442..  che  non  foife lecito  ad  alcuna  ciò 
fare.  La  onde  meda  giù  quella  pompa,  fu  folaméte  vfa 
to  perlo  rtrafordinario  in  qualche  folénità,come  fareb. 
be  per  la  uenuta  di  qualche  Principerò  per  qualche 
altra  h onorata  cagione. Elle  portauano  gli  ibakiin  ca 
pò  d'ecceiriuagrandezza/&le  uefti  haueuano  jacoda 
lunghiiiima$ma  fu  proueduto  a  quella  bructezzal'an- 
no  r440,di  maniera,che  le  donne,  mutàdocoftume,{ì 
milero  uefti  co  le  maniche  Ducali  e  rodandole  di  Dof- 
fi,di  Zibellini, e  d'altre  pelli  di  colto ,  fé  le  rouerfàuano 
foprale  spaile  Et  anco  a  quello  fi  prouide  l'uno  1403-. 
Ch'elle  portaflero  maniche  Ducali  lohabbiamoper 
léggedel  i40o.laqualdice.  Chele  maniche  delle  ve 
Ite  delie  donne  non  fian  di  giro  più  di  S.quai  te,e  le  ve 
fti  di  larghezza  da  pie  non  nanpiu  di  8.braccia,&  hab- 

biano 


14  LIBRO 

biano  i  collari  alti  per  fino  di  fotto  al  barbuzzo. 

For.  Quello  habito  douea  apportar  alle  donne  honeftà; 
ma  io  che  per  ciò  non  fi  poterle  ueder  la  loro  attitudi- 
ne^ difpofitionejaquale  è  notabile  in  loro. 

Ven.  Cofi  credo  anco  io.  Lafciate  le  ueftì  ducali,  fi  mifero 
lcfaldee  co'bufti  corti,  e  con  maniconi  alla  Franzefc, 
i  quali  ueniuam  quafi  fin  sii  le  mani ,  e  in  capo  de  ma- 
niconi metteuano  vn  manichetto  piccolo  di  panno  d' 
oro ,  ò  di  fimiFaltra  materia,ch'aggiungeua  alle  mani, 
A  i  bufti  attaccauano  campanelle  d'oro,  e  d'argéto.Si 
cingeuano  parimente  a  traucrfo  con  cinture  ricchiffi- 
rac  allequuliattaccauano,o  borfa,  o  guaina  con  cortei 
lo,o  cucchiaro  dJinfìnit3  valuta,quafialla  Todefca;ma 
Tanno  1334.  fi  prouide  chele  cinturenon  paflaifero 
il  valore  di  6.ducati:e  la  guaina  col  Tuo  cortello,e  cuc- 
chiaie borfa,non  eccedeffe  la  fomma  di  5.  ducati. 

For.  Voi  dicerte  bene  che  cotal  ufo  hauea  del  Todefco. 

Ven.  In  quei  tempi  i  Todefchi  negotiauano  all'ai  in  quefra 
Città, però  non  farebbe  marauiglia,che  con  le  ricchez 
ze  cifolTe  anco  parlato  qualche  coftume .  Ora  le  don- 
ne, come  uoi  vedete  ,  uannodiucrfamcnteueftiteda 
qnel,chefi  ha  detto:  e  in  tal  modo  fon  giunte  a  quel 
colmo,  ch'è  flato  forza  di  nuouo  ritornar  le  antiche 
leggi  nel  fuo  primo  uigo re  .  Nelle  qual  leggi  fi  proue- 
deua  anco  alla  pompa  de  putti , perche  fino  a  12,  anni 
portauano  vefti ,  e  adornamenti  d'oro,  e  d'argento  di 
molta  valuta.Et  perche  uoi  conofeiate  che  tutto  quel 
lo  ch'io  ui  dico  è  uero,&  ch'io  parlo  co'fondamenti  in 
mano,ecccui  una  polizza,  ch'io  ho  tratta  da  libri  dell' 
officio  delProprio,nelqual  fi  fanno  i  pagamenti  delle 
doti  alle  vedoue.  Etperchc  fi  pagono  prima  de  mobili 
dicafa,  vdte  che  robe  s'ufauano  a  quei  tempi  perla 
plebe. Et  a  quelìo  conofeerete  che  ueftiti  erano  i  loro 
&  di  che  ualuta. 
J4f  9.  Luca  di  fier  Lorenzo  dalla  tela  ,  pagamento  di 

mobili  dicafa. 
Vnauefta  paonazza  da  donna  con  manichea  cortei» 

lazzo 


primo.  ir 

lazzo. 
Vn barbazon  de  carifca  bianca  ricamato  a  guazza- 
rono 
Vna  ueftura  di  fcarlatto  con  pianete  d'argento ,  con 

una  filza  di  perle  al  col  laro. 
Vna  vettura  uerde  con  campanelle  d'argento,brazzo- 

ni,&  centurin  uerde. 
Vna  vefte  paonazza  a  maniche  aperte. 
Vna  vefte  morella  a  maniche  aperte ,  frodata  di  Er- 
mellini da  donna. 
Vna  vefte  paonazza  a  maniche  a  corneo. 
Vna  uefte  da  donna  morella  fotto  cappa,con  frifod'ar 

gentaria  al  cauezzo,e  alle  maniche. 
Vn  capaccio  di  fcarlato. 

1455.  Vn'altro  pagamento  di  Francefco  Azzalino. 
Vna  veffcura  di  raffa  paonazza  con  campanelle. 
Vna  Vifcappa  di  panno  negro. 
Vn  par  di  brazzoni  cremifini  con  manichetti  d'oro. 
Trccapucciyecchi. 
Vna  veftura  dicarifea  bianca  con  brazzoni,e  manichei 

ti  4'argento  con  campanelle, &  pianette. 
1469.  Vn'altro  pagamento  .  Robe  di  Pellegrin  Ruffo 
Fontegaro  tolte  in  pagamento  da  Poliiènafua  mo^ 
iera.. 
Vn  manto  di  panno  uerde  (caro  da  donna. 
Vna  uefte  pauonazza  a  maneghe  a  corneo. 
i469.Vn?a!tro  pagamento  di  Madonna  Calandra  de 

fier  HieronimoM  orofini. 
Vn  manto  di  hermifin  da  homo. 
Vn  manto  di  panno  /cariato  fpdrà  de  yard. 
Vna  cappa  dafcolaro  negra. 
For.  Veramentejche  i  uoftri  maggiori  fono  flati  Tempre  ri- 
gilantiffimi  al  ben  publko  di  quefta  Città  te  fono  an- 
co più  che  mai  al  prefen  te. 
Ven.  Lo  honefto  ne  ha  {èmprc  piaciuto;  Et  uoi  fapete,  fife 

oltrà  il  ueffcife?  i  conuiti  minano  le  facultà. 
For.  Lo  tò  pur  tròppo  beniffimo. 

f  Fu 


tf  l    I    B-  R    O 

Ven. Fu  ne  primi  principii  la  noftra  Città  molto  fpbrjanel 
uiuere,(ecódo  che  fi  ha  per  una  lettera  di  Cafliodora, 
&  fi  dilettauanoi  parlati  di  quelle  uiuande  ,che  daua 
lor  quofto  Mare:  Ma  accrefcendo  tuttaiua  la  grandez- 
za dell'impero,  &  concorrendo  moltitudine  affai  di  fo 
reftierijiì  cominciò  a  introdurla  pompa  de  cóuiti.Rac 
contai!  Sabeilico  d'un  pafto  che  fu  fatto  tutto  di  lat- 
te di  Gò,  cofa  marauigliofa  a  fentire;  e  in  diuerfe  altre 
maniere  furono  ufate  eccefiiue  ,fpefe  nel  mangiare  •  e 
da  cotali  conuiti  furon  fempre  efclufi  i  giouanetti ,  e 
fpecialmentc  dalle  nozze ,  quando  non  eran  di  fratel- 
li, p  (bielle.  E  taihora  auenne,  che  fu  merlo  anco  me- 
ta del  tempo, che  fi  haueuano  a  far  i  cemuiti ,  come  fu 
l'anno  1335'.  nelqual  s'ordinò,  che  di  fan  Michelefin 
per  tutto  Carnouale  non  fi  banchettarle  fé  non  a  pare 
ti;  &  quefto  per  rifpetto  delle  cofe  ,  ch'occorreuan  la 
notte:  nel  qual  tempo  le  perfone  ugnano  andar  mafea 
rate,fino  a  che  fu  prouifto  l'anno  1339.  Et  ch'i  cornu- 
ti, che  fi  fanno  la  notte  ,  non  paflaffero  più  oltre  della 
terza  campana,che  fu  ona  la  fera ,  di  maniera  ch'a  due 
hore  bifognaua  hauer  fi  nita  la  cena  £  legge  del  1 3  %6. 

l?or.  Fu  ben  prouedere:  sì  perche  non  (eguifle  qualche  cp 
fa  inhoneih, (perche  la  notte  accrefee  l'audacia  ne  pet 
ti  de  malfattòri)&  sì  perche  fi  fchiuaflero  anco  l'occa- 
fionideglihomicidi?  chepoiTonom  quei  tempi  au- 
uenire. 

Ven.  Vi  ho  detto  pur  hora,ch'i  noftri  hanno  fempre  cura- 
io  fommamente  lo  honefto.  Et  a  quefto  propofito  mi 
fouiene,  chefù  prouedutoallagiouentù  di  rneretrici 
foreftiere,  per  conferuar  la  honeftà  della  Terra. 

For.  Fecero  fecondo  il  precetto  di  Platone. 

Ven.  Condotte  le  meretrici, come  ni  ho  detto,  fi  diedelo- 
ro  per  habitat  le  cafe  de  Rampali;  a  fan  Caflàno,che 
a  quei  tem  pi  furono  hofiorati  Citta  dini;&  perche  qua 
fi  dice  Cà  alla  ca£à,però  quel  luogo  ,  oue  èlle  Hanno  fi 
chiama  Carampana  :  Et  quefto  fu  l'anno  1421.  Fùanr 
co  prepofto  al  gouerno  di  quelle  tali  una  matrona,lar 


PRIMO.  17 

qnal  tenendo  cafla  del  danaro,  che  da  quelli  tal'oper* 
loro  s'acquiftaua,  diuidea  ogni  mefe^per  rata  il  guada* 
gno,a  tanto  per tefta,  procedendo  con  ordine  fino  in 
queiU  materia  fordida,accioche fi  leuafie  Toccafion 
del  malfare  alle  genti.  Et  in  tanto  fìuquefto  lor  defide 
rio,che  Tanno  1 3  49.  fi  potean  bandiz  di  Venetia  tut- 
ti  coloro,  che  malamente  uiueano  .«imponendo  pe» 
naa  corrottoti  della  honeftà;o  ueramente  a  fenfa- 
li  della  dishoneftàj  a  giocatori;  a  coloro  che  fcher^  ■ 
nendo  le  meretrici  le  lafciauano  in  pegno  alle  ho- 
.ftarie;a  beftemmiatori;  a  barattieri  3  e  a  fimil  altre 
qualità  di  perfone  :  Et  per  concluderui  qual  foffe  la 
loro  honeftà;,  prendete  faggio  da  quefto ,  che  l'anno 
•  j  3  oz,  fu  proceduto,  che  chi  mandaua  a  qualch'uno  il 
vermocane(  eli'è  fpetie  di  malattia  )  pagaua  ogni  uol- 
ta  ìo.foldi.     .        . 

For.  Vedete  bene  che  Dio  ui  aiuta  nelle  voftre  opera- 
tioni, 

Ven.  Orafauellando  di  meretrici,  mie  per  lo  contrario  uè 
nuto  alla  mente  la  materia  de  matrimoni}. 

For.  La  varietà  del  uoftro  ragionamento  mi  diletta  affai. 

Ven,  Scriue  il  Sabel|ico,feguendo  Fopenione  di  Hero-^ 
doto,(&fpeiTo  uì  ricordo  quefto  fcrittore ,  perch'egli 
,  è  noto  a  ognuno  )  che  gli  antichi  di  quefta  prouincia 
foleuan  maritar  le  donzelle  all'incanto,  cioè  chi  ofte- 
riua  più  danari  per  hauer  una  bella,  quel  tale  fé  la  ha- 
uea  per  moglieraj  &  che  co1  danari  raccolti  per  conto 
delle  belle,  fi  maritaiian  le  brutte,  dando  loro  la  dote. 
Ma  poi  che  la  Città  crebbe,  fu  introdotto  altro  ufo 
da  noftri  Maggiori.  Le  donzelle  dopo  la  ccntratta- 
tion  delle  nozze,  lì riduceuano  a  fan  Piero  a  Cartel- 
lo,che  fi  chiamaua  Oliuolo  5  &  quefto  faceuano  per 
la  Madonna. di  Febraro.  lui  portata;  la  lor  dote  in 
una  calla  chiamata  arcella  ,  fi  italiano  la  notte  a  dor- 
mire ,  affettando  la  mattina  glifpofi;  iquali,  uenuto 
il  dì, fé  n'andauano  co3parentiallachiefa,&quiui ,  da- 
ta yna  occhiata  alle  donzelle, s'afcol.taua  una  meffa. 

B  foienne 


fblenne,dopolaqualeuT3te  alcune  paroft  dal  yefco* 
uo  pablicamentein  materia  del  matrimonio ,  i  gioua- 
ni  con  le  fpoTe,e  con  l'arcella  fé  ne  tornarono  a  caTa, 
ouc  poi  fi  attendeua  a  piaceri,  &  conuiti;  &  da  quefta 
occafione  nacque  l'uTanzachc  s'oC'cruaiia  della  fetta 
delle  Marie,  &  della  gita  del  Doge  noftro  a  Tanta  Ma- 
ria Formofa. 

Por.  Se  non  ui  è  graue,ragicmatemi  lacofa  per  ordine. 

Ven.  Dirò  adunque  prima  della  gita  del  Doge ,  &  poi  del- 
la fetta  delle  Marie  .  Dico  adunque  ,  che  gl'Iftriani , 
ch'a  quei  tempi  erano  inimici  di  quefta  Città ,  fapen- 
do  affai  ben  Tufo  delle  predette  donzelle ,  venuti  una 
notte  afeofamente  con  lor  legni,  armata  mano  rubar 
ron  le  fpofe,  e  le  doti,  e  Tenza  impedimento  alcuno  fé 
le  portarono.  Il  romor  fu  grande  ,  fi  come  era  ccnue- 
nenole  in  una  cofa  di  tanta  importanza ,  la  onde  arma 
ti  alcuni  legni  <\i  huomini,  e  fpetialmente  della  Con- 
trada di  Tanta  Maria  Forinola ,  furon  Teguiti  i  rapito^ 
ri ,  e  di  tanto  aiutò  la  buona  fortuna  i  noftri ,  ch'ag- 
giunterò  gl'inimici  a  Caorli ,  oue  diuideuan  la  preda: 
Quiui  fatto  ttratio  de  i  rapitori ,  fi  racquiftò  la  roba, 
e  le  donne  .  Et  perche  gli  huommi  apprefentarono  il 
tutto  alla  Signoria,  furon  riemerti,  che  addcmandaT- 
iero  qualche  gratiajla  onde  i  buoni  huomini  differo, 
che  voleuano,  ch'il  Principerà  Dogarefla,  e  la  Signo- 
ria fofTe  obligato  andar  ogni  .?nno  alla  lor  Chiefa ,  per 
quefta  memoria;  &  dicendo  il  Doge  ,  &  caTo  che  pio- 
ueile?riTpolero  vi  manderemo  i  Cappelli  per  la  piog- 
gia: &  Te  hareté  Tete  ui  daremo  dà  bere.  Di  qui  e  ,  ch'i 
Caiìellari,  &  i  Fruiamoli  mandano  al  Principe,&  al- 
la Principerà  due  Ca  ppelii,  e  due  fiaichi  di  vino,  vn 
bianco,&  un  negro. 

For.  Ora  io  so  perche  il  Principe  vada  a  Tanta  Maria  For- 
ra olà. 

Ven.  Per  quella  occafione  adunque  fu  ordinato  che  la  mat 
tioa  della  Purificatione,che  le  Tcuole  della  Città  (che 
«rano  amaci  tempi  ciaque) -andafTero  in  procceflione 

a  Ca- 


PRIMO.  19 

a  Gattello;  la  doue,  ditta  una  Mefla  dal  Vèfcòuo,  tor- 
sauanoafanta  Maria  in  Broio:  &  dimorando  quiui, 
fin  che  fi  ben  ediee uano  a  fan  Marco  le  candele,  fé  n'an 
daaano  in  procefìtonea  finta  Maria  Formofa  per  il 
Canale  delia  Canonica.  Et  perche  cotal  ufanza  fu  al- 
terata l'anno  1140  .  fu  proueduto  per  Pietro  Polani 
Doge,&  per  Giouanni  Polani  Vefcouo ,  il  modo,  che 
fi  doueua  tenere  in  cori  fatta  proceflìone ,  come  appar 
per  iniiromento  publico  ,  ilqual  fi  troua  al  prefente 
nelle  man  del  Piouano  di  detta  Chiefa  ;  ma  è  poi  man 
cata  cotal  ufanza  per  la  lunghezza  del  tempo .  Nac- 
que Umilmente  per  cotal accidente  la  fe&a  delle  Ma- 
rie, laqual fi faceua in quefta  maniera;  &  era  in  quei 
tempi  famofifllma,  e  degna  d'efier  ueduta.  Primiera- 
mente gli  habitnnti  delle  Parrochie,lcquali erano  66, 
«Udunauano  infieme;  Se  per  uia  di  fuffràgi  eleggeuano 
due  donzelle,  o quattro  al  più  delle  principali  della 
Contrada,Qu  efte  s'ingegnauano  di  adornarli  più  che 
fi  poteua  di  oro,  di  gioie ,  e  d'ogni  altra  pompa  a  e  oc- 
correnza delle  altre  contrade.  La  cura  di  queir,  orna- 
rnento  fi  commetteua  a  primi  della  Contrada ,  ogni 
anno  fecondo  l'ordine.  Quefta imprefa  era  cercataco 
pratiche  grandi,  &  fi  haueua  contratto  in  mettergli 
d'accordo.  Siftimauano  a  molto  honore  lo  hauere 
auanzato  gli  altri  difpefa.  Con  quefto  ornamento 
adunque  fi  ritrouauano  con  i  lor  Bergantini ,  o  Pala- 
fchermi  a  fan  Marco,  &  fatta  riuerenza  al  Doge,  tutta 
la  pompa  s'inuiaua  a  Cartello.  Quini  cantata  vna  fo» 
Jenne mefla, le  donzelle  ne  Palafchermi  toglieuano 
il  Vefcouo,  e  il  Clero, e  H  ritornaua  a  fan  Marco  .  Il 
Doge  in  quello  mezzo  con  tutu  la  nobiltà  montaua 
pel  Bucentoro,  e  s'andaua  alla  chiefa.  Quefto  era 
quel  che  fi  faceua  il  primo  giorno.  Gli  altri  giorni 
(perciò  che  la  fcfta  duraua  tre  di)  la  pompa  era  mena- 
ta per  i  canali  iella  Citta.  Alcuna  uolta  fi  ueniua  a 
contentior.e  peè  quai  canali  ella  fi  hauefTe  a  menare, 
mentre  cmfcun  uoitua ,  che  ella  Saie  menata  &a  cala 

B     2.  iua; 


zo  LIBRO 

{uà  percioche  le  donzelle  Imo  ntauanò  alle  cafe  pri~ 
uatede  parenti  nobili,  e  quiui  con  fpeflì  coni:  iti,  e 
con  altre  forti  di  allegrezze  ,  fi  confamaua  il  giorno  , 
Ora  tutte  quelle  cole  nella  guerra  di  Chioggia,  che  fu 
grandifììma,fon  uenute  a  mancare.  Quefto  folo  vefti 
gio  èrimafo,che  il  Doge  uà  la  vigilia  della  Purificati© • 
ne  a  quella  chiefa,  come  fi  ha  detto. 

For.  Per  certo  che  quella  fella  doueua  effer  molto  ho- 
norata. 

Ven.  Ella  era  tanto  honorata,  e  cofi  celebre,  che  la  legge 
del  1341.  con  parole  piene  di  dignità  la  chiamò  nobi- 
le^ fam  ola. 

For.  Gran  peccato, che  scilinguino  cofi  fatte  memorie. 

Ven.  Il  mondo  porta  cofi,  che  lecofealungo  andare  ven- 
ghinoalfùo  fine.  Ma  per  continuare  il  noftro  ragio- 
namento, era  in  ufo  un'altro  collume,  ilqual  per© 
era  tra  nobili  folamente ,  &  era  quefto  :  Che  quando 
lofpofo  haueua  data  la  mano  alla  giouane  ,ficondu- 
ceua  la  fpofa  alla  prefenza  del  Principe  ;  credo  io  per- 
che folle  come  teflimonie  della  parentella  contratta 
trai  oro,  acciochei  figliuoli  ,che  doueuano  nafeere, 
s'ammetteflero  al  gouerno  della  Repub.  fenz  alcun  al 
tradifficulti;laquale  ufanza  fu  poi  riuocata  l'anno 
lyoi,  perle  molte  occupationi  dei  Doge,  e  in  quel  ca 
bio  fu  ordinato,  che  i  contratti  nuttiali  da  1 000. duca- 
ti in  su,  fi  dettero  in  nota  all'officio  de  l'Auogaria:  e 
eh  inafeenti  finotaflero  parimente  in  detto  officio,  & 
fi  come  s'andaua  allhora  al  Principe ,  hoggi  Tufanza  è 
quella.  Contratti  gli  iponlàlitii,  tuttala  nobiltà  de  gli 
huomini  fi  riduce  alla  caia  della  nuoua  fpofa;  la  doue 
efiendo  lo  fpofo  co'fuoi  più  ftretti  parenti  ;  riceue  lie- 
tamente chi  uiene  alla  fella;  porgendo  a  tutti  la  delira 
in  fegno  di  amore  .  Ilmedefimo  fanno  le  donne,  ma 
un'altro  giorno  a  ciò  deputato.  La  nuoua  fpofa  fé  ne 
uà  poi  quando  è  fpofata  in  Gondola  fuori  del  felze,  co 
i  capelli  giù  per  fpalla,  pofta  a  federe  in  luogo  rileua- 
to ,  iLqual  modo  fi  chiama  andar  in  T  ratto,  ne  fi  fa  per 

altro 


<P    R    I    M    O.  li 

altro,  fé  non  perche  fi  fappia  da  tutti ,  quella effer  no* 
uellafpofa,  &  moglie  del  talgentirhuomo. 

For.  Veramente  ch'in  queita  Repub.tutte  le  cofe  riguarda 
no  a  qualche  fine,&  utile  hofìorato. 

Ven.  Io  non  credo  che  mi  bifogni  contami  i  priuilegii,  che 
hanno  le  donne  perlelor  doti ,  &  che  doti  fi  diano ,  e 
qual  legge  fia  fatta  in  materia  di  dote  f  e  come  fi  paghi 
la  uedoua  della  fua  dote  :  perche  uoi  potrete  a  uoglia 
uofìra  ueder  tutte  le  predette  cofe  nel  noftro  itatuto. 
Vi  aggiungo  ben  quefto,  che  uoi  trouarete  fempre, 
ch'i  noftri  hanno  attefo  molto  a  indirizar  le  perib-< 
ne  alla  religione, alla  humiltà,  alla  riuerenza,ealla 
modeftia.  E  perche  uoi  uediate,  ch'io  ui  dico  il  uero, 
ni  racconterò  a  quello  propofito  alcune  cofe  confor- 
mi alla  mia  proporla. 

For.  ,Voi  mi  dilettate  grandemente, 

Ven.  Quato  alla  modeftia  noi  riabbiamo,  che  l'anno  1414* 
fu  proueduto  che-  i  Prelati  del  dominio  no  permette!- 
fero^che  folle  ior  dato  quefto  titolo  di  Monfignore. 

For.    Cèrto  fegno  di  molta  humiltà. 

Ven.  5'ordinò  parimente  del  1334.  ch'i  corpi  de  morti  no 
andaifero  alla  iepoltura  licititi  altrimenti  che  co  una 
fchiettaftamigna;  eccettuando  pero  da  quello  orbine 
il  Doge,i  Caualferi,  i  Dottori,  i  Medici,  perciò  ch'ef* 
fendo  noi  poluere,e  ombra  in  queito  mondo ,  fi  come 
^umilmente  nafeiamo,  cofi  parimente  debbiamo  hu- 
milmente  partirci. 

For.  Santamente  nondimeno  io  houedutapur  hieri  una, 
pompa  funerale  pur  troppo  grande,  &  otto  di  fono  vn 
funeral  in  fan  Marco. 

Ven.  Voi  di  te  il  uero,  perche  le  cofe  fi  fanno  hoggi  altra-* 
mente.  Ma  quel  che  uoi  uedcite  hieri  fu  il  mortori** 
del  noièro  Cancellier  Grande ,  ilquak  fi  come  di  gra?- 
do  è  il  primo  tra  Cittadini ,  cefi  e  anco  honorato  pef 
l'officio  ch'egli  ha.  Et  però  quando  fi  porta  alia  fepol- 
tura  gli  R  fanno  le  cerimonie  che  fi  tifano  anco  al  Pria 
cipe  morto.   Conciofia  che  tutta  la  chieiefia  Fao 

B     3  ceni- 


ti  LIBRO 

compagna  ,  dopo  laquale  uenutoil  morto,feguitail 
Doge  con  la  Signoria  ueftita  a  bruno.  Et  ripolto  in 
chiefa  gli  fi  fa  l'oration  funebre.  Di  qui  è  ,  che  fifuol 
dir  uolgarmente,che  tra  Nobili  il  maggiore  e  il  Doge, 
tra  i  Cittadini  il  CancclJier  Grande,  e  tra  la  plebe  mi- 
nuta il  Capitano  Grande.  Del  flirterai  di  fan  Marco 
egli  è  quello,  che  fi  fa  al  Cardinal  Zeno.  Coftui  fu  ni 
potè  di  Papa  Paolo  Secondo,  e  fu  penitcntiero  della 
chiefa,e  trouandofi  alla  morte  ricchiflimo,  (ecc  tefta- 
mento,  elafciò  grandiiììma  quantità  di  dinari  al  Sena- 
to, ilqual  gli  fece  quel  Caffone  di  brózo  ch'e  in  quella 
capella  colà  in  fan  Marco.  Et  per  memoria  fua  ogni 
anno,a  tanti  di  Maggio  fi  fanno  le  me  funerali  in  chie- 
fa,  alle  quali  fi  truoua  la  Signoria.  E  ben  uero,  che  per 
la  lunghezza  del  tempo  ,  e  per  l'occupationi  delle  fa- 
cende  era  fiata  intermeifa  cotale  ufanza;  ma  hatiendo 
Ja  rinouata  il  Senato  per  ibllecitudine  di  M.Pietro  Ze 
no,  che  fu  capodi  Quaranta;  s'andrà  con  tinuando  in 
perpetuo  a  honore  di  quella  famiglia  Illu/lrifiìma ,  Ja- 
quale  piena  di  Capitani,  di  Principi,  de  Senatori,  &  di 
ualorofi  huomini,  è  fempre  ftata,  &  e  in  fommaripu- 
tatione,dellaquale  é  ftato  M.Nicolò  Zcno,di  cofigrait 
«alore,  &  di  coli  alto  giudiciojcfi'ogmuno  Tammiraus 
come grandifs. parto  del  fuo  chiari fs. 'padre, mi  molto 
più  del  fuo  grandiflimo  Alio.  Ma  lafciarò  horaquefto 
ragionaméto  da  parte,  e  tornarò  al  proposto,  &  dico, 
che  quanto  alla  religione;  in  qual  città  fon  lechiefe 
meglio  officiate  di  quefta  ?  Noi  habbiamo  fz.  paroc- 
chic,  che  fono  come  8 1.  uefeouadi,  le  cui  chiefe  prin- 
cipali fon  gouernate  da  honorati Piouani ,  &  di  buoni 
coftumi,chc  fi  creano  da  coloro  che  hanno  itabili  in 
quella  tal  contrada.    Qjjefti  hanno  tutti  affai  ho- 
noreuole  entrate,  &  mantengono  le  chiefe  con  quel- 
la riuerenza,  e  con  quella  diligenza,  ch'ogniun  uede. 
Ricche  di  paramenti,  di  reliquie,  d'argentarie,di  ador 
namenti,c  di  tutte  l'altre  cofe  neceflarie  al  culto  diui- 
aoj  di  modo ,  ch'io  non  so ,  qual  cine  fa ,  per  picciola, 

ch'ella 


¥    K    1    M    O.  »r 

ch'ella  fi  fta,  non  habbfa  l'organo  almeno-  Del  popolo 
{K>i, non  uifauello  con  quanta  diuotione egli  attenda 
alla  religiotìe ,  quali  limoline  fi  faccino,  &  publiche, 
&  priuate,  non  folamcnte  minute,  ma  grolle,  &  di  da- 
nari, &  di  farine,  &  di  cafe.  Et  perche  mi  cade  al  prò- 
polito  in  queft  o  luogho,  uoi  hauetc  a  fapere,che  que- 
lle itancie  qui  appreHb  al  Campanile,  fono  1  e  tre  Pro- 
curane di  San  Marco. 

or.  Dichiaratemi  meglio  quello  termine. 

^cn.  11  Magiitrato  de  Procuratori  è  riputatifs.  in  quefta 
città ,  ancora  ch'egli  non  fia  di  quelli ,  ne'quah  confi- 
ftela  uirtù  della  noftra  amminillratiòne,  ma  è  honora 
to,  percioche  quella  degnità,si  come  quella  del  Doge, 
fornifee  conia  vita.  Anticamétc  era  un  pròcurator  fo- 
lo, fatto  per  procurar  le  cofe  del  tempio  di  fan  Marco, 
e  i  fuoi  facri  thefori .  Nella  morte  poi  tir  Sebaftiano 
Ziani ,  hauendo  egli  fatto  un  gran  lafcio  a  San  Marco, 
le  cui  entrate  follerò  diftribuite  dai  Procurator,&  non 
potendo  un  folo  efler  pari  a  tante  facende  ,  fu  necefia- 
rio crear  un'altro  Pròcurator,  ilcfual  procurale  il  la-? 
feio  del  Ziani.  Moltiplicando  poi  ilafei,  bifognò  crear 
l'anno  1 170.  il  terzo  j  elfendo  Principe  Riniero  Ze- 
no. Et  diuifero  lefacendea  quello  modo  ;  ch'uno  cu- 
raua  il  Tempio  -3  un'altro  i  lafci  di  coloro  ,  che  habita- 
uano  di  qua  del  Canal  grande^  il  terzo  di  coloro ,  che 
habitauano  di  là  dal  detto  Canale.Et  però  diciamo  la 
Procuratia  d'Vltrà,  di  Cifra,  Sedi  Supra,ch'è  quella 
della  chiefa.  Ma  uxucndo  ancora  il  Zeno  fu  creato  il 
rjnarto,  &  fatto  collega  a  quel  di  S.  Marco,  e  coli  di 
mano  in  mano  véne  ogni  Piocuratiaad hxv.cz  tre  Pro* 
cura  toriper  una.  Quefti  huomini  sdunque  coli  ripu* 
tati  grandi,  dei  corpo  de  quali  fi  fanno  per  lo  più  i  Do» 
gi,  prooofti  a  tante  heende,  fanne  cod  eieuate  elcmo-* 
fine,  eh  e  uno  ftupore,  percioche  danno  cafe ,  marita- 
no donzelle,&cofi  fatte  altre  oneratic-iii. 

r  or.  Per  la  lettura  delle  Kifrcrie  ho  in  effetto  neduto  co- 
le grandi  quanto  alla  religione  di  quelli  Signori,  ma 

B     V  noa 


i4  £    I    B' R    O 

non  così  particolar,che  mi  piace  molto ,  laqual  cofa  è 
càufata  anco  da  buon  fondamétorperche  a  quefta  Rep. 
è  auuenutoquel,dh'a  nefìWaltra  ne  tempi  andati,  cioè 
d'efìernata-Chriitiana,e  libera  in  «n  tempo  medeiìmo, 

Ven.  Tale  e  nata  come  voi  dite,  &  luna  cofa  &  l'altra  fu 
fempre  ftimata  da  noi.  Et  non  lenza  mifterio  noi  uede 
te  la  chiefa  publica  uicina  al  Palazzo;  perche  la  logge 
che  conferita  la  libertà  col  mezzo  della  Giufìitia  Ri- 
guarda dal  fuo  domicilio,  che  è  il  Palazzo  ,  la  religio- 
ne porta  nel  tempio;  &  fpecchiandofi  la  legge  nella  re- 
ligione, a  gara  l'una  dell'altra  conferuano  quello  Do- 
ftiinio.Ma  torniamo  hora  a  quella  modeftia  dellaoua- 
le  noi  ragionauamo.Douédofilagiouétù  apparecchiar 
nelle  Tue  operationi  per  douer  riufeir  grauilTìmi  Sena- 
natori,  hanno  feruato  un  medefimo  coilume  di  uiuerc 
così  ne  gli  anni  più  teneri,  come  anco  ne  più  perfetti, 
&  maturi.  I  minori  d'età  ne'tempi  paflfati,  e  ne'prefen-' 
ti,riuerifcono  i  maggiori ,  acquiitandofi  intanto  hono 
rata  lode  di  gloria.  Qu  etti  per  effer  giudicati  da  gion3 
ni  degni  di  honorem  quegli  altri  per  mollrarfi  obedié- 
ti  a  coloro  ,  nel  luogo  de  quali  debbono  a  qualche  té* 
pò  venire.  La  giouentù  ne  luoghi  publici  di  San  Mar- 
co fallita  i  Senatori  come  padri  della  Rep.  cedendo  lo 
ro  nelle  chiefe,  ne  cornuti ,  e  in  ogni  altra  cofa  il  luo- 
go ,  come  debito  a  uecchi. 

Por.  E  poi  ci  marauigliamo  che  i  Lacedemoni  ftan  lodati  da 
gli  fcrittori,  perche  igiouani  honorauano  i  uecchi. 

Ven.  Ma  qual  altra  cofa  è  più  graue,  e  più  piena  di  modeftia 
di  quella,  che  fuole  oflcruar  la  nobiltà  in  gran  Confi- 
glio, allhora  ch'in  gran  parte  s'adunano  infieme  ?  Sie- 
de principalmente  il  Doge  realmente  uelìito  nel  fuo 
tribunale  in  luogo  aliai  rileuato  da  terra  .  Dalla  man 
delira  ha  uicinitre  (àpientifììmi  Configlieli  accompa- 
gnati da  un  de  capi  della  Quarantia  Criminale.  All' 
incontro  del  Prencipe  dall'altro  capo  della  grandif- 
fimaSala  fiede  un  deCapi  dellllluitrifsimo  Configlio 
de  Dicci.  Non  molto  indi  lontano  fi  perfa  uno  de 

gli 


ì>     R     I     U    «O.  z? 

gli  Auogadori  di  Commune .  Ne  gli  angoli  de  gli  fpa- 
tii  della  gran  Sala  Hanno  gli  Auditori  uecchi,  e nuoui. 
Nel  mezzo  fono  i  Cenfori.Il  rettane  e  de  nobili  fi  met 
te  per  ordine  ,  ma  in  luogo  menrileuato,  cioè  net  pia- 
no della  gran  Sala.  Ilqual  ordine  quanto  fìagraue  e 
pieno  di  modeftia a  vedere,  non  occorre  ch'ioildica, 
perche  la  reuerenza  de  fommi  ma°;iftrati,accompagna 
ta  dalla  maellà  della  canuta  bianchezza  de  Senatori, 
è  ilimolo  potentifs.  a  bene  operare,  e  freno  faldiftimo 
alla  giouentù,  che  honeftamente  fedendo,  honeihmé 
te  parli,  &  afeoiti.  Ma  che  ui  debbo  io  dir  dell'amore 
uolezza  tra  l'ufi  Msgiiìrato ,  e  l'altro  ?  bdliui  quella 
fola  del  Principe  uerfo  j  nobili ,  e  un'altro  del  mede- 
fimo  uerfo  il  popolo  tu  tto. 

por.  Dite, 

i  yen.  Il  Principe  nofìro  capo,  quafi  ottimo  padre  di  una  il- 
luftre  famiglia,  che  uiua  lotto  un  medefimo  tetto,  o  - 
gnianno  dimcftra,con  picciol  pegno,  ma  con  grandifs. 
amore,  il  Ilio  (incero  animo  a  tutte  le  qualità  delle  £- 
fone  nobili ,  che  vanno  in  configiio  .  Perche  il  giorno 
fegnente  al  di  Natal  di  Chrifto,  egliinuita  alle  lue  ma 
gnifiche  tauole,i  Consiglieri,  i  capi  iliuftrifs.  de  X-  gli 
Auogadori,i  Sig.Capi  di  Qua  ranta,  e  tutti  gli  altri  Se 
natori  di  grado.  Il  di  poi  di  S. Marco  noftro  Protetto- 
re, chiama  feco  altri  nobili,  ma  più  giouani  d'anni.  La 
terza  uolta  il  giorno  de  TAfcenfione  ,  ritornato  da 
duoi  Cartelli,  ritien  feco  coloro  che  l'accompagnano. 
L'ultimo  conuito  lo  fa  a  giouani  il  di  di  San  Vito  ,  & 
Modefto. Ma  perche  la  memoria  del  Pren ciperi  polla 
più  lungaméte  conferuare,  dcrta  a  ciafenno  de  nobili, 
che  mette  ballotta  in  có^glio ,  una  moneta  d'argéto  a 
queftofpecialmente  ordinata,  nella  quale  da  l'un  de 
lati  é  fcritto:  Nicolai  de  ponte  venetiàrvm 
Principis  mvnvs  axn.i.  in  luogo  della  qualefi 
dauano  prima  alcune  uccelle  manne. 

For. Fermateui  digrada.  Io  non  inteudo  due   cofel'una, 
perche  cagione  il  Principe  elegga  a  far  conuito  in 
f  quei 


^  LI    B    R     O 

quei  dì,  che  voi  dite  :  l'altra,  ch'io  non  so,  che  cofa  fo 
metter  ballotta. 

Ven.  Lafciatemi  prima  narrar  quel,  ch'io  hopropdfto ,  poi 
ai  rifp onderò-. 

For.  Dite  pure. 

Ven.  Il  Principe  ogni  otto  giorni  difeende  infame  co'Corl 
figìicri,eco'€api  di  Quaranta  alle  Corti  da  bando- 
ne i  Giudici  rcndon  ragione.  Egli  circondando  i  due 
corridori  di  Palazzo,oue  fono  i  Tribunali  de  Iufdicenr 
ti.fi  ferma  a  ciafeuno  oflicio  ,  e  ricorda  a  Giudici ,  con 
calde,egraui  parole,  che  oliere  ino  incorrottamente 
Ielcggi,acciochetalifepoilìnoa  lor  fuceeflTori  lafcia- 
re;  quali  dlì  le  hanno  trouate.  Intanto ,  i  miferabili 
che  fono  oppreilì,&  che  non  pofTonohauer  il  Tuo  in- 
tento ,  gli  fi  raccomandano  prcftrati  in  terra  :  &  elio  , 
imponendo  l'efpedit'on  di  quei  tali  a  Giudicr,fcorre  % 
quel  modo  tutto  il  Palazzo. 

Por.  Et  di  che  giorno  fi  può  ueder  quehVefretto  ? 

Ven.  Di  Mercordì  per  le^ge,  benché  qualche  Principe  ua- 
da  anco  in  altro  di  che  di  Mercore .  Et  non  uò  lafciar- 
ui  di  dire,che  il  Mercordì  la  mattina  a  meza  terza  ,  fo- 
nando le  campane  a  doppio  ,  il  Clero  di  San  Marco  fa 
una  nrocerfìone  ordinariamente  intorno  alla  chiefa, 
trouata  forfè  da  nolrri antichi, accioche  douendo  il 
Principe  fra  due  hore  dopo  la  proceilìone  circuir  il 
Palazzo, i  religiofi  preghino  Iddio  cheinfpiri  il  Prin- 
cipe a  conorcer  fé  i  Guidici  fanno  rettamenrc  1  officio. 
For.  Bello,  &  honorato  ordine  in  uero  ,&  non  piccioli 

amoreuolezza del  Principe  ucrfo  il fuo  popolo. 
Ven.  Ora  per  rifponder  all'ultima  dimandi,  che  uoi  mi  fa- 
celli  pur  hota,  (ch'alia  p  ima  non  mdugierò  molto) 
dico  che  metter  ballotta  non  uuci  dirai  tro  che  dar  il 
fuffragio  in  Con  figlio  .  E  noi  diciamo  ballotta  quel 
che  gli  antichi  chiamauano  fuftngio .  A  Romani  piac- 
que dir  pillila;  e  noi  fappiamo  che  nelle  moderne  Re- 
publiche  eccole  atto  fi  faceua  con  faue  L>ianehc,e  nere, 
cola  anco  uiàta  ne  tempi  di  Pitagora.  Noi  di  qua 

hab- 


PRIMO.  i? 

Gabbiamo  in 'memoria  che  l'anno  11S3  .  fi  vfàuan  le 
dette  ballotte  di  cera.ma  perche  auuenne,  che  talho- 
ra  ne  reftò  qualch'una  attaccata  a  boiloli ,  ne  quali  fi 
mettono,  s'ordinò,  che  fi  facelTero  di  pezza  di  lino ,  si 
perche  non  imbratti  le  mani,  e  sì  perche  cadendo  non 
fipo/fa  dalfuoromor  fentire  in  qual  boflblo,  ch'ella 
fia  mefia .  Et  ancor  ch'elle  fian  tutte  bianche  , nondi- 
meno fifa  con  quelle  giudicìo  di  si,&  di  nò,per  la  qua- 
lità de  bofloiijiquali  fon  fegnati,o  di  lettere,o  di  colo- 
ri :  Et  quefto  vi  badi  quanto  al  metter  ballotta  .  Refta 
hora  ch'io  vi  dica  perche  il  Principe  faccia  conuito 
a  Senarori  il  di  deirAfcenfione  ,  &  vi  harò  fa- 
tisfatto. 

Fon  Co  fi  è. 

Ven.  Quando  Papa  Alefian'dro  Terzo  fu  perfeguitato  da 
Federigo  Barbaroffa  Imperadore  ,  fi  ridufle  per  più  fi- 
curezza  in  quella  Città  ,?&  effendo  nafcofto  tra  Frati 
della  Carità ,  fu  finalmente  conofciuto  col  mezo  d'un 
certo  Comodo^la  onde  publicnta  la  cofa  ,  Sebaftiano 
Ziani ,  che  fu  vn  de  valorofi  Princip  i ,  ch'a  fu oi  tempi 
follerà  al  mondo, prefe  a  difendere  il  Papa,  e  fatta  vnav 
grofs 'armata ,  venuto  alle  mani  con  Ottone  fìgliuol 
dell'Imperadore,lo  vinfe,e  prefe.  Il  Papaj  nel  ritorno 
del  Ziani  con  la  fua  vittoriofa  armata,andò  a  incontrar 
lo  a  Caflelli,  la  doue  abbracciati  infieme  per  allegre^- 
za^il  Papa  pofcin  dito  al  Principe  Yno  anello  d'oro, 
e  gli  diffe.-Riceui  quell'anello  o  Ziani,e  per  mia  autto- 
rità,con  quefto  pcgao  ti  farai  foggetto  il  Mare;  laqual 
cofa  tu,&  i  tuoi  fuccefibri  ogni  anno  in  tal  giorno  oficr 
uerete,accioche  quelli,che  hanno  a  venire ,  intendine» 
la  Signoria  del  Mare  ,  per  ragion  di  guerra  ,  efìTeryo- 
ilraj  &  come  la  moglie  all'huomo  ,  cofì  il  Mare  al  vo- 
ilro  dominio  cfler  lottopofto  .  Cofi  dice  il  Sabcllko  < 
Et  quella  è  la  cagione  adunque ,  ch'ogni  anno  il  Prin- 
cipe col  Senato  va  a  benedire  il  Mare,in  riconofeimen- 
to  d'efierne  padrone. Dalla  qual  cofa  è  nato ,  che  nìun 
può  nauigar  per  il  Golfo  lenza  noftra- li  cernia-  .  £^ 

perche' 


1$  LIBRO. 

•  perche  ncll'andar  a'Caftelli ,  vanno  i  Senatori-,  come  fi 
ha  detto>tornando  poi  tardi  dal  predetto  iuoco ,oue  fi 
celebra  la  Meliaco  n  alcune  altre  cerimonie,  fi  reca- 
no i  Senatori  a  definar  col  Doge  in  fegno  d'allegrez- 
za^ di  feita  di  cotal  fponfalitio.Non  voglio  già  reitar 
di  dirupa  quello  propofito, ch'alcuni  diccno^he  la  det 
.  ta  ceremonia  di  benedir  il  Marchi  fa  per  rifpetto  di  co 
loro, che  {ì  muoiono  per  fortune,  fenz'akunfacramen 
to  di  Chiefa  .  Ma  io  tengo  che  fieno  in  errore ,  perche 
noi  diciamo,ehc  la  Signoria  fpofa  il  Mare  per  vigor  del 
,  le  parole  dette  ih\  Papa  al  Ziani,&  fi  ha  legge,che  co- 
-  tal  gita  non  fi  polla  a  modo  alcun  riuocarc. 
For.  Coli  credo  io. 

Ven.  Dalla  predetta  vittoria  nacque  parimente  Tufo  dei 

-portar  gii  ftendardi  innanzi  alla  Signoria  ,  i  quali  fon 

.  di  diiverfi  colori ,  ma  però  tutti  con  fignificatione  ;  la 

Sedia  d'oro  fu  Umilmente  conceduta  dal  papa  in  An- 

.  cona,&le  trombe  d'argento  ,  e  l'ombrella  ,  laqual  già 

foleaa  nella  fna  cima  hauervna  Nuntiata .  Hebbe 

parimente  il  Doge  dal  Papa  il  Cero  bianco  ,  che  gli  R 

porta  dinanzi;è  fu  ordinato  il  Primicerio  in  fan  Marco, 

ilqual  per  legge  del  i47&.nonpuò  efìer  fé  nou  nobile, 

&infommafu  dal  Papa  con  cofi  fatti  priuilegi giudi 

cato  degno  d!mperio,perciochela  vitroria,che  eih*  ac 

quiftarono  per  conto  della  religione,  cóntra  l'Impera 

dore,fù  di  foni  ma  riputatiortealla  Chiefa,&  ài  grande 

honoreuolezza-a  quella  Città. 

For.  Hauendo  voi  conferuatalavollralibcrtà  incorrotta, 

&  di  fefa  l'Italia  conlavoftra  potentiadagrinfideli,i 

quali  a  quella  hora  farebbon  Signori ,  ui  fa  degni  di 

honore. 

Veti.  Quato  al  giorno  di  S.Vito,habbiamo,che  l'anno  13  io. 

fu  da  al  cimi  federati  fatta  una  graue,e  importante  eon 

giura,ma  parie  alla  bontà  di  Dio  di  farla  {coprire  ;  per 

laqual  cola  creati  i  Sig.  X.  fu  dato  cafligo  a'delinqucn- 

ti,&  mefsa  una  colonna  per  memoria  a  S.  Agoftino, 

con  alcuni  uerfi  uolgari,  ciò  fignificanti ,  e  s'ordinò, 

per 


P    R     I    M    O.  i9 

per  tanta  gratia  riceuuta  da  Dio  ,  che  quel  giorno  nel 

qualfi  fcoperfe  il  trattatoci  Principe  uifitafse  la  chie- 

fa  di  S.  Vito,&  per  quefto  cóuita  i  Signori  più  giouani. 

3r.  Fino  a  qui  ho  a  pieno  imefo  aiTai  cofe ,  ch'io  non  fape- 

ua.Ma  io  vorrei  che  noi  mi  diceili  (hor  che  mi  uicne a 

mente)alcuna  cofa4s'jo  non  ili  interrompo. 

en.  Addomandate  pure,ch'io  ni  rifpondero  uolentieri. 

or.  Adunque  uoi  mi  direte,  ciò  che  lignifichi  lafeftadi 

Piazza, che  fi  fa  il  Giouedigrafso. 
en.  Io  la  Tento  molto  biafìmar  come  debile  e  di  poca  im- 
portanza^ molti  dicono  che  fi  dourebbe  leuare;non- 
dimeno  ella  ha  il  fuo  principio ,  &  fi  celebra  per  antica 
memoria  di  una  uittoria  riceuuta  da  quelli  Signori, 
e  come  cofa  antica  fi  mantiene  e  conferua  :  perrioche 
Vlrico  Patriarca  d'Aquileia  ,  che  fu  feditiofo  ,  e  mal- 
uagio  htiomo  a  fuoi  tempi ,  e  feommunicato  dal  Pa- 
pa, moleftaua  con  noioia  guerra  il  Patriarca  di  Gra- 
do, perche  non  poteua  con  animo  quieto  fop portare  ■ 
che  quel  Patriarcato  douefse  precedere  al  luo  .  Et 
perche  la  caufa  per  la  parte  di  Grado  era  giiifta,ricorfe 
per  aiuto,a  quelti  Signori,  i   quali  di  già  gli  erano  in- 
chinatila onde  fatto  .efsercito,e  ti  enu  ti  alle  mani ,  Vl- 
rico fu  prefo  da  noftri,elafuagentefu  rotta. Conipo- 
fta  poi  la  cofa  ,  nelle  conuentioni  del  fuo  rifeatto ,  fa 
mefso,  ch'egli  non  molettafse  Grado  peri  l'auiienire: 
Ch'ogni  anno  il  di  della  Vittoria  mandafse  12.  porci, 
en.panni.E  fu  ordinato  ch'i  porci,infiem«  con  un  To 
ro  fignificatiui  ancor  e!li,douefsero  in  piazza  efser  pu 
blicamenteamazzatitrà  il  popolo;  fopralaqualpiaz- 
za  fofsero  alcuni  Cartelli  di  legno  da  combatterfi,per 
rapprefentare  la  guerra  fatta  col  detto  Virico. 
For.  Chi  riprende  cofe  tali  fa  male  ,  perche  fi  uede  in  cCsq 
un  cerco  non  so  che  d'antichità,  che  luol  elser  fempre 
uenerandaapprefsociafcuno-.  Et  nel  ricercar  le-cofe 
antiche, fi  ritrouanoanco,quafi  come  gioie  ,  afsai  ma- 
terie ,  che  dilertano ,  &  che  qualche  uolta  giouano  al- 
i'occafióni. 

Nelle 


3-e  LIBRO 

Ven.  Nelle  noftre  antichità  fon  molte  cofe  incognite  al- 
le pedone, lequali mi  dilettano  grandemente,  perciò 
che  col  penfìero  mifuro  quei  tempi ,  &  con  quella  mi- 
fura  veggio  i  prefenti  ,  &  quanto  più  mi  piacci- 
noò  nò. 

For.  Se  vi  fouuicn  qualche  cofa  ,  non  vi  fìa  graue  il 
dirlami. 

Ven.  Quando i noftri  vicinine moleflaunno, cioè i Turchi, 
e  i  Genonefì ,  s'attendeua  molto  alla  militia  di  mare, 
eigiouani  s'eflercitauano  aliai,  però  Tanno  13  1 8.  ha- 
ueuano  quello  ordine ,  che  per  ogni  contrada  i  gioua- 
ms'adunauaooidi  delle  felle,  &  mertendo  vn  tanto 
per  vno  ,  proponeuano  vn  premio  a  chi  con  la  bale- 
stra percotefle  vn  fegnoda  lor  dcitinato .  QueuYef- 
fercitatione  faccua  molti  baleftrieri  eccellenti, laqual 
forte  d'arme  è  propria  da  mare;e  in  quei  tempi  le  baie 
ftre  s'ufàuano  di  corno.  Quefl'ufanza  fu  dalle  contra- 
de trasferita  a  Lio,  con  premio  proporto  dal  Dominio 
a  baleflrieri,a  bombardieri ,  e  a  tali  altre  forti  di  genti. 
Ben  che  poi  in  loco  delle  baleflre ,  che  fono  andate  in 
deluetudine,fi  fìa  introdotte  il  tirar  con  i  arco ,  &  con 
Je  frezze.EtTanno  13 15. fu  proueduto  ch'ogni  anno  fi 
facefie  vnaragatta  il  di  di  S.  Paolo  con  legni  di  yo.  re- 
mi per  vno  ,  al  veder  della  quale  s'adunaua  per  le 
cafe  lbpra  il  Canal  grande  tutta  la  nobiltà  delle 
Donne. 

For.  Quelli  eflercitij  non  erano  fuor  di  propofìto,  ma  non 
vi  dimenticate  di  dirla  cagione  perche  il  Doge  vada  a 
Santa  Marina. 

Ven.  Andrea  Gritr  Principe  di honorata memoria, acqui, 
ftò  Padoua,  che  s'era  perduta  fle  tempi  di  GìuIìq  Se- 
condo, la  qual  però  fi  diede  a  quelli  Signori  lòtto  il 
Doge  Michele  Steno  l'anno  140^. Et  a  quello  propo- 
sto mi  ricorda  hauer  vcduto,cIie  l'anno  140?»  1°  Ste- 
no,allora  che  i  Padouani  vennero  a  darfì,fì  velli  di  vel- 
luto bianco  con  tutta  la  fua  famiglia  ,  e  fatto  vn  palco 
grandiflìmo  appreiìb  la  chiefa  di  San  Marco  ,  riceuè 

con 


P     R     I    M    O.  3r 

co»  fomma fella i Padoua«i  A  mbafcisdorf , e France- 
fco  Zabarcl  la  Dottore  fece  roràtione.Ora,pèr  toma- 
rea  propofito  ,  delnuouo  racquifto  fatto  dal  Griti  ih 
quei  disordinò  quella  folennitài 

ror.  Mi  paranco  chela  Signoria  vada alla  Carità,  &  a  fan 
Giorgio. 

Zen.  Per  quella  inedefima  oecàfione  che  lì  diffe  di  Papa 
Aìellandro,  nacque  la  gita  della  Carità,  conciofia  che 
<}uel  Papa  diede  a  quel  Moneterò  vna  indul^entia  pie 
naria  in  perpetuo ,  accioehe ,  concorrendoli i  in  ogrii 
terapo,atre  d5Aprile,tuttò  il  popolo ,  fi  tenérle  verde 
la  memoria  del  fuo  nafeondimento ,  &  di  tutta  quel- 
roperatiótì  che  feguì  da  quell'accidente .  Ma  la  gita  a 
fan  Giorgio  procede ,  perche  il  corpo  di  fan  Marco  fu 
la  prima  vòlta  portato  a  quella  chiefa,  la  qual  fu  gran- 
demente beneficiata  dai  Principe  Ziani ,  & però  fu ór/- 
dinato  Tannò  1307.  che  quel  ài  furie  feftiuo. 

por.  Che  vuol  dir  chehierila  Signoria  andò  colà  a  quella 
chiefa  in  capo  di  piazza  ? 

Ven.  Quando  Narfete  ftièittìfe  a  Belisario  nel  maneggio 
della  guerra  contrai  Goti  iu  Italia,  quelli  Signorigli 
dierono  ogni  fauore  con  lelornaui,IaondeNarfetc 
fece  votò ,  vincendo  l'ini  pre'fa,  di  edificar  in  Venetia 
"  Yna  chiefa  a  S.  Me»a,&  Gcminiano  :  Ottenuta  la  vh> 
"  toria,  la  chiefa  fu  fatta  iù  la  piazza,ma  quali  a  mezo . 
Auenne  po^ch  allargandoli  la  piazza ,  parue  a  Signo- 
ri S. rowinar  quella  chiela;e  rifarla  doue  fi  troua  al  prc 
fentc;  &perche  biibgnauanel  rouinaria  tor  la  licenza 
«lai  Papa,ilche  non  fu  fattoci  Senato  per  vna  certa  fa- 
tìsfattione  fi  mife  ogni  ottaua  di  Pafqua  a  vifitar  Ja  prc 
«letta  chiefa  *  laquai  vfanza  è  peruenuta  fino  a  di  no- 
ftri,  e  quella  andata  diede  occafione,che  dei  135^4.  fu 
ordinato,  che  fi  iaieggiafie  la  piazza  come  al  prefen- 
tefitroua. 

Por.  Io  ho  veduto  che'i  Principe  con  la  Signoria  va  il  gior- 
no di  Santa  Giuftina  a  vifitar  la  fua  chìefa,  &  Yna  delle 
domeniche  di  Luglio  va  alla  chiefa  del  Redentore 


non 


-ji  LIBRO 

non  ancor  finita  alla  Giudeca,cofa  che  mi  pare,che  già 
tempo  non  faceflerOnde  mi  farebbe  caro  parimente  fa 
per  la  cagione  di  ciò. 

Ven.  La  gita  di  Santa  Giuflina  hebbe  principi  o  quando  in 
tal  giorno  Tanno  1y71.fi  ottenne  quella  felice,  &  me- 
moranda vittoria  contra  Turchi,che  fu  la  falute,fi  può 
dire, non  di  quefta  città  folamentc,  ma  di  tutta  anco  la 
Chriflianità  .  Io  so  che  fapete  molto  bene  TIftoria ,  & 
per  ciò  non  dirò  altro ,  fé  non  che  per  detta  vittoria  fu 
ordinato,  che  in  tal  giorno  ogni  anno  con  pi  oceflioni 
folenne  fi  vifitafle  la  detta  ehiefa, 

For..Queftomibafta  quanto  a  quefta  andata,  hor  mi  dite 
quella  dei  Redentore  ,  &  perche  fi  fabtichi  detta 
chiefa.  • 

Vcn,  L'anno  157?  .  efifendofi  principiato  in  quella  città  a 
morire  di  pefle,&tuttauiacrefcendo,  Tanno  fequente 
venne  a  tale  ,  che  non  vi  potrei  dire  in  che  mifero  ter- 
mine folfe  ridotta ,  che  tutti  s 'allontanavano  da  lei ,  & 
di  quelli, che  vi  reflauano,  ogni  volta,che  loro  accade- 
va amalarfi,&  di  che  fi  folle  malatia,bifognaua  che  pen 
fallerò  di  morire,pcr  che  col  dubbio  delTefler  appetta 
ti,il  padre  abandonaua  il  figliuolo,il  figliuolo  il  padre, 
Ja  moglie  il  marito,&  il  marito  la  moglie;  onde  morti, 
erano  miferaraente  e  portati  da pizzigamorti  ajii  La- 
xareti.Cercarono  quelli  Illuftriffimi  padri  mille  ma- 
niere di  rimediarui ,  ma  feopertofi  ogni  humano  pote- 
re uàno,ridottifi  in  vno,fi  dilpofero  di  metter  ogni  lor 
rimedio  nella  mano  del  fommo  ,  &  onnipotente  Dio, 
&  così  votarono  difabricar  elfo  tempio.  Ilqual  voto  a 
pena  fatto,  fi  vide  miracolofamente  celiare  la  pelle ,  §c 
in  vn  ifteffo  punto  annihilarfi  afatto.  Per  quella  occa- 
sione dunque  fi  principiò  a  fabricar  ella  chiefa,  lotto 
il  nome  del  Redentore,  poi  che  ci  haueua  redenti ,  & 
andar  alla  fua  vifita  folennemcnte  ,  il  giorno  che 
dicefte. 

Fot.  Si  vede  vetamente  che  Iddio  è  flato ,  &  è  il  protettore 
di  cjuefUfant.a  Repub.&  appunto  fi  può  dire  ch?;  hata 

bidi 


PRIMO.  55 

bìdiieì  particola!*  penfiero  :  Onde  ragioneuolmen- 
te  fu  figurato  nel  gran  Confìggo  fopra  oue  fiedeil 
Principe,quafi  che  fopraftia  a  tutte  le  deliberationi, 
che  fi  prendono. 
V«en.  Per  memoria  uoilra  faperete,  che  del  13  41  .fi  inco- 
minciò a  far  dipinger  detta  fala ,  &  del  1474.  fu  rifre- 
fcatain  certi  luoghi  oue  era  caduta;  ma  poi  fi  abbrug- 
giò  Vanno  1  777.  con  vniuerfal  difpiacere,  &  fi  è  rifate 
ta  poi  nel  termine  che  uedete. 
For.  Per  certo  fignor  mio,  che  le  pitture  di  queffo  fala  mi 
diedero  già  affai  che  fare  in  confiderarle  bene ,  perciò 
che  per  uarietà  di  maniera,  Se  per  vaghezza  di  pulita 
leggiadria  ui  fi  trouauà  gran  fatisfattione.  Ma  non  me 
no  mi  fan  marauigliare  quelle  nouellaméte  fatte  3  an- 
zi da  quelle  compiendo,  che  di  tutte  le  arti  fia  quella 
città  perfetti  Almamente adornata. 
Ven.  Vi  dilettate  uoi  forfè  della  pittura  ? 
For-  Qualche  poco.   Mi  piace  anco  la  Scoltura,  e  PArchit 

tettura  allai,ma  non  me  ne  intendo  molto. 
Ven.  Haueteuoi  ueduto  quel  che  è  in  quella  Città  nelle 

tre  profeilioni,  che  uoi  dite  ? 
For.  Non  ho  ueduto  gran  fatto  cofa.  ch'io  defideri»  ma  ho 

intefo  raccontar  merauiglie. 
Ven.  Gentil'huomo ,  accioche  anco  in  quella  parte  voire- 
ftiate  con  qualche  contento,  hor  ch'io  ueggio  ,  che  ui 
farà  grato  quello  ragionamento,  ui  farò  chiaro  del  tu  t 
to;ma  io  uogliojche  noi  cominciamo  dalla  Pittura,  co 
meda  cofa  che  fu  introdotta  più  anticamente  in  que- 
lla Città,che  nò  fu  la  Scoltura,&  Y  Architettura. 
For.  Come  ui  piace. 

Ven.  Noi  habbiamo  pitture  di  molto  tempo,  come  ne  face 
uano  fede  i  Ritratti  de  Principi,  che  erano  nelle  lunet 
te  delfofHttato  della  gran  Sala  del  Coafiglio  che  dite 
giàiiauer  ueduta  ;  nondimeno  uiue  nella  noilra  me- 
moria Gian  Bellino,&  Gentile, 
For.  Gli  ho  Tentiti  ricordare  . 

Ven,  Co&or©  ne  lor  tempi  furono  filmati  afTai,  intato  cji« 

G  Ugran 


34  LIBRO 

il  gran  Turco  ne  richiefe  uno  di  loro  a  quefto  Dorai- 
tiioj  ilquale  andato,  e;finito  quel  che  il  Turco  uolfe, 
ritornò  di  qua  molto  honorato,&premiato.Era  la  lor 
maniera  molto  diligente ,  e  quafi  miniauano ,  ma  pec- 
cauano  più  tofto  nella  troppo  diligenza ,  perche  le  fi- 
gure nella  lor  qualità  ueniuano  a  eiler  non  morbide. 
&di,nó  molto  rileuo.  Ora  coftoro  hano  dipinto  nella 
gran  Sala  quadri  di  molta  eccellenza.  Et  oltra  i  qua- 
dri, per  la  Città  fi  trouano  diuerfe  opere ,  Com  e  in  S. 
Iob,  in  fan  Zaccaria,  nel  Pregai  cera  quadri,  &  fi  veg- 
gono alcune  noftre  donne  molto  belle  e  deuotej  tra  le 
quali  a  me  pare  che  ottenga  il  principato  di  tutte,  vna 
Madonna  ch'è  in  mano  del  Mag.M. Simon  Zeno  figli- 
Bolo  del  Procuratore  ,  laqual  è  miracolofa.  Ella  è  in 
un  picciolo  quadretto ,  &  è  in  maefli  .  Sta  in  atto  di 
leggere  l'officio  con  le  mane  incrociate  al  petto ,  con 
tanta  modeftia,  e  con  tanta  uenuftà ,  ch'io  non  ho  ui- 
ilo  mai  meglio.  Dopò  coftoro  uenne  Giorgion  daCa- 
ftel  Francesi  più  uiuace  manicra,Di  coftui  habbiamo 
affai  cofe,  &  la  faccia  del  Fornico  de  Todefchi ,  che  ri- 
guarda fopra  il  canal  grande,fù  dipinta  da  lui.  Fu  poi 
Paris,  Bonifacio  da  Vcronna,  &il  Pordonone,  ma  tan 
to  meglio  il  Pordonone  de  i  predetti,  quanto  che  egli 
Jiebbe  più  uiua  forza,&  più  bel  colorito  de  gli  altri  nel 
le  fue  cofe.  Fece  il  Pordonone  il  ioflitto  della  nuoua 
Sala  perlaquale  fi  pafla  andando  in  Configiro,che  do- 
mete  hauer  ueduta  prima  che  fi  abbruggiatf  e,nellaqua 
le  opera  moftrò,  ch'egli  era  faldo  di  maniera,  uiuace 
nell'attitudine,  e  ne  gli  feurci  di  fomma  cccclléza,  co- 
me anco  fa  fede  il  cauallo ,  ch'è  dipinto  su  la  facciata 
della  cafa  de  Talenti,  oue  parimente  fi  uede  una  Pro- 
ferpina  di  rara  perfettione,  &  molto  uagaj  e  fé  non  mo 
riua  sì  prefto ,  ueniua  a  gran  colmo  di  gloria.  Ma  che 
uolete  uoi  ch'io  ui  dica  di  M.Titiano? 

For.  Di  Titiano  voi  non  potete  dir  tanto ,  che  bafti ,  egli  è 
troppo  conofeiuto  dal  mondo. 

Veo. Quefto  huorao  illu&re  bà  di  gran  lunga  aoanzato  tut 

Ù 


PRIMO.  $f 

ti  gli  altri  che  ho  detto  .  Si  uedeuano  nella  Sala  del 
Configlio  due  Quadri -,  l'uno  del  Papa  che  mette  i 
piedi  fu  la  gola  a  Federigo,  l'altro  d'una  zuffa,  ma  fat- 
to ultimamente,  nequali  a  parte  per  parte  fi  veggono 
i  miracoli  del  fuo  diuino  intelletto.  Et  oltre  le  elette 
opere  publice,  qual  è  quello  huomo  di  qualche  inge- 
gno, o  di  qualche  ricchezza,chc  no  uogln  un  ritratto 
di  ma  di  Titiano?  Ne'quali,  ritratti  ne  Appelle,ne  Par 
rafiolo  potrebbe  agguagliare.Habbiamo  hora  Iacomo 
Tintoretto,  tutto  fpirito,  tutto  prontezza.Di  quefto 
io  ui  dirò  ben  il  uero,ch'eglifolo  ha  più  dipinto  in  qu« 
ita  Citti,  e  per  altri  luoghi,che  non  han  fatto  quanti 
Pittori  io  ui  ho  detti  di  fopra ,  percioche  egli  accom- 
pagna la  mano  col  fuoueloce  intelletto  rè  pieno  di 
viuacità,e  per  la  fua  maniera  ha  del  rilieuo.  Dell'inuc 
tione  è  abbondante,  ma  non  ha  gran  patientia,  lacua- 
le fuol  condurre  a  fine  ogni  coia,  e  certo  c^cgli  ab- 
braccia troppo. 

*or.  Nafce  forfè  da  defiderio ,  o  da  grande'  amore",  ch'egli 
porta  a  quefta  arte,  o  da  capriccio:  per  che  quefti  huo 
mini  di  quefte  profeflioni  fono  molto  bizzari,&  io  in- 
tendo ch'egli  e  gaiant'huomo. 

fen.  Au>reffo  i  detti,  ci  fono,  Paolo  da  Verona ,  &  corapa 
grn^i  quali  hanno  dipinto  le  Sale  del  Conf.  Illuftrifs. 
de  X,  opere  ueramente  di  di  fegno,  &  gentili,  e  pur  ho 
ra  il  detto  Paolo  comincia  a|  farli  cognofeer  per  raro 
«ella  fua  profeffione,&  anco  nella  fua  dolce  maniera 
di  eonaerfar,  e  praticar  con  le  perfone.  Giufcppc  Sal- 
uiati  adorna  parimente  la  noftra  Città ,  non  iolo  con 
le  p£Éturc,ma  anco  con  le  cofe  d'Aftrologia,nelie  qua- 
li egli  è  pur  troppo  eccellente.  Coftui  nelle  pitture  a 
guazzo  eccede  ogni  altro  Pittore  ,  colorifce  bene,  ha 

,  gran  difegno,  &  éuago  e  dolce  nella  fua  maniera  .  La 
facciata  della  Cana  de  Loredani  a  San  Stefano  è  fua. 
Nella  chiefadVFrati  Minori  è  un'altare,  opere  pelle- 
grine e  gentili.  Mi  uiene  a  memoria  Umilmente  An- 
«frea  SdiiaJioae^attùuSemolclli,!!  Palma,&il  Liei- 

C    2.  nio 


J4  LIBRO 

nio,  iqualiin  difegno,  e  in  ogni  altra  parte  della  pimi 
ra.  Tono  eccellenti  maeftri  :  Ma  cheuado  io  racconta 
do  quei  che  uoi  forfè  fapcte  meglio,  di  me  rHabbiate 
per  fermo  ,  ch'in  Venetia  fon  più  pitture,  ch;in  tut- 
to il  refto  d'Italia. 

For.  Egli  e  bene  il  douere,ch'cfTendo  noi  i  più  ricchi  huo- 
mini  d'Italia  ,  riabbiate  anco  più  cofe,&  più  belle  de 
gli  altri;  perche  gli  artefici  uanno  doue  che  corre  il  da 
naro,  &  doue  che  le  genti  fon  morbide ,  e  gralfe.  Ma 
parlate  un  poco  della  Scoltura. 

Vcn.  Le  Sculture  fono  anco  affai ,  ma  non  in  quell'abbon- 
danza che  fon  le  Pitture,  perche  quefta  ne  diletta  ma 
cochelaPittura,nfpeuo  ch'ala  non  ha  vaghezza  co 
me  i  colori ,  &  perche  ella  e  ,uta  anco  conofeiuta  più 
tar  di  della  Pittura.  Con  tuttjquefto  i  noftri  la  han- 
no ftimata  aliai.  Voi  vedete  quante  hgure  fon  su  la 
Ghie  fa  di  S.  Marco,  e  quante  ne  fono  anco  dalla  par- 
tedi  dietro  di  detta  Chiefa  eneriefee  in  Palazzo  fo~ 
pra  alla  Corte;  nondimeno  di  unte  ligure  non  fi  iliiiu 
fé  non  lEua  e  l'Adamo. 

For.  Chi  {^ec  quelle  figure  ? 

Vcn.  Andrea  Riccio.  Ma  fé  per  cofa  di  bronzo  volete  ue- 
deruna  marauiglia,  tenete  mezzo  diueier  il  Pail« 
ch'era  già  di  Monf  de  Martini, &  poi  fegnateui.  Inten- 
do ch'il  Cardinal  Ridolfi  volle  dar  in  Vicentina  vn  be- 
nefìcio di  300.  feudi  l'anno  a  Monfig.  per  la  detta  figli 
ra^ma  il  Martini  rifiutò  il  beneficio,  tal  era  il  bello  ani 
mo  di  quel  gentilhuomo  .  IVendramini  da  S.Fofca 
hanno  un  bellici  mo  ftudio,  doue  fono  difegni  di  ma- 
no di  tutti  gli  huomini  eccellenti, che  fono  flati, S:  che 
fono  anc  or  viui.Quiui  vedrete  parimente  rilieui,e  te- 
fte  in  gran  quantita,di  maniera  che  vi  fatisfarete  affai. 
Il  Reaerendifs. Patriarca  d' Aquilea,eioe  il  Grimani,fl 
diletta  finalmente  di  cole  tali, e  fra  la  moltitudine  del 
le  cole  ch'egli  hà,vedrete  vna  Venere  molto  notabile, 
e  degna  di  effer  hauuta  cara  da  ogni  grande  huomo. 
Erano  anco  alcune  belle  cole  appreifo  M.Gia  Matte» 

Bembo 


P    n    1    M    O.  37 

lembo  Senator  Illuftrifs.  e  chiaro.Ét  il  Lòredano  dà 
S.Pantaleone  entra  in  quefto  numero.  E  M.  Aleflan- 
dro  Costar  ini  raro  &  corteiìfs.  gentilhuemo,  pet  cori 
rodi  Medaglie  fu  molto  notabile.  Mahor5.il  fclarifs, 
M.  Federico  C@ntafini  vno  de  Procuratori  diSupra, 
ha  un  ftudio  fornito  di  antigaglie,  Scaltre  cofe  rariffi- 
me,che  lo  fanno  riputai-  in  ciò  di  hauer pòchi  pari. Ma 
ritornando  alle  ScoltUreche  fon  in  pr.blicc,voitro-* 
uarctea'Frarivn'altare  doue  è  un  San  Giotianni  Bat- 
tila di  legno: opera  rara  certo,  &  di  Còtto  ha  ferino 
DonatellusFlorentlnus. 
Fpr.La  fama  di  quefto  Scultore  non  fi  perderà  mài,percio- 
che  io  ho  intefo  dir, che  da  gli  antichiin  qua  non  fu  il 
meglio.  E  pacando  per  Padoua  confiderai  molto  il  cu 
uallo  ch'è  su  la  piazza  del  Santo .  È  volli  fimilmente 
veder  le  hiftorie  di  bronzo  che  fon  dietro  all'aitar  gra 
de  di  quella  Chiefa. 
Yen.  Vi  piacerà  parimente  ne  Fràri  vn'altro  fan  Gio.Èatti- 
fta  di  marmo  pofto  fopra  una  pila  d'acqua  fantà,  vici- 
na all'arca  da  Cà  Pefaro,fotto  ìlquale  è  fcritto  :  laco-* 
bus  Sanfouinus  Florentinus. 
Fot,  Et  anco  quefto  Scultore  ho  intefo>ch'è  de  primi,  e  mi 
fouu  iene  hauer  uedutoin  Roma,e  inParigi,  e  in  Fio- 
renza molte  delle  fue  cofe. 
Ven.Voltateui  in  qua  e  vedrete  affai  delle  fue  cofe.  Que* 
fta   Loggia  è  fua  opera, e  quelle  quattro  figure  di 
bronzo. 
Fox* .  Io  confiderauò  quella  mattina ,  quefte  figure ,  con*  di 
bronzo,come  di  pierrà,è  fon  certo,  che  el!e  fon  ligni- 
ficatine di  qualche  Cofa:  però  mi  farebbe  caro  inten- 
der la  loro  fignifkatione, 
Ven.  Voi  hauetea  faperé  che  quella  Città  di  gra  lunga  ha 
foprauanzato  tutte  Paìtre  nel  fut»  gouemo  ,  perche 
clTendo  nata  Repub .  fi  è  fempré  màtenutr.  Rep.Quc 
fio  mateniméttì  nò  fi  può  dir,che  fia  procedi  :o  daal* 
tro,che  da  una  fommà  fapientia  de  fuòi  Senatori:  con* 
fiolia  che  hauendole  dato  buon  fondamento,  ha  pota 

c    3        t? 


gj  LIBRO. 

to  durare,e  durerà  lungamentc.il Tuo  fondamento  fo- 
no le  leggi,&  cuendo  le  leggi  quelle  che  la  hanno  con 
feruata,diremo,chefapientifIimi  furon  coloro,che  fe- 
cero così  fatte  leggi.Ora  voi  fapete  che  Pallade  è  figu- 
rata da  gli  antichi  per  la  fapientia.  Queftafi  gura  adun 
que  è  vna  Pallade  armata  ,  &  tanto  bella  quanto  ella 
iti  pronta,e  inatto  vaiente;  perche  la  fapientia  di  que 
ili  Signori  è  prontiilìma  nel  gouerno  di  quefta  al- 
ma Città. 

*or-  Quefta  dichiaratione  fino  a  qui  non  è  ingrata. 

Yen.  Et  perche  tutte  le  cofe  fàpientemente  penfate,hanno 
bifogno  d'eflere  efprefTe  con  bella  eloquenza,  percio- 
che  le  cofe  eloquentemente  dette  fon  molto  più  .{li- 
mate di  quelle  ,  che  con  rozzezza  fi  efpongono ,  &  in 
quella  Rep.gli  eloquenti  fono  ilati,  e  fono  in  gran  nu- 
mero^ in  gran  riputatione;però  è  ftato  figurato  que- 
ilo  Mercurioje  voi  fapete,  che  Mercuri©  è  lignificatalo 
delle  lettere,&  deirelequéza. Quell'altro  è  vn'ApoI- 
lo,e  fu  fatto  per  efprimere,che  lì  come  Apollo  lignifi- 
ca il  Solc,&  il  Sole  è  veramente  vn  folo,  &  non  pìù,  & 
però  fi  chiama  Solejcofi  quella  Rep.  è  vna  fola  nel  mo 
«o  fenza  più, fapientemente,  &  giuflamente  regolata. 
Oltre  a  quello,ogni  huomo  sa,  che  la  noftra  natione  fi 
diletta  della  Mufica ,  &  però  Apollo  è  figurato  per 
la  Mufica.  Ma  perche  dalla  vnione  de  Magiftrati ,  che 
fon  congiunti  marauigliofamente  infieme,u'efce  inufi 
tata  harmonia,che  perpetua  quello  gouerno  immorta 
le ,  però  fi  ha  figurato  quello  Apollo ,  che  lignifica  la 
harmonia,ch*io  ui  ho  detta. 

For.Io  credo,che  quefta  ultimatile  uoidite,fia  la  più  ucra. 

Vcn.  Ma  che  debbo  io  dirui  di  quell'altra  figura?  Ella  è  la 
Pace,  quella  tanto  amata  da  noi,  quella  pace  che  il  Si- 
gnor dette  al  Protettor  nollro  S.  Marco,dicendo:Pax 
tibi  Marce  Euangelifta  meus .  Quella  che  ne  fa  gioir 
tra  tutti  gli  altri  popoli  lieti,e  contenti.  Vedete  come 
cllaabbruccia  con  quella  facella  l'arme  ch'ella  hàfot- 
to  i  piedi. 

Ora 


PRIMO.  55» 

;or.Ora  sì,ch'io  guftola  compofiitone  di  quella  loggietta. 
Ma  che  lettere  foa  quelle  intagliate  nelle  bafe  delle 
figure  ? 

/cn.  Elle  fono  il  nome  dello  Scultore,  &  dicono  :  Iacobus 
Sanfouinus  Florentinusfaciebat;  cioè,che  l'operatore 
che  le  ha  fa  tte,è  flato  il  Sanfouino. 

ror.  Veramente  che  quefta  è  bella cofa, ma  di  chi  è  l'or- 
dine? 

fen.  De  Procuratori  di  San  Marco  de  Supra,  iquali  fecon- 
do che  lor  pare,adornano  quefta  piazza  a  gloria  loro* 
&  a  bellezza  dì  quefta  Città. 

?or.  Ora  uoi  mi  hauete  detto  la  fignifìcatione  delle  figure 
principali,ditemi  anco  quella  de  quadri,  che  fono  in  al 
to  di  pietra  uiua ,  perche  iomi  penfo ,  che  anco  quella 
opera  non  fia  fatta  a  cafo. 

^en.  Venere  Dea  delle  delitie  nacque  in  Cipri,  e  ne  fu  Re 
gina  no  finta, ma  uera,sì  perche  gli  fcrittori  di  ciò  dico 
tto,e  si  anco  perche  M.  Gian  Matteo  Bembo,  che  fu  in 
reggiméto  in  quell'Itola,  ha  trouato  la  fua  fepoltura. 
Ella  è  figurata  qui,come  uoi  uedete,diftefa,cioè  pofta 
in  ripofo,e  quel  garzonetto  che  le  uola  di  fopra  e  Cu- 
pido. Ora  quefta  Venere  lignifica  ITfola  di  Cipri,  e 
Uoi  fapete^ie  quelli  Signori  haueuano  già  in  goucr- 
no  quei  Regno. 

for.  Seniilimo  :  Ma  che  uuol  dir  quell'altro  quadro  ? 

fen.  Gioue  fu  Re  di  Candia ,  e  la  fua  fepoltura  lì  honoraua 
in  quelPlfolane  tempi  di  Lattantio  Firmiamo ,  come 
egli  afferma.  Adunque  quello  che  uoi  uedete  co  quel 
la  bacchetta  è  un  Gioue ,  dalla  cui  banda  è  un  Labe-, 
rinto,  perchei  Poeti  dicono  che  ni  ftacua  un  Minorasi; 
ro.  E  perche  fi  conofea  che  queih  figura  fia  un  Gioue, 
uedete  in  Aria  quell'Aquila  lsquale  gli  porta  la  uerga 
reale,di  maniera  che  tutte  le  ibpradetie  cofe  lignifica- 
no FIfoia  di  Candia. 

or.  Inuentione  arguta  e  d'ingegno, 

ren.  La  figura,  che  nel  mezzo  tra  i  quadri ,  è  una  Veneria, 
quantunque   ftia   in  atto   d'uria  Giuftitia  ,  perche 

C     4  tale 


4o  L-  I    2    K    O 

taleèlattoftraCittà,che  volendoli figurate  ,fi  figu- 
ra vna fantiffima  Giullitia  .  Quei  vecchioni  di  (otto, 
cheverfano  quella  copia  d'acqua,  fon  polli  peri  fiu- 
mi della  Terra  ferma  ;  di  modo  che  voi  vedete  in  que- 
fta  picciola  facciata  ,  collocato  in  figura  ,  l'Imperio  di 
quefti  Signori ,  coli  in  mar ,  come  in  terra .  Oltre  alle 
predette  cofe ,  voi  hauete  anco  veduto  i  due  Giganti 
di  marmo  alla  feda  della  corte  di  Palazzo  ,  l'uno  de 
quali  è  vn  Marte>&  l'altro  vn  Nettuno ,  fatti  di  mano 
del  Sanfouino,a  ornamento  del  Palazzo.  Iquali,fi  co- 
me fono  fegno  ,  che  quefti  nollri  Signori  fon  patroni 
del  mare>nelle  cofe  della  guerra,cosi  anco  arrecchano 
grandifs. gloria  alla  magnificenza  di  quello  Dominio, 
che  non  guardando  né  a  tempo,ne  a  fpefa,cerca  tutta- 
uia  di  moftrar  altrui,quanto  fieno  ftimate  le  buone  ar- 
ti in  quefta  Città. 

Tot.  Non  ho  fé  non  auanzato  a  far  quefto  ragionamento 
in  quefto  luogo ,  perche  ne  lomminiftra  materia  -,  ma 
ditemi,  chi, fu  l'Architetto,  e  l'ordinatore  di  quelle 
fabriche  ? 

Vcn.  Io  vi  ho  detto,che  i  Sig.  Procuratori  di  S.  Marco  fan- 
no il  tutto  .  Nondimeno  ho  più  volte vdito dire,  che 
quella  Loggia  fu  propofta,e  procurata  dal  Clariiì.  M. 
Antonio  Capello Procurator  illuftre,e  preftantifs. 
della  Chielà ,  &  che  fi  dilettaua  all'ai  d'adornar  tutta 
la  Città.  L'Architetto  poi  fu  il  medefimo  Sanfouino, 
ilquale  anco  ordinò  quell'altra  fabrka  grande ,  che  fi 
chiamala  Libraria. 

Por.  Deh  di  grada  ditemi,  perche  ha  ordinato  il  Sanfouino 
co  fi  quelle  cole  ? 

Vcn.  Prima,  perch'egli  è  raro  huomo  in  quella  proferii  one, 
&  è  piouifionato  per  quefto.  $econdariamente,perche 
i  Sign.  Procuratori  glielo  comandarono  ,  &  quella  fa- 
brka fpecialmente  fu  cura  del  Clarif.  M.  Vettor  Gri- 
man;  Procurator  llluftr.  di  S.  Marco, del  quale  io  non 
potrei  dirui  tanto  che  folle  a  baftanza  s'io  volcflì  di- 
moilrarui  quaifiaftatala  grandezza  dell'animo  luo, 

la  fu- 


P    R    IMO.  41 

hiublimità  dell'ingegno  ,  laeopiofa,  e  bella  paniera' 
del  dire,  e  la  Tua  liberal  natura*,  &  amoreuole  con- 
uerfatione. 
ror.Ho  fentito  in  Roma  raccontar  cole  grandi  di  quello 
Senatore,ragionandofi  vn  dì  del  Cardinal  fuo  fratello. 
Pen.  Ora  eonfiderate  là  compofitura  di  quefta  fabrica.  Ma 
accioche  voi  habbiate  cagion  di  ftupire ,  voi  hauete  a 
fapere,che  ella  ha  da  arriuaré.  fino  a  quel  cantone  deì> 
la  Zecca.Da  quefta  banda  del  Campinale  ha  da  fegui- 
tarfinoa  S.  Geminiano,  (la cui  Chiefa  s'è  fatta  già 
dal  publieo  per  follecitudine  d'un  fuo  honoratoPio- 
uano)&  dapoi  ha  da  voltare  fino  alle  hore  colà  intor- 
no intorno  alla  Piazza. 
Por.  Sarebbe  quefta  una  cofa  marauigliofa  fefimettefie 

a  fine. 
Ven.  Si  metterà  con  la  gratia  di  Dioj&  già  vedete,  che  fi  uà 

dietro  quotidianamente. 
^or.  Dio  il  faccia  :  Ma  ditemi  per  cortefia  due  cofe .  I/una, 
che  vuol  dir  quella  Chiefa  di  S.  Geminiano  così  all'in- 
cóntro di  quella  di  S.  Marco.  L*altra,a  che  ha  da  feruir 
quefto  cofi  honorato  edificio  intorno  alla  Piazza  ? 
Ven.  Quanto  alla  prima  domanda ,  io  vi  difsi  di  fopra  r  che 
Narfete  edificò  San  Geminiano,  e  tutta  la  fuahifto- 
jia  .  Ora  la  fifa  chicfa,dopò  molte  centinaia  d'anni  ,  è 
venuta  a  quel  finimento,  che  voi  vedete  gl'Architet- 
to d'eifa   e  Mto  il  Sanfouino;ma  il  promotore ,  &  fini- 
tore   di  tutta  l'opera  fu  il  Manzino  Antiftite  ,  & 
Piouano  già  della  predetta  Chiefa,  la  quale  fi  co- 
me per  leggiadria >&  Per  vaghezza  di  bella  compofitu- 
ra, fra  l'altre  è  giudicata  da  tutti  quali  come  vn  rubi- 
no tra  molte  perle ,  cofi  anco  è  ftata  illuftrata  per  la 
induftriadel  detto  Piouano  ,  tanto  più  ,  quanto  che 
eeli  condurle ,  e  con  la  fua  affabile  maniera  ,  &  con  la 
fua  grata,  &  dolce  eloquenza,  &  con  la  fua  accorta 
modeftia,il  Senato  a  darle  quel  compimento»  che 
voi  vedete.  Et  per  moftrare altrui  che  egli  amauadi 
cuore  le  cofe  appartenenti  a  quefto  pomimo,  kcc  ce 

larga 


4i  LIBRO 

larga  mano  fabrìcare  col  Tuo  pjoprio,  nel  predetto  Té 
pio,  uu'organo  marauigliofo  per  Architettura,  per  ha? 
monia,e  per  ordine  di  pittura,fpédendoui  più  di  £oo, 
ducati;  loqual(  condotto  da  quella  grandezza  d'ani- 
mo, ch'era  di  Tua  propria  natura)  fece  fonare  a  Clau- 
dio Organarla  eccelente  della  Signoria .  Vedrete  poi 
nella  medefima  chiefa  un  ritratto  nella  facciata  entran 
do  a  man  delira,  dei  detto  Piuano  di  marmo,  cofi  ef- 
preflìuo  della  fua  fomiglianza  ,  ch'AlefTandro  Vitto- 
ria, che  n'è  flato  lo  Scultore ,  confeffa  talhora  ài  non 
hauer  a  far  mai  meglio.  La  onde  non  ui  marauigliate, 
fé  uoi  leggete  meritamente  nella  publica  facciata  del 
la  predetta  Chiefa,  quello  Epitaffio  in  campo  d'oro. 

HANC  AEDEM  VRBIS  NOK  VÈTVSTI5SIMAN* 
SOLVIVI  SED  ETIAM  A  VG  VST  ISS  IM  A  M  SÈNA- 
tVS  VENÉTVS  ANTlQVA  RELIGIONE  OBSTRI 
CTVS  MAGNIFICENTIVS  PECVNIA  PVBLICA 
KEFICIENDAM  DÈCREVIT.  AN.  POST  CHRIS. 
NAT.  M.D.   LVII.  SVMMABÈNEDICTIMANZlNt 

antistitis  cvra<  Quanto  alla  feconda  doman 
da.  Fu  già  un  Cardinalc,chc  fi  chiamò  Beflarione,huo 
mo  Greco.  Cofluia'fuoi  tempi  hebbe  una  honorata 
Libraria,  così  di  cole  Grece  come  anco  Latine.  Venen 
do  a  morte,lafciò  ogni  cofa  al  Dominio.  In  quella  Fa 
brica  adunque  fi  fono  porli  i  detti  Libri,accioche  fiano 
publicamentc  ueduti.  da  tutti;  &  è  il  luogo  peri  Li- 
bri, con  una  belliffima  Porta  innanzi,  fopralaquale  è 
uno  Epigramma  ciò  lignificante,  co'nomi  deTrocura- 
tori  che  l'ordinarono,  e  del  Principe  ch'ailhora  uiuea, 
che  fu  il  Triuifano.Et  perche  ui  auanzano  altre  habi- 
tationi,  ui  è  anco  una  Sala  per  i  Lettori ,  che  fono  da 
quello  Dominio  prouifionati,accioche  infeeninoal-  ' 
lagiouentùledifcipline;&  delreftante  chea  yà die- 
tro facendo ,  R  faranno  ne  le  Procurane. 
For.  Quanto  alla  Compofitura,  per  quel,  ch'io  m'intenda, 
quello  primo  ordine  è  Dorico,  maio  ueggo  poi  quel 
Cantonale,  che  mi  fa  dubitare. 

Et 


I 

PRIMO.  43 

Veti.  Et  di  che? 

For.  Mi  fa  ftar  fofpefo,  perei  och'io  so,  che  leggendo  Monf. 
Claudio  Tolomei ,  il  Vitruuio  in  Roma  in  una  certa 
Academia,Joueio  mi  trouaua  qualche  uolta,dicca  tra 
l'altre  cofe,  che  gli  antichi  non  feppero  mai  fare  i  Can 
tonali  all'ordine  Dorico,  laqual  cola  è  tocca  da  Vitru- 
uio nel  principio  del  Quarto;  e  la  ragione  era)dicea  il 
Tolomei)  perche  non  cadeuano  a  proportione  le  Me 
tope  coTriglifi  nel  uoltare  il  Catone,e  gli  {patii  i  qua 
li  yeniuano  in  quella  uoltatura  a  difordinarfi  ;  ma  io 
ueggo  che  qnefto  Architetto  ha  faputo  accommadare 
quella  parte,&  certo  è  digniffimo  di  lode  perpetua. 

I  Vcn.  Auanti  che  foffe  finito  quel  cantonale,  corfero  parec- 
chi anni,  nel qual  tempo  molti  credettero  ,che  fido- 
netti  reftar  séza  fare  altrove  molti  ^npofero  diuerfi  par 
titi:  finalméte  fu  fatta  quefta  imprefa  che  noi  vedete. 

IFor.  Mi  piacciono  affai  quelli  fiumi  ne  gli  angoli  dell'ordi- 
ne Dorico  :  e  quelle  uittorie  la  su  alto ,  ne  gli  angoli 
dell'ordine  Ionico. 

'Ven.  Si  fa  una  oprjofitione  a  quefta  Fabrica. 

For.  E  che  fi  può  opporre? 

Ven.  Ch'ella  è  baffo  rifpetto  al  Palazzo. 

For.  Quand'ella  foffe  più  alta,bifognaua  far  i  uolti  maggio 
ri,  ilche  facendo,  non  haueuaj  fpalle  di  dietro ,  che  fc 
uoi  con  fiderate  bene,  ella  è  molto  (betta,  &  non  so 
perche. 

Vcn.  perche  quel  muro,e  quel  edificio  è  la  Zecca,  però  que 
fta  Fabrica  é  ftretta.  Ma  poi  che  noi  fiamo  alla  Zecca, 
entriamo  dentro. 

For.  Quefta  mi  pare  una  Fortezza  nella  prima  entrata 

Ven.  Auuertite,  che  uoi  non  ci  troue  rete  pur  un  pezzo  di 
legno,ma  è  tutta  di  fero,  edi  pietra. 

For.Degna  prigione  del  pretiofifsimo  oro.Et  a  punto  la  co 
pofition  Ruftica  accópagna  la  qualità  di  quello  edifi- 
cio.Ma  di  chi  è  la  compofìtura? 

Ven.Del  medefimo  Giacomo  Sanfouino  ,  del  quale  anco  è 
la  fcuola  della  Mifericordia,opra  pur  troppo  terribile," 

e  ma- 


44  LIBRO. 

è  marauigliofa. 

For.  Pur  hieri  a  cafo  giun  fi  a  quella  fcuola.e  mi  par  non  ha- 
uer  ueduto  cofa  così  maficcia  come  quella. 

Ven.  Intendo  s'ella  fi  fi  ni  ile  ,  che  farebbe  una  delle  belle  co 
fé  dlc.ilia.Ma  quàco  a  cofa  maflìecia,qual  maggior  mo 
le  troueretc  noi  di  q  urlio  altifisimo  Campanile  ?  Que 
fta  opera  è  delle  rare  che  riabbia  Venccia  per  antica. 
Dencro  ha  le  ficaie  lenza  gradi  ,  &  un  belLflìmo  ordi- 
ne di  finellre  di  fwori  ;  uoi  uedete  che  macflà  e  la  fua. 
Volge  te  l'occhio  al  Palazzo  ,  non  è  gli  notabile,  e  di 
grandezza,  di  marmi?  Non  ui  par  quella  fua  porta  pie 
na  dì  belle  ,  e  honorate  figure  dalla  cima  fino  al  fon- 
do? lequali  cofe  fono  degne  di  cflerc  mimi  tirìi  ma  men- 
te confiderai  e  ad  una  ad  una. 

For.  Io  no  ueggio  fé  no  bellezze  per  tutto,&  ui  uo  dire,che 
qlla  maniera  di  qlle  figure  non  è  punto  Lóbarda,ma  ha 
del  buono.  Et  uoi  forfè  no  fapete,che  fia  lo  Scultore. 

Ven.  Il  nome  è  noto, ma  h  Patria  e  incognita, pcrcioche  lo- 
pra  alla  porta  fon  qlle  parole:  Opus  Bartolomei,qua- 
fì  che  nò  ui  folle  in  quei  tépi  altro  Bartolomeo  che  lui. 

For.  Coftui  doueua  elfer  il  primo allhora,&per  il  luofem- 
plice  nome  ueniua  conolcìuto,  come  anco  hoggi  èco- 
nofeiuto  quell'altro  Michel  agnolo .  Ma  chepilaftri 
fon  quelli? 

Ven.  Dicono  che  dalle  rouine  d'Aitino  furon  portati  in 
quello  luogo, e  ch'allhora  erano  a  una  delle  porte  di 
detta  Cicca.  Quelle  du  e  gran  colóne  parimente  furo» 
portate  di  fuori.  Scriuc  il  Sabellico  che  nò  forca  porta 
te  tre  fopra  alcune  cara  che,ma  uolédole  fcaricai  e,una 
d'effe  cadde  in  acqua .  Quelle  due  foron  dritte  da 
uno  Archietto  Lombardo, ilqual  addomando  per  gra- 
fia cheui  fi  poteffe  giuocarea  dadi  lenza  alcuna  pena, 
e  tanto  gli  fu  conceduto  .  Et  perche  farebbe  pur  bella 
«ola  hauer  anco  la  terza  ,  a  quelli  giorni  parlati ,  uno 
huomo  da  bene  s'olieri  di  trouarla  in  Canale, ma  uole 
uà  un  officio  per  premio. però  hauendogliil  Senato  ^p- 
«tflo  guanto  egli  defidcrawa;rafldò  cercando  in  canai 

gran» 


P    K    I    M    O.  4? 

grande ,  poco  difcofto  dal  ponte  della  paglia ,  con  un 
lunghiflìmo ferrojma  la  Tua  fperanza  gli  riufcì  uana. 

or.  E  quefta  chiefail  domo  di  quefta  Città? 

en.  Si?nor,nò,ma  è  Capella  del  Doge.  TI  domo  è  fan  Pie- 
tro a  Camello  oue  fa  refidéza  il  Patriarca,  Ma  parlado 
di  quefta  chiefa,uoi  uedete  quata  ricchezza  è  la  fua;fi 
ha  memoria  che  ella  arfe  tutta  infieme  col  Palazzo, 
ma  fu  rifatta  nellaforma  che  uoi  uedete  al  preferite  1* 
anno  1 107.U  cielo  tutto  di  Mufaico,  il  fuolo  diminu- 
to lauoro  di  marmo,e  le  mura  coperte  pur  di  marmo, 
lo  rédono  honórato;e  nobiliilìmo  oltre  modo.! Ma- 
quel  ch'im  porta  più,  egli  e  frequétato  ognidì  dalla  no 
biltà.E  uifitato  dalla  Signoria  parecchie  uolte  l'anno. 
L'apparecchio  delle  cole  neceflariea  detta  chiefa  è  ine, 
ftimabile,cofi  d'oro,d'argento,&  di  gioie,c'ome  di  para 
menti, di  cofe  di  fetale  d'ogni  altra  materia  che  fi  polla 
trouare.  In  quefta  chiefa  e  il  famofo  theforo  ,  ilqual 
confitte  d'alcuni  pettorali  tutti  tempeftaci  di  perle,  & 
digioié;dalcuni  balafci rari  -y  d'una  berretta  del  Doge 
nòuaméte  fatta,  che  palla  200. mila  fcudi;(ancora  che 
del  1 3  *8,fi  facefle  una  legge  per  laqual  s'ordinaua,che 
.  cotal  berretà  valefTe  ifoo.  ducati,da  efler  ferbata  per 
iProcuratori)di  molti  uafi  di  diafpro;  &  molt' altre 
cofe,che  bifogna  più  tofto  uederle,che  dirle.  Ha  bellif 
fimo  Clerico  così  di  Canonici,come  d'altri  Preti.  Hi 
due  organi  perfettiflìmi,  i  quali  fi  fuonaao  da  doi  va- 
lenti huominiprouifionati. La  Capella  poi  de  Murici 
è  fenza  paro.In  fomma  fi  fpertde  in  quefta  chiefa ,  tra 
Prouifionati,Preti,Cere,&  cofe  altre  necerTarie,  me- 
glio di  dieci  miiia  ducati  Tanno. 

or.  Voftra  Mag.fi  fermi  un  poco. 

ren.  Molto  uolentieri, 

or.  Quanto  al  theforo  che  uoi  hauete  detto ,  io  derìdere 
di  faper  due  cofe;  l'una  in  che  maniera  s'è  hauuto  l'al- 
tra s'è  uero  che  fofTe  rubato  da  un  Greco,come  io  ho 
intefo 

ren.Qnanto  alla  prima  domanda,  le  cofe  che  fon  nel  the- 

fore 


4*  LIBRO 

foro,  parte  fi  fono  acquiftate  per  la  prefura  di  Con fla 
tinopoli,  &  di  molte  altre  Città,  e  parte  fono  fiate  a 
quello  Dominio  donate  da  diuerfì  altri  Principile  Si- 
gnori. Et  fi  coftuma  dimetterlo  su  l'aitar  grande  di 
ian  Marco  per  le  fette  principali  deli'àno,accioche  tut 
to  il  popolo  lo  vegga.  Si  moftra  anco  particolarmen- 
te a  quei  Signori  che  vengono  in  quefta  Città ,  &  che 
hanno  diletto  di  veder  le  cofe  notab  ili  che  ci  fono .  Et 
veduto  il  theforo  fi  conducono  di  fopra,vicino  alla  fa- 
la  del  Gran  Configlio ,  oue  è  l'armamento  del  Confi- 
glio di  X.  ricchiilìmo,  e  bellifiìmo  a  ueder  quanto  al- 
tro chefia.  Quanto  poi  a  quella  parte  ch'il  theforo 
foffe  rubato,  è  commune  a  ogniuno ,  (e  il  Sabellico  ne 
fa  memoria  nelle  fue  Hiftorie,  ch'il  ladro  fu  un  Gre- 
co, ilqual  cacciatoi!  in  Chiefa  fono  un'altare ,  e  fatto 
vnforo  fottcrra,  riufeì  a  dirittura  nella  ftanza  del  the- 
foro  ,  e  ogni  mattina  ufeit©  di  fotto  l'altare ,  portaua 
uia  la  terra  in  vn  facchet  tino.  Giunto  al  luogo  ne  ca- 
llo fuori  tutto  il  meglio.  Et  fi  dice,  che  volendo  im- 
barcarli per  portar  uia  ogni  cofn,donò  a  un  fuo  Com- 
pare vn  balafcio  ,  ilqual  riccnofcendolo ,  per  hauerlo 
ueduto  nel  theforo,corfe  alla  Signoria,  &  riferì  il  tut- 
to; perche  prefo  il  Greco ,  e  conteflando  il  furto ,  fi 
impiccato  per  la  gola.  Ne  ui  uoglio  lafciar  di  dire  vna 
fauola  che  fi  racconta,  che  furon  già  quattro  mercan- 
ti, i  quali  hanédo  quefto  theforo,  lo  portarono  in  Vc- 
nctia.  Et  perche  pareua  ch'i  polTeditori  di  eflo  fufle- 
ro  troppo  numero,due  di  loro  s'accordarono  di  auele 
nargli  altri  due  compagni,  iqualì  s'erano  anco  eiìì  ac- 
cordati a  far  il  medefimo  a  queg'altri  due,&  che  non  fi 
guardando  l'un  da  l'altro,  meflb  in  effecutione  il  pen- 
ierloro,fi  morirono  tutti  quattro;  perche  non  hauen 
do  efli  heredi,  focceffe  il  Deminio  in  quefti  beni .  Et 
vogliono  le  brigate  che  quelle  quattro  figure  di  por- 
fido che  fon  fui  cantonale  rifeontro  alla  carta ,  eh5  è  vi- 
cino alla  porta  grande  del  Palazzo,  che  s'abbracciano 
a  due  a  due,fieno  i  mercanti  predetti .  Ma  cerne  io  ui 

ho 


1 


LIBRO.  47 

fio  detto  ella  è  una  fauola. 

?or.  Notabilato  nel  uero,  Maiouorrei,chevoi  mi  dice 
fte  due  altre  cofe;  l'una  è,  che  lignificano  quei  pergoli 
che  fono  in  coro  ;  l'altra  è,  che  faccino  in  Chiefa  quel» 
li  feudi  che  pendono  da'Corridori, 

f*iL  I pergoli  non  ui  erano  anticamente ,  e  fon  cof2  nuo- 
tiate fbruono  a  cantar  rEpiftola,&  il  Vangelo  quando 
bifbgna.  Quanto  alle  hiftorie  di  bronzo,  elle  fon  figu 
rate  per  i  miracoli  di  fan  Marco ,  e  confideratele  bene, 
che  voi  vederete  un  diligente  lauoro  in  bronzo  per 
opera  del  Sanfouino.  De  gli  Scudi  che  fono  attacca- 
ti., vfanza  è  in  quefta  €ittà,ch'il  Principe  nel  fuo  Prin- 
cipato fa  tre  cofe.  Ilfuo  ritrarrò  naturale,  iiqual  fi 
mette  nella  Sala  del  gran  Coniglio  tfbtto  il  foffito  in 
in  alcune  lunette  oue  bora  il  Veniero  è  l'ultimo  in 
quefto  ordine;  &  per  quefto  era  prouifionato  M-Ti- 
tiano.  Vn  quadro  in  Collegio/)  in  Pregai,  o  in  qualun 
que  altro  luogo  oue  torni  meglio,  nelqual  (ì  fa  la  Ma- 
<dona,&  il  Doge  inginocchioni  con  altre  figure .  I/ulti 
ma  uno  feudo  con  Tarma  del  Doge,  iiqual  yiuendo 
elfo  porta  nelBucentoro,  e  il  tiene  attaccato  nella 
fua  Sala  ;  e  morto  fi  mette  in  San  Marco  a  fua  perpe- 
tua memoria. 

'or.  Poi  che  voi  hauete  ricordato  il  Buccntoro ,  che  colà 
è  egli  ? 

fsa.  Egli  è  vn  legno  di  notabil  grandezza  nel  quale  la  Si- 
gnoria col  Principe  fuol  andar  j^elle  folennità  con  gra 
pompa.  Io  trouo  che  del  z^tf.s'adoperauailBucea 
toro  a  portar  mercantie,  ma  non  è  dubio ,  che  egli  era 
un'altro  legno ,  e  non  queftopercioche  del  13 1 1 .  fa 
perii  Dominio  ordinato,  che  fifacelfevn  Bucentoro 
al  Doge  j  ch'èquefto ,  ilqual  però  fi  tien  di  tempo  in 
tempo  in  concio  per  feruirfene  quando  bifogna.Qua- 
topoia  quefto  nomeBucentoro,riferifce  Bernard» 
I  ultimano  che  alcuni  lo  chiamauan  cofi  da  Bucinato- 
ri,cioè  fonatori  di  piffaro,  ma  rifutando  cotal  opinio- 
act  dice  ch'egli  hebbe  più  collo  quefìo  nome  da  qual- 
che 


48  LIBRO 

che  gran  Centauro  che  era  dipinto  dauanti  à  detto  le- 
gno,j>erche  s'ufa  far  fopra  cofi  fatti  legni,imprefe,  ani- 
mali^ tali  altre  fantafie,  fecondo  i  voleri  deglihnomi 
nijeBuin  compofitione  lignifica grande,  quali  dicat, 
gran  Centauro. 

For.  Di  ragione  andando  nell'Arfenale  fi  dee  poter 
vedere. 

Ven.  Si  Sede  .Maritornandoafan  Marco,  non  uoglio  di- 
menticarmi de'  quattro  Caualli  di  bronzo  ,  cofa  forfè 
delle  r>iù  belle  che  polliate  vedere  in  Italia. 

Por.  Voi  dite  il  vero,  a  me  paiono  antichi ,  ma  donde  gli 
hauefti  ? 

Vfifl.  Si  dice  che»  quando  Contamino  (che  fu  cau  fa  della  ro 
uina  d'ttalia)fi  partì  di  Roma/tra  l'altre  cofe  tolfe  del- 
l'arco di  Vefpafiano  quelli  Caualli ,  e  li  condufTe  con 
èflba  Conftantinopoli.  Par  poi, che  quando  quefti  Sig. 
furon  in  alcune  imprefe  ,per  lequali  hebbero  alcune 
vittorie ,  fi  che  Conftantinopoli  fu  mezzo  loro  ,?fe  ne 
portarono  tra  l'altre  cofe  quefti  caualli,  iquali  Ita- 
ti alcun  tempo  in  luogo  recondito,  finalmente  furon 
meffi  qua  su  .  Ben  è  uero  che  per  l'altezza  non  fi  po£- 
fon  godere ,  ma  colà  su  non  impedirono  la  piazza ,  e 
fon  fuori  de'pie  delle  genri. 

Fot.  Io  vi  confeffo  veramente  ch'il  Cauallo  di  Roma  in  Ca 
pidoglio  è  di  minor  bellezza  che  quefti,  ma  è  più  grof 
fo;3c  quel  da  S.Gio.e  Paolo  non  è  da  comparare. 

Veri.  Non*  è  dubbio,  che  quel  non  è  da  comparare  ;  ma  per 
quel  ch'io  ho  intefo  da'vecchi,fu  fatto  da  un  ualét'huo 
mo,che  fi  chiamaua  Andrea  del  Verrocchio,  eftaua  b  e 
niflìmorma  nel  batterlo  di  bronzo  fu  guaito, 

Fór.  Perauentura  lo  Scultore  doueua  efler  morto. 

Ven.  Cofi  fi  dice  tra  coloro  che  fanno  le  cofe  de  noftri  palla 
ti.  Ma  tempo  è  hormai  ch'ufeiamò  di  Piazza  col  ragio 
namento >  e  ch'andiamo  uagando  per  l'altre  parti  del- 
la Città. 
For.  Come  ui  piace.  Ma  che  uoglion  lignificar  quefte  tre  an 
tenne  pofte  cofi  in  mezzo  alla  piazza  ? 

Gran» 


PRIMO.  ^  4». 

yen.  Grandezza,e  Signoria  tra  l'altre  Città  del  Dominio. 
Et  uoglio  che  uoi  fappiate,che  fu  ordinato,  ch'il  Coni 
mime  di  Venetia  folle  chiamato  Dominio,hauendori 
fpetto  alle  Città,ch'egli  polli ede,per  honoreuolezza. 
Gli  4*1  i  predetti  fon  poi  trecche  quel  numero  è  per- 
fetto,oltra  che  comparirono  affai  meglio  tre  che  vii 
folo  in  una  piazza  cosi  grande.  Et  fi  foglicno  perle  fé 
ite  principali  tirar  su  le  predette  antenne  gli  ften^ 
dardi  di  feta  &  d'oro  molto  grandi .  Su  cantonali  del-, 
la  Chiefafon  poi  due  altre  picciole  antenelle  per  far 
compo/itione ,  e  corrifpondenza ,  &  per  ornamento. 

For.  Io  fon  fodisfatto.  Andiamo  hora  doue  ui  piace. 

Yen.  Ditemi  un  poco  3  hauete  uoi  ueduto  le  fabriche  pec 
la terra? • 

For.  Nehòuedute  molte  j  ma  io  non  so  quali  fon  le  più 
belle. 

Ven.  Adunque,  perche  non  manchi  cofa  alcuna  al  uoftro 
defiderio-uoi  hauete  a  intendere^he  tutti  coloro  che 
fabricano  edifìci  d'importantia ,  s'ingegnano  di  farli 
fopra  j  Canali,  si  perche  fi  hàlacommodità  della  n-p 
uà  per  lo  bifogno  di  cafa,eper  rifpetto  delle  noftre 
Gondole,  &  si  per  che  le  principali  noftre  ftrade  fono  i 
Canali.  Vo  dir  per  quefto,  chei  belli  edifici  fon  fopra 
i  Canali. Ma  Ci  come  tra  tutti  i  Canali,  il  Canal  giade 
è  più  nobije  di  tutti  gli  altri,cosi  gli  edifici  che  fon  fo- 
pra detto  Canale,fonancoin  grà  parte  notabili,e  beh- 
ìi.Ora  tra  i  Palazzi  marauigliofi ,  quel  de  i  Loredani  a 
£mMarcuala,ulrimamentecópratodal  Duca  di  Bra-? 
fuuich,  è  molto  proportionato,e  ricco  di  marmi.Bel- 
loè  fimilmentequelde'Guffonial  Ponte  da  Noale, 
&  pieno  dentro  di  molte  commodità.  Si  loda  gran- 
demente quell-edificio  del  Delfino  alla  riua  defCar- 
bone.  Quei  de  i  Cotarini,quel  del  Mocenigp,  il  Fonti 
co  de'Tedefchi,  nel  qual  fi  trafacano  le  marcane  della 
Germania,  &  che  fi  può  dire  una  picciola  Città  nel 
corpo  di  qfta  noitra,dalquale  fé  ne  trahe  molto  utile. 
J-acafa  Fofcar^ ,  la  Giuftiniana  che  Tè  a  canto ,  il  Pa^- 

D  lazzo 


ro  LIBRO 

lazzo  de'Pifan^quel  de'Baiìì ,  quel  de'  Lcredani  a  fan 
Stefano,qucl  de'Pcfari  a  fan  Benetto,  quel  di  Priuli  a 
fan  Seucro  ,  quel  del  Gonella  a  fan  Iojb,  quel  del  Mo- 
ro a  fan  Icronimo,  quel  del  Ponte  a  fan  Mauritio,quel 
deTroni,  quello  dc'Grimani ,  &  quello  di  M.Giorgio 
Cornaro,  che  fono  colè  marauigliofè.  I  Cucina  pari- 
mente han  fabricato  un  bellifTimo  cafamento  molto 
«eco.  Alla  Zudeca  poi  ui  fono  infiniti  palazzi  con  hor 
«mirabili.  Ma  che  ui  debbo  io  dir  di  Murano  poco 
più  d'un  miglio  da  lunghi  di  Venetia?Eglié  le  delitie 
di  quella  Città.  Quiui  gliedificiifon  bellifsimi ,  tra' 
quali  quel  già  di  M.  Camillo  Treuifano  è  uerameme 
reale,  con  un  giardino,  e  con  una  fontana  alla  Roma- 
na di  eccefsiua  bellezza.  Quiui  i  giardini  fon  floridif- 
Jimi,  e  «aghi  quanto  quafi  in  qualunque  altra  parte 
d'Italia.  Quiui  fi  fanno  i  uetri  in  tanta  eccellenza,  che 
Murano  ne  condifee  tutto  il  mondo  con  molta  fua  glo 
ria  .  La  onde  io  credo  che  poche  città  d'Italia,  fi  polsi 
no  per  q  nette  parti ,  comparare  a  Murano.  Ma  tornati 
do  doue  ci  partitilo,  che  uado  io  raccontando  cofe  ta- 
li, fé  quafi  la  maggior  parte  delle cafe  di  Venetia  fon 
come  Palazzi,e  come  Palazzi  anco  adobbati  di  dentro 
d'ornaméti,  e  d'ogni  ricchezza  ?  Io  ho  fatto  métione 
di  quelli  che  mi  fon  cofi  iienutiabocca,  che  troppo  di 
rei  s'io  uolefsi  far  memoria  di  tutti  ,  ma  non  uoglio 
Jafciare  a  dietro  le  Scuole.  Noi  h abbiamo  fei  fcuole, 
o  fraterne  che  le  diciate,  delle  quali  io  no. credo,  che  in 
tutta  Italia  fé  ne  trottino  altre  tante  cori  ricche  e  fu- 
perbe.  Ricche  d'entrate,  di  paramenti  facri ,  di  argen- 
tane, e  di  cole  appartenenti  al  culto  diurno  .  Superbe 
per  edifici.  L'una  e  la  fcuola  di  San  Marco  polla  a  fan 
Giouanni,&  Paolo  .  Quella  ha  un  bellifsimo  falone 
con  belle, &  honoratelhnze,  e  con  marauigliofi  lauo 
ri  dentro;  di  fuori  e  tutta  di  marmo,  &  di  dentro  è  be- 
nifsimointefa.  L'altra  eia  fcuola  della  Mifericordia, 
della  qual  ui  ho  detto  perinnanzi,cioéla  nuoua,  ope- 
ra eterna  e  degna  di  quefto  Dominio  perla  fua  ccccf- 

fitta 


P    R    I    "M    O.  51 

fina  bellezza;  s'ella  però  hi  nera  il  Tao  debito  fine.  La 
terza  e  qlla  di  S.  Giouani  Euagelilì:i,ricca  di  molta  en 
trata,  e  notabile  d'edificio  per  efler  tuttadi  marmo. La 
quartacla  Carità.  La  quinta  è  S.Rccco  fatta  di  unouo, 
co  tanta  fpefla,  co  tanta  induftria  eh'e  una  marauiglià 
a  uederla  .  La  feria  è  quella  di  fan  Theodoro ,  laquale 
perhauer  illoco  picciolo  non  ha  potuto  fare  queir 
opera,  che  fi  defiderana  .  Tutte  Je  fopradettc  fcuole 
hanno  (aie  reali ,  le  quali  non  farcbbono  fé  non  gran- 
di a  qualunque  palazzo  di  qualunque  Signor  fifia$per 
cloche  i  primi  crdinatoriuolfero -,  che  i  fratèlli  s'3du- 
nafTero  tutti  in  un  luogo  fpatiofb,  e  capace  a  udir  l'ori- 
ficio diuirìo.  In  quefte  fcuole  fi  maritano  aijài  Vergi  - 
ni  ogni  anno  .  Si  drftribirlfcpno  cafe  a  poueri  huomi* 
ni  per  l'amor  di  Dio  ;  fi  fanno  iimofine  notabili  ;  &  pò 
chi  fono  cht  morendo  non  lafciao  qualche  cola  a  det- 
te fcuole.  Et  perch'elle  fon  fottopofte  al  Confi.  Ulu 
ftrifs.de  X.  per  legge  del  1468.  però  potete  confide- 
rar  snelle  fono  di  grande  importanza  :  la  pompa  delle 
quali  fi  uede  tntto  Tanno ,  ma  molto  più  il  di  del  Coi? 
pò  di  Chrifco,  &  la  fettimana fanta. 

•or.  Non  ui  graui  il  dirmi  come. 

fen.  Ragionando  noi  del  di  del  Corpo  di  Chrifto ,  hauete 
a  fapere ,  che  l'anno  1407.  fu  ordinato  che  quel  gior- 
no folle  feftiuo,  nel  qaal  fi  deliberò  una  procefsione 
ogni  anno  su  la  piazza  di  S.  Marco  .  Venuto  adunque 
quel  dì,  ui  concorre  il  popolo  la  mattina  a  terza.  Et  le 
donne  mettédofi  intorno  alla  piazza  su  per  le  fineftrc, 
affettano  la  ricca  pompa  che  dee  uenire .  Intanto  co- 
minciano a  comparir  le  predette  fcuole,  a  una  a  una 
per  ordine ,  uengono  innanzi  i  doppieri  carichi  di  mot 
to  oro,  dopo  iquali  feguonp  i  Mufici,  che  dolcemente 
fonando  Violoni,  precedono  allo  ftendardo  di  quelli 
tal  fcuola,poi  caminano  parte  de  fratelli  tutti  con  dop 
pieriinmano  ,  Dietro  a  quali  per  qualche  dillan- 
za  lontani  fi  ueggono  baldacchini  con  le  fante  reli- 
quie fotto  .  Talhora  Ci  portano  folari  con  rapprc- 
D     a  fentationi 


f%  LIBRO 

fentationi  del  Teframento,o  nuouo,  o  vecchio  &  tal- 
,horat  ofei  carichi  di  moire  argenterie  .  Dnpoiqua- 
li  viene  il  Guardian  Grande  con  tutti  gli  altri  crn- 
ciali,  e  col  rimanente  de  fratelli  ,  vcititi  a  bianco 
con  berrette  in  capo  bianche  ,  &  col  legno  nel  petto 
della lor  (cuoia.  Ec  il  medefimo  fanno  anco  tutte  Tal 
tre.  Pallate  le  fcuole  vengono  i  Frati,  &  dopo  loro  i 
Preti  della  Città.  Dopo  i  quali  fi  rapprgfenta  vn  Ve 
Tcouo  parato,  che  camini  dando  la  beneditione .  Se- 
gue poi  la  famiglia  del  Principe,  &  con  molti  CdfcÌ 
vengono  i  Preti  di  San  Marco  col  iàcramento  in  un 
tabernacolo  di  marauigliofo  lauoro  ,  fotto  l'ombrel- 
la, dietro  alqualelceuita  il  Prìncipe  con  gli  ambaTcia 
dori  di  molti  potentati  del  Mondo  ,  &  poi  vien  ia 
Signoria  a  due  a  due  veititi  di  rolfo  ,  ma  uannoa  pa- 
ro vn  Signore  &*  vn  Pellegrino,  vn  Signore  &  vn  Pel- 
legrino, di  quelli  clic  partendoli  di  Venetia  ,  doue  fi 
adunauano  da  diuerie  parti  del  Mondo,  h~nno  in- 
tention  d'andare  in  Ierufalcm  al  fepolcro  di  Chri- 
fto.  E  ben  vero,  che  il  Pellegrino  uà  da  man  dntta, 
&  il  Signor  dalla  finiXtra .  Et  tutti  queir:  girando  la 
piazza  intorno  intorno  a  fuon  di  Campane,  accom- 
pagnano il  Sacramento  in  San  Marco.  Quanto  poi 
alla  fettimana  Tanta,  le  fai  ole  inoltrano  la  lor  pom- 
pa in  quello,  che  la  fera  del  Giouedi  Tanto,  uengo no 
tutte  per  ordine  su  la  piazza  a  una  hora  di  notte,  & 
circuendo  intorno  coi  lumi  accefi,&con  molta  di- 
uotionc  uannoin  Chiefa  ,doue  effondo  un  de' Pro- 
curatori in  vn  pergolo  ,  moftra  a  coloro  ch'entrano 
di  mano  in  mano  il  l'angue  miracolofo  di  Chrifto  in 
una  ampolletta  ,  ilqual  fi  hebbe  da  Barutti,  come 
fcriueil  Cardinal  Contarino  in  una  Tua  opera  de  i  Ta- 
eramenti;&  non  da  quel  Cro  ciuffo  che  enei  capitel- 
lo in  ChieTa, come  dice  il  volgo .  Oue  hauete  da  no- 
tar due  cofe:  Puna,  ch'ogni  Tcuola  ha  molti  che  per 
diuotione  fi  uanno  battendo  altramente  le  Tpalled'al 
tra,  che  quella  Tera  è  vietato  alle  donne  di  poter  en- 
trar 


P    RI    M     O.  -fì 

tràr  in  fan  Marco,  fi  come  e  vietato  a  gli  huómiiii  l'eri 
trami  la  vigilia  della  Senfa,  entrandoui  folamente  le 
donne  per  ueder  il  medeftrno  fangue,alle  quali  fimo- 
lira.  Ma  ritornando  al  noftro  principio,  dico  -,  che  ol- 
tra  lefopradette  fcuole  ,  ci  fono  affai  chicle  *  e  tutte 
rionorate.  Quella  di  fan  Zaccaria  ,  che  douete  hauerla- 
ueduta,  è  molto  lodata  dalle  perfone,  perocché  per 
rnduftria  d'artefice,  e  per  ricchezza  d'opera  non  cede 
a  neflun'altra  che  riabbiamo.  San  Stefano,  i  Frari ,  Sari 
Giannipoloj  Calteli o  ,  fon  parimente  di  molta  gran- 
dezza, e  crederei  ch'elle  folle  Hate  fatte  in  vn  tempo 
medefimo,  per  che  l'architettura  è  quali  di  vna  manie 
ra  medefima,  &  è  Todefca .  Santa  Maria  de  Miracoli  fi 
conumera  tra  le  beile  ,  S.  Francefco  dalla  Vigna  Ghie 
fa  moderna,  San  leremia ,San  Saluadcreyi  Carmini, 
il  Redétor  che  già  dite  hauer veduto  alla  Giudecca,& 
molte  altre  ne  rédon»  là  Città  riguardeuoie,e  bella.Se 
uederete  poi  all'intorno  quaresólechiefechefonpo 
fteinXfoletta,vi  parrà  cola  mirabile .  Habbiamo  San 
Giorgio  Maggiore,  S.Giorgro  d'Alega,  S.  Cleraéte,  S. 
SpiritOjSàt' Angelo  di  Cócordia,S. Nicolò,  Sant'He- 
lena,e  molte  altre  ch'io  non  mi  ricordo  alprefente. 
for.  Non  mi  marauiglio  punto  ch^  ci  cócorrinó  tàte^fo- 
ne;  perche  a  me  pare  ch'ella  fia  un  Paradifo  terreno, 
Ven.  Io  credo  che  ci  habitino  perfone  d'ogni  nation  che  fi 
poffa  trouare  al  Mondo,e  d!ogni  profefiiòne ,  pércio- 
che  ci  fon  Soldati, Mercanti ,  Virtuofi  d'ogni  qualità, 
Signori, Prelati,  e  d'ogni  altro  grado  perfene. 
For.  Quello  e  paefe  a  punto  da  virtuofi ,  e  per  quel  che  io  t 
intendo, fi  ha  più  ricapito  in  quella  Città  per  conto  di 
nirtù, ch'in  qualunque  altro  luògo  fi  fia, 
Ven.  In' elettola  copia  degli  huominiéccellétici  ègrade, 
For.  E  chi  ci  battete  uoi  di  huomini  fegnalati  ? 
Ven.  Cominciàdo  da  Mufici,noi  habbiamo  già  hancto  M< 
Adriano  Vuigiiaret  di  quella  eccellenza  ,  che  fi  sa;  & 
hora  il  R.  M.  P.  Ifeppo  Zarlino  fuccelfo  a  lui  in  Mae- 
liro  di  Catella  dt  San  Marco;  e  voi  fapete  quate 

D     3  èia 


74  LIBRO. 

e  la  fu  a  fama. 
For.  Lo  ho  fentito  chiamar  Principe  de  Muiìci. 
Vcn.  Non  è  dubbio,  ch'egli  e  ueroquatochc  dite;  ma  noè 
la  mufica  fólomente  quella  in  che  egli  ponga  il  fuo  ftu 
dio,  che  anzi  puofsi  dire,  che  il  manco  del  tempo  egli 
fpenda  circa  di  lei;  ma  ben  li  delerteuol  icientiade 
tutte  le  arti  liberali,  dellequali  ne  è  cosi  copio  {.^nien- 
te adornato,  che  di  cofa  alcuna  (eco  non  potere  ragia 
Bade,  dellaquale  egli  dottamente  ,  &  fottiimcnte 
nondifcona,&fpeciaimente  delle  cole  mathematiche 
Tuo  principal  diletto.  Et  infommaui  dico,  ch'egli  e 
il  fcrigno  di  tutte  le  uirtù. 
For.  Ho  intelb  ch'ha  compotto  anco  diuerfì  libri  in  diuer- 

fe  materie. 
VemEglie^eroJ  perche  fi  ueggono  quatro  libri  de  infti- 
tntioni,& cinque  de  dimoiirationi  armoniche- un  tr2t 
tato  de  patientiamn  difcorlb  del  nero  giorno  che  fu 
Chriito  crocifìflb^un'altro  della  orgine  de  Frati  Cap- 
puccini, un  trattato  de  innouaUcn .e  annij&  un  difcorlb 
intorno  alla  regolatione  Gregoriana  fatta  di  nuouo. 
Et  ho  intefo,che  pretto  è  per  dar  fuori  zi.  libri  de  u- 
traque  mufica,  con  altre  cole  ,  degni  frutti  a:  cosi  pre- 
tiofa  radice. 
For.  Gran  cofe  Tento  io,&  mi  rallegro ,  che  fìa  emetto  così 
nobilintcl letto  conofeiuto  per  quelle  ,  ch'egli  e  ,  poi 
che  intendo,  ch'c  amato  communemente,&honora- 
to  da  cadauno. 
Ven. Signore  ,  fé  non  ch'io  dubito  parer  troppo  fuo  affet- 
tionato,io  ui  direi,  che  non  ui  è, ne  può  eiiei  e  in  alcu- 
no la  più  dolce,&gufteuolprattica  della  fua,  ch'egli 
iempre  fi  moftra  allegro,  fempre  faceto  ,  &  tempre  dà 
a  punto  a  quelli  che  (òno  feco,  quel  miglior  gutto,che 
ponno,  ò  fanno  defiderarfi. 
For.  Vi  hauete  poi  altri  che  fiano  da  qualche  cofa? 
Ven.  Noi  ui  riabbiamo  doi  Spagnoli  foprani,  M.  Antonio^ 
&  quell'altro    nouellamente    uenuto  ,  che  non  mi 
ricordali  nome.  Vie  Baldilfera Donati, Claudio dx 

Cor- 


I*    R     I    U    Ò.  & 

Corregio ,  Andrea  de  Canarreggio ,  Vincenzo  Belia- 
uer,  A  ns ,  pre  Vincenzo  >  &  altri  molti ,  così  nel  can- 
to, come  nel  Tuono  eccellentifiìmi.  Se  uolete  poi  Ar- 
chitetti ci  è  il  Palladio  eccellente  in  quella  profetice- 
ne, Aleifandro  Vittoria,  Santo  Lombardo  non  punto 
ingrato  iri  ce.rte  cofe,  Clemente  mirabile  profpettiuo, 
Michel  da  Verona,  ch'io  douea  porre  inanzi ,  ma  non 
importa  molto  ,  perch'io  gli  nomino  come  mi  uengo 
ho  a  bocca.  Se  chiedete  letterati,  uoglio  di  quelli  nar- 
rami più  adietro  quando  mi  occorrerà  forfè  di  rame- 
morarui  gli  huomini  illuftri  che  habbiamo  hauut  o> 

7or.  Mi  piace  quanto  piace  anco  a  uoi,  però  feguite  pure 
come  uolete ,  che  non  ad  altro  fono  in  tento,  che  ad* 
attentamente  afcoltarui.» 

rcn.  Quanto  poi  a  gli  artefici  in  qualunque  arte,  non  han- 
no né  fondò,  ne  fine.  Qui  nelle  cofe  della  feta  fi  han- 
no i  primi  dei  Mondo.  Nell'arte  della  lana,uòi  fapete 
che  panni  fono  i  noltri ,  Della  ftampa,  uoi  uedete  chi* 
ramente  in  che  colmo  ella  fiaafcefain  quella  città. 
Nelle  fpetierie  non  accade  ch'io  uè  ne  parli.  Nelle 
mercature,  uoi  l'intendete,  poi  che  ella  fa  più  facen- 
de  di  tutti  1  altre  che  fiano  in  Italia. 

•or.  Deh  di  gratianon  ui  dimenticate  di  dirmi  qualche* 
cofa  deiTArfenaìe. 

/en.  Io  tace  uà  dell'Alienale,  perch'iopenlauache  ncn  ne 
facendo  uoi  mendone  lo  haueit/e  ueduto ,  m^.  poi  che 
cosi  ui  piacerlo  farò  uolentieri.  L'Arrenale  per  la  pri- 
ma cofa  fi  può  'chiamare  un  picciolo  monde,  condola 
che  circonda quafi  tre  miglia  con  le  muraglie;  ha  den 
tro'tanti  artifici!  di  cofe,  che  è  imponibile  a  com- 
prenderle coti  la  mente,  fé  non  fi  veggono  con  gli 
occhi  .  Vi  so  bene  io  dir  quello,  cr/il  Marchefe  del 
Vaito  General  deli'Imperadore  Carlo  Quinto  ini** 
talia,  cifendoui  entrato  dentro  una  mattina,  ui  flette 
fino  alla  fera,  eufeendone  dille:  Che  harebbe  più 
tolto  uoluto  TArfenale  in  fuo  dominio ,  che  quatro 
Città  d'Italia.  In  quello  R  fanno  e  fi  conferuano 

D    4  le 


J*  L    I    B     R     O. 

le  Galee  noftre.  Qniui  fono  armamenti  di  artiglierie^ 
di  poiueri ,  di  armi  da  offendere ,  di  corfaletti,  di  pid 
che  ,  dibaleftre  ,  e  d'altre  forti  difefe  ,  che  Thuo^ 
mo  può  domandare  a  bocca .  Vi  fono  le  uele  ,  i  ti- 
moni, l'anchoie,  le  corde,  &ogni  altro  armiggio, 
che  fi  conuiene  a  quei  legni  ;  e  tutto  compartito  nel- 
le fu  e  ftanze  particolari  .  Lauoranò  in  quello  luo- 
go per  ordinario  1750.  huomini,iqualihanuo  ilfuo 
falario  fecondo  ilor  gradi  .  Vi  fi  mantengono  anco 
i  uecchi  quando  non  poflbn  più  lauorarc  .  In  forn- 
irla quefto  luogo  ,  uolendo  minutamente  ragionar 
di  lui,  ricerca  un  volume  particolare  a  chi  ne  uolefle 
fcriuere. 

For.  Io  penfo  diuolerlo  uedere ,  però  togliendoui  la  fa- 
tica dei  ragionarne  ,  poi  che  la  cofa  è  coli  grande  ,  di^ 
temi  che  dignità  hauete  uoi  tra  nobili  che  fia  maggior 
di  tutte  l'altre» 

Ven.  Poi  che  ui  aggrada  ch'il  noftro  ragionamento  lì  riuoì 
ga  a  co  fé  più  graui  ;  dicoui  che  tra  i  Laici  il  Principato 
eilfupremogrado;  &trà  i  Clerici  ,  il  Patriarchatoj 
e-queiti  due  gradi  fon  propri  de  nobili* 

For.  Hauete  uoi  hauto  molti  Principi? 

Ven.  Si  bene:  ma  poi  che  mi  inuitatea  quefto  ,  farà  ben 
fatto  che  per  uia  di  Compendio  uoi  intendiate  il 
tutto  .  Ma  prima  io  uoglio  raccontaruile  cerimonie 
che  Gufano,  morto  che  fia  il  Principe  ;  &  doppo , 
che  modo  (ì  tien  nel  crear  il  fuccelìbre  i  &  in  fine  fe~ 
guirò  quanti  Principi  (  come  dicefte)  riabbiamo  Cm 
hora  hauuti  ,  &  qualche  cofa  di  quello  che  hanno 
operato. 

Fof.  Se  così  farete  ,  faràappuhto  quello  che  io  defidero>& 
mi  acconcio  ad  afcoltarui. 

Ven.  Morto  il  Principe  fé  li  cannilo  le  interiora  del  corpo, 
e  s'imbaltàma;  doppoi  tienfi  tre  giorniin  publico  nel 
Pallazzo,(cioèin  quella fala  oue  ledono  a  tenir  ragio 
li  Auditori  noui,&  1  nouiffim^coperto  di  panno  d'oro 
co  la  fpada,&  i  fperoni  d'oro  polli  alla  riueffaj  doppoi 

nel 


i 


P     R     I     M     O.  $7 

nel  portar  a  fepelirlo  ,  ui  vanno  tutte  lefcuole  della 
Città,  indi  le  congregation  de  Sacerdoti  al  numero  di 
noue,come  elle  fono ,  con  li  Capitoli ,  &  Canonici  di 
Cailello,&  poi  di  fan  Marco,feguiti  dalle  Tei  fcuolegra 
de,che  già  ui  narrai-&  nel  mezo  un  numero  infinito  di 
torzi  portati  da  perfone  particolari  parte ,  &  parte  da 
Frati  Giefuati,  &  tra  loro  il  feretro  del  Principe, pollo 
come  dilli  di  fopra  :  Seguono  alcuni  della  famiglia  del 
Principe  coperti  il  capo  con  gran  caperoni  >  itrafei- 
nandofi  una  lunghissima  coda,  ueltiti  anerojdie  rap* 
prefentano  marauigliofa  meftitia,  &  uerìgono  con  la 
Signoria  uefhta  di  fcarlatto,&  grana,  lignificante  la  Cit 
tà  libera  non  doucr  eifere  in  pianto  nella  morte  di 
quantunque  buon  Principe  .-PafTano  con  quella  pom* 
paper  la  Piazza  di  S.  Marco, &gionti  col  feretro  daua 
ti  la  porta  maggior  della  chiefa,lo  alzano  noue  uok» 
te,come  alli  Procuratori  ciò  fanno  tre  uolte  fclamen- 
te,quafi  pigliando  licenza, &  falutando  la  chiefa  da  lo- 
ro particolarmente  cultodita  3  &  cosi  uanno  in  chiefa 
di  fan  Giouanni  Paolo,  (che  qui  iì  fogliono  far  le  eiìe- 
quie  perlopiù)&iui  poitoil  corpo  fopra  un  eminéte 
baldachino,có  infinità  di  torze  d'ogni  intorno  iilumi- 
nate,fcde  la  Signoria^  falsi  a  comédation  del  morto, 
nel  pergamo,  una  degna  faneral  oratione  .  Tornano 
pofeiai  Senatori  al  Palaggio  per  determinarli  di  fare 
il  primo  cófìglio  per  creare  il  nouo  Doge, in  quella  for 
ma.  Si  eleggono  cinque  Correttori, che  deuono  cor* 
regerle  promifsioni dei  Serenifsimo,  fecondo  l'arbi- 
trio lorojdoppoi adunato  elfo  cófiglio(doue  però  en- 
trano quelli  lblanic:e,che  eccedono  tréta  anni  vien  let 
ta,  &  confermata  detta  j:pmiisione;indi  ad  uno  ad  uno 
an  dado  a  capello(come  già  diffi)uengonoa  rimanere 
tréta,  a  quali  toccano  trenta  ballotte  d'oro  ,  che  tra  le 
altre  d'argento  fono  mefcolate^atiuertiteperòj  chele 
ballotte  fonTauate  o  ciafeuno  da  un  fanciullo  chiama 
to  il  Ballottino,che  un  C6figliero,&  un  capo  di  Qua^ 
rata  hàno  a  cjft°  effetto  itti  eodot^quelti  tréta  rima- 
iti, 


*S  LIBRO 

iìiyR  pógono  nel  capello  ballotte  vintiuna  d'argéto,^ 
nouedi  oro,&  nel  modo  fudetto  ,  cauandofijvcngono 
noue  di  loro  folamente  a  rimanere  ;  queftì  cle2?ono 
col  ballottare  quaranta  gentil 'huomini,liquaii  \  ero  bi 
fogna  che  habbino  almcn  fette  ballotte  delle  noue: 
Varino  quelli  quaranta  a  capello, come  fi  è detto,& ri- 
mangono dodeci,  jqnoli  con  noue  ballotte  almeno 
eleggono  vimicinque:Vanno  parimente  li  1 f.  a  capel- 
lo^ rimangon  noue  folameme,cne  con  fette  ballotte 
almeno  eleggono  qua-  atacir.querDe'qiialircftano  col 
andar  a  capello  vndeci ,  che  con  noue  balle ,  &  da  li  in 
fopra  eleggono  quarant'uno.Qu.eltiqinrant'uno  bifo* 
gna  che  (chiamato  il  gran  Coniglio  )  frano  da  quello 
confinila  ti,  &  fono  vtplurimfi  de'primi  delia  Rep.Poi 
ferratili  infieme  eleggono  il  Serenili*  Principe, iiquale 
però  bifogna  che  babbi  da  vinticinque  ballotte  fopra. 

For. Belle  cofe  veramente  intendo  io  da  voi ,  &  bel  modo  è, 
cuefto  che  mi  ha  uete  nariato^poi  che  colandar  di  vna 
in  vn  altra  cletticne ,  fi  vengono  in  modo  a  mcgliorar 
fcmpre,ch?  é  quali  forza  che  nel  fine  (  come  ben  dit- 
te )  rimangiano  li  principali  che  fìano  della  Re- 
pubica. 

Ven.  Hor  torno  alla  promeffa  che  io  feci,perche  Con.  difpo- 
fto  non  vi  mancar  in  colà  alcuna. 

For.  Ciò  mi  è  (ingoiar  faucre,&  defidero  efferne  pienamen 
te  iaftrutto. 

Ven.  Il  Dogado  la  prima  volta  fu  ordinato  in  Era  — 
elea  ,  fanno  607.  laquale  in  quel  tempo  era  ho- 
n orata  ,  &  potente  città  :  Et  il  primo  Doge  fu 
1  Paolo  Lvcio,  oueroPAoLvccio  Anafesto 
Eracleano  ,  huomo  fauio ,  di  gran  bontà,&  di  fingolar 
giuttina.  Coltiii,come  hebbe  prelb  il  mayiftrato  ,  giu- 
ro,ch'eilerciterebbe  l'officio  fuo  legalmente  ,  &  lenza 
riipetto alcuno.  Ilqualc,riuoItofìpoia  difendere  la 
Rep.dalle  guerre,recelega  con  Luitorando  Re  di  Lori 
gobardi,e tenne  amicitia  con  Ànperto  Re,ehauédo p 
1  patio  di  x  o.  anni  tenuto  il  Dominio  fi  mori  del  717. 
r  Mar- 


F    R     I     M     O.  s? 

z  MarcelloTegalia.no  d'Eraclca,roccefle  a  Pao 
lo,ma  affai  bifferete .  Ne3  Tuoi  tempi  cominciarono  le 
difeordie  tra  Aquileia  e  Grado  per  rifpecto  de  Velco 
uadi,mon  del  yzó.fk  gli  faccette 

3  ORLEo,òuero  OrsoIpato.  Coftui  mofle  l'armi 
contra  i  Longobardi  ad  initantia  de'FE(farco  di  Rauen 
na,e  del  Papa  ,  cacciandoli  da  Ravenna  .  Dopò  riuol- 
gendo  l'armi  contra  gli  mi  omini  d'Aquiieia  gli  cacciò 
da  Graclo.Finalmente  trouandofì  intrigato  nelle  difeor 
die  de  gli  Eraciiani  con  quei  d'Equilio,fù  ammazzato^ 
vndici  anni  dopò  il  Tuo  Dogato,Fanno737. 

Vacante  il  Dogato  fi  ri duiferoi  Tribuni  a  Malamoc- 
co  per  crear  un  nono  Doge,ma  eli  end  o  in  difparer  tra 
lorOjtrattatafì la  materia,e  tr  oliandoti  diflicultàjiìnaj- 
mente creoroao  per  vnanno  un  Maeftro  de  Soldati 
e  fu  Domenico  Leone  .  Il  fecondo  anno  fu  fatto  Feli- 
ce Cornicula,o  Cornacchine  II  terzo  anno  Teodato 
Ipato, ch'era  bandito  della  Patria  ,  e  fu  ridiiam  ato  da 
Pelice ,  e  percioche  era  huomo  d'interi  coftumi ,  refle 
dui  anni.Il  quinto  anno,  ma  quarto  in  ordine,  fu  Giu- 
liano Cepano,ouero  Ipato. L'ultimo  fu  Giouanni  Fa- 
briciaco,ouero  Ziano  Fabriano  .Liquaii  tutti  Maeftri 
de  Soldati  durarono  cinque  anni  in  circa  j  &  riebbero 
principio  gl'anni  dei  Signore..  73  7.  Ma  eiìendo  quefto 
vltimo  cacciato  da  quello  honore,&  haueadoii  il  poi- 
polo  cauati  gli  occhi ,  di  nuouo  torno  loro  defìderi© 
dcunDoge .  Fecero  adunque  ito  Malamcccho,  cueera 
larefìdentia,l'a.nno  74i. 

4  Teo  dato  Ipato  ,  che  fu  Maeftro  de  Soldati.  Co- 
ftui  volendoli  far  asolato  Signore,  per  coniglio  di 
Galla  da  Malamocco, fu  cacciato  della  Signoria,  priiia 
to  de  gli  occhile  mandato  in  efdio ,  e  in  ino  luogo  ioc- 
fé  del  7^. 

5  Galla.  Ilqual  diportando-i  malamente,  &noncoì> 
rifpondendo  all'aipenatione  che  n  hauea  di  Ini,  fu  in- 
fra l'anno  f  cacciatole  priuat©  de  gli  oechi,&  in  fuo  luò 
%o  focceffe  del  75 £, 

6    Domi- 


6x>  LIBRO 

£      DOME  KICoMo'ft  EGA  PIO,   OlierO  M  E  N  t  G  A  Z  Z  O. 

fìt  perche  i  Dogi  per  ausati  erano  alquanto  ìlaci  in- 
folenti,gli  diedero  due  Tribuni  per  affluenti  ;  ma  tu- 
multuando il  Doge  ,  paiiati  cinque  anni  .  fu  cac- 
ciato come  glr-alcri,  e  accecato  ,  e  in  Tuo  iuo^ofl 
creo  del  764. 

f  M  a  o  R  1  t  1  o  Gald  a  io, la  cui  bontà  fu  tanto  {rimata, 
ch'egli  ottenne  per  compagno  nel  Principato  vn  fuo 
figliuolo  .  Fu  fatto  Conlolo  dall'Imperatore  .  e  fece 
molte  cofehonorate.-do pò  mori,  eiòcceiTe  infilo  hi o 
go  ino  figliuolo  del  796. 

3  Giovanni.  Coirai  fu  diuerfo  dal  padre  ne'coitumi, 
efidimoitrò  molto  contrario  a  fuoi  modi  paiiati.  Heb 
be  per  compagno,  a  fimiglianza  del  padre,  Maoritio 
fno  figliuolo  nel  Principato;  il  qual  Maoritio  andato  a 
-Grado  gitto  i'iu  .dama  Torre  il  Patriarca,  per  commef 
jfion  di  tuo  padre;laonde  Obelerio,e  Fortunato  nioo- 
te  del  Patriarca  ,  fatta  una  congiura,  i  Dogi  fi  fuggiro- 
no^ in  lor  luogo  fu  meifo  del  804. 

^  Qbelerio  An  t  e  sor  io  .Ucjual  fi  tolte  per  colle- 
ga Beato  ino  fratello,e  per  terzo  Valétino,  come  dico 
no  alcuni. Coitoro,m  alcune  occorréze,tenutala  parte 
Francete  ,  nella  guerra  fatta  da  Pipino  a  quello  Stato, 
furori  banditi  dal'Principatojla  onde  rid  otti  i  popoli  a 
Rialto, fi  fece  il  nuouo  Doge,che  fu  il  primo  in  Rialto, 
con  felicifiimo  principio  ;  percioche  da  4^  tempo  in 
qua  le  cole  noirre  fono  andate  Tempre accreicendo  . 
Tu  adunque  eletto  del  S09. 

io  Angelo  Parti e  ip  a  t  io.  Quefti  prima  edificò  il 
Palazzo,  oue  lì  troua  al  prefente  .  Fecelan  Lorenzo, 
fan  Seuero,e  lanto  Ilario  ,  oue  fu  lepellito  .  Tolte  per 
compagno  Giouanniluo  figliuolo,  e  mando  Giuftinia- 
no  l'altro  figliuolo  a  vifitar  iTmperad-  re  a  Conitanti 
nopoli.Sottomiilèi  Furlani.  Vkimamentc  i\  mori  pie 
di  gloria, e  in  fuo  luogo  loccefleluo  figliuolo  del  817. 
11  GivstinianoPartici'patio  .  Ccituir  chiama 
to  Giouanni  luo  frateilo,ch'era  flato  banditolo  tollc 

per 


P  ■  R    I     M  ■  O .  & 

per  compagno  nel  Dogato  .  Fece  armata  in  aiuto  del 
Regio  di  .Sicilia  contra  i  Mori .  Hebbe  il  corpo  di  fan 
Marco,e  gli  fece  la  Chiefa.  Morto  nel  fin  di  duoi  anni 
gli  focceilè  Tuo  fratello  del  820. 
li  Giovanni  P  art  ic  ip  atio  .  Ilqualefimìa  Chie^ 
fadiS.  Marco,  e  la  forni  di  ornamenti  e  di  Clero  a  ba- 
ldanza. Pnblicata  la  guerra  co'Narentani ,  andò  a  Cur- 
zola,doue  fece  morir  Obeleno.In  quel  mezzo  Caro- 
fìo  gli  tolfe  il  Dogato  per  vna  congiurala  cacciato,  e 
accecato  dal  popolo  fu  richiamato  Gion-annijilqual  di 
nuouo  venuto  in  diiferentia  con  la  cafa  Maftalitia  ,  pò 
teme  in  quei  tempi ,  fu  prefo  di  nuouo ,  e  confinato 
a  Grado,  doue  fattoli  Frate  mori ,  e  in  fuo  luogo  foc- 
ceìfe del  8  3  6, 

13  Pietro  Gràdkeigo  ,  ouero  Tradoxigo  da 
Pucla. Quelli  tolfe  Giouanni  fuo  figliuolo  per  colle- 
ga.Fece  la  Chiefa  di  fan  Polo.  Molli  guerra  a  Narenta 
ni, Mandò  6o.velecontrai  MoFi'.Fmalmenreper  con- 
giura ammazzato  aiàn  Zaccaria,gli  focceffe 

14  Orso  Pa  rticip  a  t io  l'anno  u64.Coftui ruppe  i  Sa 
racini  chehar-euàiàccheggiatalaRiuieradi  Dalmatia. 
Fu  fatto  ProtoipatariodaBalìlio  Imperadore.Fu  pri- 
mo,che  facefle  habitar  la  contrada  Dorfo'  duro,per  ri- 
fletto de  Corfari,iaqual  era  allora  diaifa  dalla  pkcioi- 
la  Città  mori  Panno  88 1 .  k  gli  foccelfe  il  figliuolo. 

15  Giovanni  Par  tic  ip  atio.  Mandò  Bsdoarofuo 
fratello  a  Roma,ma  efsédo  p  ingano  del  Sig.di  Cornac 
chio  amazz&to ,  fatta  giufta  armata  prefe  Comac- 
chio,  e  dato  danno  grandifl.a  Rauignani,fe  ne  tornò  al 
la  patria  doue  ammalato,fece  che  Pietro  fuo  fratel  en 
traile  nel  Dogato, ma  morto  Pietro,  vi  meffe  Orlo  ;  fi- 
nalmente impedito  dal  male,rinuntiòla  lìgnoria,  &in 
fuo  luogo  fu  ereato  del  887. 

16  Pietro  Cardia no.  Coftui  efTendo  alle  manico' 
Narentani ,  i  quali  moleftauano  i  Mari  di  Venetia  con 
cótinue  fcorrerie,gli  u  in  fé,  ma  venuto  h  fecódauolta 
2  zufla,  fopratatto  dal  numero  denemici,fu  morto ,  e 

porta- 


6z  LIBRO 

portato  a  Grado,c  in  Tuo  luogo  fuccelfe,dopò  Tei  me- 
iì  clic  GiouanniParticipatio  hauea  gouernatoil  Do- 
minio dopò larotta, del  8S2. 

17  Pietro  Tribvno.  Egli  fortificò  Venctia  col  tirar 
Ofl  muro  dal  rio  di  Cartello  fino  a  (anta  Maria  Zcbe- 
nico,ancor  che  non  appaia  legnale.  V  ini  e  ^ii  Vnm,rup 
pe  Berengario  Imperadore  ,e  fi  morì  felicemente, e 
glifocceifedel^o?. 

18  Orso.  Bado  aro  .  Mandò  Pietro  Tuo  figliuolo  a 
Conftantinopoliall'Imperadore.Ottcnneda  Corra- 
do Imperadore  di  coniar  le  monete.  Vltimamente 
eifendo  diuotiflìmo,  in  tanto  ch'egli  facea  eitremiflì- 
mi  digiuni,difciplinc,  e  omioni,  rinunciò  il  Principa- 
to^ fattori  Frate  ,  mori  nel  conuento  di  S.  Felice  in 
Amiano,doue  dopò  molti  miracoli)  hebbe  nome  di 
Santo,  $t  gli  foccefl  e. 

XP  Pietro  C  andiano  Tanno  93  2.  Fu  coitili  figlino 
lodelPaltro  Pietro  Candiano  Doge  .  Egli  s'infignoiì 
di  molti  luoghi  in  Ittria  .  Sotto  quefto  Principe  fu- 
rori tolte  le  donzele  da  gl'Iftriani,  comc'io  ui  ho  det- 
to di  fopra.  Lequali  ricuperate,  furono  ordinatele 
fette  delle  Marie.  VirTe  fette  anni ,  e  in. fuo  luogo  Toc 
cefi?  del  93  9. 

10  Pietro  Bado  aro.  Coftui  ritornato  d'Ifhia,do- 
ue  era  flato  prigione,  fu  fatto  Doge.  Ma  non  eifendo 
ancora  parlato  il  fecondo  anno,  mori  con  dolor  gran-» 
diilìmo  di  tutta  la  Citta,  e  in  fuo  luogo  (a  fatto 
del  49 1. 

11  Candì  ano  figliuolo  di  Pietro II.  Coftui  fece  pace 
con  Narentini,  prefe  per  compagno  nel  Dogato  Pie-_ 
tro  fuo  figliuolo,  iiqiialediuennto  per  ciò  infoiente, 
fu  pnuo,& confinato  altroue.  Ma  egli  andato  aRa- 
uenna,hebbe  da  Guido  figliuolo  di  Berengario  fei  na 
ui  con  le  quali  oppreife  alcuni  nauigli  di  Venetiani,co 
fa  che  tanto  increbbe  al  padre,  che  per  fouerchio  do- 
lore poco  do  ppo  mori,&  in  fuo  loco  fu  fatto  del  9?  i. 
(contra  la  prometta,  &  giuramento  prima  fatto  dal 

Clero, 


P    K    I    M    O.  $i 

•Clero ,  5f  da  principali  della  Città )  il  fopradetto  Tuo 
figliuolo. 

1 2  Pi  e  tu o  Candi.ano.  Ccftui  ritornato  d'eilìlio , 
fatto  Doge,fece  pace{o5Narentani,e  nfutatala  prima 
moglie,  tolfc  Vodetta  figliuola  d'Alberto  Signor  di 
Rauen*ia,eraoffe  farmi  cótra  Vderzo  per  alcune  Tue 
pretenfìonidi  dote.  La  onde  pre-fai  a  lor  terra,  e  dif- 
fatta,leuato  ilpopoioarornore,fu  abbrufeiatoin  Pa- 
lazzo^ attaccato  il  fuoco  alla  Ghie  fa.  di  SMarco,ar- 
ferò  più  di  3  oo.cafe  interne  con  fanta  Maria  Zebeni- 
go.a  coft ui  focceife  del  975. 

23  Pietro  Orseolo. Era quello Doge  religiofiffi- 
mo.  Rifece  la  Cliiefa  di  S.Marco,  &  le  mura  a  Grado. 
Socco rfe  Bari  eontra  i  Saracini.  Finalmente  partitori 
occultamente  da  Venetia  con  vn  Guarrino  monaco, 
fé  n'andò  in  Guafcognajhauendri  lafciata  la  moglie,& 
un  figliuolo,  Se  fattoi!  frate,  moHfantainente,facendo 
molti  miracoli,  foccc   e  in  fuo  luogo  dei  978. 

24  Vitai  Candì  a  no  figliuolo  di  Pietro;che  fi  abbru 
feiò.  Coftiii  infermatoli  rifarò  la  Signoria;  e  fatto  vo- 
to di  farfi  frate  iè  guariua,  guarito,  fi  fece  frate,  &  mo- 
rédofù  fé  pei!  ito  in  sàto  Ilario, &  gli  foce-effe  dei  979. 

1,5  Tribvno  memo.  Queftitrouandofi  faitidito  mol- 
to per  le  difeordie  ch'erano  tra  M orofini,  eCaìoprini 
famiglie  potentissime, lanciò  il  Dogato,  e  fattofi  Frate 
mori  in  pochi  giorni,&  fu  fepolto  in  S .  Zaccaria ,  e  gli 
focceffedei  991. 

Pietro  Orseolo  figliuolo  di  quell'altro  Orfeo- 
Io  che fiùfantohuornojeomeui ho  detto.  Ottenne 
quefti  da  Bafilio  Imp.clie  i  fuoi  non  pagalfero  gabeir 
le.  Acquiftòquafi  tutta  la  Dalmatia.  Moffe  guerra 
a  Narentani.  Rifece  le  mura  a  Grado  una  Chielain 
Eraclea.  Fecei  iepolciia  .-diuerfì  fanti ,  &  pafiati  18. 
anni  delfuo  Principato  fi  morì,  laiciando  in  fuo  luogo 
fuo  figliuolo. 

27  Otjone  Orseolo  Panno  1009. ilquale era  giou4 
ne  di  18.  anni,  ma  coturnato  molto  ,  dotto  per  quei 

tempi 


26 


*4  LIBRO 

tem  pi,  &  liberale,  per  laqual  cofa  il  Re  d'Vngariagli 
diede  vna  Tua  figliuola  per  moglie  .Fece  alcune  impre- 
fe  in  Dalmatia.Racquiitò  Grado,e  fattogli  centra  una 
congiura  da  Flabanici,e  cacciato  di  Venetia,fu  confina 
to  in  Grecia,doue  fra  poco  tempo  fi  mori,&  in  Tuo  luo 
go  foccefle  del  1024. 

$S  Pietro  Bar.roi.ano,  oucroCENTRANico.il- 
qualetrouatoil  tutto  in  confufione  ,  ingegnandoli  di 
cóporle  difeordie  ,  Orfo  fratello  d'Ottone,  ch'era  Pa 
triarqa ,  per  lo  fdegno  del  fratello ,  operò  ,  che  Pietro 
fu  prefo, tagliatali  la  barba,e  ueftito  da  Frate  fu  ma  n- 
dato  in  e  fillio,  entrando  per  lui  Orfo  Orfeolo  Patriar 
ca  di  Grado  ,  con  animo  di  tener  quel  Magiitrato  fin 
che  Ottone  tornaua  dal  Tuo  eiìiiio,ma  venuta  la  nuo- 
ua  della  morte,rinuntiò  il  Dogato  ,  e  fi  ritornò  al  Pa-* 
triarcato,e  in  fuo  luogo  foccelfe  Domenico  Orfeolo, 
accioche  cotal  degni tà  non  venirle  a  mancar  alla  cafa 
Orfeola  .  Ma  C\  come  da  Te  focceiìc. ,  coli  in  capo  di  tre 
giorni  ne  fu  cacciato,  e  confinato  a  Rauenna  ,  e  in  fuo 
luogo  fu  fatto  del  1 03  4. 

$p  Domenico  Flabanico  ,  huomod'età,  &  molto 
aftuto  .  Coftui  con  conferito  di  tutta  la  Città  ordinò, 
che  niun Doge  per  Pauuenire  hauefle  compagno,  e 
procurò  che  gli  Orfeoli  non  hauefìero  più  Magiftrar 
ti, ville  dieci  anni,e  gli  foccefle 

30  Domenico  Contar  ini  ,  Panno  1044.  prudente 
huomo,creligiofo. Rifece  Grado  ritolgi iendolo  a  Pe 
pò  Patriarca  d'Aquileia.Riprefe  Zara  che  s'era  ribel- 
lata al  Re  de  Cornati .  Vinfein  Puglia  Roberto  Gui- 
scardo.Edificato  poi  S.  Angelo  in  Venetia,  e  S.  Nico- 
lò al  lieo,  fi  mori  dopò  z5.  anni  del  luo  Dogato,  egli 
foc  celle  del  1060. 

a  1  Dom  e  nicoSilvi  o, d'affai  maggior  credito,  che  tut 
ti  gli  altri  fuoi  predeceflori,in  tanto  che  Niceforo  Im 
peradordiConitantinopoli  gli  diede  per  moglie  una 
forella,a  perfuafion  della  quale  mandò  armata  a  Pu- 
pazzo contra  Roberto.  Duca  di  Puglia ,  ma  perdura  la 

gior- 


PRIMO,  $% 

gìornata,dopò  23 .  anni  fu  cacciato  della  Signoria,  e  fu 
eietto  del  1083. 

3  2,  Vi  tal  Fali  e  Roilqnal  rifece  Tarmata  in  aiuto  d'A 
Icilio  contra  Roberto  predetto,laqual  fu  di  nuouo  rot 
ta.Ottenne  ch'i  Venitiani  follerò  Signori  delle  terre  di 
Dalmatia. Amplio  la  Chiefadi  S.Marc o.Viuutò  13  .an 
ni,  gli  foccefle  del  1095. 

33  VitalMichele  .Sotto  coftuifù  fatta  la  Crociata 
xial  Papa  cótra  gl'infedeli.  Armò  200. legni  tra  Galee, 
e  Naui:  e  mandato  Michel  fuo  figliuolo  in  Afia  con  ef 
fa,  tolfe a  Pifani  vicino  a  Rodi  2 2.  Galee.  Acquiftò 
Smirna.Ritornato  a  Venetiasfi  condurle  l'armata  in  Pu 
glia,oue  fi  prefe  Bndinzi  ;  &  eifendo  viuuto  gloriofo, 
gli  focceile  nel  Principato  del  noi. 

$4  OrdelaffoFaliero.  Coftui  apparecchiò  armata 
per  Soria  in  aiuto  di  Baldouino  Re  di  Ieruìalem.Heb 
be  molti  priuilegi  d'Arrigo  IHUmperadore.Riprefe 
Zara  datafi  a  Calomano  Red'Vngaria.  Vinfe  i  Padoua 
ni  alle  Bebe,che  per  conto  di  confini  s'eran  leuati  in  ar 
me .  Nel  fuo  tempo  due  uolte  il  fuoco  'fece  grandifli- 
mo  danno. Ritornato  poi  a  Zara,combattendo  fu  mor 
to,&  in  fuo  luogo  focceife 

»y  Domenico  Michele  Tanno  1 120.  ilquale  morto 
da  preghi  di  Papa  Calilto ,  andò  con  200 .  legni  a 
loppe  ,  ch'era  alfediatada  Turchi.  Laqual  liberata 
prefe  Tiro,e  la  donò  al  Patriarca  di  Ierufàlem,e  tolto 
Scio,  Samo,  Rodi,Metellino  ,  &  AndroaEmanuello 
Imp.  de  Greci,fe  ne  tornò  a  Venetia,e  viuuto  1  i.anni 
gli  Coc  celle 

1$  P 1 E  t ro  Pol  an  1  Tanno  113 1. genero  del fopradetto 
Doge.Egliriccuè  Fano  lotto  S.  Marco.  Ruppe  i  Pifa- 
ni,e  i  Padouani.Fauorì  TImp. Greco  contra  Ruggieri 
Duca  di  Puglia.Racquiitò  Corfù,e  faccheggiata  la  Sici 
lia,per  difagi  patiti  fi  mon,e  in. fuo  luogo  fu  fatto 

£7.  DoMENicoMoRosiNiTanno  1148.  Quefti  fi  dilet- 
tò dell'Architettura,  e  fece  il  Campani!  di  S.  Marco,e 
molti  altri  edificLArmò  fei  Galee  cótra  i  Corfari  d'Art 

E  cena, 


66  LIBRO 

cona,  iquali  prcfecol  fuo  capo  Guifcardo  ,  Àficd-ò 
Pola,e  Parenzo,  e  gli  riddile  a  pagar  tributo  .  Si  fece 
amici  gli  Anconitani  .Vece  lega  con  Guglielmo  Re  di 
Sicilia,  &viuuto  otto  anni  con  molta  gloria,  gUfoc- 
eetfe 
38  Vital  Michele  il  fecondo,  l'anno  ujrtf.  Coftoii  fe- 
ce lega  coJPifani,che  già  erano  vecchi  inimici .  Rouinò 
le  mura  di  Tracia,e  le  fortezze  di  Ragufi.  Et  andato  in 
perfona  contra  Emanuel  Imper.  Greco, prefe  Scio  ;e 
fattala  pace  fi  ritornò  a  Venetia,  doue  da  tuoi  fu  am* 
mazzato .  Vlrico  Patriarca  d'Aquileiafù  prefofotto 
di  lui,  e  s'ordinò  la  feda  della  Gioba  grafia,  come  difo 
pra  vi  dilli. Ville  i  7.  anni,e  gli  foccefse 
30  Sebastiano  Ziani  l'anno  ny^.Alcoftui  tempo  fu 
fatto  il  Ponte  di  Rialto  ,  e  le  colonne  di  piazza  furon 
portate  quà.Riceuè  Papa  Alefsandro  III.  perfeguito 
da  Ba:  barofsa  Imp.  Prefe  Ottone  figliuolo  dcli'Imp. 
onde  fatta  la  pace,  hebbe  tutti  i  priuilegi  chediccm- 
mo  di  fopra,  trattandoti  del  di  dell'A  lsenfione  .  Vlti- 
mamente  efsendo  uecchi©,&  ricchifsimo  ,  lafciato 
il  fuo  per  teftamento,al  publico,a  S.  Giuliano  ,  &  alla 
Chiefa  di  S.  Marco,fi  mori  l'anno  fello  del  fuo  Pnnci 
pato,egh  foccefsedel  11 78. 

40  OrioMalipie«o,òMastropetro  eletotda  40. 
huomini,  iquali  furono  per  innanzi  eietti  da  quattro. 
Quello  fu  ilprimo  ,  che  fi  clcggefse  da  i  40.  rinomini, 
come  anco  s'eleggon  a  notori  tépi ,  ma  da  4 1  .Pacificò  i 
Pifani .  Fece  l'imprefa  di  Zara  ,  che  fiera  ribellata  di 
nuouo.Riprefe  Tolomaida  hauendo  mandato  armata 
all'acquifto  di  terra  Santa.E  fuperato  il  Saladino,  fi  fé 
ce  Frate,  e  fu  eletto  in  fuo  luogo 

41  Arrigo  Dandolo  Tanno  1191  Vogliono  alcuni, 
che  da  quello  fi  cominciafse  Teletticn  di  40.  Ora  que 
Hi  rihebbe  Pola  tolta  da  Pifani .  Fece  tributari  s[pc- 
ftini.Rihebbe  Zara.  Prefe  Cofta tir opoli,e  rifece  J*ip. 
di  quella  Città  Ifac  con  Aleflìo  fuo  figliuolo.  Ma  tat- 
to di  tinello  tumultojil  Dog*co'Francefi  fidiuife  l'Im 


P    R        M     O.  67 

perio  tra lorojX tutto  Baldouinolmp.  perla  parte  de 
Francefi5  fu  fatto  Patriarca  Tomaio  M  orofini ,  perla 
parte  de  Venetiani ,  con  la  fommeflìone  di  Candia  ,  e 
dell'altre  Ifole  del  Mar  Ionio,e  del  Mare  Egeo. Ricu- 
perata poi  Ragufi,il  Doge  fi  mori  in  Confiantinopoli, 
.eglifoccefse 
l-i  PietroZi  ani  Tanno  120^.1 ch'era  allhora  Conte 
d'Arbe.  Sotto  quello  fi  fece  Marino  ^enoPodeftàdi 
Confanti  nopoli.Acquiftò  Corfù,  Modone  ,  Corone, 
Galipoli ,  Nafso,  Paro ,  Andro,&  altri  luoghi,e  fi  fece 
tributario  Negroponte .  Mandò  in  Candia  Colonie. 
Vinfe  i  Padouani,ei  Genouefi.Vltimamente  tolfeper 
moglie  Conftanza  figliuola  di  Tancredi  Re  di  Sicilia, 
e  rinuntiò  il  Principato.Et  efsendo  morto,fù  fepellit» 
in  S.Giorgio  nella  fepoltura  diSebaftiano  fuo  padre, 
&  fu  eletto  in  Tuo  luogo. 

iAcoMoTiEpoLol'anno  mS.Ilqualefoccorfe  Can 
diamoleftata  da  Corlari.Leuò  Tafsedio  da  Conftanti- 
nopoli,oue  era  Teofilo  Ziani  Podeftà.Fece  tregua  co* 
Genouefi  per  noue  anni  col  mezzo  di  Papa  Gregorio. 
Mandò  25-. Galee  in  Puglia  per  nome  del  Papa. E  fott® 
Andrea  fuo  figliuolo  mandò  60 .  Galee  in  aiuto  de  Ge- 
nouefi contra  Federigo  Imperatore  ,  racquiftand» 
Pola ,  e  Zara.  Vmuto  20.  anni  fu  eletto  in  fuo  luogo, 
del  1248. 

Ma  r  ino  Moros  r  no.  Al  cui  tempo  fu  agginnto  al  nu- 
mero di  40. elettori  un'altro  ,  fi  che  furono  41.  Cofhii 
a  perfuafion  dd  Papa  mofse  l'arme  cótta  Ezzelino  da 
Romano,crudelillìmo  tiranno  in  quei  tempi,è  racqui- 
itò  Padoua  dalle  fue  mani,ca  celatine  gli  Ezzelini,e  yi- 
uut0  4.annifi  mori,e  fu  mefso  in  fuo  luogo. 
Ri  ni  eri  Zeno  l'anno  125:2  .  Egli  mandò  armatala 
Soria  contra  i  Genougfi.Neliuoì:empo  Michel  Paleo 
logo  racquiftò  l'Imp.di  Conitantinopoli,eBaldoui»o 
Imperador,c  Pantaleon  Iuftiniano  Patriarca,traditi  da 
Greci  fi  fuggirono  .  Venne  di  nuouo  alle  mani  co'Gc- 
flouefi  con  «rofiiìi  ma  armata  in  Sicilia.  In  Vcnetia  fe- 

E     2  cela- 


*8  L    I    B     K     O 

ce  fallesgiarele  ftradp  '**  g^n  parce,iccrcbbe  l'arma- 
tale pericguitò  molto  i  G^nouefi.  Gli  puennero  al- 
cuni tumulti  in  Vcnetia.  Pacati  17.  anni  fi  mori  ,efà 
eletto  del  1168. 

45  -Lorenzo  Ti  e  pò  lo  figliuolo  già  di  Iacomo  Doge. 
Sotto  queftoi  circon-ùcini,  come  Bologna,Fano,&  al- 
tre Cttà  congiurarono  comr  1  Venetia;per  Liqual  co- 
fa  uenuta  cireftia, Lorenzo  fece  la  leggerne  tutti  nel 
golfo  pagafiTero  i  dritti  delle  mercamie.Solleuntii  pò 
po!i,e  uenuti  alle  mani  co'noitri.  i  Bolognefìfuró  rot- 
ti Vifle  fei  anni, e  fu  eletto 

47  Iagomo  Contar  ini  l'anno  1171.  Nel  coftuité- 
po  quafifi  rinouè  la  guerra  co'G:noueh\  Si  riduflero 
di  nouo  i  popoli  d'Iftria  alla  diuotion  di  fan  Marco. 
Et  perche  gli  Anconitani  defraudauano  i  Datii,fi  pre- 
fe  la  guerra  con  loro  ;  mi  fattafi  la  pace  a  preghiere 
del  Pipa,  il  Doge  s'ammolò,  &  rinuntiando  il  Princi- 
pato ,  fi  mori  cinq'ie  anni  dopo  il  Dogato  ,  e  foc  celie 

4S  Giovanni  Dandolo  Tanno  1280. Venne  in  que- 
ito  tépo  quali  un  diluuio,  che  portò  pericolo  a  Vene- 
tia,  IbcceJle  anco  un  gran  terremoto  Rmouò  la  guer- 
ra con  gli  liti  ìanifauoriti  dal  Patriarca  d'Aquilea.  Or 
dinò  armata  per  Soria  quantunque  non  andante. Si  co- 
minciarono a  battere  i  Ducati  in  quetto  tempo  .  Ec 
efìendo  uiuuto  diecianni  fi  mori, e  foccefle 

49  Pietro  Grademigo.  l'anno  1190.  Fece  armata 
confra  1  Genouefi.  Prefe  Pera  ,  e  la  disfece .  E  uenuto 
alle  mani  in  Dalmatia  con  loro ,  furono  i  noftri  rotti. 
Rifatta  Tarmata  di  nuouo  s'attacarono  nello  ftretto  di 
Galipoli,  doue  i  noitri  fimilmente  perderono. Fecero 
poi  la  pace.  Intanto'  in  Venetia,  Marin  Boccone  fat- 
ta congiura  fu  punito.  Fece  una  armata ,  che  andò  in 

'  Grecia ,luqual  tornando  portò  quindici  mila,  prigio- 
ni ,  e  gran  quantità  di  dinari.  Spenic  un'altra  fecondi 
congiura.  Finalmente  pattati  dodici  anui  del  luo  pria 
cipato, foccefle  in  'no  L1020 

50  Marino    Giorgio  Tanno   130*  .  Quelli  fece 

""  arma- 


P    K    IMO.  t$ 

armata  contri  Zara  ,  e  ni  tenne  FafTedió  dieci  mefi, 
nel  quale  tempo  uenne  a  morte  ,  hauendo  prima 
edificatala  chiefa  di  fan  Domenico  a  Tue  fpefe .  Et  fu 
eletto  in  fuo  luogo  del  13  1 3 . 

Giovanni  Soranzo.  Riprefe  Zara,  e  Nona,  Spala* 
irò,  Trau  ,  e  ebenico  ritornarono  alla  noitradiuotio 
ne.  Venetiafù  ribenedetta  dal  Papa  che  prima  era  ila 
ta  icommunicata.  E  Giouanni  armò  Galee  contra  Gè 
nouefi?,  eailedio  Pera.  Difeie  1  Padoani  contra  il  Si- 
gnor di  Verona,  e  pattati  1 3.  anni  fi  mori,  eiiendo  elee 
to  in  Tuo  luogo  del  1 3  19. 
ja  Francesco  dandolo  cognominato  Cane.Coftui 
prouide  a  una  gran  careftia  .  Accettò  Pola  a  fu  a  diu* 
tione  .  Mjndo  amb;..ciaria  al  Papa  per  le  cole  de  Tur- 
chi. Fece  lega  col  Re  di  Boemia,  eco'Principi  d'Italia 
contra  il  Signor  di  Verona.  E  maneggiata  la  guerra^ 
con  diuerfì  focceilì  ,  finalmente  nel  conchiuder  la 
pace  con  Mattino  Signor  di  Verona,  acquiitò  Tre- 
uifì ,  Caltel  Baldo  .  e  Ballano  col  parlo  ddi'A.dice  li- 
bero,e  iìcuro  a  marcatati.  V.liè  undici  anni, e  fu  eletto 

53  Bartolomeo  Gradenico  Panno   1339*  nel  co- 
itili tem;io  l'acque  uennero  cosi  alte,che  Venetia  dubi 

■  tò  d'affondarli.  Si  ribellò  Candia ,  ma  acquetata  di 
nono,  foccelTe"  grandiiCrna  careftia.  Vilfe  tre  anni,  e 
focceffe  del  1341. 

54  Andrea  Dandolo,  che  fu  dotto  huomo,&  molto 
fauio.Si  collego  con  Papa  Clemente  ,  con  molti  altri 

Principi.  Mandò  armata  contra  Turchi ,  e  fu  prefa 
Smirna  Impetrò  il  traffico  di  ile  mercantie  in  Egitto. 
Zara  d.  nuouo  fi  ribellò  .  Et  il  eh  di  S-  Paolo,  nn  ter- 
remoto rouinò  molti  luogh;  deila  Citta.Vennepoila 
pelte.Rupoei  Genouefì.  Fec  lcgacol  Redi  Boemia 
adannidclViVonteDucadi  Milano.  Senile  oueiia 
huomo  le  H tifone  de  Venitiani  fino  al  fuo  tem- 
po .  E  fu  amico  del  Petrarca  ,  daiquale  è  mol- 
to lodato  .  Viuuto  dodici  anni, entrò  in  iuoluege 
del  13,-4.  . 

E     ì  Mari- 


7o  LIBRO       * 

55  MarinoFaliero  Conte  di  Val  di  Marino  .  Sotto 
coitili  fu  rotta  Tarmata  noftra  all'Ifola  di  Sapientia.  Fi 
nalmentefù  morto  l'anno  medefimo  che  fu  fatto,  per 
fuoi  mali  portamenti ,  volendo  egli  farli  alìòluto  fi- 
gnor  di  Vcnctia,e  gli  foccefle 
y5  Giovanni  Grade  k;  go  l'anno  13  55.  Qu cfti  man 
dò  fette  Galee  contra  i  Genouefi.  Ma  fatta  lega  da  Vi- 
sconti col  Re  d'Vngariaa  danni  della  Dalmatia,  fortitt* 
cato  Treuifi,ei  luoghi  d'lftria,fi  mori  parlati  i4.mefi,e 
fu  eletto  in  fuo  luogo  del  1356. 
57  Giovanni  Delfi  no,  huomo  dotto  nelle cofe di 
legge.  Fece  tregua  col  Red'Vngaria.-ma  mole  flato  in 
Dalmatia,finalmente  fece  la  pace.  Ville  cinque  anni,e 
gli  focceUe  del  1361. 
J8  Lorenzo  Celsi.  Nel  coftui  tempo  vennea  Venetia 
il  Duca  d'Auftria ,  &  il  Re  di  Cipri .  Candia  fi  ribellò; 
maacquiftatacongran  fatica,  fi  fece  vnagioftra  su  la 
piazza  di  fan  Marco.  Ma  infermatoli  grauemente  mo- 
rì dopo  4.  anni, egli  foccefle 
52  Marco  Cornaro  l'anno  t\6$  *  Ribellata  Candia  la 
ricuperò  :  Et  il  Papa  a  tua  inftantia  concetfe  indul  gen- 
tia  plenaria  a  chi  andaua  a  quella  imprela.  Ville  duean 
ni,eduemefi,egliibccelTedel  13  68. 
$0  Andrea  Contarini  ,  ilquale  accettò  lontra  fuo 
volere .  Ribellati  i  Trieitini  col  fauor  del  Duca  d'Au- 
itria,gli  ritornò  alFobcdienza.Fatta  guerra  co'Signori 
di  Padoua  gli  ridune  all'accordo.  Venne  alle  mani  con 
Leupoldo  Duca  d'Auftria  .  Combattè  co'  Genouefi, 
ch'eran  collegati  col  Carraro,econ  Milano  contrai 
noftri ,  Racquiftò  Chioggia, ch'era  perduta,  &  viuuto 
1 5.  anni,gli  foccefle  del  1 3  83 . 
Si  Michel  Moros ini  .  Ilquale  fatte  alcune  leggi  m 
materia  de  gli  homicidiarii,fi  mori  4.  meli  dopò  il  lùo 
Principato,e  gli  foccefle  del  13  83 . 
6i  AntonioVeniero  huomo  di  piaceuole  ingegno, 
&  giù  fallì  mo  nelle  fue  operationi,comr  quello  che  fé 
ce  punire  vn  figliuolo  p  hauer  fatto  alcune  infoi entie. 

Fece 


P    X   I    M    O.  .71 

•Jcce-legacón  Milan©,e  con  Ferrara ,  a  danni  di  Padò- 
ua,&acquiftò  Treuifc  Dopò  alcuni  trauaglififece  pa- 
-ce  per  dicci  anni.In  quel  tempo  venne  a  Venetia  il  Du 
ca  d'Auftria,&  uri  nipote  del  Re  di  Francia,  oue  furon 
fatte  molte  felle, ville  i8.anni,egli  focceffe 

6$  Michel  Steno  ,  l'anno  1400.  Ne  tempi  di  coftui, 
Vicenza,  Feltro,  ^Ballano  ,  e  Belluno  ridiedero  a  faa 
Marco  ,  efcópertofi  ch'il  Signor  di  Carrara ,  e  quel  di 
Verona  teneuan  le  manico'i  Genouefi  ,  fi  fece  elferci- 
to,&  s'acquiftò  Padoua>&  Verona. Si  molle  poi  l'arme 
contra  il  Marchefe  di  Ferrara,  &  acquetati  1  motidel 
Red'Vngaria^efTendo  viuuto  ij.anni  in  Principato,gli 
faccene 

64  Tomaso Mocenigo  l'anno  1413  .Quelli  racquiftò 
in  Friuli  tutte  le  terre  tolte  da  Pippo  Capitano  del 
Red'Vngaria  .  Nel  Tuo  tempo  arie  gran  parte  del 
Palazzo  con  la  Chiefa  di  fan  Marco  .  Fece  alcuni 
Magiilrati  ,  e  viuuto  dieci  anni ,  gli  focceffe  del 

6$  Francesco  Foscart  .  Ne  Tuoi  tempi  fa  fatta  lega 
:con  la  Rep.  Fiorentina  contra  Filippo  Maria  Duca  di 
Milano. la  onde  s'acquiììo  BreCcia ,  fi  hebbe  Rauenna, 
e  fi  fece  la  pace  coi  Duca .  S'innondo  Venetia  in  tan- 
to che  ella  pati  per  più  d'un  roilien  d'oro.  Si  mofle 
guerra  in  Lombardia  per  conto  de  Bologneii .  Fu  lo- 
bato ii  rheforo  di  %S  .Marco  da  un  Greco ,  ma  fi  punì  il 
ladro,  (come  già  v:  dilli)  Si  mofie  guei  ra  a  Fiorentini. 
X'Imperador  Federigo  venne  a  Venetia  tornando  dal 
lafua  coronacene»  Si  fece  guerra  con  Francefco  Sfor- 
ma ,  chJera  fatto  Duca  di  Milano .  Si  fece  accurdo  col 
Turco.  Finalmente  elfendo  venuto  all'età  di  S4.anni, 
ehauendone  dominato  34.  fu  difmeffo  del  Principa- 
to perla  fua  impotentia,egli  focceffe 

46  Pasqvàl  MALipiERoTanno  1457.  Quelli  manten- 
ne la  pace  con  Tornino  ftudio  ,  la  onde  la  noitra  Citta 
flette  in  grandiff.  abondanza  di  cole.  Fu  trouato  il 
triodo  divampare  in  qucilo  tempo.  Si  fece  vna  legge, 

E     4  che 


7i  L    I    B    X    O 

che  non  fi  poterle  crear  vn  Doge  viuente  la  ltro  .  Vi/Tè? 
quattro  anni,e  gli  foccefTe  deli.  462. 

€7  ChristoforoMoro.  Ilqual  mófle  guerra  contra 
iTurchi,AfTediò  Triefte ,  Mandò  Gifmondo  Malate^ 
ita  nella  Morea  per  terra,e  Orfatto  Giuftiniano  Gene 
ral  per  marche  acquiftatoSparta,afTali  Coranto.Andò 
in  Ancona, oue  i  compagni  Principi  doueuano  adunar 
fi  per  far  la  cruciata.viuuto  none  anni, gli  focccffc 

(S  Ni  colò  Trono  l'anno  i47i.Qucftoitabili  Herco- 
leda  Elie  nel  fuo  Ducato.  Si  cófedero  colRe  di  Perfia 
piar  guerra  al  Turco.  Acquiftòl'Ifoladi  Cipri. E  viuu 
topoco  meno  di  due  anni, entrò  in  Tuo  luogo  del  1473* 

69  Nicolò  Marcello  .  Coltili  a  Scutari  riportò  ho- 
norata  vittoria  contra  i  Turchi  ,  &  mentre  che  dauà 
gran  faggio  di  fé  a  Popoli, fi  mori ,  quindici  meli  dopò 
il  fuo  principato, &  gli  foccefle  del  1474. 

70  Pietro  Mo e  eni go  .  Ilquale  mandò  al  foccorfo  di 
Lepanto  vn'armata,e  leuato  raffedio,difcfa  gagliarda- 
mente la  Morea,  lì  mori  in  quatordici  mefi,  &gli 

foccefle 

71  Andrea  Ve  ndr  a  mino  l'anno  147?  .  Fece  guerra 
colTurco,efaluò  Croi» in  Albania  dalle  lor  mani. Ma 
mentre  chetrattaualapacecon  lui  fi  mori  10. mefi  do 
pò  il  ilio  PrincÌDato,efù  eletto  del  1477. 

ji  Giovanni  Mocenigo.  Uqualeconchiufela pace 
col  Turco.  Acquiftò  Corinto  in  Dahnatia;Mofie  guer 
ra  a  Ferrara  .  Mandò  roberto  da  San  feuerino  contra 
Ferrando  Rè  di  Napoli .  Finalmente  mori  Tanno  7.  & 
gli  foccefle 

73  MabcoBarbarigo  l'anno  14S?  .  Ilquale  fu  rino- 
mo di  retta  vita,  e  molto  dato  alle  cofe  della  pace,  la- 
cuale egli  s'ingegnò  grandemente  di  mantenere.  Era 
fom  marciente amato  da  o<?niuno;&  mentre  che s'appa 
recchiaiu  a  qualche  belPoperatione  ,  fi  mori  il  primo 
anno,e  gli  foccefle  del  1 485. 

74  Agostino  Bare  arigo  fuo  fratello,  per  i  meriti 
di  Marco .  Sotto  quello  fi  fece  guerra  con  Gifmond» 

d'Auftria 


PRIMO.  73 

d'Aurina  per  conto  delle  caue  del  ferro. Si  cacciò  d'I* 
talia  Cirio  Ottano  Re  di  Francia,e  ancor  che  fi  perdef 
feLepanto,Modone,Corone,e  D  urazzo^'acquiftò, 
Cipro,  e  Cremona  e  moke  alti  e  terre  in  Italia  .  Mori 
l'anno  ij.del  fuo  Dogato,e  glifocceffe 
7?  Leonardo  Lo  r  ed  a  no  l'anno  15:01. Sotto  quello 
Principe  fi  fece  la  lega  a  Cabrai  contra  quello  Stato: 
Furono  in  lega  il  P-ipa,  l'Imp.  il  Re  di  Francia,  il 
Re  di  Spagnai  Duchi  di  Mantoua,e  Ferrara;di  manie 
ra  che  noi  perdemmo  quafi  tutto  lo  flato  da  terra, e  ne 
reftò  Treuifi,con  ilquales'acquiitò  poi  dopò  molti  tra 
uagli,Brefcia,  Verona,  Padoua  ,  &  ogn'altro  luogo  da 
terra.  Rialto  abbruciò  con  molto  da  imo  Tanno  15 13. 
Morì  10. anni  parlati  del  fuo  Dogato,  e  in  fuo  luogo 
fu  eletto 

76  AntonioGrimani  l'anno  ijii  .ilqualfu  prima  dis 
fatto  di  Procuratore, e  confinato  a  Cherfo,  poi  richia- 
mato fu  fatto  Procuratore  vn'altra  volta,  e  Doge  per  i 
fuoi  meriti. vilfe  duoi  anni, e  gli  focceiìe  d«l  15-13. 

77  Andrea  GRiTi,beIIiflimo  di  corpo,ed'animo,tan- 
to  eccellente,ch'era  nato  per  dominare.Tutte  l'età  fu- 
ture fi  ricorderanno  di  lui. Gouernò  la  Rep4con  molta 
fua  lode  ij.anni  &  7.mefì.Si  morì  con  dolor  vniuerfal 
di  tutte  le  genti  di  3  i.anno,e  gli  foccefle 

7S  Pietro  Land o, Tanno  15-39.  ilqual  erahuomodi 
buona;  niente,reli?iofo, e  prudente.  Conferuò  la  pace 
che  egli  trouò  in  quefto  Stato. Si  icoperfero  nel  iuo  té 
pò  alcuni  traditori  che  riuclauano  ifecreti,efuronpu 
niti;&  fi  ruppe  la  guerra  col  Turco,ma  fatta  la  pace ,  fi 
mori  dopò  5.anni,&  gli  focceiìe  del  15*45'. 

79  Fran  c  e  s  co  Don  a  t  o  3huomo  eloquente,  e  di  uiua- 
ce  inteilettouiqaaleconcinouandoin  mantenerla  pa- 
ce di  quefto  Stato,fcce  finir  il  Palazzo  de'Dogi, Final- 
men  te  fi  morì  con  do  lore  vniuerfale  di  tu  tta  la  Città, 
dopò  7  anni  &  gli  foccefle  del  1 5"  ?  3 . 

00  Marcantonio  Trivi  sa  Nc,iiqualefùfantohuo 
mo,e  daua  apoucri  tutto  il  fuo;  digiunauaafpramcte, 

intanto 


74  LIBRO 

intanto  che  per  le  continoue  fatiche,  &per  Jamolta 
attinenza  nel  mangiare ,  hauendo  ,  contra  i'ua  uo^lia 
e  quafi  per  forza  riceuuto  il  Dogato  ,  fi  mori  in  capo» 
all'anno,  eifendo  a  udir  la  meiTa.  Difpiacque  a  tutti  la 
fua  morte,  egli  ioccerTedel  i ^  5 4. 

81  Francesco  Ve  n  ieri,  hiiomo  di  molta  efpericn 
za,  e  gran  pratico  del  gouerno  di  quella  Città,  il  qua- 
le con  fomma  prudenza" continuò  la  pace  continuata 
in  quello  Dominio.  Venne  al  fuo  tempo  in  queita  Cic 
tàla  Reina  di  Polonia  ,  laquale  andana  a  Bari  ,e  fu  ca- 
rezzata molto ,  e  partita,  lì  mori  il  a. anno  dopo  il  fuo 
Principato,  egli  foccefle. 

8a  Lorenzo  Privli  Fanno  1  S56.  huomo  certamen 
te  religiofo  molto, &  di  prudenza  infinita,  &  la  cui  ben 
tà  era  nota  a  ciafeuno.  Era  perfona  letterata ,  &  di  bel 
giiiditio,  &  umuerfr.lmentc  amato  da  tutti  i  popoli. 
Haueua  la  Principerà  Zilia  fua  moglie  di  rara  qualità; 
la  onde  eflendo  molti  anni,  che  la  Città  nò  hauea  ue- 
duto  Principefla  nell'una,  fi  fece  la  fua  feira,  laquale  fu 
tanto  marauigliofa  ,  e  cosi  piena  di  pópa , quanto  ch'i 
noftri  tempi  auanzano ,  per  conto  di  delitie  ,  tutti  gli 
altri  paflati.Dopò  non  molto,  efTendo  uiuuto  intorno 
a  3  .anni,fi  morì,&  gli  foccefle 

83  Hierokimo  Privli  fuo  fratello  del  1 5:?  o.  huo- 
mo  di  molta  bonià.  Nel  Ilio  tempo  fi  creò  pergouer- 
nator  dell'armi  Venete  Sforza  Pallauicino  Marchefe 
di  Corte  Maggiore.  Mantenne  la  Repub.  in  pace,  & 
quiete,  onde  meritò  nome  ueramente  di  buon  Princi- 
pe. Morì,&fù  eletto  in  loco  fuo  del  1567. 

$4  Pietro  Loredano  di  buoniflima,&  lincerà  men- 
te. Nel  tempo  di  quello  Principe  mori  Solimano  Im- 
perator  de  Turchi  famofillìmo  ,  &  gli  foccefle  Selim 
ilio  figliuolo.  Fu  l'incendio  dell'Arfenale  ,  con  lì  pane 
tofo  ltrepito,  che  fi  vdì  per  più  di  40.  miglia  lontano; 
feguendo  poiunacareftiagrauiflìma  ,  &  quali  infop- 
portabil;&  poco  doppo  la  guerra  cominciata  da  Sclim 
{opra  detto  ;  nel  maggior  feruor  della  quale  mancò  il 

Prin- 


9    II  D    O.  75 

Principe,  &  fu  in  Loco  Tuo  creato  del  IS70. 
85  Alvigi  Mocenigo  Caualier>&  Procuratore  San 
Marco,di  beJliUima  prefenza,  &  di  efficaciflìmauirtù, 
onde  era  riputato  degno  di  ogni  honore.  Nel  Princi- 
pato Tuo  fi  perde  il  Regno  di  Cipro  ,  che  fu  occupato 
da  Turchi^ma  fi  hebbe  quella  fegnalata  uittoria  ,  per 
laquaIe(come  già  dirli)  uà  il  Doge  co  la  Signoria  a  vi- 
ficare  ogni  anno  nel  Tuo  giorno  fé  ftiuo  la  chiefa  di  Saa 
ta  Giuftina.  Henrico  terzo  Re  di  Polonia,  per  la  mo  r 
tedi  Carlo  IX.  fuo  fratello  Redi  Franza,  eifendo 
chiamato  a  quel  Regno,  pafsò  per  Venetia  ,  doue  fu 
con  trionfi  grandiiiimi  raccolto,  &  in  particolare  dal 
Principe  con  fodisfattion  di  cadauno  accarezzato  .  Si 
abbruggiònel  palazzo  il  Collegio  ,  &  fsnticoilegio, 
con  una  delle  cube  della  Chieià  di  S.  Marco.  Morie 
finalmente  il  Principe  ,  &  fu  in  fuo  loco  all'unto  al 
Principato  del  1^77. 

%é  Sebastian  VeniEro  non  mai  a  baftanza  lodato, 
ilquale  col  ualor  che  inoltrò ,  &  dell'animo, &  del  cot 
po,aH'hora  che  eifendo  General  per  la  Repub.fu  pria 
tipal  cagione  di  ottener  la  già  più  uolte  nominata  vit- 
toria contra  Turchi ,  in  modo  iìacquiftò  gli  animi  di 
cadauno, che  mi  racoiofamente,  &  a  uoce  in  un'inftàte 
fu  in  loco  dei  mor;o  Principe  ad  una  tal  dignità  ele- 
uato.  Cello  nel  principio  del  fuo  Ducato  quella  iro- 
manifiìma  peite,  cagione  che(  cerne  già  ui  dilli  )  ogni 
anno  fi  uifita  la  chiefa  del  Redentoreialla  Giudecca. 
li  Ponrefìce  màdò  a  donarli  la  Rofa  ,  dono  che  fi  fuol 
fare  à  più  cari  amici  Principi  loro.  Siabbruggiò  di  no- 
■uo  il  Palazzo  doue  arie  1  a  Sala  del  Scrutinio,  il  CqI- 
Jegio  de'X  1 1.  quello  de  X  X  V.  il  loco  oue  fi  ferua 
tianolefcritture  de  Notari  morti  ,  la  Quarantia  ciuil 
nona,  &  tutto  il  Salone  dal  gran  Configlio  fino  al  capo 
•del  Parodilo, che  già  uoi  ne  mmafre  di  l'opra.  Etdopoi: 
mori  il  Principe^  in  ino  loco  fu  eletto  del  1)78. 

*7  Nicolò  da  Pónte   Dottor,  Caualier  ,&  Procu- 
*atore,huomo  do;iiiT;mo,  &  ne  manne^gi  della  Rep, 

eccelka 


76  \  LIBRO 

cellcntifrimOjComc  di  ciò  ne  haueua  già  datofegno  iti 
più  legationi,maginVati,&alnicarichi,che  cornea  per 
fonauirficientilììma  gli  erano  da  fauii  padri  più  uoke 
ftati  commetti.  Vuie  quello  hoggidi ,  &  dimoftra  the 
le  opere  hanno  di  gran  lunga  auanzaco  l'afpettatio- 
ne:  cosi  il  Signor  Dio  per  tua  bontà,  &  per  la  fua  re  li- 
gioia  vita  gli  conceda  ogni  felic  tà,per  fodisfation  fua, 
&  per  tranquillità  di  qucftaRepublica. 
For.  Po.  che  la  uoftra  cortefia  Sig.  è  ftata  tale,  ch'ella  fi  ha 
degnato  cosi  breuemente  narrarm  i  focceili  dePrin- 
ripidi  quella  Otta  ,io  non  <ò s'io  debbo  richiederla, 
che  mi  racconti  anco  qualche  cofa  dt/Patriarchi,  per-* 
ciò  ch'io  dubito  di  non  efler  molefto. 
Vcn.  Sono  obligato  a  farlo,che  così  vi  promifijma  andiamo 
cosi  ragionado  verfocafa  mia, ch'io  vaglio, che  reti  ate 
a  definir  meco  ,  e  ragioneremo  quel  che  più  ih  piace. 
Vox.  Io  ueg£Ìo  che  più  ogn'hor  vado  crefcédo  in  obligo  ed 

voi, ma  per  n  >n  le  far  torto,  accetterò  l'inulto. 
Vcb.  Ora  per  tornar  a  propofito.  D-cochenel  principio 
della  Città ,  gli  fu  dato  il  Veicouo,  il  cui  titolo  fu  pri- 
9    ma  Veicouo 01iuol^rc,p^(t  chiamò  Vefeouo  de  Mor 
ti ,  perciò  che  egli  tirau  i  un'entrata  delle  decime  de 
morti.  S'incuoio  finalmente  Vefeouo  Cartellano.  Ma 
«j'.iàdo  Grado  fi  dishaDitò,  in  tantoché  Veneti  a  creb- 
be grandemente,  :ì  trasferì  il  Patriarcato  di  Grado  in 
q  aeft  >di  V  neui.Fùaduqaeil  primo  Vei'.di  Venetia 
1   Obelalto  Manno  figliuolo  di  Enegro  Tribi.no  da  Ma 
lam  ")Cco,l  ano  774.huomo  di  vita  ringoiare,  e  religio- 
fo.Morj  iS.ann-  dopo  la  Tua  elemone,&  gli  l'eccelle.- 
a  Ch  '.Itoforo  Dannato  Greco, l'anno  7^ z.  c<;ftui  eflen- 
doli  .•- udentemente gouen-iato  nel  luo  Ve  couado, 
col  dar  !  moline  a  pouen,t  far  aftinentia ,  mori  Tanno 
17. e  fu  eletto. 
3    Odo  Orfeo!  )  fratello  d'Otrcne  che  fu  Doge.C  ftui 
cacci  toOttone,tol  e  il  Do^to  peri!  fratello  fin  che 
tornaiTe,ma  in:e(à  la  fua  me)  .c,nn.  n.io  il  ijogaio,c 
ritornò  alia  m*  Chieta.  Vaie  duci  aum*€  in  eletto 

<*io- 


P     R     I     M     O.  77 

4  Giouanni  Sanino  dell'ordine  de  gli  Himilìati,  lette- 
rato,&  amato  molto  dal  Clero,  prudéte  nelle  lue  opc 
rationi,e  di  buona  vita,  ville  fei  mefi,e  fu  eletto 

5  Mauro  Vicentio,'ilqual  uiife  io.  anni  e  fu  eletto 

6  Domenico  Badoaro  Veneto.  l'anno  86z 

7  Craifo  Eatio.  £73 

8  Giouanni  Sanuro  Veneto.  SS 9 

9  Giouanni  Aucnturato  Aquilino.  ?pi 
io  Lorenzo  Timensdeum  Monaco  bianco.  91S 

11  Domenico  Moro  Veneto.  53^ 

12  Domenico  Dauit  Veneto  Eremitano.  .54^ 

13  Pietro  Malfatto  Padouano.  971 

14  Orfo  Magadizzo  Veneto.  981 
1?  Domenico  Badoaro  Veneto.  opi 
\S  Pietro  Quintauelle  Veneto.  1000 

17  Gregorio  Giorgi  Veneto.  1009 

18  Marino  Galliano  Veneto.  ioio 

19  Domenico  Gradenigo  Veneto.  1040 

20  Domenico  Gradenigo  Veneto.  1059 

21  Arrigo  Contarmi  Veneto.  io<?£ 

22  Vital  Michele  Veneto.  112?, 

23  Bonifacio  Falicro  Veneto.  113 1 

24  Giouanni  Polani  Veneto.  114» 
2?  Vita!  Michele  Veneto.  117S 
16   Filippo  Caflolo  Veneto.  noi 

27  Marco  Nicola  Veneto  .  rio» 

28  Vital  Michele  Veneto.  \%s% 

29  Marco  Morofìm  Veneto.  JMf 

30  PietroP.no  Veneto.  1260 

31  Gualtiero  Agnus  Dei  Veneto.  iz6% 

32  Tornalo  Rimondo  Veneto.  1272 

33  Tomaio  Franco  Veneto.  1172 

34  Bartolomeo  Querini  Veneto.  1174 

35  Simon  Morofìni  Veneto.  izò% 

36  Ramberto  Polo  Boi  ogpcìc.  1291 

37  Iac  mo  Contarmi  Veneto.  1303 
3$   Bartolomeo  Querini  Veneto.  132? 

Michele 


78  LIBRO 

39  Michele  Cakrgi  Veneto.  i^z 

40  Angelo  Delfino  Veneto.  !^6 

41  Nicolò  Morefini  Veneto,  1^40 
41  Giouanni  Barbo  Veneto.  1349 

43  Paolo  Fofcari  Veneto.  !^  ^^ 

44  Giouanni  Amadio  Veneto  Cardinale.  *3  79 

45  Angelo  Corero,che  fi»  Papa  Greg.  XII.  15  79 
4(5  GiouanniLoredano  Veneto.  1385 
47  Francefco  Fallerò  Veneto.  1^0 
48.  Ieronimo  Delfino  Veneto.  1393 

49  Francefco  Bembo  Veneto.  1398 

50  Marco  Landò  Veneto.  142^ 
fi  Erancefco  Malipiero  Veneto.  1429 
5*  Lorenzo  Iuftiniano,  Huomo  di  fantiflìma  vita ,  in^- 

tajito  ch'egli  è  ftat'o  canonizato  dal  papa,  &  ha  a  Ca- 
mello il  Tuo  altare.  Qu  citi  iu  il  primo  Patriarca  di  Ve 
netia,Panuo  14  yo 

?3   Maffio  Contarmi  Veneto.  145 1 

54  Andrea  Bondomiero  Veneto.  1460 

55  Gregorio  Corero  Veneto,  146? 
$6  Giouanni  Barozzi  Veneto.  1467 
57  Maffio  Ghirardo  Cardinale  Veneto,  1466 
53   Tomafo  Donato  Veneto.                                     1492. 

59  Antonio  Soriano  Veneto.  1504 

60  LodoiiiCo  Contarmi  Veneto.  1708 

61  Antonio  Contarmi  Veneto.  1508 
6x  Ieronimo  Quirini  Veneto.  152.4 

63  Pier  Francefco  Contarmi  Veneto.  1554 

64  Vicenzo Di edo Veneto.  1555' 

65  Giouanni  Triuilano  ,  che  viue  al  prefente.         1560 
For.Iofon  rimalo  fino  3  qui  molto  fedisfatto  deluoftro 

ragionaméto,  &  però  ve  ne  tengo  obligo  infinito.  Ma 
quando  io  non  ui  fofli  mole  fro, hai  ei  caro,  che  mi  dice 
fte  qualche  cofa  del  goueroo  dello  Stato,&  delie  ma- 
terie appartenenti  a  Giù  dici  j. 
Vcn.  A  me  fate  uoi  piacere  .-fl'ai,  come  uiho  detto  altre 
ucite,  però  in  quanto  per  me  fi  potrà,  uoi  faperete 

quel 


P    R    I    M    O.  79 

t^uel  tutto  ch'io  credo  intédere  in  quefìa  Rep.  ma  per 
<lar  principio  fenza  perdimento  di  tempo,voi  hauete  a 
tenet  ferme    h'il 

Gian  Qoa  •l:o  è  la  bafe  di  queflo  Stato,  percio- 
c^ie  in  queito  fi  creano  tutti  i  magiftrati ,  d'alcuni  po- 
chi in  fuon,chefon  propidel  Pregadi.  Vanno  in  Con 
figlio  tutti  i  nobili  che  paflano  25.  anni,  o  che  da  2?. 
anni  in  giù  .hanno  tocco  ia  forte  il  di  ài.  Santa  Barba- 
ra di  patemi  andare.  S'aduna  ogni  Domenica  per  l'or 
.dinano,e  le  felle  fra  l'anno.  Et  ogni  u.olta  ui  lì  difpen 
.  fano  jioue  voci,ch'ebelliiìima  cofa  a  uedere.  Entrano 
finita  ch'è  la  trottiera,poco  dopo  mezzo  di}8c  ftanno- 
wi  lino  a  22  ,hore,poco  più  o  meno  di  Verno,  &  di  Stan- 
te ui  uanno  la  marina  auanti  difnare  ;  &  per  l'ordina- 
rio vi  entrano  da  i4oogentilJhuomini. 

Pregadi.  Quello  è  quel  corpo  che  li  chiama  propria 
mente  Senato, nel  quale  entrano  moki  honorar.:  ucc- 
elli. In  quello  Coniglio  fi  determinano  le  deliberar 
tioni  della  pace,e  delia  guerra;  auéga  ch'anco  il  Cóf. 
de  Dieci  porta  ciò  fare:  ui  fi  fanno  anco  leggi .  Crea  il 
Capitan  General  dell'armata  .  IlProueditor  General 
per  tetra. Creaao  quei  di  Pregadi,!  Saui  grandi,  i  Saui 
di  terra  ferma,&  i  Saui  de  gli  ordini. 

Collegio  è  cópolèo  del  Principe,di  fei  Configliene 
di  fei  Saui  grandi,di  cinque  Saui  di  terraferma,  di  cin- 
que Saui  de  gli  ordini,  e  di  tre  capi  di  Quaranta  ciimi 
nali.  Nel  collegio  fi  leggono  le  lettere, fi  danno  audié 
z2  a  gli  Oratori,  fi  dilpen'ànocaficiuili,  ne'quaìi  fido 
mandano  delegationi.  E  finalmente  il  Gojlegioe  vna 
mano  che  porge  le  cofe  a  gli  altri  Configli,  o  Magiftra 
tì,a  quali  elle  s'appartengono  per.refp.editicne. 

Saui  Grandi.  Quelli  ionolei  de' più  riputati  rino- 
mini della  Città.  Procurano  le  cofe  della  p^cc,  e  del- 
la guerra  jficriuono  ,  e  rifoond  no  a  Principi 3  confi- 
ggano, e  gouernanola  Rep.  è  introducono  l'opinion 
loro  nel  Pregadi. 

Sani  di  Terra  Ferma .  Quelli  fon  cinque  .  Hann© 

lame-" 


So  LIBRO 

la  medefima  auttorità,  ch'i  Grandi,  cornali  fon  infie- 
me  neiramminiftrationc  .  Procurano  le  materie  deJ 
Soldati. Et  fono  huomini  molto  riputati, 

Saui  degl'Ordini .  Quelli  fon  cinque  ,  ma  giouani 
per  lo  più,  iquali  hanno  belliliimo  campo  a  introdurli 
ne  maneggi  del  gouerno  ;  e  propongono  ,  e  dicono  la 
lor opinione; e  s'eflerciuno  guardandoli  nello  fpec- 
chio  de  vecchi. 

Configlierifonfeì,  vnoper  felìicro;  fi  eleggono  de 
più  honorati  gentilhu omini  della  Città ,  richiedendo 
coli  la  grandezza, e  la  dignità  del  Magistrato  .  Seggono 
col  Doge,  e  con  quello  elTeguifcono  ogni  faccnda  ,e 
malli  inamente  priuata,comeè  daraudienza,  e  legger 
publiche  lettere,conccder  priuilegi ,  &  altre  coli  fatte 
cole.  Lequali  non  poflono  efìer  eifeguite  dal  Doge,  fé 
non  vi  fono  quattro  còfiglieri,  &  lenza  il  Doge  eflegui 
feono  .  Hanno  auttorità  particolare  di  proporre  in 
gran  Confìglio  le  cofe  che  occorrono. 

Configlierida  Baffo.  I  Consiglieri  durano  uno  an- 
no,otto  meli  iti  Collegio,  e  quattro  nella  Quarantia 
Criminale,doue  continuamente  feggono  tre  Cófiglie 
ri.  Polfono  feder  in  quello  giudicioi  quattro  primi 
mefi,o  li  quattro  ultimi, o  li  due  primi, e  li  due  ultimi . 
Tato  che, chi  è  Cófiglicro  da  ballo, o  egli  è  flato, o  egli 
debbe  efler grande  Cófigliero  \o  ueraméte  egli  è  lta- 
to,o  debbe  eifere  Cófiglier  da  balfo.Et  però  e  nccefla- 
rio  che  còtinouamente  fieno  noue.Configli eri  lei  che 
affiduamente  leggono  col  Doge,  e  tre  nella  Quaran- 
tia Criminale, che  afcoltano  le  caule  criminali! 

Doge.  Quello  è  il  fupremo  Magillratodi  quella 
Rep.  li  chiama  anco  Principe,  e  rapprefenta  come  ca- 
po il  Principato  in  quello  Dominio  ,  a  gli  habiti ,  alla 
pópa,alla  habitatione,  e  in  ogni  al  tra  colà.  Si  battono 
le  monete, lì  fcriuono  le  lettere  in  luo  nome .  Tutta- 
uia  non  ha  auttorità  nelfuna,  fé  non  quanto  gli  è  cóce 
duto  dalla  legge.  In  fomma  egli  è  il  primo  huomo  ycr 
preminenza  che  noi  habbiamo  in  quella  Città. 

Pro, 


PRIMO.  Si 

Procuratori  di  San  Marco.  Di  quefti  noi  habbiam 
ragionato  di  fopraa  baftàza.  ui  s*aggiugne,ch 'effondo 
grado  di grandifs. dignità  a  uita,  uannoinPregadi,ma 
in  Conf.  di  X.  nò, te  no  quelli  che  rimangono  alla  bal- 
lottati one.  A  mminiitrano  le cofe della  Procurarla,  e 
polfono  anco  eilèr  Saui  Grandi. 

Confìglio  de  Dieci.  Quello  Magiftrato  ègrauiflì- 
aio.  Fu  creato  Tanno  1 3  1  o.a'  1 6.  di  Maggio  ,  per  con- 
feruation  della  pace,e perla cócordia,  cllendo  feguito 
il  tradimento  diBaiamonte,e  del  13  11. fu  confermato 
per  cinque  anni ,  uedendo  quanto  egli  folle  ìàlutifero 
alla  Rep.  e  s  ordinò  che  fi  adunalfe  ogni  Mereordi  do* 
pò  delìnare,  e  del  1 3 1  y.fù  confermato  per  dieci  anni, 
&  finalmente  del  13  3  f .  a  zo.di  Luglio,  fu  confermato 
perfempres&fù  propofto  oltre  a  quelli  che  uiolano  1* 
publica  Maeftà  del  Stato,  alle  fette,  a  trattati,  a  fodo- 
miti,a  monetarii,  alle  fcuole  della  Città,  e  alla  Cancei 
laria.  Maneggiano  alcuni  danari.  Et  hanno  galee  nell' 
Arfenale,  e  artiglierie  col  fegno  loro,  ch'è  qfto  C.  X. 
Et  auuertite,che  quando  hanno  a  dar  fententia  d'alcua 
reo  che  fia  nelle  lor  mani  per  alcuno  de  fopradetti  de- 
litti ,  non  può  quel  reo ,  ne  per  le  ftefo  ,  ne  per  altri, 
agitar ,  e  difender  la  Tua  caula  in  detto  Configlio ,  ma 
comparisce  dinanzi  a  capi,  e  di  tutto  quello  ch'egli  di 
cefe  ne  piglia  nota.  Et  un  de  capi  introduce  la  caufa 
nel  Còfiglio  loro.  In  soma  egli  e  Illuftrifs.  &  Eccelle» 
tifs.  Magiftrato  fra  tutti  gli  altri,  e  di  gràdifs.  riueréza* 

Auogadori  di  Commune.  Quefto.  e  Magiftrato  di 
gran  riputatione  nella  noftra  Città.  Ha  principaiméte 
cura  di  far  ofTeruar  le  leggi.  Placita  i  rei  nella  Quara- 
tia  Criminale  Procedono  con  tra  color,che  copranole 
liti.Hannoauttoritàdiuederi  pFoceftì  di  Signori  di 
fiotte.Poflon  tagliar  tutti  treinfieme  gli  attiaifenti  di 
lo.ducati.Hànoauttorirà  di  chiamar  amédue  le  Qua- 
rantie  con  licenza  del  Dominio  .  Et  finalmente  fono 
di  molto  auttorità  nel  noftro  gouerno. 

Cenfore.  C£ueftifurcn  creati  1  anno  15*17.  Hanne 

F  cura 


St  LIBRO 

cura  alle  cofe  de  Brodi,  al  coturnato  uiuer  della  cit- 
tà. Son  lor  fottopofti  torcameli,  e  famigli.  Int< :  ruicn 
ordinariamente  un  Cenibre  nell'eflaminc  che  fi  fa  de 
rei  criminali,  e  coli  fatte  altre  cofe,  lequali  fon  lor  co 
mefìe  per  leggi.  Ora  in  tutti  quelli  Magiitrati  confitte 
l'ordine  del'a  publica  ammimliratione. 

F°r.  Mi  piace  aliai.  Reità  hot  a  che  mi  diciate  quel  che  noi 
fapete  intorno  a  Magiftrati  ch'ani minaftrano  la  Gia- 
ìtitiaalleperfone. 

Ven.  Et  anco  di  quello  ui  fV.d  «sfarò.  Voihaueteadunqnea 
ricoi  dami, che  alcuni  Giudici  fon  Criminali , &  alcuni 
Orili,  de  qualialcuni  fono  a  Rialto,& alcun!  a  S.Mar 
co.  Ma  comincionando  noi  da  Ciuili,che  fono  a  S. 
Marco.  (  percioche poi  tratteremo  de  Criminali) io 
vi  dico ,  ch'il  primo  officio,  altrimenti  chiamato  Cor- 
te ciuile,  è  il 

Petitione.  Si  dice  che  queft'omcio  hebbe  principio 
nel  Dogato  di  M.Iacomo  Tiepoiochefù  l'anno  1x23. 
Da  prima  hebb^  quali  la  cura  di  tutte  le  facende,ma 
accrelciuto  poi  l'Imperio  della  Rcp.  e  moltiplicati  i 
negotii ,  fi  crearono  ai  tri  diuerfi  Magiftrati,  &  di  tépo 
in  tépo  moltiplicano  in  quel  numero  che  hoggi  fi  ve- 
de. Giaudiuano  i  litigi:  ch'occorreuano  tra  foreftieri, 
e  quei  della  terra  Giudicauano  lino  alia  iomma  di  cen 
to  lire,  da  indi  in  su  s 'andana  in  Collegio. 

Por.  Come  intendete  uoi  quelle  lire? 

Ven.  Io  ìntendo,che  un  mezzo  ducato  è  un  foldo  ceto  lire 
de  grofsi  fon  mile  ducati .  Hora  uenuto  al  principato 
M.Francefco  Dandolo,  uolfe ,  che  il  Petitione  afcol- 
tafleoltralafommadelle  centolire,e  che  haueflero 
altre  auttorittà,come  farebbe  in  cercar  i  rei  fugitiui,  e 
pegnorare.Ma  hoggi  fanno  fentétia,egiudicio  da  cin- 
quata,ducati  in  su  per  ogni  qualità  per  gràde  ch'ella 
fi  fia,ogni  volta  però  che  la  caufa  uada  a  qtiefto  officio 
Riuedòno  oltra  qllo  1  guaiti  delle  robe  mercàtili  che 
fono  in  Doana. Fanno  olleruaM  patti  chcgli  huomini 
fanno  tra  loro,con  io  iitruméti,come  anco  in  qualun- 
que 


?    R     I    M    O,  8$ 

quc  altra  maniera.Sono  Giudici  cópetenti  tra'i padro* 
ni  de  nauili,e  i  mercatàti ,  o^ni  uolta  però  che  non  fi 
tratti  de  noli,percioche  quefta  cognitione  s'afpetta  al 
la  corte  del  Foreitiero^come  più  innanzi  diremo.  Tari 
fanoleipefe  a  pupilli  a  inftanzade  Cómiifari ,  e  Tu- 
tori,ogni  uolta  però  chei  Procuratori  di  S.  Marco  no 
fono  commiiiarii,  otutori.Quàdoin  qualche  teitamé 
to  fi  beneficia  qualche  uno  a  tcmpo,o  ad  età,fanno  ha 
bile  per  terminatione ,  che  quel  beneficiato  pofla  an- 
dar al  beneficio^  per  efler  uenuto  il  tépo,o  per  hauer 
Tetà dal Tettatole ordinata.Sein  unteftaméto occor- 
re(  fi  come  qualche  uolta  occorre)qualche  punto  du- 
biofo,queiti  giudici  lo  fanno  chiaro.  Ratificano  le  fen- 
tentie  arbitrarie  da  $o.  ducati  in  su.  Quando  occorre 
ch'i  commiifarii  fi  uogliono  compromettere,uannoal 
Petitione  per  la  licenza.  Quefti  giudici  fanno  fenten- 
tia,fanno  parimente  terminationi,  &  a  fuo  luogo  dire- 
mo della  materia  delle  fen tende. 

Foreftiero  .  Hebbe  principio  nel  Dogato  di  Auro 
Malipiero  fanno  1 178. Giudicano  tra  Venetiano,e 
Foreftieroje  tra  Foreftiero,e  Foreftiero. A  queiti  Giù 
diciuannole  materie  dei  fui  di  cafa,  elacognitionia 
quefta  materia  e  ^ pria  del  Foreiliero^af  eifecutione 
vi  a  Signori  di  notte  Ciuili.  Hàno  la  cognitione  de  no 
li  delle  Naui  :  &  delle  varce  ,  cioè  delle  partici pation 
del  danno  patito  ,  quando  per  necefììtà  di  fortuna  fi 
gettano  in  mare  le  robbe  de  marcatati ,  che  fon  fopra 
le  coperte  delle  naui,  che  fonili  pericolo  d'affondarli. 
QueftiGiudici  da  io.ducatiin  giù  non  accettano  do- 
manda e  rifpofta,  ma  procedono  fommariamente. 

Mobile.  Hebbe  quello  Cocioilfuo  principio  Tan- 
no. 1 28  r.  Le  caufe  da  s o.ducati in  giù  nano  alla  Corte 
del  Mobile.  Queiti  Giudici  giudicano  beni  mobili, 
lafclati  ne  teftameti,e  da  i  mobili  prefero  nome  di  Giù 
dici  al  Mobile.  E  quell'officio  era  prima  della  Corte 
delForaftiero,ma  poi  il  Doge  M.Fraceico  Dadolo  die 
4e  cotal  negotio  a  prefenti  Giudici.  Giudicano,!!  come 

F     i        anco 


84  LIBRO. 

«meo  il  Pctitione,  col  quale  quefto  officio  ha  qualche 
participatione,  eccettuando  la  fomraa  del  negotio.Da 
no  Tentenna  a  legge  fopra  punti  di  teftament  i  di  beni 
mobili,  &  fopra  inftrumenti .  Sententiano  fcritti  di 
mano  propria  fottoferitti  per  due  teftimoni. 

Procuratore.  La  degnità  e  &  l'amminiftratione  è  di 
molto  maneggio  :  Però  fu  ordinato  un'officio  l'anno 
H7i.ilquale  hàprefo  da  Procuratori  quel  nome.  In 
quell'officio  fi  giudicano  le  caufe  ai  Procuratori  afpet 
tanti:  percioche  a  quefta  Corte  s'addomandanoile- 
gati,efiendoi  Procuratori  commilTarii,  e  tutori.  Af- 
coltan  quelli  Giudici  le  differentie  delle  pofleiTioni 
di  fuori  :&  dico  di  fuori,  percioche  anco  gli  ftabili  in 
quefta  Città  fi  chiamano  poffefsioni.  Afcoltano  le  do 
ne  che  fanno  profefsione  d'efler  mal  maridate.Et  que- 
fli  Giudici  furon  creati  nel  Principato  di  M.  Lorenzo 
Tiepolo. 

Proprio. Hebbe  principio  neltépodel  Doge  Vi- 
tal  Falerio  Tanno  1094. Quell'officio  ha  quattro  mé- 
bri  principali:  l'uno  è  la  materia  de'pagaméti  delle  do 
ti,fcioltoil  matrimonio  >  l'altro  le  diuifioni,che  fi  fan- 
no trai  fratelli:  il  terzo  èie  foccefsioni  che  uengono 
ab  inteftato:  il  quarto  è  la  materia  de'confini  delle  fa- 
briche.Oìtra  quefto  trattano  tutte  le  caufe  che  fon  tra 
ftretti  parenti.Quanto  al  primo  membro.  Le  uedoue 
leuano  le  uadie,  nelle  quali  fi  contengono  le  qualità 
delie  lor  doti,  ch'elfe  richieggono;  lequali  doti  fi  pa- 
gano,prin?a  co'beni  mobili,  &  poi  con  gli  immobili;& 
1  pagamenti  fi  fanno  tanto  de  i  beni  di  dentro ,  quanto 
«li  fuori.  Oltra  qfto,come  i  fratelli  dopò  la  morte  del 
padre  uengono  in  difpareri,  quelli  Giudici  fanno  le  di 
uifioni  giuridicamente,(èpereuenturai  fratelli  non  la 
fhnno  de  plano.  Nel  terzo  mébro  uengono  le  foccef- 
fìoniab  inteftato  5  percioche  quei  che  pretendono  di 
foccedere  al  morto,mettono  la  focccfsione,  &  hauen- 
doprouato per teflimonii loro efler parenti,  fi  mette 
la  focccfsione  alle  ftride,&  nò  «Sparendo  niuno  a  có- 

tradire 


PRIMO.  $s 

tradire  la  leuano,&  uano  al  pofTerTo.  Prouedono  fimil 
mete  i  Giudici  a  i  beni  di  coloro  che  fi  muoiono  in  na 
uè  for  di  Venetia,perciochc  fé  gJi  fanno  afiegnar  nell" 
officio ,  &  dopò  gli  difpenfàno  a  chi  di  ragione  s'afpet* 
tano.Dano  i  concienti  trai  più  ièretti  parenti  i  fecódo 
la  legge.  Dano  fimilméte  tre  chiamori,!  quali  per  loro 
s'euacuano,cioc  fopra  foccefsioni,fopra  6Ófini,&  fopra 
fabriche. Hanno  cognitione  del  criminale,  ma  in  cofe 
ordinarie. 

Eflaminatore.  Fu  incominciato  eflendo  Principe 
M.  Rinieri  Zeno.  Soleuano(fi  come  anco  fogliono)  et* 
faminar  teftimoni  ad  perpetua  rei  memoria ,  ilche  fa- 
ceuano  quand'alcuno  de  i  teftimoni  era  aftretto  a  par- 
tirli della  Città,o  che  foffe  in  pericolo  di  morire,!!  chia 
ma  etìaminar'in  foglio;  &  quefto  dette  loro  il  nome  d* 
Effaminatori.Conofcono  fé  le  véditioni  so  bene,o  mal 
fatte,quantoagli  ordini  delle  leggi.  Interuengono 
nell'alienationi  fatte,  fi  da  Commiliari ,  come  d'altre 
perfone.  Sottofcriuonoagli  inftromenti  delle  dona- 
tioni,peri  quali  fi  poflbn  ad  domandar  beni  mobili, 
cioè  di  manifeftationi.di  Zudegadi,  &  Breuiarii.  Qua- 
do  fuflero  pafTati  3  o.anni  che  alcuno  hauefTe  pofiedu- 
to,&  preformo ,  leuano  lo  inftromento  del  poflefTo. 
Sei  creditor  d'un  morto  hauefTe  paura  di  non  efler  fo* 
disfatto  del  fuo  credit  o,&  uoleftefequeftrare  ,ointer 
dire  i  beni  nelle  mani  a  chi  gli  hà,£juefti  Giudici  gh  da- 
no licenza. Danno  il  proprio,&  fine  proprio  di  uendi- 
te,perche  la  cofa  uenduta  fi  mette  alle  ftride.Dannoil 
uigor,&  robor  trasferendo  il  credito  in  terza  perfona; 
&  tutti  quefti  atti  fi  mettono  alle  ftride ,  onde  poi  ne 
procedono  iChiamori,chc  fon  differenti  a  quelli  de 
quali  di  fopra  dicemmo:  &  cotai  Chiamori  fopra  pi* 
gnore,donationi,poflefsi,  dati  de  refudafon,  uigori, 
&  robori,fimili  altri,  s'euacuano  per  li  ftefsi  Giudici,da 
tre  infuori;,  iquali  fono  ,  fopra  inueftition  d:  Zude- 
gadi, fopra  iententje,&  fopra  uendite,  iquali  ion 
dati  per  lJEiTam  alatore,  mai  Giudici  di  Proprio 

F    3  §U 


*6  L    I    B     R     O, 

gli  euacuano  .  Leuano  i  Breuiarii  in  forma  di  tutta- 
mente Tengono  in  nota  tutti  i  Legati  conditionati» 
accioche  non  poffa  accadere ,  che  s'alieni  contra  la  vo- 
lontà del  teltamento.  Danno notitia  a  propinqui,  e 
collatcrani  di  tutte  le  inueftitioni  della  proprietà  fat- 
te per  loro.Fano  le  fentétie  di  Documéto,i  Cogniti  de 
i  pegni,&  le  fententie  di  Mifuendere.  E  quefto  officio 
corrifpondente;&  implicato  colProprio.Hora  voi  ha- 
uete  vdito  quali  fiano  le  lèi  Corti  a  S. Marco.  Et  haue 
te  a  fapere  che  tutti  i  raccontati  òfficiifono  per  le  cofe 
di  détro  della  Città ,  che  di  quelli  difuora  ragionare- 
ino  a  fno  luogo.  Trapafsadohora  da i  predetti  officii 
de  quali  vi  ho  foccintaméte  dimoftrato  rauttorità,ver 
remo  a  gli  altri,  che  fon  in  S.Marco  ,  fé  cofi  pare  a  uoi. 

For.  Seguitate  pure  fecondo  ch'a  voi  torna  meglio. 

Ven.  Cathaueri.  Quelti  fono  i  Giudici  Fifcali,  &  ricupe- 
ratori del  publico,e  furono  creati  Tanno  iz8o.  Socce- 
douo  ne'beni  del  morto  ab  inteftato,ogni  volta,ch'egli 
non  ha  focceffore.Son  rifeotitori  delle  penech'impó- 
gono  gli  altri  Giudici  a  i  litiganti.  Già  maneggia  uano 
la  materia  de'contrabandi,  hoggi  è  propria  de  gli  Auo 
gadori.Son Giudici  de  Comiti,&  de'padroni  delle  bar 
che. Vendono  all'incanto  i  terreni  per  nome  del  com- 
mune.  Son  Giudici  nelle  cofe  rit  rouate  nel  mare ,  Se 
ne'thefori  che  fi  truouanoin  terra. Afcoltano  le  diflfe- 
rcntie  de'Pellegrini  che  vanno  in  Gierufalem  tra  i  pa- 
droni delle  Naui  che  gli  portano,  &  nell'officio  loro  li 
fcriuono  i  Pellegrini  per  nome .  Riconofcono  tutta  la 
materia  de'Peotti.  Son  Giudici  d  appellatone  in  alcu- 
ne caufe  di  poco  valore ,  che  fi  trattano  alla  Giuftitia 
Vecchia,  o  in  altri  luoghi.  E  ftato  noucllamente  com- 
meffoloro  di  giudicare  le  cofe  de  Ciprioti.  Hoggi  i  So 
pradatij  hanno  gran  parte  delTaattòtità  che  era  già  de 
i  Cathaueri. 

Piouego.il  proprio  nome  di  quefto  officio  è  Publi- 
fo,ma  corrottamétefi  dice  Piouego.  Quefti  riconofeo 
«o  i  contratti  vfuraucj.  Hanno  cur  a  delle  uie  publice, 

&chc 


PRIMO.  87 

&  che  i  Seftieri,&  i  Canali  non  fiano  occupati  d'alcuno 
edificio  priuato.Sòn  Giudici  da  zo.lire  in  giù.  A  Rialto 
conofeono  ogni  contratto  vfjratico  per  ogni  gran  iota 
ma  ,perciochie  fiedono  anco  a  Rialto .  Et  furon  fatti 
l'anno  iz8o. 

,  Sindici. Et  perche  la  facoltà  che  fi  confuma  nelle  li- 
ti,non  vada  anco  in  eftrema  rouina,per  l'ingordo  appe 
tito  d'alcuni  Auocati,de'Capirani,e  decapi  di  guardia 
co'loro  officiali ,  fono  ftati  crea  ci  tre  huomini ,  iquali 
fon  chiamati  Sindici,  Quefti  fon  lòpraftanti  all'ingor- 
de^ auide  fpeie  fatte  oltra  il  douere  ,  ne  gli  atti  delle 
cofeoiudiciarie ,  & contra l'intentionc  di  queft©  beni- 
gniflimo  Stato,  Accettano  le  querele,  &  fatta  la  fenté 
tia,'òn  eenfurati  d9.  gli  Auogadori,perciocheefn  o  lau 
dano,o  tagliano  le  fententie  de  i  Sìndici.  Quefti  entra 
no  in  luogo  de  i  Giudici  ordinarii,quandoicn  cacciati 
dalle  pane  litiganti. 

Sopracaftaldi.  Fatte  le  fententie  bifogna  eseguirle. 
Quefti  adunque  fono  i  Giudici  d'eflecutione.  Efti  uea 
dono  i  beni  per  fententia  intromeffi,&  afcoltano  le  dif 
ferentie;ch  auengono  fopra  rintromiflìonij'effecutio 
BÌ,concraditiom,&  cole  altre  firn  ili  a  quefte.La  matti- 
ua  fono  a  fan  Marco.  Hanno  anco  luogo  a  Rialto .  Fu- 
ron creati  l'anno  1 4 7 1 . 

Superiori,  E  perche  nell'efleCutioni  delle  fenrentie 
puònafeer  errore,  fu  ordinato ,  che'l  Principe  udiife 
rappellationi  dell' elfcciuioni  fatte  da  i  Sopracaftaldi. 
Ma  perche  la  pedona  del  Principe  dotiea  attendere  a 
cole  maggiori , furono  ordinati}  Superiori ,  iquali  ha- 
uelfero  a  cenfurar  gli  atti  de'Sopracaftaldi .  E  perche 
anco  i  Superiori  poifono  qualche  uolta  errare  nelle 
loro  deliberationijfù  parimente  ordinato,  che  da  gli  at 
ti  di  quefti  fi  potelfc  prouocarea  i  Signori  Auogadori. 
Furon  creati  Tanno  148?, 

Auditori  Vecchi  Rade uolce;  o  non  mai  fi  conten- 
ta colui  ch'è  perdente  ingiudicio ,  delia- fententia  del 
primo  Giudice. Da  quefto  è  nato , per  fatisfattion  dei 

F     4  liti- 


88  LIBRO 

litiganti ,  che  le  fententie  da  i  primarii  Giudici  uanno 
in  appellatione.Fu  adunque  a  quello  eletto  inftitui- 
to,che  i  tre  Auditori  vecchi  udilìero  Tappellationi  del 
le  caufe  della  Città  delle  Corti  di  S. Marco,  &  di  Rial- 
to: pcrcioche  i  Con  foli,  &iSopracófoli  fon  chiamate 
Corti.Rimettono  le  caule ,  oueramente  l'intrometto- 
no in  Quarantia  Cinil  uecchia.Comandanoa  requifi- 
tion  della  parte,eiren  do  giù  Ih  caufa,al  Giudice  prima- 
rio ,  che  metta  la  Tua  opinione  in  fcrittura  .  A  fcoltano 
tutte  le  fententie  per  itridorc,&  per  binam. Hanno  co 
gnitionedei  teftimoni,&fefi  debbono  ammettere  o 
nò  .Non poflbno ammettere iteftimoni  non  allegati 
nel  primo  giudicio  auàri  la  prolation  della  fententia. 
Non  pofTono  intrometter  le  fententie,ouer  le  ratifica 
tion  di  quelle  emanate  ex  compromiflb  de  iure ,  &  de 
facto,  fé  gli  arbitri  ,  o  la  maggior  parte  di  loro  non  di- 
ranno auanti  la  ratificatone  hauer  prefo  errore  .  Et  gè 
neralmente  le  caule  de  i  compromeilì  afpcttano  a  que 
ito  officio,  eccettuando  la  fubornatione,  &  il  fai  Co  :  per 
ciocheallhorafi  deuolueagli  Auogadoridi  Comma 
ne .  Nel  fufpendere  le  fententie,  fi  cita  la  parte,nelle 
caufe  de  maiori ,  ouero  s'intromettono ,  o  fi  leua  la  fu 
fpenfione,  in  quelle  di  minori, ouer  fi  tagliano,o  fi  lau 
dano.   Se  la  fententia  ch'èinappellatione  è  fatta  in 
abfentia,gli  Au  ditori  Tafcoltano ,  &  ui  fi  può  chiamar 
fcritture ,  &  atti  non  chiamati  nel  primo  giuditio  . 
Ma  le  la  fententia  è  fatta  prefente  le  parti  in  contradit 
torio,non  afcoltanofe  non  quel  che  è  chiamato  in  le» 
tentia.Finalmcnte  fon.Giudici  d'appellatione  in  mol- 
te caufe  di  dentro  nella  Città.  Si  dice  che  furon  creati 
Tanno  1340. 

Auditori  Noui.  Quefti  furono  ordinati  fotto  il 
Principato  dello  Steno,  Tanno  1410  .  &  hebbero  a 
principio  cognition  delle  cole  criminali,fi  come  fi  ue- 
dc  per  una  le2ge,chaflegna  a  gli  Auogadori  la  lor  aut 
toritàjleuancìoìa  a  quefti,nellc  cofe  del  fangue.Et  per 
«he  la  loro  auttorità  s'cftendcua  in  molte  cole, fu  prò 

ueduto, 


PRIMO.  tf 

tieduto,che  nò  fi  potettero  impedire  nelle  cofè  de  da* 
tii,de  priuilegii ,  de  fubditi ,  &  de  danari  della  Signo- 
ria Effi  alcol  tano  le  caule  di  fuori,che  uengono  in  ap- 
pellatane.  Quanto  alla  materia  delle  intromifsioni, 
non  intromettono  caufe  le  non  afcoltano  le  parti  in 
cótradittorio,o  fé  ueramente  non  è  citata  la  parte  la- 
timaméte.  In  una  fententia  oue  fi  a  una  parte  mal  fat- 
ta, &  un'altra  ben  fatta ,  poflono  intromotter  la  mal 
fatta,&  leuar  la  fofpenfion  della  ben  fatta .  Vn  folo  de 
gli  A  uditori  può  intromettere  a  Configli .  Et  le  caufe 
prima  intromefle,o  rimefsc,fono  anco  prima introdot 
te .  Intromettono  di  atti  d'un  Giudice  pedaneo  fofti- 
tuto  per  un  Podeftàin  fuo  luogo ,  ogni  uolta  però  che 
nó8fofse  Giudice  ordinario,o  ueraméte  Vicario.  Si  pof 
fono  rimuouere  dalle  loro  intromifsioni  felafentéza 
fofse fatta  contra  gli  Statuti,  o gli  ordini  de'luoghi, 
oue  fofse  nafeiuta  quella  tal  fentenza  ;  in  altro  cafo 
non  pofsono.  Son  tenuti  a  far  rintromifsioni  partico- 
larmente elprimendolacaufa  d'efse  intromifsioni ,  & 
non  in  generale.  Intromettono  le  fententie  arbitrarie 
in  quella  parte  oue  i  Giudici  hanno  pre  fo  errore .  Fra 
termine  di  tre  mefi  fono  obligati  intrometter,©  rimet 
ter  le  caufe,ponédo  le  loro  opinioni  in  fcritturajma  (e 
bifognafse  tor  prone ,  e  formar  procefsi ,  fi  come  fuci- 
le auuenire,il  tempo  de  tre  mefi  non  corre  fenoa 
dal  dì  che  è  formato  il  procefso ,  nel  formrr  del  quale 
è  lecito  far  di  nuouo  oblationi,capitoli ,  &  cofe  altre 
che  fon  necefsarie  alla  caufà;&  neirefsaminatió  de  te- 
ftimoni,fi  cita  la  parte  a  dar  gl'in  terrogatorii,&  appref 
fo  loro  non  deducta  deducam.Pafsati  i  tre  mefi  fopra- 
detti  non  fi  pofsó  più  impedir  nella  caufa,ma  fon  tenu 
ti  a  beneplacito  della  parte  rimetterla  al  Configlio,  & 
due  di  loro  concordi  pofson  giudicar  fé  la  cauta  è  ap- 
pellabile,  o  nò .  Setutti  tre  d'accordo  laudano  una 
caufain  fcrittura,  quella  tal  caufa  è  fetta  inappella» 
bile. Quando  fimilmente  tutti  tre  leuan  la  fofpenfio- 
*e,cotalfcntentia  aon  fi  può  più  io  (pendere,  fino* 


9o  LIBRO 

che  non  è  tagliata  per  i  Con  figli-,  ma  fé  fi  lieua  la  fofpé 
fione  in  contumacia, fi  Colpendo  di  nuouo.  Et  le  lo:  pé 
fioninon  poifono  eiìerfatte  da  loro  per  pili  che  per 
due  ìv^}  oltra  iquali  non  vai  fofpcnfione  alcuna  ,  le 
non  è  fatta  con  auttorità  de'Configii,  o  Collegii,a 
quali  fi  diuoluonocotatiappcllatiom.  Non  hi  pendo 
nolefcntentie  fatte  già  uno  anno, quantunque  fi  ri- 
trattino Fanno  le  foipenfioni  per  due  meli ,  d'otto  in 
otto  giorni,citata  la  parte,e  volendo  palla  r  i  due  meli, 
citatala  narte,&  udita,  ofpendono  col  Coniglio,  pe- 
rò fecondo  h.  qualità  de  cafi  .  Quando  naice  e  antro- 
uerfia  tra  officio,  e  officio, per  ri  (petto  della  giuriid:'»- 
tione,fi  uà  al  D  uni  ni  o,  ma  in  quello  mezzo  gh  Audi- 
tori fofpendono  .  Ai  notar  delfint; omini onifanuo  ci 
tar  le  parti.  Et  le  introminaoni  non  eiìendo  fcritte,  no 
fono  di  alcun  valore.  Son  tenuti  amtrometter  le  fea 
tentie  non  le  potendo  tagliare.  In  materia  d'appella- 
tioni.   A.  col  tano  le  a  ppei  lattoni  delle  fententie  per 
alfentia,ma  fé  la  lite  nò  è  contentata,  le  rimettono  per 
ufanzaa  Rettori .  A  quelli  (ì  deuoluono  le  appella- 
tioni  delle  ententie  di  fuori  in  m  iteria  anco  de  beni 
di  Ch  efi,dt  Mona  iteri, di  Spedali,  &  cofi.  fatti  altri  luo» 
gfoi. Qualche  uolta  accettano lappellationi  difentea 
ze  fatte  per  giudici  non  nobili  Venetian^comc  quel- 
le del  Vicario  di  Vicenz;^  &  d' Vdene:  &  qualche  uol- 
ta non  accettano  l'appellatione  delle  temenze  fatte 
per  gidd.ct  nobili  Venedanr,  come  quelle  de  Rettori 
delle  camelie  di  Mirtmengo,di  darò,  di  Romano,  Se 
di  fi  fatti  altri  luoghi    N  m  accettano  appellationi  di 
fententie  cornatomi  ilane,  eccetto  che  in  caio  d'enor- 
me le  Ione,  o  che  l'aro»  tro  haueife  fatto  altrimenti  di 
quel  che  era  tenuto  per  il  compromeifoJMè  di  lenté- 
tie  volontarie,  né  di  lentenze  farte  contra  faldati ,  che 
h  m  io  ttipendio,aercioche  quefta  materia  s'appartie- 
nea  Sani  di  terra  ferma.  Ne  di  tanfe  di  fpefe,  le  pera* 
uenturanon  foTero  indebita  mente  fitte.  Ne  d'atei 
iiueriocutoru  con  la  eia  ulula,  fi  quis  fenierit  Te  graua- 

tuoi» 


P    R    I    U    O.  fi 

tiim,  perche  fi  rifolue  in  vim  fimplicis  citationis .  Né 
di  cedule  pegnoratiue ,  o  di  vera  eflecutione ,  fé  non 
folle  indebitamente  eccelli uà.  Nericeuoao  appella- 
tione  diduefententieconformiieduefententie  fatte 
in  un  medefimo  officio  per  Giudici  diuerfi  di  quel  ofE 
ciò  medefimo  non  fi  chiamano  conformi,  ma  Temen- 
ze conformi  fon  quelle ,  che  fi  contengono  Tuoa  con 
Tal  tra  in  tutti  i  punti,&  in  tutti  gli  articoli,  in  quanti- 
tà^ in  quaìità,cordemnando,o  afloluédo,  &  che  fon 
fucceflìuamen  te  fatte,  non  una  per  l'uno,  l'altra  per 
1*  altro ,  &  la  terza  per  quel  medefimo,  per  ilqual  fu 
fatta  la  prima,che  fian  fondate  fopra  le  medefime  cau 
fe,a  che  fian  fatte  da  giudice  competente .  Dopò  ch'i 
Rettori  fon  partiti  di  reggimenti,  gli  Auditori  accet- 
tano Tappellatione  de  Triuifani  vn  mefe  dapoi,de  gli 
altri  luoghi  due  mefi,da  Mare  Tempre.  S'eccetuanoi 
priuilegiati,  che  fono  gli  ignoranti ,  che  dal  di  che  lo 
fanno  corrono  due  mefi  ài  tempo.  Le  Chiese  ,  Funi- 
uerfità,  i luoghi  pii,  i  pupilhje  vedoue,  imiferabili ,  a 
quali  non  corre  mai  prefcrittione  d'appellarfi.  Le  lo- 
ro lettere  d'appeilatione  generalmente  fofpendono 
FefTecutioni  diffinitiue,  fuora  che  fiTlTriuifano,a  Sa- 
benico;&  neluoghi  d'Oriente .  Nella  patria  del  Friu 
li  l'appella  tioni  n  debono  terminare  fra  quattro  mefì, 
altrimenti  data  fideiufììone  s'efieguiìcono. 

Auditori NouirTì mi.  Et  perche i  mclti  negotij  di 
fuori  occupauanogli  Auditori  Noui,in  tanto,che  per 
cfpedir  le  cau  fé  de  maiori,quelle  de  minori  reftauano 
in  dietro,  ondei  poueri  patiuàno  alfai ,  fu  creato  que- 
sto nouilTimo  officio  nel  Dogato  di  M.Pietro  Landò. 
Effi,  fecondo  la  loro  proportione,o<reruano  affai  cofe 
<ìi  quelle  che  ofìeruanoi  Noni ,  ma  da  50.  ducati  in 
giù  laudano  o  tagliano ,  ne  intromettono  altrimenti; 
perche  le  caufe  de  minori  nonpaffano  alle  Quaran- 
tine. Da  cinquanta  ducati  in  sii  le  caufe  fìdeuoluono 
agli  Auditori  Noui. 

Sig.  di  Notte  Ciuiii .  Q^iefìi  furpno  creati  nel 

tempo 


92  LIBRO 

tempo  di  M.Pietro  Landò  Principe.Hanno  cognrtrov 
ne  d'alcune  cofe  che  non  fono  tutte  criminali,  ne  tut- 
te ciuili.  Sono  esecutori  della  Corte  del  Foreftier» 
nelle  cofe  de  fitti  di  cafa.  Hanno  nelle  fa  briche  dile- 
gname,quellaauttoritàchehàil  Proprio  ne  gli  labi- 
li di  miouo. Giudicano  in  materia  di  truffa.  Sono  ese- 
cutori delle  cartoline  che  fi  leuano  per  conto  di  fpefe 
fatte  in  litigi.Sono  effecu  tori  delle  fententie  ratte  di 
fuori.  Nel  tempo  delle  ferie  danno  farfragii  neceiTa- 
rii, mentre  che  gli  altri  orli  cri  ftanno  ferrati. 

Signori  di  notte  Criminali.  Nel  principato  di  M. 
Marmo  Morofìni  furono  ordinati  due  Signori  di  not- 
te,de'quali  uno  hauea  podefrà  di  là  da  Rialto,  l'altro 
di  qua:  ma  nel  tempo  del  Doge  Zeno,  che  il  tuttofa 
tra  il  1 244.  fino  al  60.  ne  furono  aggiunti  quattro  al- 
tri, onde  fi  fece  la  fommadifei.  Quefti  fono  ordina- 
ti a  cuftodir  la  Città  da  gli  incendii ,  da  gli  homicidii, 
&  dalle  incurfioni,  che  fi  fanno  la  notte .  Hanno  aut~ 
torità  di  far  fangue,interuenendo  la  Quarantia ,  e  tal 
uoltala  Corte  del  Proprio.  Son  recognitori  de  ladri . 
Danno  pena  a  chi  ha  più  di  una  moglie;  &  alla  mo- 
glie,che  habbia  più  di  un  maritò .  Son  cognitori  de  i 
rapitori,  e  corruttori  delle  donzelle .  Punifconoi  ri- 
cettatori de  ladri ,  e  i  compratori  delle  robe  rubate, 
quando effi  compratori  lo  fanno.Hannoaut torità  fo- 
pra  i  Giudei  quando  s'impacciono  con  Chriftiane.To 
gliono  la  pena  a  Medici  che  non  danno  la  denunua 
della  cura  di  chi  e  ftato  ferito. 

Quarantia  Vecchia.  Nel  principato  del  Fofcari, 
che  fu  l'anno  142/-.  fi  creòquefta  Quarantia.  Lecau- 
fc  de  gli  Auditori  Vecchi  da  loro  intromeffe,  s'agita- 
no in  quello  Configiio,cioè  quelle  eaule  che  fon  del- 
la terra.  Le  gratie  paiTano  per  quefta  Quarantia. Sta 
no  otto  meli  nella  Vecchia ,  &  hanno  tre  Capi ,  iqua- 
li  danno  il  pendere,©  ueramentc  il  Configlio  al- 
le caule.  Le  caufe  priuilegiate  precedono  all'altre: 
Priuilegiatc  fono,  tra  padre ,  e  figliuolo^  tra  fratello, 

e  fra- 


PRIMO.  9ì 

efrateflo;  tra  madre,  e  figlia  ;le  patte  ;  caufe  di  pri. 
gioneri;  di  mercedi  ;  d'alimenti  di  pupilli  5  di  Prodi 
ratori  di  San  Marco.    L'altre iì  deputano ,  &  danno- 
fi  fecondo  il  numero  alquale  effe  fon  polle.  Se  per 
forte  occorrefle  che  nel  ballottar  non  fi  lèrualTerogli 
ordini  nei  facramento ,  e  nei  refto ,  l'Auogador  può 
ritrattar  iltutco  per  parte  del  1458  .  Se  le  ballotte 
fuflero  pari,cioè  patta  nella  Vecchia,  i  Nouifottoen- 
trano.  Coli  ali'incontro,fei  Noui  fanno  patta,  i  Vec- 
chi l'afeoltano .  Può  accader  come  anco  €  occorlo 
talvolta,  ch'è  lèguito  patta  nella  Vecchia,  &  nella 
Nuoua  Quavantiain  unmedefimocafo .  Si  hi  ordi- 
natole lafubfequente  Noua  giudichi.Ma  le  quefti 
parimente  impattalTero,  fi  cauan  quarata  huomini  dei 
corpo  di  tutto  il  Pregai,  quali  fanno  giudicio.  Si  fole- 
nano  incorporar  nelle  patte,  la  Vecchia,  Scia  Noua 
Quarantia;  ma  del  1 5  3  7.  fu  inftituito ,  come  fi  ha  det 
to.  Soleuano  hauer  le  caufe  quattro  di ,  nel  primo  fi 
leggeuano  le  fcritture,gli  altri  tre  fi  difpenfauan  nelle 
difputationi .  Hoggi  non  fi  hanno  più  che  tre  ;  ma  ne 
dui  vltimi,cioè  nel  fecondo,  e  nel  terzo  Configlio  £ 
di'  puta,&  fi  leggono  le  fcritture .  Occor'e  che  i  Ca- 
pi furon  fpulfi  infieme  con  i  Vicecapi ,  eflendo  rimalo 
unfoloCapoiTAuogadore  inquefto  calo  in  luogo 
di  tuttifedetteabanco,  &  mede  ballotca,perche  l'A- 
uogador non  mette  ballotte  nelle  Quarantie  .  Le  cau 
fé  hanno  tre  Configli  fenza  alcuna  interpolinone  d'ai 
tra  caufa,  eccettuandoli  la  Quarantia  Noua  .-perche 
in  quella  il  Sabbato  fi  ponno  interporre  i  Breuiarii.  I 
Capi  di  Quarata  no  polfondare  il  Configlio  a  chi  ad 
elfi  parcfle,ma  offeruano  le  leggi  circa  alla  priorità,  & 
i  priuilegii,eccettuadole  caule  fafcali,le  quali  efll  pof- 
fono  infieme  col  Dominio,dare  &  difpenfar  fecódo  la 
lor  uolontà.  Le  caufe ,  fenza  la  efpedition  delle  quali 
le  fabriche  no  fi  pofifon  continouare,fono  apprefe  nel 
numero  delle  prìuilegiate.fimilméte  le  caufe  della  fra 
terna  della  Carità.  Fu  ultimaméte  nelTIlluftrif.  Cófi 


94  L     I    B>    R     O 

g!io  di  X.  prcfo  ,  che  l' Auogadore  poifa  fenza  contra, 
ditione  alcuna  hauere  il  Configlio  nelb  Quarantia 
Vecchia. &  Nuoua.  Danno  due  caufe  il  mefe  a  gli  huo 
mini  del  Regno  di  Cirri, che  fi  truouano  elfer'in  ap- 
pellaricne  a  Veneria.  Efcono,  &  C\  cacciano  fuori  quel 
li  del  Configlio,a  quali  afpettalfe  la  canfa,  &  tutu  co- 
loro che  fon  della  prole, &  propinqui ,  come  germani, 
confanguinei,ne:>oti  figliuoli  di  fratelli, e  forelle,  foce 
ri, Se  generi,&  barbi ,  fratelli  del  padre, della  madre,  & 
cognati. patrigni, &  figlialtri ,  debitori,  o  creditori  del 
le  ->a:ti.  Gliabfemi  per  f urto, homicidio,  o  altro  ma- 
leficio,non  fono  vd:ti ,  fé  non  per  cinque  Configlieri, 
25.  Quaranta, e  due  parti  del  maggior  Configlio  .  Le 
gratie  rna  volta  lette  in  Quarantia, deuono  auati  che 
quel  Configlio  compifca,en*er  finite. Le  gratie,chelbn 
miite  di  candennation  corporale, &  pecuniarie,  fi  fpc- 
difcono  con  cinque  Conliglieri,  due  capi  di  40.  ciy. 
della  Quarantia, e  perla  pafte  maggior  del  Cófiglio. 
Ipouenalpeuere,ei  Senfali  infontico,  fonoapproba 
ti  perla  Quarantia.  Niuno  può  pregar  la  Quarantia 
né  in  Tua,  ne  in  caufa  d'altri.  I  Capi  poiTonoeiler  pre 
gari  per  hauer  il  Configlio  .  NeiTun  della  Quarantia, 
letta  la  parte,  contradice  alla  intromirfion  de  gli  Au- 
ditori,le  non  fi  chiamano  etti  Auditori, &  le  parti .  Le 
caufe  deputate  al  Collegio  di  X.  Sauii di  Rialto  iìde- 
uoluonoalla  Quarantia  ,  cioè  ne  fono  fpedite  due  al 
mele,Scqueite  fi  propongono  da  i  Capi  di  Quaranta 
a  tutte  le  altre  czuCc.  Non  fi  da  il  Configlio  ad  alcuna 
catfa  nella  qual  fia  intereiìe  del  Dominio, fé  non  fi  ci- 
tano gli  Allocati  Fifcali .  Qjeiti  fufpendono  le  caule 
che  fono  appellate.   Vanno  l'opra  il  luogo  quando  e 
difficolta  di  conhni,  e  ftabili,  quando  1  giudici  prima- 
rii  furono  lui  luogo,  &  dilTero  nella  fentenza:  Vifo  lo 
codiiterentie. 

Quarantia  Noua  .  Fu  creata  Tanno  14*2  .  per  la 
legge  Pifana,  con  quelle folennità  che  e  ihta  ordina- 
tala Vecchia.  Quella  afcoiule  caule intromeiìe  per 

gtt 


P    R    I    M    O.  $f 

gli  Auditori  Noni. Lena  i  Breuiarii  in  teftamento.  Di 
vna  caufa  ai  mefe  a  quei  del  Regno  di  Cipri,  e  di  Can- 
did Come  la  Vecchia  entra  nelluogo  della  Crimina- 
Ìe,i  Nouifuccedono  in  luogo  dei  Vecchi,  e  la  Noua 
fi  crea.  Nellelettion  de  i  Quaranta  fi  creano  i  z.  Capi, 
tre  per  muta;  e  ogni  muta  dura  due  mefi  :  la  feconda 
muta  enrra  i  fecondi  due  meli,  la  terza  mnta  i  terzi 
due  meli  :&  la  quarta  mutai  quarti  due  mefi  .  Di  mo- 
do che  la  Quarantia  dura  otto  mefi  per  una.  I  Vice- 
capi fono  otto,due  per  muta:  i  primi  per  la  prima  mu 
ta  de  i  Capì,  e  fucceiliuamente  fino  alla  quarta  muta. 
Vi  fono  oltra  quello  i  Capi  imboffolati,  che  fon  quat- 
tro,^ cafo  ch'un  de  Capi  mancaffe  entra  vn  di  quelli 
in  fuo  luogo.  Et  i  Vicecapi  imboflolati,  che  parimen- 
te fon  quattro.  Come  s'adunano  ,  il  Notaro  li  fenuc 
lun  dietro  all'altro  per  ordine ,  per  fino  alla  lòmmi 
cheeiTi  faranno:  perche  non  fem  pie  s'adunati  tutti 
Quaranta.Etdifotto  un  de:  Capi  di  Quaranta  chiu- 
de il  numero,lbttotcriuendo:  Bernardo  de  i  Pnuli  Ca 
pò  di  Quaranta.  Quei  che  non  uengcno  fono  appun 
tati,&  non  hanno  il  lalario.  Sotto  slla  nota  fi  feri  uè. 
Primo  Conf.  Caufa  Verona?  DBelrrandi  Stella,  cum 
D.Ioanne  deCaprino,introduc~ta  dùcete .  Et  il  primo 
Configlio  non  fi  difputa,  né  legge,  ma  prò  forma  bal- 
lottano, &  fi  fegna  la  ballottatone.  Nei  fecondo  Con 
figlio  f\  nota:  Secundo  Confil.  Caufa  con traicriptain- 
troducente  D.Michaele  Marino  Docì.&retpondente 
D.PhilippoPincio.Et  non  fi  e  fpedendo  la  cai' fa,  per- 
che le  non  fi  ncere  fono  ilare  in  maggior  numero,  lo 
fcriuono  di  fotto  replicando  il  numero:  Et  quello  nu- 
mero replica  tona  fce.perche  fi  ballotta  due  volte,  Tu 
na  dietro  all'altra.  Nel  terzo  Configlio,  &  ultimo  ,  ft 
fcriue:  Tertio  Gonfi!.  Caufa  vltra  fcripta  introducete 
D.Ioannede  Vmcentibus,  &  Refpond.D.  Ludouico 
Vfper.Duplicante  D.Toannea  Soie  Do& .  &  refpoo- 
dente  O.Aleifandro  Bafadonna  ,  Se  qreilo  perche  nel 
terzo  Conf.  lì  fanno  due,&  più  renghe  per  parte .  N« 

fi  può 


o£  LIBRO 

fi  può  più  oltra  parlarli  termine  limitato  per  la  mez- 
zaruola,fenza  la  lettura  delle  fcritture ,  &  ballottato 
fi  fóttoferiue 

Quod  incidatur.  1 1 

Quod  fit  bona  z$ 

Nonfincere.  3 

Et  quell'ordine  fopradetto  s'oflerua  mede/imamente 
nella  Quarantia  Vecchia. Il  deputar  delle  caufe  a  i  nu- 
meri procede  peruia  di  ballottationi  .Eri  Capi  di 
Quaranta  fotto  debito  di  facramento  fon  tenuti  a  de- 
putarle per  gli  otto  mefì,  che  cilì  ftanno,  cominciando 
dal  le  prime  iotromefle.  EtilNotaro  fermala  depu- 
tatone fopra  un  foglio ,  con  il  giorno,  &  il  milefimo, 
è  tenuto  portarla  a  capi  di  X.  A  far  la  deputatione 
s'adunano  tutte  quattro  le  mute  de  Capi ,  che  fono 
a  tre  per  muta  1 1.  Capi.  Et  fé  per  cafo  occorrefle  che 
tutti  dodeci  non  potelfero  deputare ,  entrano  in  quei 
luogo  i  Capi  imboflolati,&  i  Vicecapi.  Et  le  caufe  così 
deputate  fi  danno  fecondo  l'ordine  del  numero,  (e  no 
s'interrompe  per  cómiflìone  de  i  Capi  di  X.  come  aué 
ne  quando  l'Ambafciatore  dello  Imperatore  richiefe 
con  grand'inftàtia  al  Collegio ,  che  hceiXc  dare  il  Cóli 
glio  a  M.  Aloifio  Mafippo  nella  caufa  ch'elfo  hauea  co 
M.Maffio  Bernardor&  come  quando  fi  dette  al  Farne- 
fe  Arciuefcouo  di  Napoli,  &  nipote  della  Santità  di 
N.S.  a  requifition  del  Legato.Quado  talhora  le  part  i 
s'accordano,  fi  lauda  informa  Confilij,fe  piace  alla 
parte,  &  la  Quarantia  prò  forma  ballotta .  Talhora  la 
parte  nò  compare  wtè  al  fecondo ,  né  al  terzo  Cófiglio 
&afpettatoperfpatio  di  mezza  hora, la  Quarantia 
lauda  la  fententia .  Oltra  quello  s'intende  il  Cófiglio 
effer  in  ordine,  ogni  uolta  che  ui  è  un  Capo  ordinario, 
&  un  Vicecapo.  I  Vicecapi  afcoltano  le  parti  che  pre- 
tendono hauer  il  Confìglio  prima  d'un'altr o,&  che  da 
i  Capi  fia  transferito  all'altro  Configlio. Dannofi  del- 
ie caufe  più  uecchie  dopò  lepriuilegiatetre  al  Mefe. 
Collegio  di XX.  Quelli  erano  prima  in  Conf.di 

XXX. 


P    *R     I     M     O.  -9T 

XXX.  poi  di  XXV  &  in  fine  fono  ridotti  a  XX.Giudi 
canoda3©o.dac-tiingiù  diffinitiue.ofTernano  gli  or- 
dini medefimidel  e  Quanntie,  eccettuando  che  nel 
dar  i  Configli  diuidonoiMefi,  perche  duoi  Meli di- 
ftribuifcono  alle  caufe  di  fuori,  &  duoi  Mefi  a  quelle 
di  dentro. In  cafo  di  patta,  le  caufe  di  fuori  uanno  alla 
Quarantia  Nuoua,quelle  di  dentro  alla  Vecchia. 

Quarantia  Criminale.  Ha  giudicato  caufe  Ciuili 
auantilacreation  delle  due  Vecchia,  &  Noua.  Noni! 
ha  memoria  dv-liuo  principio.  Ha  iCa;>i  medefimi  in 
otto  mefi, che  furono  nella  Vecchia,&  nella  Noua.Ma 
di  più  uanno  nefriti  di  Paonazzo  per  honorificéza  ,  & 
uanno  in  Collegio  ,  &  in  lor  luogo  fiedono  alla  Qua- 
rantia tre  Confi  dieri  come  Capi .  Il  Principe  fedeua 
in  quefto  Configlio!  ma  aggrauato  da  molti  altri  ne°o 
eiifotto  il  Dogato  di  Meifer  Marco  Cornaro,fù  mfti- 
tuito ,  che  duoi ,  o  tre  de  i  Consiglieri  fu  fiero  in  luogo 
del  Doge.  Giudicano  le  caufe  Criminali,  cofi  le  inte- 
gre,come  le  prouocate  alla  lor  cenfura.  gli  Auogadori 
le  intromettono  come  in  fuo  proprio  Configlio,  &  le 
agitano  ,  &  difendono  la  giuftitia  fauellando  contra  i 
rei ,  a  i  quali  rifpondono gli  Auocati  de  i  Prigioneri , 
oueramente  gli  eftraordinarii .  I  Sindici  iìmilmente, 
cioè  i  recagnitori  de  iregg^méti  di  Mire,  agitano  i  col 
peuoli  in  quello  Configlio, come  Auogadori. Talho-* 
chi  ha  prouocaco  agita,o  perle  fte/fo,  o  per  mezzo  de 
gli  Auocati.  Parjafi  con  tempo  limitatola  di  quattro 
mezzaruoleNon  fi  dà  il  Configlio  riftretto:Ma  T  A  uo 
gador  pirla  quanti  digli  pare  :  &l'Auocato  aU'incon- 
tro  rifponde  quanto  gli  piace  .  S'aduna  la  mattina  ,  & 
fpefio  danno  i  poftprandii, 

Sig.  Ali3  Acque.Son  propofti  alle  cofe  delle  lagune, 
$i  dell'acque  .  Comandano  che  i  C~  iaìi  fi  cauino  .  A 
quelti  obed  feono  i  legni ,  che  occupano  neìh  cit  tà  il 
Canal  principale. 

Sig.  Alle  Biaue .  Percjie  ogni  bene  inftituta  Repub- 
blica proued.;  al  aiuti, abbondante  della  Città,  & 

G  fperisi- 


$S  LIBRO. 

fpetialmente  de  i  formcnti:  fi  crearono  i  Signori  alle 
Biauel'anno  15  47.  i  quali  hanno  la  cura  del  tormento 
delle  macine,  &  prouedono  alla  Città,  in  ogni  tempo 
Pipane;  e  fono  di  molta  auttorità in  quel  maneggio. 

Sig.  Alla  Sanità.  Cuftcdifcono  la  Citta  da  tutte  le 
cofe  che  poteflero  offendere,©  per  malattia  ,  come 
del  morbo,  o  perimmonditie  della  Città,  o  per  co- 
fe giiafte,che  fi  uendeflero  ,cosi  perterra.comc  per  ac 
qua.  A  quefto  omeio  togliono  la  licenza  i  Circulatori 
éci  Medici  Aqueftoèicritto  il  numero  delle  mere- 
trici. Et  finalméte  prouedono  alla  fanità  della  Terra; 
Et hàno  afiblutapoteftà  nella  uita  in  tépo  di  morbo. 

Doana  da  Mare.  Queiti  furono  ordinat;  negli  an- 
ni de  Meller  Tomafo  Mocenigo  Do^e.veggono  tutto 
quello  che  le  Galee  publiche,&  le  Nani  altrui  porta- 
no di  mercantia.  Nelafciano  ,  che  fi  caui  di  Doana  co- 
la alcuna,fe  prima  non  fi  pagano  i  Datii  ordinati. 

A   RIALTO. 

I  Magiftrati ,  &  gii  officii  a  Rialto  fon  molti ,  cV  di- 
merfi,  ma  non  meno  utili  al  publico  di  quei  che  fono 
9.  San  Marco.  Et  percioche  alcuni  fanno  giudicio  ,  St 
alcuni  appartengono  alle  cofe  del  Dominio;  diremo 
prima  di  quelli, &  dopò  di  quefti. 

Cinque  della  Pace.  Qv  cfti  Signori  hebbero  il  fttò 
principio  nel  Dogato  di  M  Iacomo  Tiepolo.Son  Giù 
dici  di  tutti  coloro  eh?  fi  dano,o  pugni,  o  ferite,  o  che 
iì  dicono  uillania,o  ch'in  altra  maniera  Ci  fanno  ingiur 
ria:  Et  però  eftinguendo  l'inimicitie ,  &  introducendo 
le  paci,fon  detti  i  Signori  della  Pace. 

Iuftitia  Vecchia.  Furono  ordinati  dal  Principe  M. 
Sebaftiano  Ziani.  Afcoltano  le  controuerfie  di  coloro 
che  pretendono  in  qualunque  modo  mercedi.  Puni- 
feono  i  falfatori  di  ftaiere,di  bilancieri  paffi,  &  di  fimi 
li  altre  cofe.  Metteno  il  prezzo  alle  trutte  ,  &  all'altre 
cofe  a  queiìc  finiili.  Si  fcriuono  iu  quefto  officio  i  gar- 
zoni 


PRIMO.  99 

ioniche  per falario  s'acconciano  coni  Maeftri .  Già 
hebbero  cognicione  fopra  le  lane,  ma  moltiplicati  i  ne 
gotii,fù  dato  quel  carico  all'officio  fopra  la  lana.  Tut- 
te l'arti  fon  fottopofte  a  quello  officio.  Da  quelli  i  hot 
teghieri  fi  fanno  confermar  i  lorfegni,&  quelli  ricono 
(cono  per  fuperiori.  Hanno  appellatione  a  i  Cathaue- 
rij&a^li  Auditori  Vecchi,fecondo  le  caufe. 

Confoli  de'Mercatanti.  Tutte  le  materie  di  mercan 
tia,oue  accade  compra,  &  uendita  fon  fottopoftea 
quefto  officio.  Procedono  fommariamente ,  &per  uia 
d'ellenfìone.  Quello  officio ,  e  quel  de  i  Sopraconfoli 
fono  computati  tra  le  Corti,  di  maniera ,'.  che  confci 
efficii  da  S.Marco,le  Corti  fono  otto. 

Sopraconfoli.  Quelli  conofcono  i  fallimenti  dei 
mercatante  cofe  dei  pegni.  Danno  la  fida  ai  debito 
ri, cioè  la  fìcurezza  di  non  eifer  meffi  in  prigione.  Stri- 
dano i  fuggitiui,  &  ucndono  i  lor  beni ,  co'quali  paga- 
no i  creditori,&  olferuano  quell'ordine  .  Elfendo  ue- 
auto  notitia  a  noi  Sopraconfoli  come  Giuliano  da  Ilo. 
ma  e  per  molti  debiti  fuggito,facciamo  la  fottofcritta 
proclama,  iufta  la  forma  delle  leggi,e  quello  per  effe* 
certi,che'i  detto  s'hà  affentato .  Di  comandamento  di 
Mag.Signori Sopraconfoli. Cum  fìt ,  chc'l  fia venuto 
a  notitia  nell'officio  nollre  qualméte  Giuliano  da  Ro-> 
ma  e  fallito,  &  allentato  dalle  piazze, a  graùiis. danno 
deTuoi  creditori  ,  però  li  predetti  i  Signori,  e  p  debito 
de|  fuo  officio,  fanno  il  predetto  proclama,  iufta  la  for 
aia  delle  leggi  dell'officio  loro}  ch'in  termine  di  gior* 
ni  otto,  Giuliano  debba  perfonalmente  comparire  ai 
le  piazze, Se  prefentar  i  fuoi  libri,e  beni  nell'officio  lo- 
ro,aliter  caderà  alle  pene,&c,  Paflato  quello  termine, 
&nócomparédoalcuno,(ifa  proclama,che  tutti  quei 
che  pretendono  elfer  creditori  di  Giuliano  uenghmo 
all'officio  per  far  capi  di  creditori.  Si  comanda  poi  Gii* 
lianocon  la  polizza  a  cafa.  Et  s'eleggono  i  capi  trai 
credditon,iqnali  hano  auttorità  di  comparerein  Giù 
iiCÌo,difenderc,i*ecuperare,intromettere,e  fequeftrar 
Q    2,  ibeni 


too  LIBRO. 

ibeni  di  Giuliano  lor  debitore. Quado  qualch'nuoff 
fugge,  i  beni  che  erano  deportati  appreifo  luì ,  fono 
istituiti  da  quefti  Signori  a  co'  ni  che  proua  che  quei 
beni  fono  fisoi  I  fuggitila  non  fi  poHono  accordare,  fé 
oltre  1  duoi  terzi  de  i  creditori  non  s 'accorderano,fot- 
tof enuendo  i  patti  tra  loro. Fidano  i  debitori  per  qnat 
tra  mefi,&  una  uolta  folajma  <e  pareffe  loro,  che  fi  do 
uelfino  affidar  per  più  temr>o,fi  uàallaQuarantia  ,  la- 
qvial  determina  come  a  lei  pare  :  &  i  Sopraconfoli 
fon  tenuti  a  notificarlo  ai  creditori,  accioche  pofìi-  \ 
no  com parere  in  Quarantiaa  contradire  ,  fé  alerò 
cofi  parefie  .  I  fugg  :iui  fon  tenuti  a  prefentar  a 
queft'officio  tutte  le  loro  fcritture,  &  tutti  i  beni 
integralmente  :  &  fi  atfìeurano  per  un  mele,  fra  il 
termine  delquale  fi  pofìono  effi  accordar  coni  cre- 
ditori: ma  non  potendo,  i  Sopraconfoli  fanno  effi 
l'accordo  .  Et  fé  il  f-g^itiuo  non  prefenta  fra  cin- 
que giorni  dopò  la  tua  fugai  beni,  incorre  in  pena. 
Et  elìendo  accordato  ,  fé  il  debitor  fuggirà  un'al- 
tra uolta  innanzi  ch'egli  cominci  a  pagare, non  può 
cifer  affidato  da'Signori ,  ma  bifogna  andar  al  ie  <3^a- 
rantie  .  F  iggitiui  fi  dicono  coloro,  iquali  dal  di  ch'ef- 
d  prendono  la  fida  ,  add^mando  a  i  creditori  più 
term.ne  di  due  anni,  pei  pagare  iler  debiti.  Que* 
fti  Signori  fanno  portar  le  rate  all'officio  loro  di  tem- 
poin  tépo.  Et fel creditore  uolefie  cancellar  qualche 
debito  al  fuo  debitore,  quelti  Signori  lo  fjnno.  Siftri- 
da  alla  cafa  del  debitore  ,  &  fé  fra  termine  d'un  me. 
fé  non  comparifee  il  debitore  ,  fi  ha  per  fallito,  o  frg- 
gitiuo  ,  &  immediate  s'intende  cifer  fottop-  ft o  all'of 
fìciodei  Sooraconlbli;&i  beni  ,  che  fi  trouano, ec- 
cettuando le  doti ,  i  fitti  delle  caie ,  &  i  danari  del  Do- 
minio ,  fi  diuidono  egualmente  tra  1  creditori .  Quc 
fti  parimente  polfono  affidar  di  giorno  in  giorno, 
&dimefein  mefe,  infino  allo  fpat io  di  quattro  me- 
li ,  fi  come  a  loro  pare  .  Le  fide  non  fi  danno  ie  non 
per  feimefì,  dopò  pollati  dal  di  del  debito  fatto  ,i 

quali. 


P    K    i    M    O.  u      tei 

Eguali  parlati  non  fi  affidano  le  non  per  quindici  giof 
ni ,  da  indi  in  la  biiogna  che  ui  fiano  tutti  quattro  i  So 
praconibli ,  acquali  i  debitori  debbono  inoltrare  di  ha 
uer  patito  naufragio,  incendio ,  o  f  :rto  j  &  alihora  Co 
no  affidati  per  dui  anni  in  tre  paglie,  ce n  piezarie  di 
paga  ,  in  paga ,  che  piaccia  alla  maggior  parte  de  ere- 
ditori  ,  i  quali  paifati  lenza  pagare  ,  non  può  più 
colui  tór  la  fida  per  quel  conto.  Et  i  credi-ori  non 
fottogiacciono  né  a  fida  ,  né  ad  accordo  alcuno, 
fé  non  fono  nominatamente  deferitt:  nell'officio  de 
i  Sopracortfoli  ,  nel  libro  a  ciò  deputato  ,  notato 
conia  quantità  del  danaro  ,  accioche  ogniuno  lap- 
piate fue  ragioni  ,  per  poter  contradire  all'accordo, 
fé  coli  parerle  loro. 

Soprale  Pompe.  Hanno  grandiffima  auttorità  ,  & 
fon  propoft:  ilìc  Pomp? ,  erteli  fanno  nella  città  -,  del 
mangiare*  e  del  ueftire  ,  accioche  gli  huomini  uiuino 
nell'una  cola,  e  nell'altra  regolatamente ,  a  conferita- 
tion  della  lor  facok  a.  Hanno  umilmente  auttorità  fo 
pra  le  meretrici  pur  in  qaeìb  materia. 

Alla  Farina*  Queftì  fon  pota  foprale  cofe  del  Fon* 
tico  della  farina  a  Rialto  ,  e  a  $.  Marco .  Conofco  io 
tutte  queFe  d:fficoltà ,  che  nafeono  per  conto  di  det- 
to Fontico.  Eiiìialuano  le  chiaui  ài  quel  luogo  ap- 
preso loro.  Et  hanno  cura  che  nel  uendere  la  farina 
non  fi  ufi  fraude  nella  miiiira,  che  non  fi  uendi  marcia 
guafta,e  corrotta. 

Gouernatori  dell'entrate.  Honorato  officio  &  gra- 
ne. Rifcuotono  i  danari  dell'entrate  di  quello  Domi 
«io.  Affittano  le  dette  entrate  ,  che  fono  i  datii  .  Ri- 
fcuotono fimilmente le  tanfe ,  eie  decime,  caftigano 
gli  officiali,  che  attendono  a  datii,  e  che  fanno  ma- 
le operationi.Nel  uender  1  beni  de  lor  debitori  fanno 
far  le  irride. 

Sopradatii.  Hebbe  qucfto  officio  il  fuo  principio 
nel  Dogato  diAl.Franceco  Fofcan.Ritrouanoi  deb*, 
tori  di  tutti  datii  Haiti,  &  fanno  l'eftation?  coti  ;  eru.- 


io2  LIBRO 

no  libertà  ne  Datij  correnti  fopra  Je  bollette,  rieono- 
feendo  fé  fon  giufte,o  nò,eofi  d'entrata,eome  d'ufcita: 
&  hanno  auttorità  di  puuire. 

Giuftitia  Nona  .  Sotto  il  Principe  M.  Rinier  Zeno, 
s'ordinò  quello  oflìcio, l'anno  izói.  E  ili  hanno  la  cu- 
ra fopra  le  hoftarie,  &  le  furattole,  &  procurano  che  i 
vini  non  fieno  adulrerati,&guafti.Riicuotono  ildatio 
del  vino  a  fpina,&  hanno  auttorità  di  punire  :  e  fon  fo- 
pra i  magazzini. 

Sette  Sauii.  A  queiìo  officio  s'appellano  gli  atti  del 
JaGiuftia  Noua.Fanprouifionefoprai  Magazzini ,  e 
X egojan  l'officio  della  Noua .  E  t  fon  fopra  coloro  che 
tengono  Forefticn  in  cafa,affittando  camerc,perche  fi 
toglie  la  licenza  da  loro. 

Signori  al  Sale.  Qu  ella  entrata  che  fi  caua  del  Sale 
è  molto  viuaatutri  1  Principi ,  &  benché  quella  Città 
fìa  circondata  dal  Mare,  nondimeno  non  è  lecito  far 
il  Sale  in  ogni  luogo  ,  percioche  fi  fa  a  Chioggia  ,  &  in 
altri  luoghi  rimoti, oue  fono  ordinate  le  Saline  publi- 
ce.Il  Sale  fi  uédea  San  Marco,&  a  Rialto.  I  Signori  di 
quello  officio  affittano  i  datii  del  Sale,cofi  della  noftra 
Crtti,come  anco  di  tutte  l'altre  che  obedifeuno  a  que 
ila  Città.  Hanno  cognitionc  in  tutte  le  materie,  che 
appartengono  al  Sale. 

Signori  fopra  i  Conti.  Hanno  auttorità  di  rifeuoter 
tutti  i  debitori  di  qualunque  forte,  che  fi  truouano 
della  Signoria  :  &  in  quelle  materie  accettano  de- 
nuntie  ,  anchora  che  fiano  criminali  ;  &  hanno 
auttorità  di  condurre  i  cafi  in  Quaiantia  Criminale. 
Hanno  auttorità  fopra  le  galee  lottili  ,  eie  grolle, 
&  fopra  le  balellrie  cosi  delle  galee  ,  come  del- 
le naui. 

Proucditori  de  Commune  .  Furono  ordinati  nel 
Principato  di  M.  Pietro  Gradenico  .  Hanno  cura 
che  le  naui  fi  facciano  grandi  fecondo  la  loro  propor- 
tione,J&fattc,che  non  fi  carichino  oìtramifura .  Pro- 
BC£gono  alle  vie  publiche,  percioche  eia  le  fanno 

faleg- 


fr    R    I    M    O.  roj 

[aleggiare ,  rifanno  i  ponti  per  ìa  Città  .  Son  fopr*- 
ftantiatutte  l'arti  della  terra,  a  tutte  le  Scuole  ,  o 
Fraterne  picciole,  percioehe  delle  grandi  ne  fono  fo- 
praftanti  i  Signori  Dieci .  Similmente  fon  fopraftantia 
i  traghetti. Punifcono  i  delinquenti  nell'arti .  Ricono* 
feono  i  priuilegii  della  cittadinanza.  Mettono  il  prex* 
zó  a  libri. 

Sopra  le  Camere .  Quefti  Signori  fon  fopra  le  coffe 
delle  Camere  di  fuori  di  quello  eccellentiflìmo  Domi 
nio:c  fanno  l'cfation  del  danaro.Et  camere  fono  le  Ca 
marlengarie  delle  citta  fudditc ,  le  quali  rifeuotono  il 
danaro  publico  di  quelle  tali  città,&lo  mandano  a  C* 
marlenghi in  quella  terra. 

Diece  Òfficii .  Fanno  TefìTation  del  danaro  de'datii 
non  feoffi  aflblutamente ,  dalle  Doane  da  terra  ,  St 
da  mare ,  il  limile  nella  materia  de  noli  delle  galee 
grofle. 

Cazude.  Quefti  rifeuotono  i  debitori  del  Domini» 
per  contò  di  tanfe,  e  di  decime  non  pagate,  erifeuoto* 
no  anco  con  pena  di  quei  debiti,che  non  fono  fcoilì  da 
i  Gouernàtori  delle  entrate  fenza  pena. 

Diece  Saui  j.  Veggono  fé  le  decime  fon  pofte  giufté, 
&  fé  vi  è  fraude  alcuna  :  fanno  il  rimile  fopra  le  tanfe. 
Accettano  le  conditioni  in  nota,  cioè  le  poflefiioni,t£ 
to  di  fuori,quanto  di  dentro  della  Città  de  gli  habita- 
tori  che  poifeggono  facoltà.  In  quefto  officio,  come  fi 
ha  fatto  cópra,n*  traiislatano  i  beni  dal  nome  del  vendi 
toreal  nome  del  compratore.  In  caufa  di  fraude  crea* 
no  debitor  con  2o.per  cento  di  pena,e  mandano  a  Go 
uernatori  dell'entrate.Sono  come  Auditori  in  appellai 
tione  de  gli  Oflicii  da  5  o.  ducati  in  giù, che  fono  a  Rial 
to,  cauandone  però  gli  officii  di  giudicatura ,  che  riab- 
biamo di  fopra  narrato. 

Ragioni  Nuoue.  Quando  fi  dantìoi  datii  ad  affitto, 

fi  fanno  14.  caratatori  ,i  quali  compartendo  tra  lor 

i  carati ,  fanno  vn  capo ,  e  mantengono  al  Dominio  il 

danaro  di  quel  tal  datio,  eh  e  (li  hanno  tolto  .  Son» 

G    4  adunque 


t*»4  LIBRO 

adunque  leKagicni  Nuoueriicotitori  con  pena  di 
quei  debitori,  i  quali  hauendo  caratato  il  datio, hanno 
perduto  di  qaella  ragione. 

Ragioni  Vecchie*  Et  perche niunaRepub.ch'iofap 
pia, fu  giamai  coli  corte, e  uerfoi  forestieri,  come  è 
quella- ordinarono inofhi antichi,  ch'i  Signori  delle 
Ragion  V  ecchie,  venendo  Ambafciadori,  o  altri  Prin 
cipi  in  qr  cita- città,  &eilendo  benignamente  raccol- 
ti, facciano  la  ipefa  per  il  Dominio,  in  quelle  cole  che 
fon  necefiarie  in  fimil  materia  .  Oltra  quello  (pen- 
dono perii commune  quanto  uien  loro  cemmeffo. 
Tengono  anco  parte  de  libri  pagati  delle  paghe  de 
Monti  parlate.  Son  Giudici  de  danni  dati  al  Domi- 
nio fuor  di  Venctia.  Et  veggono  i  Conti  de  Prouc- 
dicori  delle  Biade.  Et  pollon  vender  i  b  eni  de  debito- 
ri dell'olii  ciò  loro* 

Datio  dal  Vino.  Quello  officio  è  riputato  molto 
antico.  I  Signori  di  elio  rieonoicoho  le  mate  uè  de 
Vini  che  fi  conducono  per  terra,  e  per  mare  in  quella 
Città.  Son  medelìmamentefopra  pagamenti  del  Da- 
tio. Fanno  Teliamone  del  d.~naro,cenauttorità  di  pu 
Dire  in  pecunia  La  Tua  entrata  e  di  molta  importan- 
za^ degna  di  marauiglia,  confiderato  quanto  fia  il  vi 
Ho  ch'entrain  quello  circuito. 

Ternaria  Vecchia.  Fu  ordinata  nel  tempo  di  M. 
Giouanni  Dandolo  Principe  .  Quelli  Signori  fanno 
Telamone  del  Datio  dell'olio  .  F  e  fono  lopraflanti  a 
tutto  quello  che  occorre  in  quella  materia. 

Signori  alia  Grafia.  Quelli  hanno  cura  delformag 
gio,deile  cai  ne  lalate,  &  di  cofe  altre  appartenenti  al- 
la erafia,  &  l'opra  ciò  hanno  auttorita,  e  fanno  giù- 
4Ì;tio. 

Doana  da  Terra.  Tirano  l'entrata  delle  cofe  che 
Vengono  da  terra*  Et  i  Signori  della  Doana  di  Mare 
fanno  il  mede-fimo  officio  ,  &  fon  recogniton  nelle  co 
fé  ;  Ttmentiadette  Diane. 

Panni  a  Oro*  Hanno  cura  che  i  Tensori  non  ufi- 

n 


PRIMO.  lof- 

fio fraude,emalitia  imbroccati,  &  he  gli  altri  drappi, 
e  qualunque  uoltafu{ìèroadulterati,hanno  auttorità 
di  tagliarli^ 

Cinque  alla  Mercantia .  Regolano  le  cofe  della 
mercantia,  e  le  ipefe  chetaihoraiì  fanno  iuperflue; 
per  conto  di falariati. 

La  Secreta.  In  quella  fi  tengono  tutti  i  libri  uec- 
chi,e  che  fi  uanoo  per  giornata  inuecchiando  ,  di  ra- 
gion de  Monti,  e  fpecialmente  del  Monte  uecchio, 
delMonte  nouo,&del  Sufiìdio  >iquali  libri  non  li 
poiìono  ueder  fenza  efprcììa  licenza  dei  Coniglio 
de  Diec\ 

Tre  camere  r?e  Monti .  Vnadel  Mente  Vecchio, 
vna  del  Monte  Nouiffimo,&  una  del  Suflìdio.  Que- 
fh  giornalmente  pagano  le  paghe lecondo  l'ordine  de 
iSeitieri.  Hanno  auttorità  nella  materia  apparte- 
nente a  loro.  Et  non  fi  poiìono  impacciare  altri  Of». 
ficii  m  quelli  Monti,  che  1  fopradetti.  Vi  e  firmimene 
tela  calia  della  Francatione  ,  laqual  franca  1  danari 
c<:m prati  a  minor  pretio  per  utile  del  Dominio  al- 
che fifa  quando  fi  commette  loro  per  parte  preJa. 

AuogadonFi/caii.  Hanno auttoruà iopra cgn'al* 
tro  Officio  che  faccia  eiattione,  fi  fanno  a  tempo,  & 
non  Tempre  ordinariamen  temerne  icno  gli  Aucgado- 
ri  di  Commune;  ma  fi  fanno  qualche  ucita;  la  loro 
àuttonta  e  limitata,  si  come  anco  quelle  di  tutti  gli 
altri  offici!. 

CamarlenghidiCf  inmuhe.  A pprefìo  quelli  Si- 
gnori Hanno  tutti  i  danari  che  icno  della  Illuftnn 
Signoria,  cosi  da  Mare,  cerne  da  Terra, &in  lemma 
tutte  l'entrate  -i colano  in  quello  Officio.  Le  quali 
poi  fi  di  penfano,  li  cerne  pare  al  Deminio,  col  mez- 
zo de  i  mandati  parlati  in  Collegio ,  &  iottoicritti  da 
i  Cohfi^lieri,&  dai  Sàuii; 

itraerdinarii.  Riscuotono  i  danari  appartenenti 
a  noli  delle  Galee  grolle,  &  di  Naui  di  perfone 

priuate* 


Mi  LIBRO 

priuate.  Quando  (ì  carica  robba  su  detti  legni  biso- 
gna hauer  il  bollettino  di  quefto  cilicio, perche  lenza 
nonfi  può  far  altrimenti  bolletta  all'Infida. 

Tauola  dell'Infida.  Il  Principe  M.  Tomafo  Moce- 
nigo  ordinò  quell'officio  ,  &  quell'altro  dell'Entrata. 
Qu  efli  rifeuotono  il  Dario  di  tutte  le  robbe  ch'elcon 
di  quella  Città,  pero  di  tutte  quellecheibnfottopo- 
ite  a  pagar  Dario.  Eti  Signori  dell'Entrata  riscuoto- 
no il  Dario  di  tutte  quelle  robbe  ch'entrano,  pur  ài 
tutte  quelle  che  fon  (ottopofte. 

Mcifettaria.  I  noitri antichi  chiamauano  i  Senfali 
McfTctti,percioche  fi  mandano  dal  compratore  al  ven 
ditore  più  volte, innanzi  che  fi  conchiuda  il  mercato, 
hhni'i  adunque quelVorficio  Melfettaria.  Cono- 
feono  i  pretii  delle  cole  che  fi  compiano,  &  uendono, 
Etaquefti  fi  paga  duoi  per  cento, più, &  manco,  di  tut 
ti  i  mercati  che  fi  fanno  ,  &  che  fi  traggono  per  conto 
di  mercatura.  Il  medefimoanco  s 'offerita  nelle  uen- 
ditionidehi  ftabili  ,  tanto  di  fuora  ,  quanto  di  dentro 
inVenetia.E  tal:  fono  gliofticiia  Rialto.  Ma  perche 
fìamo  giunti  a  cafa,  entriamo  ,  che  dopo  difnare  vi  di- 
rò qualche  cofa  oltre  le  predette,  che  forfè  non  vi 
fpiacerà. 
For.  Come  piace  à  V.  S. 

il  Fine  del  primo  libro . 


io? 

COSE 

I    L    I 


DELLE 

N    O     T    A    B 

DI   VENETI  A. 
LIBRO     SECONDO 


Elle  &  h onorate  cofe  fono  quelle, 
ch'io  hòvditeda  voi  quefta  manina» 
lequali  ron  fon  cosi  trattate  da  gli 
Scrittori,  come  io  harei  penfato;  pero 
tanto  più  mi  fono  elleno  care  ,  quan- 
to ch'io  ho  faputo  da  voi  quel  ch'io 


Ven.  S*egli  vie  caro,  a  me fommamente piace.  Ma  perche 
non  refti  adietro  cofa  che  fia  degna  d'efìere  &  ragio- 
nata^ udita;  mi  piace  ancho  di  raccontarui  tntte  ie 
vittorie  illultri,  che  hi  hauute  quefta  Città. 

For.  Et  ancho  quefto  mi  diletterà  molto. 

Ven.  La  prima  fu  quella  de  Venetiani  quando  a  Caorli  Vin 
fero  gli  Iftriani,  che  haueuan  tolto  le  fanciulle  ta  Ca- 
mello, come  io  vi  ho  detto  inanzi ,  perla  qual  con  fe« 
licifs.  augurio  inoltrarono  i  Cieli ,  che  quello  Domi- 
nio non  perderebbe  mai  cofa  del  luo  ,  ch'ai  finenoa 
recuperarle  honoratamente,  come  e  auuenutò  più 
volte.  Ma  molto  ulluftre  e  chiara  fu  quella  vittoria, 
che  noi  ottenemmo  contra  Pipino  Re  d'Italia,il  qual 
uenuto  a  ^Malamoco  a  ifiantia  d'Obelerio  cacciato 
del  goucrno,nolle  paflare  a  Rialto  fui  Ponte  di  legno 
edificato  fopraie  botti  percioche  togliendo  i  noftxi 

Toc- 


ioS  LIBRO 

I'occafion  del  flufo,del  mare,  afTaltando  i  Franzer7,gli 
rupperodi  modo,  che  fi  può  dire,  ch'alili  ora  fi  gittaf- 
fero  le  fondamenta  di  queitoampl^ilìmo  Imperio,  ha 
uédo  ne  Tuoi  principii  ancor  deboli  &  baffi,  uinta  una 
natio n  famofa  per  tante  loro  iìh,ihi  imprefe,  &  un  Re, 
d'Italia,  ch'era  pur  Signore  notabile  ,  &con  mcltc 
forze. 

For.  Verartiéte  che  Iddio  benedetto  cominciò  allhora  a  mo 
ftrare,  chequefto  doueua  elfere  il  ino  Popoloelctto, 
percioche  facendolo  uineitore  de  gli  auucriari,  che  im 
pediuanola  fua  grandezza  ,  rnoftraua  apertamente, 
ch'egli  uoIeua,che  foHe  eterno. 

Vcn.  Fu  anco  notabi!  uittorfa  qtféfìa  che  fi  hebbe  contra  i 
Saracini  a  Grido. conciofia, che  dominando  quella  na- 
tionequafi  mezzo  il  modo,  come  fan  fede  tutte  le  Hr 
iìorie(in  luogo  de'quali  fon  poi  foccefìi  i  Turchi)  mi- 
fero  l'attedio  a  Grado.  La  onde  Orfo  noftro  Principe, 
abitandogli animofa mente, gli  ruppe,  &  mifein  fuga 
&  Giouannifuo  figliuolo  s'adoperò  cosi  honorata- 
mentein  quel  fatto  d'arme,  ch'il  popolo,  marauiglian 
dofi  della  fua  uirtù  ,  lo  diede  per  compagno  al  padre 
nel  Principato  ,  tanto  fu  cara  all'unii  erlalc,  e  d'im- 
portanza quella  uktoria.  Ne  molto  dopò,  allargan- 
doti la  fama  del  ualor  di  quefta  natione ,  eifcndo  Ni  ce 
forolmperador  di  Crnitantinopoli  trauagliato  dall' 
armi  di  Normani-Signor  di  Puglia ,  ricorie  alle  noitre 
armi ,  perche  mouendofi  Domenico  Siluio  noitro  Do- 
ge con  l'armata,  e  giunto  a  Dirazzo,  uenne  alle  ma- 
ni co'ncmici ,  co'quali  combattereno  con  tanto  ardi- 
re ,  che  non  come  quelli  ch.muauano  la  degnità  dell*1 
Imperio,  ma  pareua  che  dm-battefiero  per  la  loro  Pa 
tria.  Finalmente  rortn  l'armata  dei  nemici,  &  parte 
delle lor  Naui  pre:e ,  &  £  mmerfe ,  il  uittoriofo  Pria 
ci  e  apri  il  Marea  quei  di  Durazzo,  ilqualeera  fiato 
ferrato  loro  ne  tempi  palati.  Ma  notabile  fu  la  uitto 
ria,  che  s'acqui/to  in  Soria  mentre  che  la  Crociata  fa- 
ceua  l'imprefa  della  terra  fama.   Era  auuenutoche 

hauen- 


SECONDO.  io? 

nanendo  i  Chriitrani  occupato  molte  terre  in  Soria,Pa 
beco  Re  di  parchi  asfaltando  Baldouino  con  groflb 
efiercito,lo  haueaprefo  &  mandato  a  Carra  in  ferri.  I 
Chriftiani  fpauentati,  &  che  erano  afìediati  in  loppe, 
hauean  <icchiefto  d'aiuto  Papa  Califto,  e  Veneciani,la 
ondeincftri,  che  fono  itati  Tempre  amantiffimi  della 
Religione  ,  ciò  udendo  ,  armarono  200.  legni  lotto  il 
Capitanato  di  Vital  Michele, ch'era  Doge.  Qt'e- 
fti  andato  a  loppe  fi  incontrò  co'nemici  nei  porto  del 
la  terra,  co  quali  appiccata  la  zuffa,  fu  uincitore  ,  iti 
con"  buona  uentura,  cheauanti  che  i  nemici  poteifero 
ordinare  le  Naui  a  combattere,  hauendoli  parte  mor- 
ti, &  parte  prefi,&  diiperfa  tutta  l'armata,  gli  e  ottrin- 
fe  a  lalciariailedio. 

iFor.  Mi  ricorda  hauer  letto  quefVhonorato  fatto  nelle  Hi 
ftorie  del  Biondo,  ilquale  ha  Scritto  le  cofe  fate  in  fora 
ma  in  quei  tempi  con  più  diligenza  de  gli  altri. 

Ven.Cofie.  Si  hebbe  un'altra  uittoria  contrai  Bologne!!. 
Coftoro  non  potendo  con  animo  quieto,  Jbpi-ortar, 
ch'i  mercanti ,  che  trafficauano  il  mare,  hauelìeroa 
a  pagar  i  porti  nlh  noftra  natione,  come  a  quella ,  che 
è  Signora,  e  che  hàil  Dominio  del  mare,  comeui  ho 
altroue  detto;  mifero  occultamente  infieme  un'eifer- 
cito,e  mandarono  in  tanto  Amba  Scia  dori  a  Vcnetia,a 
chieder,  che  fi  leuaffero  i  porti,  altramente  fi  protefìa 
uà  lor  la  guerra.  Ma  accortofi  il  Principe  Ticpoio  del- 
lo inganno  d  coftoro,  mandò  in  continéte  none  galee 
per  il  pò  ,  ad  occupar  i  lor  maluagi  penfieri  ,  lequali 
giunte  a  Primaro  preflo  a  Rauenna,  mifero  dì  manie- 
ra fpaLiento  a  Bologne!! ,  chJeffi  fortificarono  all'in- 
contro deiPaltra  ripa,  fam3Aiberto  .  Ma  efiendo  du- 
rata la  guerra  tre  anni ,  nella  quale  i  Bolcgnefi  erano 
flati  Tempre  (uperiori,  come  coloro  ,  che  haueano 
un'eìfercito  di  40  .mila  huoeiini,tntto  di  gente  eletta 
della Romagna,e  paite  della  Lcmbardia^ucnuti  final- 
mente  a  giornata,  lotto  la  guida  del  Principe  Grade- 
nìgo  t  i  Bologne!!  furon  uituperofamente  rettile 

fuga- 


no  LIBRO, 

fugati.  Et  poco  dopò  domandarono  humiìrnente 
la  pace ,  e  l'ottennero  con  honorate  conditioni  per 
noi. 

For.  Mimarauigliochecoftoro  hauefiero  animo  a  uenir 
alle  mani  con  quella  Repub. 

Ven.  Non  è  gran  fatto ,  perche  allhora  la  noflra  potenza 
non  era  grande,  e  iBolognefi  in  quel  tempo  poìfcdc- 
uano quafì tuttala  Romagna, e  faccuano  grotti  efler 
citi,  come  hauete  fenato;  &  de  loro  vicini  alcuni  era- 
no collegati  cou  loro, come  Senefi ,  Fiorentini ,  Fer- 
rarefi,  &  altri,&  alcuni  foggetti,  però  battana  lor  l'ani 
ino  di  contrattar  con  ogn'uno.  Grande  fu  poi ,  e  me- 
rauigliofa  quella  tintoria,  che  fi  hebbe  a  Chioggia 
contra  iGenouefi,co'quali  ficombatteua  non  per 
foftenimento  delle  poltre  opinioni ,  ma  per  l'Impe- 
,  rio,  e  per  conferita  tion  dello  ftato  noftro.  Ella  è  ma 
nifefta  a  ogn'uno ,  &  fi  sa  qual  foife  il  ualor  di  Carlo 
Zeno  famofiilìmo  Capitano  in  tutte  l'età  che  verrai» 
no,  in  quel  maneggio. 

For.Inueiitàch'ellafu  cofa  molto  importante,  &  di  tan-^ 
to  maggior  gloria  ,  quanto  chi  Genouefi  con  oftina 
to  animo  s'erano  deliberati  di  voler  f  opraftare  a  que- 
llo felice  Dominio. 

Ven-  Famofiflìma  fu  poi  quella  che  fi  ottenne  in  tempo 
che  rimpcrator  Federico  Barbarofla  (  perfea-.tore  di 
Aleifandro  Pontefice,hauendointefo,  che  egli  s'era 
ridotto  a  Venetia)  mandò  Ottone  fuo  figliuolo  con 
armata  contro  Vcnctiani,  Perilche  Zcbailian  Z  iani 
Doge  armati  3  o.  nauilii  di  gente  fcielta,  per  Jifelà  del 
Pontefice, preflo  l'Iftria  s'attaccò  col  nemico,&  rima- 
nendo vittoriofo,  l'eco  condutfe  il  figliuol  dell'Impe- 
ratore prigione,che  diede  poi  occafione  di  rapacificar- 
lìinfieme  quelli  dot  principali  capi  del  Chrillianefi* 
mo,l'uno  Ecclefiaftrco,&  l'altro  Secolare. 
For.  Mi  raccorda  hauer  vitto  quello  fatto  depinto  nella 
Saia  del  gran  Configlio;  e  veramente  che  fu  cola  me* 
moia  bile. 

Tali 


SECONDO.  in 

en.  Tali  fono  fiate  le  vittorie  antiche  ,  che  noi  habbiann» 
ottenute;  per  che  delle  moderne  non  ne  vo  far  altra 
mentione ,  eccetto  che  raccordami  quella  che  ui  ditti 
già  ottenuta  con  tra  Turchi  a'8.  di  Ottobre  15  71. onde 
nacque  l'ufo  di  gire  ogni  anno  in  tal  giorno  a  viiitar  la 
chiefa  di  Santa  Giuftina  ;  della  quale  so  che  ne  haue- 
re  frefca,&  ferma  memoria  .  Ma  poi  che  noi  mettem- 
mo i  piedi  in  terraJe  cole  noflre  fi  fono  allargate ,  hor 
con  profpera,hora  con  ad uerfa fortuna  ;  ma  vincendo 
finalmente  per  gratia  di  Dio  tutte  le  difficoltà  ,  forno 
hora  in  quel  pacifico,  e  potente  (tato  che  tutto  il  mon 
do  conofee. 
or.  Faccia  il  Srgftor  che  la  felicità  voftra  fia  perpetua,  cok 
come  uoi  l^ète  il  baftion,la  difefa,e  la  conferuation  del 
lo  honor  d'Italia. 
ren.  Spero  che  cefi  farà,si  perche  la  fua  Maeftà  ne  ha  con- 
ceduto perfette  leggi,  e  hu omini  di  buona  uolonta ,  e 
si  percheeglihà  fempre  fplrato  nc^ii  animi  a  noim 
Senatori,  cole  utili  per  la  nofìra  Rep.  e  certo  che  in 
ogni  tempo  habbiamo  hauuto  copia  dihuominiil- 
luftri ,  e  habbiam  tuttauia ,  cosi  in  tempo  di  pace  >  co- 
me di  guerra,  che  polli  quafi  come  timonieri  al  go- 
uerno  della  naue,guidanodinttamemeia  nauedi  que 
#0  Stato, 
or.  Deh  fate  mention  di  qualche  uno. 
ren.  Per  contentami  lo  farò,  incominciando  prima  de  mot 
ti ,  &poi  breuemente  fegueddo  in  nominarne  de  uiui. 
£ iaui  però  proteflato,che  io  in  quello  non  ucglio  fot 
•opormiad  ordine  alcuno,  ne  a  raccontami  di  tutti; 
ma  sì  come  mi  ueniranno  in  mente ,  cosi  io  uè  gli  rac- 
cordami così  anco  di  quelli  folamente  chealFimpro 
uifo  mi  fouueniranno  nella  memoria.Et  per  dar  prin- 
cipio incomineierò. 

Angelo  Participatio  Principe  miVapprefentaalla 
mente,inanzi  a  turti  gli  altri,  non  so  fé  maggiore  nel* 
I'attioni  della  Rep.  o  fé  più  pio  nella  Chriftiana  reli- 
gione, ilquale inolio  da  occoltofpinto,chelo  guidaaa 

ari- 


n%  LIBRO 

a  ridir  felicemente  la  fede  del  Principato  da  Mala* 
Blocco  a  Rialto  ,uolle  efler  con  l'edificar  il  Tempio 
confacrato  al  Profeta  Zaccaria  ,  a  Lorenzo  martire  ,  & 
al  beatiflimo  Seuero,  chiarillìmo  effempioa  fuoi  citta 
dini,ncn  Solamente  d'animo  (incero, e  r>ietofo,mad'a- 
manti'fimo  dell'eterna  pace  di  qucftì  Republica, 
hii'endole  dato  eo(ì  faldo  ,  e  con"  immutabile  fon- 
damento. 

Orfo  Bidoaro.  Quello  chiarirT.Pnncipe,memorabil 
elfempio  della  confermata  religione,  con  modo  non 
vfato,amando  meglio  lo  habito  facerdotale  ,  che  Toro 
fpl. udente  ,  che  adorna  i  Principi ,  efpore  al  Senato  il 
desiderio  che  egli  hiuca  di  viuer  a  Dio  >  emeflo  a  pie 
del  detto  Senato  laDucal  inferni,  che  meritamente 
gli  circondaua  la  fronte, (ì  ridalle  nelle  folkarie  ftanze 
del  Beato  Felice  in  Amisno,  oue  fouuenendo  i  poue* 
ri, esercitando  la  mente  nelle  comedi  Dio,  e  onerando 
in  aiuto  de  gli  oppretfi  marau;gliofeattioni,e  fopra  na 
tura  li,  uiuendo  fi  coronò  tra  gh  huomini  d'eterna.glo- 
ria ,  &  morendo  li  collocò  nel  numero  de  gli  fpirti fa- 
cri,  e  di  ni  ni. 

Pietro  Orfeolo  ancor  lui  chiariflìmo  Principe  di 
cjuefta  Città) fu  più  intento  alle  cofe  della  Religione, 
ch'alia  fua  propria  commodità.  Fu  la  notte  trouato 
più  uolte  dalle  guardie^elfendo  epli  tra ueitito,  andar 
difpenrando  le  fue  facoltà  alle  miserabili  per  òne .  N5 
è  gran  fegno  d'animo  cafto  aftenerfi  dMla  moglie  Fe- 
licia,poi  ch'egli  hebbedilei  un  figliuolo?  Ma  che  fi  di 
rà  poi  della  fua  fantità>uedendo  che  perfuafo  da  Guar 
rino  di  Guafcogna  Abbate  di  Cullano  fi  parti  afeofa- 
mente,e  ridotto  a  Cu  (Vano  con  Gio.  Gradcnigo,&con 
Giouanni  Moro.lìni  fuoi  parenti,  &  amici,  fi  die  tutto 
alle  cofe  diuine  ?  Se  chi  deriderà  il  Principato  aequifta 
lode  bramandolo, che  farà  il  Principe3chc  lardando- 
lo fi  daràalle  cofe  diuine  ? 

Antonio  Zentani  Cartellano  di  Scutari ,  allh  or  the 
le  genti  del  Turco  la  prima  uolta  ui  poltro  l'afledio, 

foftei;- 


SECONDO.  113 

foderine  con  incredibil  ualore  la  fame  &  il  nemico  ;e 
con  fua  gloria  perpetua  artifìciofamente  ne  cacciò  le 
genti,&  l'aflfedio .  Percioche  hauendo  elTo  per  molti 
giorni, co  Teflempio  di  le  mèdefimo,fatto  ueder  a  quei 
Popoli,  che  nelle  diiìicoltà,che  fon  grandi ,  lo  huomo 
prudente  dimoilra  la  iuauirtù  molto  maggiore:  confi 
aerando  ch'il  Turco(perlacareftia,  ch'era  nella  Città 
delle  cofe)fperaua  farfene  uincitore,ingrafsò  alquàn* 
ti  caitrati,  e  quelli ,  facendo  uifta ,  che  fuggiti  fofiero^ 
mede  fuori  di  Scutari.I  barbari,  che  non  intefero  ixar- 
tificio  dell'attuto  Capitano,  penfarono,ueduti  eli  ani- 
mali ,  che  non  doueife  mancar  da  mangiare  a  folditi; 
la  onde  difperati,partendofi  tacitamente,leuaron  l'ak 
fedio,&  la  guerra.  Ma  che  maggior  animofità  della  fe- 
guente?che  fatto  difenfor,  &  Capitano  di  Modone 
circondato  da  foldati  del  Turco,  con  marauigliofo  ar- 
dire fi  iece  notabile  appretto  il  nimico ,  percioche 
hauendo  i  Barbari  occupato  quella  Città  per  in- 
ganno,ch'effo  luuea  per  nirtiiola  induitria lungamen- 
te difefa,  nielli  i  foldati  di  dentro  in  fuga ,  e  penetrati 
gl'inimici  fino  alla  publica piazza, con  horribilfpa- 
uento  de  Cittadini  -3  il  Zent2ni  folo  armato  più  di  uà*? 
lor  che  di  ferro ,  s'oppofe  alla  furia  crudele  ,  e  mo- 
rendo uolle  conferuar  la  libertà ,  la  quale  niuno  huo- 
mo  di  cuore  non  lafciò  giamai  perdere  fenza  la  uitac 
Ne  fi  coueniua  meno  a  cosi  fatto  Capitano,  conciofia 
che  dotato  da  Dio  d'animo  nobile  ,giudicaua  coloro 
eternamente  uinere ,  i  quali  aecefi  di  honorato  Aq- 
iìderio ,  fottentrano  uolentierialla  morte  per  falute 
di  molti. 

Francefco  Barbaro  è  {tato  nel  Senato,  &nelTeiTer- 
cito  huomo  fortc,&  prudente .  Parli  di  lui  Francefco 
Sforza  che  fu  poi  D^ca  di  Milano  .  Racconti  la  di- 
ligenza ,  che  sì  honorato  Senatore  feppe  ufare  per 
conferuation  di  Brefcja  attediata  dal  medefimo  Sfor- 
ma.Narri  quante  uolte  il  Barbaro  mangiò  (  come  ogni 
^ltro  picciolo  foldato  )   pubicamente   la  femola, 

H  e  l'orzo. 


Ii4  LIBRO 

€  l'orzo.  Ragioni  fé  fu  maggior  la  marauiglia,che  hcb 
bcro  i  Brefciani  dell'animo  Tuo  cosi  pronto  alle  mili 
tari  faticherò  della  Tua  continouanzanel  procura- 
re il publico  beneficio.  Dica  quante  uolte  hnfe  let- 
tere che  ueniuano  dal  campo  dell'inimico,  e  quelle 
lette  a  Tuoi  Cittadini  gli  confortauaa  fopportar  pia 
tolto  la  crudeltà  della  famej,  che  la  rabbia  de  gli  huo- 
mini.  E  finalmente  lo  Sforza  fia  telamone  dell'arte 
del  Barbaro,  che  più  uolte  facendo  in  Brefcia  portar 
Tacchi  di  paglia  e  di  nerba,  dette  a  uederc  al  campo, 
che  gli  foriero  mandate  uettouaglie,e  robe.  Q  Brefcia 
tu  fei  tenuta  al  primo  tuo  conditore;  ma  qual  obligo 
haurai  a  coftui  tuo  conferuatore  ? 

Rinieri  Zeno  Principe  non  fi  deetrapafl'ar  con  Si 
lentio ,  perche  tanto  fùilualor  nella  guerra  ,  quanta 
fu  la  uirtù  dell'animo  nella  pace  .  Egli  fi  mantene  il 
Principato  con  quell'ottimo  nome  di  huomo  eccel- 
lente, col  quale  le  lo  haucan  da  prima  acquiftato  le 
fue  nobili  qualità;  percioche  il  Senato,  la  cui  fom- 
ma  è,che  rofieruanza  delle  buone  leggi  fia  mnnrenu- 
ta,  con  molto  ftupor  di  quei  tempi,  e  con  fommi  glo- 
ria del  Zeno,  rompendo  la  legge,  che  uuol  ch'il  Pria 
cipe  fia  prepofto  alle  cofe  di  dentro  ,  lo  creò  Gener  al 
dell'armata  contralarabbiofa  temerità  de  Genouefi, 
e  creandolo  moftrò  che  non  meno  fi  douea  ftimarla 
uirtù  di  quel  Principe  ,  che  le  leggi  paterne  :  perche 
-s'cl  Tuo  ualore  puote  operare,  che  fi  rompelfe  una  leg 
gc,quella  medefima  uirtù  fu  si  potente^h'elia  confer 
vlò  nella  Rep.coloro,i  quali  alle  leggi  fon  anima  ,  e  al- 
la citta  capo,e  gonerno. 

Vittorio  Pifani  può  meritar  d'efi'er  pofto  alla  de- 
lira della  gloria  d'ogni  altro  :  percioche  dopò  la  rotta 
4iPuola,chefùgrauillinia  aqueftì  Città,  pofto  dal 
Senato  in  prigionc,ne  fii  dal  quel  medefimo  cauato  co 
fua  molta  gloriarconciofa  che  hauédo  i  Genouefi  pre- 
fa  Chioggia,  la  Rep.  raccomandando  fé  ftefa  al  fuo 
infinito  ualore ,  1  o  creò  Generale  ,  ftimando  più  l'ec- 
cellenza 


SECONDO.  ir? 

cellenza  deU5huomo,che  la  potea  libcrare,che  Terror 
della  maligna  fortuna, che  lo  opprefleaPuola. 

Carlo  Zeno  ,  certiiìima  falute  della  Repub.  fu  tre- 
mendo in  terra,  e  nel  mare.  Cottili  pollo  in  Cipri  al 
governo  del  Re  lo  difefe  con  alta  prudéza  da  fu oi  crii 
deliauuerfiu-ù  Fatto  Imperadordcgli  eserciti  Mila- 
nefì  conferuò  con  infinito  ualore  lo  (lato  al  Duca  in 
Piemonte.  Meflb  a  Patraflb  ui  mantenne  con  eftre- 
mo  animo  la  riputationc  della  Repub.  rimanendoui 
ferito  da  Turchi.  Mandato  nel  Mare  acquiftò  con 
marauigliofa  ferocità  la  Bichignogna  grandifc.  &  ric- 
ca naue  de  Genouefiaquei  tempi.  Giunto  a  Brondo- 
lo  foftenne  il  nimico  con  ardenza  tanto  uiuace,  ch'eli 
fendoli  pallata  la  gola  dall?un  canto  all'altro ,  anche* 
mezzo  morto  ,  lo  riparò  da  Genouerì.  Rifcontra- 
tofìa  Modone  con  Buccialdo  Francefc  ,  &  General 
dell'armata  di  Genoua ,  lafciandoui  in  parte  del  fan- 
gue,  lo  merle  in  fuga.  Finalmente  pofto  in  tutte  l'im- 
prefe importanti,  egli,  accioche  la  Rep.  uiua,confo» 
ma  fiia  gloria  fi  morì. 

Arrigo  Qontarino ,  mentre  che  Pippo  Spagfiuolo, 
in  nome  di  Gifmondo  Re  d'Vngaria,  con  groffo  effer- 
ato aflaltaua  i  Furlani ,  con  eletta  (celta  d'ottimi  ca- 
ualieri ,  ardendo  le  habitationi,corrompendo  i  pafeo- 
li,e  hora  inftando,  e  hora  cedendo  al  nemico,  lo  riduf 
fé  in  cosi  fatto  Difogno  di  cole,  che  Pippo  confeflàn* 
do  effer  uinto,  giurò ,  ch'il  Senato  hauea  meritamen- 
te il  ilio  Fabio ,  poi  che  con  tanto  numero  di  yaloro-> 
fi  rinomini  hauea  all'induflria  del  Contai' ino  concedi! 
*o  cofì  honorata  uittoria. 

Andrea  Ciurano  con  non  meno  del  fapradett# 
effendo  con  perfetta  caualleria  ne  confini  d'ifiria  :  & 
jiaucndo  ualorofamente  all'aitato  Chriftoforo  Fran- 
capane  httomo  il  luftre,  dopò  haucrTun l'altro  fpez* 
zate  lelanciej,  il  Ciuran  ferendo  horribilmante  Chri- 
ftoforo nel  la  faccia,  roppe  il  relhnte  delle  fue  genti: 
pcrcioche  sbigottite  dal  «odor  del  Ciurano,  e  del 
H     t  peri- 


ji6  LIBRO 

pericolo  del  lor  Capitano  ,  mettendoli  in  fuga,  ctAe- 
ronócomc  perdenti  il  campo  a  noitri  uinciton. 

Della  Famiglia  Giuftiniana  fu  parimente  notabi- 
le il  ualore.  Gii  rinomini  di  quella  hauendo  moftra- 
to  alia  patria  col  configlio ,  &  con  l'armi ,  la  pruden- 
za, e  il  ualore  ,  furono!  opra  tarmata  in  feruitio  della 
Republ.  eftinti .  Ma  parendo  al  Senato  ,  ch'in  gran 
parte  mancalfe  ornamento  ,  e  Splendore  a  queftoìm- 
peno,  mancando  la  predetta  famiglia  ;  fpogliatoun 
Monaco  Iuftiniano  de  panni  facri ,  (  con  difpen!a  pe- 
rò delfommoPontefice)e  datagli  in  moglie  la  figliuo 
ladelPrencipe  Michele  jreititui  di nuouo alla  Città 
la  gente  Iuitiniana,  nò  fenza  gran  defiderio,&  conréto 
del  popolo,  al  quale  ella  fu  tempre  atworeuole,e  cara. 

Arrigo  Dandolo  Principe.  Quefti  e  nella  guerra, 
e  nella  pace  fu  chiarirTimo,e  grande:  pcrcioche  hauen 
do  egli  nella  Città  marauigliofamentc  operato  affai 
cofe  a  beneficio  di  quella,  di  fuori  acquiftò  Zaia;&  ef- 
fendofi  raccomandato  alla  fui  fede  AleiTio  fanciullo, 
ch'era  (lato  fcacciato  dall'Impeaio  di  Conftantinopo- 
li ,  combattuta  quella  Città ,  lo  ripefe  in  Stato  :  &  di 
nuouo  cacciatone  Alefsio  da  Murziflo,  il  Dandolo 
riprefa  la  terra,  &  fugato  Murziflo,  la  refe  al  fuo  quic 
to,  e  pacifico  impero. 

GiouanniTriuifano .  Eflendo  che  la  fiamma  arde» 
te  delle  ualorofe  operationi  non  fi  può  longamentc 
celare ,  m'aftringe  a  far  di  lui h onorato  ricordo.  Co-r 
ftuiallhorche  Chioggiaera  in  potere  de  Genouefi, 
trouandofi  Capitano  d'una  galea  col  Principe  Conta- 
rino ,  venuto  all'armi  con  un'altra  de  Genouefi,  e 
merlo  le  mani  ad  un  delorlcgni,non  uolle  giamai ,  ne 
per  ferite,nè  per  altro ,  che  fatto  gli  furie ,  lafciarlo . 
Onde  i  faldati  Venetiani  hauendo  agio  col  fuo  mez- 
zo di  trapaflfar  nella  galea  del  nemico,  vincitori  la  cò- 
ri urterò  a  noftri,  morendo  il  Triuifanoinetà  matura 
per    lui,  ma  per  la  Republica  pur  troppo  acerba. 

Pietro  Zeno   entra   nel  numero  di  queftì  huo- 
mini 


SECONDO.  tir 

mini  così  preflanti ,  &  fu  padre  di  quel  Cariò ,  che  Toc 
corfe  più  uolte  la  Ropublica  afflitta.  Quelli  manda- 
to dal  noftro  Principe  Capitano  delle  genti ,  che  có- 
correuano  alla  Crociata  ,  accompagnato  da  Arrigo 
d'Alti  patriarca  di  Gieruialemme,  e  capo  delle  genti 
di  Papa  Clemente  Setto  ,  occupò  Smirna ,  e  depreda- 
to il  contado ,  fi  ridtiflero  n,  lunghi  più  fienri ,  e  più 
forti;  Et  mentre  che  Pietro  infieme  col  Patriarca  in 
un  Tempio  quiui  preffo  celebrauano  gli  Orridi  diui- 
ni,  i  Turchi  ufeiti  d'aguato  del  luoghi  uicini,glifo- 
pragiunfero  aliafproueduta.  Era  in  così  fubito  cafo 
neceflario,  o  ritrarr!, lafciando  ilfacrifìcio  all'armata, 
che  non  era  molto  lontana ,  oueramente  per  le  ini— 
miche  mani  morire.  Ma  puote  più  la  riverenza  ,  che 
hebbe  Pietro  alfacramento ,  che  la  paura  del  fopra- 
flante  pericolo.  Però  fermato ,  &  fatto  feco  arrefta- 
reil  legato  ,  animofamente  combattendo  ,  furono 
dai  foprauenenti  inimici  ammazzati.  O  felici, o ben 
nate  anime  •>  u  oi  potete  eflere  eternamente  eflempio, 
quanto  porla  lo  fpirito  di  Dio  ne  cuori  che  fon  Ampli- 
ci^ mondi. 

Lorenzo  luftiniano  s'aggiugne  a  quelli ,  di  nome, 
&  effetti  fantifsimo,  del  quale  tanta  fu  la  iuta  hone- 
itifsima  i  &  chiara  nd  colpetto  de  gli  huomini,che  ha 
uendoilPapa  concedutoli  titolo  di  Patriarcato  a  que 
ila  città,  Lorenzoa  publica  voce  del  popolo  fu  eletto 
primo  Patriarca  della  fua  Patria,  nellaqnal  dignità  far 
tofl  chiaro  uiuendo,fù  parimente  morendo  gioucuole 
a  molti ,  ne  quali  egli  eflercitò  la  potenza  dì  Dio  con 
maraniglia  di  tutti ,  hauendofi  in  quello  mondo  eC- 
iercitato  nella  uera  Iullitia  per racquiftarii  nell'altro 
la  uera  gloria  immortale. 

Andrea.  Contarmi  memorabile  eflempio  ,&  non 
meno  illuilrc  fi  può  dire  che  quello  di  fopra.  Era  co- 
stui Capitano  dell'armata, chea"  Chioggia  fofleneua 
il  furor  de  Genoue£,&  i iceuuto  Vittorio  Pifani  la  rot 
ta  a  Puola  della  fua  armata,  fopragiumo  il   giorno 

H     5  con- 


ti8  LIBRO 

con  (aerato  al  corpo  del  Signor  noftro,piacque  al  Prin 
cipe  Contarino,chc  cedati  i  pietofi  pianti  delle  afHic- 
tcmadii,&afciugatele  lagrime  de  vecchi  padri  per  la 
perdita  de  figliuòli,&  parenti,  con  animo  lieto  fi  cele- 
brafle  la  publica  ceremenia  ,  che,  in  quel  di  facrofanto 
fi  Tuoi  con  molta  concorrenza  di  popolo  ofìeruare .  E 
benché  il  nimico  della  Venctiana  libertà  no  fofle  mol 
to  lontano  dalla  citti,nondimeno  il  Senato,feguendo 
i\  Tuo  vfato  coftume,  non  ha  mai  voluto ,  quantunque 
pofto  in  eltremi  pericoli,leuar  gli  cechi  daH'orTeruan- 
23  delecofediuine. 

Pietro  Marcello  (perche  non  fi  deue  defraudar 
delle  debite  lodi  vn  animo  rcligiofo,&  gentile)  meri- 
ta ancor  lui  di  efler  qui  pollo.  Qw  efti  accerrim  o  Capi- 
tano, accompagna  l'animofo  vigor  dello  fpiri  to  con  la 
fantità  delle  Tue  veramente  diurne  operationi.Non  paf 
so  mai  dì ,  che  (ottimamente  non  s'allegrafie  di  hauer 
giouato  a  qualche  uuo,  e  foccorfo  alle  nfcceliìtà  di 
queicittadinijcheimmeritamente  opprefli  dalla  mali 
gnità  della  maluagia  Fortuna  ricorreuano  a  lui.  De- 
gno d'efTcr  nato  a  di  noltri,e  non  in  quell'età,  che  non 
co  nobbe  la  fua  grandezza. 

Marco  Giuliano  non  deue  reftara  dietro.  Coftui 
umilmente,  accioche  i  parlati  vedefiero  a  che  ferma 
fperanza  fi  dee  l'huomo  appoggiare  ,  crefle  alla 
Vergine  il  Tempio  celebrato  per  la  memoria  d'Alef- 
fandroPapa  III.  &  ripieno  di  vera  carità],  hauendo- 
lo  alla  Carità  intitolato  ,  l'ornò  riccamente  d'en- 
trate. 

Sebaftìano  Ziani  merita  quello  loco  ;  perche  la 
religiofa  ofleruanza  del  Clero ,  che  fi  fuol  portar  in- 
nanzi al  Principe  è  laudabile,  e  più  laudabile  la 
continuata  consuetudine  di  quei  Principi  che  la  han- 
no mantenuta  di  tempo  in  tempo  .  Aleflandro  Pon- 
tefice Terzo,chc(cornediccmmo)cfiendo  pcrfegiuta- 
to  da  Federico  Imperador  ,  fu  col  mezo  de  Vcneriani 
ritornato  nel  grado  Tuo,  donando  cotal  ccrcmoniaal 

Ziani, 


SEC  Ò  N  D  O.  ti* 

Ziani,volfe,ch'in  ogni  fecoìo  apparile  apprerfo  le  gè» 
li  la  fìncerità  dell  animo  Tuo  vèr  lo  qncfto  Senato  con- 
ciofia  che  la  bianchezza  della  candela  dimoftra  l'ani- 
mo del  donatore.  Il  Ziani  dall'altra  parte  accettando-, 
la  volentieri,confefso  che  la  /Inceriti  è  neramente  prò 
pria  de  gl'hiiomini  Venetiani. 

Vittorio  pifani  non  fi  dee  tacere  per  la  Tua  Chri- 
fiiana  Pietà.Coftui  cauato  dalle  horride  prigioni  nel- 
le quali  era  pofto,altrui  colpa,&  douendofi  dargli  l'i» 
fegne  del  Generalato,  uolfe  principalmente  innanzi  a 
ogni  altra  cola  riceuer  il  Sacramento,accioche  la  Rep. 
uedefle  ch'egli  per  ofiefa,  che  hauefTe  riceuuta  no» 
portauà  odio  ad  alcuno.  La  onde  giunto  alla  prefenza 
del  Prcncipe  difleJo  fon  certo,  ch'i  fondamenti  della 
Rep.fonoiipremio,&lapena;runa  cofa  ho  prouata 
poche  hot  e  fono  per  i  miei  delitti;  l'altra  gufto  al  pre 
{ente per  vo ftr a  benignitàmondimeno  né  tema  di  mor 
te ,  né  fperanza  di  premio  ,  farà  ch'io  non  fia  pronto 
con  quella  uita  alla  Patria ,  laqualc  fi  dee  preporre* 
tutte  le  cofe. 

Pietro  Orfeolo  il  Secondo  fu  di  uita  cori  notabile 
appreflo  il  Senato;che  meritò quafihonoridiuini.'Ma 
parendo  a  quello  huomo  d'efler  creato  prima  per  ca- 
gion  di  Dio,poi  de  gli  altri;meffo  in  abbondono  il  Du 
cato,  &  quel  ch'e  più  i  figliuoli  e  la  moglie,  fi  para  a£- 
cofamente  con  Romualdo  h  eremita, coi  quale  ridotto 
in  Francia,  e  operando  cole  ibpra  naturali  ne  gii  huo- 
minijdiede  auedere  ai  Mondo,che  uoiie,  che  il  princi 
j>ato  cederle  alla  religione. 

Giuftiniano  Participatio .  Se  Pietro  giouò  fola- 
mente  a  fé  fteflò,  fequeltrandofi  calle  cofe  dell'Impe- 
rio ,  egli  figliuolo  d'Angelo  Principe  eterno,  giouò  a 
fuoi  paréti,ealla  Città  iniìemej  percioch'eifencìo rat» 
ardente  neigoucrno  del  Principato,quanto  ueii'olfer 
uanza della reiigione,ordinò  nel  fno  tefbmcruo,  che 
fi  edificale  la  Chiefa  dei  Bcatiffimo  Marco?&  hauéd» 
lakiatoa  Felice  iua  moglie  ,  &a  Romana  iua  nuora. 

H     4.  gran 


no  LIBRO. 

gran  facoltà,  volfe  ch'il  Tempio  del  Diuino  Zaccaria, 
e  d'Ilario  haueffero  le  Tue  pofìelììoni ,  perch'egli  pen* 
faua,  eh  il  rimedio  della  morte  terrena  fofie  Ja  vita 
celeire. 

Pietro  Zeno  fu  adì  noftri  l'ultimo  di  tanto  va- 
lore ,  chcSelim  terror  delle  genti  ,  contra  l'ordine 
della  fua  religione  ,  lo  mandò  per  cofe  importanti  al 
Soldano.  Ma  Hiuomo  fublime,  ch'a  miracolo  del 
fuo  ingegno  hauea  riuolto  tutto  rOriente  ,  non  vo- 
lendo obedire  alle  ingiufte  richiefte  del  Soldano,fu  pò 
ito  in  prigionc,con  tanto  ftupor  di  Sclim,con  tanto  do 
lor  del  Senato  ;  che  l'uno ,  per  falutc  del  grande  huo- 
mo^aflentì  a  quel  che  defideraua  il  nimico  >•  &  l'altro, 
pcrch'il  fuo  Senator  non  perirle,  mandò  per  ricuperar 
lo  Domenico  Triuifano. 

Stefano  Thiepolo  merita  cfTer  ricordato  inque- 
fto  luogo, huomo  alla  noftra  età  illnitre  nell'arti 
della  pace  ,  e  della  guerra  ,  &fpetialmcnte  perla  ca- 
rità ch'egli  ha  Tempre  moftratoalla"  Tua  patria  ,  a 
cui  opera  non  è  mai  uenutameno  ,  né  in  cala,  ne  fuo- 
ri, così  in  mar,  come  in  terra  .  Et  allamoreu  olezza 
del  quale  all'occafioni  è  ftato  più  uolte  commetto 
da  quefti  Signori  il  Generalato  di  mare ,  con  quella 
iuprema  auttorità  nelle  cofe  di  fuori,  chehà  tutto  il 
Senato  in  quelle  di  dentro. Ma  lafciando  a  dietro  mol 
te  cofefatt  e  da  lui  per  amor  della  patria,  non  uoglio 
paffar  con  filentio  l'Ambafciaria  fatta  a  Conftantino- 
poli,nclla  qual  e  e  prudentemente, &  amoreuolmente 
fi  diportò  perla  Repub.  cóciofia  cheeifendo  ifcrociff. 
Turchi  in  quel  tempo  fdegnati  col  noftro  Senato, 
egli  con  una  marauigliofa  deprezza  gii  refe  placati  dì 
manierarne  fi  può  ragicneuolmente  compararlo  a  Fa 
bio  maflìmo,il  qual  vinfe  i  nemici  più  ipeflo  con  la  pa 
tientia,chc  con  l'armi. 

Vittorio  dimani ,  che  fu  Procurato!-  di  San  Mar- 
eo,non  è  men  degno  di  lode ,  Quelli  nato  di  famiglia 
iiluftre,  e  piena  di  Cardinali,  di  Principi,-  di  Signo- 
ri, e 


SECOND  O.  izi 

f  i ,  e  di  perfone  di  gran  qualità ,  'fu  di  tatito  altofpi* 
rito  che  nulla  più  .  Egli  abbracciaua  con  l'animo  im* 
prcfe  pur  troppo  grandi ,  &  fplendidamente  viuen- 
do  fi  facca  vniuerfalmente  amar  non  {blamente  da  pré 
fenti  ,  ma  da  lontani  ancora .  Era  generofo  di  cuore* 
Affabile  fuor  di  modo.  Piaceuole  con  ogniuno  ,  & 
amaua  cosi  fittamente  i  uirtuofì  d'ogni  qualità,  che 
la  fua  cala  era  aperta  a  chiunque  haueffe  hauuto  pur 
unafcirìtilladiualore.  Mafopra  tutto  amò  tanto  la 
fua  Patria,ch'egli  ogni  di  per  ordinario  ne  fauellaua, 
con  quell'affetto  maggior  che  fi  poffa  più  defiderare* 
Et  però  dilettandoli  lomnumente  di  fabriche,  altro 
non  procacciaua  ,  che abbelirla  con edificii, hora  ri- 
cordando,  horaibllecitando,&  hora  proponendo  in 
quefta  materia  quel  ch'egli  fapeua,  &  poteua.  Final- 
mente per  le  rare  uirtu  fue  uè  nne  a  tanta  grandez- 
za ,  che  il  popolo  a  uoce  lo  defìderaua  principe .  La-* 
qual  cofa  farcii  mente  a  uueniua ,  fé  la  morte  non  uifi 
interponeua. 

Priamo  da  Legge  che  fu  Procuratore  ài  S.  Mar-* 
co,fù  anco  per  reuercnda  auttorità  notabile  ;  perciò* 
che  hauendo  ne5tcmpi  della  fuauirilità  maneggia* 
to  la  Repub.con  fòmma  prudenza,&  con  diuerfe  ope* 
rationi  mofirato  a  fuoi  cittadini ,  qual  folle  la  lincerà 
bontà  dell'animo  fno,meritò  d'efier  fatto  Procurato- 
re con  grandi  Hi  ilio  alien  fo  di  tuta  la  Nobiltà  .  Ma  fra 
l'altre  lue  lodabili  opere,è  da  commendar  quella,  per 
laquale  egli  ne  diede  Giouanni  Procuratole  Caualie-r 
re  fuo  fìgliuolo;cosi  liberale, cosi  h onorato ,  così  gran 
foggetto,  ch'ogn'uno  lo  ha,  mentre  uilfejriueritojef* 
faltato,&  ammirato. 

Giorgio  Cornar o  merita  fomma  lode  per  tutti i  fé 
coli ,  percioche  okiareirerricchifTimofopra  tutti  gli 
altri  della  noftra  patria, (auenga  che  quefto  fia  ben  del 
la  fortuna)  e  che  egli  haueffe  una  ibrella  Reina  de  Ci* 
pri ,  amò  di  maniera  la  patria  >  che  priuandofi  di  tutti 

g1* 


in  LIBRO 

gli  affetti  che  pofion  perturbare  un'animo  ben  com- 
porto ,  operò  di  modo ,  che  quella  Ifola  ricchiiTima,, 
chehoraedcl  Turco  (come  fi  è  detto  )uenne  fotta 
laprottcttione  del  noftro  Senato.  Fatto  tanto  più 
meritevole  di  eterna  memoria  ,  quanto  che  il  dono 
ch'egli  fece  alla  Tua  Città  non  fu  lieue,nè  di  poco  mo- 
mento, ma  grauimmo,  e  di  fomma  importanza,  eifeit 
do  vn  Regno  cosi  florido  e  potente. 

Marco  Fofcari  fu  parimente iliuftre  a  quelli  tépi. 
Quelli,  belliflimo  di  prefenza ,  e  con  uolto  reueren- 
do,  &  graue,  fu  di  maniera  grato  a  fuoi  cittadini,  ch'e- 
gli hebbe  tutti  gli  honori  che  fi  danno  a  gli  huomirti 
di  molto  merito.  Haueal'animo  candidojera  buona 
in  effetto;  amaua  il  ben  publico  ;  defideraua  la  quiete 
di  quello  fiatone  finalmente  per  Aia  eonferuatione, 
s'adoprò  in  ogni  tempo,  con  ogni  induftria^  fenza ri- 
guardo di  fatica,  e  di  fpefa. 

Marc5  Antonio  Triuifano  merita  hora  che  fi  rauui- 
wi  la  fua  memoria  .  Et  certo  che  marauigliofo ,  e  bel 
dono  e  quello  di  Dio  quando  prepone  a  popoli  un. 
Principe  callo ,  e  fimigliante  a  fua  Maeftà .  Che  più 
bel  dono  ha  potuto  riceuer  quelia  Città  del  Triuifa- 
no? Gran  cofa  fu,  ch'il  Donato  cedeife  ai  Landò  po- 
chi anni  di  '  ig.  peracquiflarne  molti  di  gloria  .  Ma 
grandiis.  del  Triuifano  ,  ch'eifendo  vno  de  gli  eletti 
delnuouo  Principe,  rifutando  quel  grado  ,  voleffe, 
che  Tambitione  del  principato  deffe  luogo  alla  riuc- 
renza  della  rel.'gione.  Ma  fi  come  il  Donato  co  quel- 
l'atto acquifto  gloria  ne  tempi  futuri,  cofi  il  Triuifano 
con  quell'altro  confegui  premio  ne  prefenti  :  perche 
quanto  fu  grande  la  fua  innocenza  ,  tanto  fu  maggio- 
re il  defiderio  de  Senatori  d:  remeritar  la  fua  intìnita 
bontà.  Quelli  si  come  nella  uita  priuatafufemprea 
gli  amici,  &  a  parenti  un'eflempio  di  rcligiofa  pietà, 
contemplando  ;  cosi  nella  publica  fu  elòrtator  alle 
perfettion  di  coflumi,  operando,  ta  onde  munto  co- 
me 


SECONDO.  113 

me  Principe  vno  anno,  e  Tantamente  morendo,lafciò 
a  popoli  grahdiftìhio  defiderio  del  Tuo  uaiore,  e  deUa 
fua  fantità. 

Sabaftian  Veniero.  Ma  chiuda  il  numero  defopra 
detti  la  feliee  rimembranza  del  detto  non  mai  a  ba- 
ldanza lodato  Principerà  cui  felice,  &  prefta ,  anzi  mi 
racolofa  elettone  (che  non  tantalio  fi  chiufero  infic- 
ine quelli  che  ne  haueuano  il  carico  ,  che  fu  a  voce  pu 
blicato&  inalzato  a  tanto  grado)  diede  faggio  della 
incredibile  pietà, &  bontà  fua.  Ma  che?  non  merita 
egli  eifer  chiamato  padre,  &difenfor  della  patria?  poi 
che  nel  tempo  del  fuo  maggior  pericolo  la  faluò,efpo 
hendo  la  uita  alla  fopraftante  morte ,  &  in  fenile  età 
inoltrandoli  di  giouenil  uaiore,  &  animo  ripieno: 
ttqueftofece  egli  ilgiornodiS.  Giuftina.chc  fu  il 
dì  7.  d'Ottobre  1571-  quando  effendo  Generale, 
ottenne  quella  feliciffima  uittoria  contra  Turchi,  già 
tante  volte  da  noi  raccordata ,  &  per  la  quale  fi  diede 
principio  a  vifitaie  ogni  anno  in  tal  giorno  la  chieia 
di  detta  beatifiima  vergine.  Mavnacofahà  hauuto 
in  fc  quefto  digniiìimo ,  &  (  fi  può  dire  )  beatifiìmo 
Principe,  che  non  da  buoni  folamente,  ma  da  catti- 
ui  anco  (tutto  che  fuife  acccrrimo  loro  perfecutorc  ) 
erareuerito  ,  &  amato  :  Et  di  quefto  fi  vide  fegno 
quando  li  ftefli  Turchi  contrarii  di  (cdc}  &  di  religio- 
ne^ che  poco  prima  haueuano  da  luì  hauuta  cosi 
mcmorabil  rota,  onde  chi  haueua  di  loro  perfo  il  pa- 
dre, eh 'il  fratello,  Sechi  il  figliuolo,  feordatifi  di  un 
tanto  loro  male, a  Jgara  l'un  dell'altro,  andarono  il 
giorno  della  creati one,  a  rallegrarfi  con  un  tanto  Pria 
cipe,  bafciandoji  i  piedi,  &  con  ogni  legno  mostrando 
neuoltiloro,  &  ne  cuori  foprema  contentezza,  &au 
curandoli  lunga,  &  felice  uita  .  Et  ueramente,  eh  al- 
la molte  lafeiò  egli  dubbio,  fé  foffe  flato  o  più  giufto 
Principe  nel  maneggiar  le  cofe  delia  Republica,  o  pi  a 
forte  Capitano  nel  trattar  le  cofe  delia  guerra . 

Rota 


iz4  I    I,    B     R     O 

Hora  per  non  lafciar  adietro  cofa  die  a  noi  paia  de- 
gna di  memoria,  che  diremo  noi  di  tanti  huominilet 
tcrati  che  furon  ne  tempi  adietro  ?  Mi  uiene  a  mente 
innanzi  ad  ogni  altro. 

Hcrmolao  Barbaro .  Coftui  di  nobìli.lìma  ftirpe 
nato,  non  (blamente  m  grande  a  Tuoi  tempi  trai  Fi- 
lofofi,egli  Humanifti,  percrochc  allhora  era  vino  il 
Ficmo,iIPolitianovii  Landino,  il  Pico  della  Miian- 
dola,  &  molti  altri  h'.iomini  illuftri,  ma  fuperò  ancho 
molti  altri,  ch'erano  fiati  innanzi  a  Tuoi  tempi;  onde 
non  fenza  cagione  il  Giouio  lo  prepone  alle  centinaia 
de  letterati  ne  gli  Elogi  de  gli  h nomini  virtuofì.Que 
ili  fcriife  molte  cofe  honora  te  ;  ma  fra  l'altre  reitituì 
Plinio  alla  Tua  uera  lettura,  con  tanta  gloria  del  Tuo 
noni  e  immortale,  che  il  mondo  glie  ne  haurà  Tempre 
obligo  eterno. 

Girolamo  Donato  fu  anco  in  quei  tempi  Filofofo 
di  molta  riputatone,  e  ftimatoatfai.  Colini  feri  (le  pa 
recchiecofé  di  Fiiofofia  ,&  oltre  a  ciò  fu  adoperato 
dalla  noftraRcpnblicar  Ma  quando  il  mondo  fpera- 
ua  di  godere  i  frutti  del  Tuo  mirabile  ingegno  ,  fi  mori 
troppo  acerbo. 

Francefco  Barbaro  ville  ancho  allhora ,  di  vaghe  lct 
tere,&  di  bei  coftumi  ornato,Hò  veduto  di  coftui  'cric 
to  un  libro  in  materia  del  matrimonio^flai  gentile,  & 
con  molta  eloquenza- 
Pietro  Barozzi  efiendo  cbiariflimo  per  fintiti  di 
vita,  &  per  Chriitiana  letteratura  ,  fu  creato  Vefcouo- 
di  Padoua,nel  quale  officio  fi  portò  così  Tanta  ,  &  giu- 
ftamente,  ch'egli  fu  riputato  a  Tuoi  di  quali  una  delle 
marauigiie  che  fi  trouaifero  allhora  .  Ha  feritto  alci* 
ne  cofe  molto  Chrii£iane,&  vtili  per  i  fedeli. 

Andrea  Nauagiero  eancorafre  co  iielia  memori» 
degli  h  uomini  che  l'hanno  conofeiuto.  Coftui  fu  uera 
mente  huomo  dottiamo.  Hauea  la  lingua  latina  cofi 
cccellente.che  hebbe  pochi  fuoi  pari.  Scriife  in  prò» 


SECONDO.  iis 

fà,&  in  uerfo  molti  Cuoi  concetti  honoràti  :  Ma  quan- 
do Fhuomo  fperaua  di  lui  gran  cofe ,  fi  moti,  elfendo 
Ambafciadorein  Spagna ,  con  eftremo  dolor  di  tuttiri 
ìitterati  de  tempi  noftri. 

Francefco  Giorgio  fiori  parimente  nelle  lettere  Sa 
eie,  con  ftupor di  tutti  gli  offeritami  della  regola  di  S. 
Francefco ,  percioche  egli  fu  Frate .  Et  eflendo  cele- 
bre per  molte  Cuc  qualità,  fu  molto  ftimato  da'Theo- 
logi  moderni. 

Pietro  Bembo  è  di  tanto  nome,  che  no  ui  è  alcuno 
che  no  lo  conofca,o  che  non  habbia  uedut  o  delle  fue 
cofe.  Quelli  neramente, una  delle  maggior  luci  della 
noftracktà,fplédendo  in  tutte  le  parti  del  modo, fi  ha 
acquietato  immortali/lìmo  nome.  Egli  eccellétifs.  nel 
la  lingua  Greca, nella  latina,&  nella  uolgare,hà  fcritto 
in  tutte  co  tata  eccellenza, co  fi  fatta  diligéza,ch  e  qua 
fi  ftato  tenuto  il  padre  di  tutte  loro.  Leon  Decimo  di 
grandifs.  giudicio  nel  conoscergli  huomini  legnatati, 
lo  fece  fuo  deretano;  ma  Paolo  Terzo  di  maggior 
prudenza, che  non  era  Leene, lo  creò  Cardinale,  vole 
do  ch'egli  cosi  honoraflc col  fuo  valore  il  clero,  come 
egli  hauea per  l'adietro confolato  co  lefue  opere illu 
ftriil  fecolo.Et  qùido  ogniuno  lo  afpettaua  indubita 
tamente  Papa,la  morte  lo  tolfe  per  i  noftri  peccati. 

Gafparo  Contarmi  fu  parimente  notabilità,  fu  crea 
to  ancor  lui  Cardinale  dal  medefimo  Papa.  Coftui  fu 
fommo  Filofofo,&  fommo  Theologo  infieme ,  di  vita 
innocentìfs.&  di  eccellenti ,  &  fanti  coitami .  Hauea 
una  profonda  memoria.  Scriife  alcune  cofe  dotifs.  in- 
torno alla  Sacra  fcrittura.  Et  mentre  ch'egli  s  andana 
aprédo  la  ftrada  al  Papato,  mori  fuor  d'ogni  credere, 
al  tempo  che  l'opera  Tua  più  bifognauaa  Chrilìiani. 

Trifon  Gabrielo  fu  non  punto  minor  di  tutti  i 
predetti,  percioche  eflendofi  fpogliato  di  tutti  gli 
affettinoli  folamente  fileno  dal  maneggio  della  Kc- 
publica ,  ma  "ritirandoli  in  luoghi  folitari ,  fi  diede 

a  vna 


iz5  LIBRO 

a  una  uita  tranquillili  ma,  &  quieta'.  Egli  ucftiua  fem- 
pliccmente.  Non  ficuraua  di  nulla.  Infcgnaua  uo- 
lentienachilo  ricercaua  della  fua  dottrina.  Et  fat- 
to tutto  Filofofo,  fecondo  i  tempi  pattati ,  fpogliatofi 
d'ogni  fua  ricchezza,  fé  ne  godeua  co'liioi  piccioli li- 
bricciuoli,  non  fenzafiiagrandiflìma  gloria  ,  poiché 
partendoli  moltihuomim  daditierle  parti  del  Mon- 
do,tratti  dalla  fua  fama, lo  uennero  a  ucdere  in  PadoT 
uà, nella  qual  egli  di  moraua  la  maggior  parte  del  tem- 
po .  Mori  della  età  di  Platone,  &  fu  pianto  da  tutti  i 
buoni  per  la  fua  incomparabil  bontà. 

Luigi  Grifalconi.Coftui  parimente  fu  gra  Filofofo, 
&  di  molta  profonda  dottrina.  Hauca  cognitió  di  mol 
te  lingue.Era  eloquente, &  d'alta  memoria.Et  con  fa- 
conda^ piaceuolc  eloquenza  giouando  a  gli  afcolta- 
ton  dilettauaaitrui,uolcnticri  infognando  la  bella  uia 
per  laqualThiiomo  dee  caminare  in  quelle  tenebre 
mondane. 

Pier  Fracefco  Centanni  Viffc  anco  fra  noi,efTcndo 
illuftre,  &  honersto  per  molti  carichi  hauuti  da  que- 
llo Dominio. Egli  fu  gran  Filofofo ,  &  di  arguto  inge- 
gno.'Et  meritando  cosi  la  fua  uh  tu,  fu  fatto  Patriar 
ca  di  Venetia  ,  nella  qual  degnità  fi  morì  Tanta- 
mente . 

SebaftianoFofcarini  fu  anco  ne  medefimi  tempi 
uecchio di  ueneranda  auttontà.  Ville  honora' o  molto 
perla  Tua  profonda  dottrina. Lcfle  un  tempo  Filoforìa, 
ma  perche  egli  fi  raife  a  negotii  della  Repub.hauendo 
con  dignità  gouernato  gran  tempo  ,  mori  con  general 
dolor  di  tutta  quella  Città. 

Bernardo  ìulhniano  Orator  celebre,  &  grande,  fu 
parimente  ìiluftre  nel  fuo  tempo  .  Quelli  fcrifle  mol- 
te opere ,  ma  tra  l'altre  lafciò  la  Hiftcria  delle  co- 
fé  di, Venetia  gra u emente  trattata  da  lui .  Hebbe  tut- 
ti gli  honori  che  inol  dar  la  Repub.  finalmente  honora 
Winéte  morendo,  lafciò  perpetua  memoria  a  pofteri 

della 


SECONDO.  127 

della  fu  a  dottrina. 

Andrea  Mocenig©  è  flato  ancor  lui  Senatore  ho*- 
aiornto  inqueih  Rep.  quanto  meritaua  lafua  uirtù. 
Scnfìe  la  Hiftoria  della  guerra  ordinata  a  Cambrai, 
nella  quale  eifer  citando  latinamente  il  Tuo  ftile,  mc*- 
itrò  quanto  egli  forte  prudente ,  &  eloquente. 

Andrea  Dandolo  -che  fu  Principe,  molti  &  molti 
anni  fono,  meritamente  entra  in  quefto  numero.  Era 
/di  molta  fama  a  fuoi  tempi, Se  uifle  allhora  il  Petrar- 
ca, dal  quale  egli  è  molto  lodato .  Senile  le  Hiftcrie 
vniuerfalidciMondo,Ìequaliiononhò  veduto  gia- 
mai,  ma  mi  è  beauenuto  alle  mani  un  fonamario  citi- 
la predetta  Hiftoria. 

Francesco  Veniero  ben  douemo  inferire  tra  gli 
huomini  letterati,  ilquale,  tutto  che  Tempre  forte  tra 
più  importanti  maneggi  della  Republica,  non  però 
giamai  fi  uidelalciar  1  ièudii  della  bella ,  &  diletteuol 
Filofofia,  porta,  &chiaue,  anzi  fcrigno  di  tutte  le ak- 
trefeientie.  Etperchefi  uedefie  ,  che  quanto  il  menr 
do  fi  credeua  di  lui ,  era  pur  troppo  uero ,  nella  furia 
delle  dignità  fu«,&  quando  meno  poteua  dar  opra  al- 
le lettere,  ne  ha  facto  uedere  pretiofìfììmi  frutti  del 
fio  mirabile  intelletto  ,liquali  uanno  hoggidi  per  le 
mani  de  pia  eccellenti  ingegni. 

Domenico  Veniero  fratello  del  fopradetto  Fraa- 
cefco.  Ma  che  debbo  iodiruidilui  ?  le  non  alla  gui- 
fa,che  ben  dille  già  Luigi  Grotto  cieco  d'Adria  ia 
una  Tua  Oratione  ratta  al  Principe  Veniero ,  come 
ambafeiator  della  fua  Città:  Che  oue  gli  mancaua  di 
poter  foftenerfi,  &  caulinare  coTuoi  propiii  piedi  (per 
che  eraegli  portato  da  due  continouamente  )  tanto 
più  gli  abbondaua  il  faper,  di  volare  alle  cofe  alte,& 
di  alcender  al  Tempie  dell'immortalità/colfuodiui- 
no intelletto.  Lacafafua  era  neramente  un  ricetto 
di  tutti  gli  huomini  più  uirtuofi,  a  quali  (  fpecialmea 
te nellofleruanza della  Iu;guauolgare,  &diletteuol 

ita  dio 


1x8  LIBRO 

ftudio  della  Poefia,  in  che  fopra  tutti  gli  altri  del  fùo 
tempo  fi  ha  meritato  nome  )  con  ogni  amoreuolezza 
di  continuo  infegnaua,  facendo  1  or  chiari  i  mancamen 
ti,  ne'quali  fi  poteua  incorrere  ;dimoftrando  Km  pre- 
mai  un  proceder  bencuolo,  affabile,  &  gratiofo;  onde 
cradacadauno  riucrito,&eftimato  .  Et  in  nero  che 
egli  fi  poteua  dire,  Il  ricetto  de  Virtuofì,&  theforo  del 
la  lingua  uolgare. 

Paolo  Veneto,  parimente  di  perpetuo  nome  ,  fu  di 
quefta  Città.  Coftni  farà  ricordato  fempre,  percio- 
che  egli  fcrilfe  un  trattato  in  materia  della  Loica  ,  il- 
qualeècontinouamente  per  l'altrui  mani,  con  tanta 
facilità,  con  così  bell'ordine,  che  nell'uno  altro  fino  a 
qui  ha  faputo,  o  potuto  far  meglio  di  lui,  con  tata  fua 
gloria,  con  quanta  egli  è  per  viuer  fempre  nell'altrui 
memorie,  in  honor  di  quefta  Città. 

Giouan  Battifta  Egnatio  è  ancohonorato  nel  nu^ 
mero'de  predetti,  ilqualefi  come  fu  chiaro  a  noftri 
tempi  nelle  lettere  Latine,  con*  anco  merita  d'efler  ri- 
cordato da  noi  con  reuerenza,  conciofia  che  la  fua  dot 
trina  fu  molta,  come  fi  vede  per  le  lue  fcritture;  &  ui- 
uendo  honeftamente  ,  moftrò  alla  patria  quanto  egli 
Tamaua,poichefcriuendode  Senatori  di  quella  Cit- 
tà,  lafciò  fcritto  a  lor  memoria  un  uolume,aimita- 
tion  di  Valerio  Ma  (lìmo  delle  cofe  Romane, 

Agoftino  Bcatiano.  Quello  huomo celebre,  &  an 
nouerato  tra  primi  c"enoftri  tempi,  fu  cosihonorato 
per  la  letteratura,  e  coli  conofeiuto  per  la  pratica, ch'e 
gli  hauea  della  corte  di  Roma  ,  ch'era  quafi  tenuto  co 
me  un'Oracolo.  Egli  nelle  fu  e  tribolationi  di  una  lu- 
ghiilìma  infirmiti,  che  lo  tenne  fempre  in  letto,lcrilfe 
diuerfe  cofe  latine,  e  volgari  piene  di  giudicio ,  e  di  ili 
le,  dadole  al  modo;  ma  molto  più  fon  quelle ,  e  Theo 
logicc,e  in  altre  discipline,  che  fono  ancor  nelle  mani 
di  Mons.  Bartolomeo  fuo  nipote  .  Le  quali  venendo 
a  luce,  quando  cjiefia,  io  fon  certiirimo,che  piaceran 

no 


SECONDO.  119 

no  a  ogni  eleuathT. ingegno. 

Martiai  Rota.  Fu  qucfto  Filofofo  eccellente.  Vi- 
ueua  contento  della  ina  mezzana  fortuna  .  Et  tutto 
piaceuole,c  pieno  di  affabilità  con  le  pcrfone,in legna- 
ie moftraua  altrui  i  fecreti  delle  difcipline.  Hàìcrit 
to  alcune  cofe  dì  Filofofìa  .  Et  per  coftui  opera  vanno 
attorno  corretti  i  Themiftii,i  Boetii,iS:mplicii)&  cota 
li  altri  auttori  neceflàrii  per  chi  fi  diletta  d'intendere, 
&  di  faper  le  cele  d'Aditotele. 

Vittorio Ziliolo  vifle  già  quaranta  anni,  di  vir- 
tù ,  &  bontà  tale ,  che  era  eiVempio  a  cadauno  ài  be~ 
ne ,  &chriftianamente  uiuere  ;  &  con  tutto  che  Cof- 
fe fecolare  ,  talmente  fi  dilettò  della  dottrina  Ec- 
ciefiafbca  ,  che  quella  femore  antepofe  ad  ogni  altra, 
&  ferirle  contra  gli  ingratiiìimi Giudei,  che  difpr ez- 
zano il  beneficio  delia  noitraredentìone.  Bel  facri- 
fìcio  della facra  Euchariftia  contra  Giudei  .  Contra 
Martin  Lutero,&  altre  cofe  che  fi  fcorgonoalla  ftam- 
pa,confommafualode,&  fama  immortale  della  iua 
famiglia. 

Nicoiò  Mafia.  Quello  fu  Medico  ,&  Filofofo  ce- 
lebre,&  di  Dottrina  gran difsima.Onde  effendo  inten- 
to fpecialm ente  al  beneficio  commune  ,  ci  ha  lafciato 
doppo  fé  molti  bellifsimi  libri  di  rnedicina.gioiieuoli  a 
cadauno, e  per  conofeer  le  malatie,  e  per  rimediarli ,  e 
per  guardarfi  anco  da  loro.  Scrifieanco  oltre  opere  di 
Filofcrìa,  &  di  Logica  ,le  quali  so  che  uoi  Jiauete  11  e- 
dute,poiche  uannocommunementeper  le  mani  di 
cadauno. 

Gio.  Battifta  Ramufio  Secretano  del  Configlio  di 
Dieci,  è  fiato  di  co<ì  ringoiar  dottrina  al  fuo  tempo, 
che  ben  merita  efler  connumerato  tra  gli  'tuonimi 
virtuofi  diquefta  Città;  &  (fé  non  che  io  ve  gli  rac- 
conto fecondo  che  mi  vengono  in  mente,fenza  tignar 
do  alcuno  diprccedentia)lo  porrei  tra  primi ,  poi  che 
fu  veramente  de  primi  letterati  dell'età  fua  ,  &  eccel- 
lentifiimo  delie  lingue  Greca  ,  Latina  ,.  Franzcfg, 

/ 


13*  LIBRO 

Spagnola,  &  Portughele,  oltre  la  Volgare,  della  qua. 
le  era  marauigliofamente  dotato.  Fece  grandiflìmo 
profitto  nella  Cofmagrafia^nde  pofe  inficine  tre  uo- 
lumi  di  uiaggi  &  nauigationi  per  tutte  quelle  parti  del 
Mondo-che  a  gli  antiqui  furono  incognite ,  &  a  ncltri 
tempi  fono  fiate  {coperte,  &  ntrouate. 

Gio.  Bernardo  Feliciano  Lettor  publico  già  della 
lingua  Greca,  dimoftrò  ancor  lui  a  Tuoi  tempi  quanto 
fofle  nelle  feientie  addottrinato,  &  fi  conofee  a  noftri 
per  i  Tuoi  (critti  mandati  alla  ftampa,  con  l'hauer  com 
mentato  i  più  illuftri  Filofofi,  &  eccellenti  Medici ,  & 
con  l'hauer  tradotto,&  interpretato  gli  più  ofeuri  Àu 
tori  Greci,  &  Latini. 

Paolo  Manutio.  Quefto  fu  figliuolo  del  famofifli- 
mo  Aldo  cofi  palefeal  mondo  per  le  rare  fue  uirtù ,  & 
non  degenerando  pu  nto  dal  padre,fi  ha  acquiftato  tra 
noi  tal  nome  ,  che  per  Tempre  farà  lodeuolmente  da 
cadaun  nominato. Ha illuftrato le  opere  quafi  tutte 
di  Cicerone,  con  belliflimi  ,&  dottifììmi  Commenta- 
rli, &  quelle  corrette ,  &  ridotte  alla  fua  uéra  perfet- 
tione.  TradulTc  ài  Greco  in  Latino  alcune  orationi  di 
Demoftene,compofe  libri  di  diuerfe  forti,&  in  fine  fi 
inoltrò  ramo  ben  degno  del  famofo  cepo  de  Manutii, 
dal  quale  no  fi  genera  le  non  frutti  preciofiirimi,e  gio- 
ueuoli  al  mondo. 

Lodouico  Dolce.  A  quefto  fi  può  ben  dire  che  la 
lingua  uolgare  habbi  un  obligo  perpetuo,  poi  che  per 
mezzo fuo  è  i  11  u irrata  ,  &  di  belliflìme  ofleruationi 
adornata,  &  da  lui  ha,  cbi  fi  diletta  dell'arte  del  ben  di 
re,  ciò  che  deua  ofleruare,  &  che  fuggiere  ;  come  anco 
le  Dóne,  o  uergini,  o  maritate ,  i  uedoue  che  fi  fieno, 
poflfonoperil  mezo  dell'opra  fua  cauare  il  modo  del 
lor  uiuere  lodeuolméte.Hà  anco  lafciato  un  Dialogo 
de  colori,  un  della  memoria,  un  della  pittura ,  ha  fcrit 
to  delle  gem  me,  ha  tradotto  j  miglior  Auttori,&  nella 
Poefia  ha  lafciato  molti  beiliiììmi  libri,che  danno  fa?- 
jie  di  quanto  uiuace  ingegno ,  &  di  quanta  profonda 

dot- 


SECONDO.  131 

dottrini  egli  fi  fofle  :  oltre  che  fi  ha  anco  obligati  Da» 
tc,il  Pretrarca,  &  ilBoceacio,iquali  con  uote,  &  ofler 
«adoni  diuerfe  ha  illuftrati. 

Fjjippo  Terzo.  Coftuiè  flato  eloqucntiflimo,& 
famofiflìmo  auuocato  ,  &  talmente  faceto  nel  dire, 
che  più  uolentieri ,  &  con  patientia  era  udito  da  Giu- 
dici, &  da  gli  auditori,  che  qual  fi  uoglia  altro  del  fuo 
tempo.  Era  oltre  ciò  dottilfimo  in  tutte  le  profusio- 
ni; ma  una  cofà  rara  era  in  lui ,  che  tanta  era  la  copi* 
delle  belle  inuentioni ,  che  non  fi  feopriua  giamai  in 
Venetia  qualche  bella  cofa  di  incerto  Àuttore,  che  no 
fi  diccfiefubito  che  gli  era  parto  di  così  bello  ingegno, 
&  in  uero  che  chiare  uolte  fi  prendeua  errore. 

Molti  altri  gran  letterati,&  di  tutte  le  feienrie  dot* 
tatipotrei io  nominami ,  &  fpecialmente de  gli  ftefsi 
nobili  noftri ,  quali  fono  flati  aguifa  di  fulgentifsime 
Stelle  che  hanno  illumiuato  il  Cielo  di  quefta  bene- 
detta Città,  come  farebbe  un  Daniel  Barbaro  già  elet 
di  Aquilea,che  e  della  Rettorica,  di  Filofofia,e  di  Pro 
fpettiua,  &  di  cofe  Theologiche  ne  hàlafciato  bellifsi 
mi  trattati.  Bernardo  Nauaiero,  che  fu  Cardinale,  & 
che  nelTorationi ,  &ne  uerfi  latini  fi  moftrò  eccellen- 
tifsimo .  Nicolò  Barbarigo  fcrittore,&  oratore.  Pie- 
tro Giuftiniano  hiftorico.  Petro  Grandenico  Poeta. 
Luca  Hicronimo  Contarmi.  Àgoftin  da  Canal.  Luigi 
Gradenico,huomini  letteratifsimi,&  altri  innumerabi 
li;  ma  per  non  far  che  la  lunghezza  generi  faftidio  me 
li  tacerò,  effondo  ficuro,  che  la  V.S.  come  perfona  in- 
t  cndentifsima  ne  ha  qualche  faggio  di  loro. 

Caflàndra  Fedele^  Cofteifù  una  marauiglia  al  mó 
do,&fi  pQtrebbe(quando  non  fofTe  peccato)  chiamar 
la  Dea,fi  morì  d'età  eli  cento  anni,  ne'tempi  dell'ulti- 
mo Principe  Barbarigo  ,  ne  quali  ella  era  uergine  bel 
lifsima,  fu  molto  famofa  nelle  lettere ,  in  tanto  che 
gli  (crittori  di  quei  tempi ,  come  furono  il  Politiano 
il  Barbaro,  il  Pico,  &  molti  altri  la  celebrarono  nelle 
loro  fcritture.    Cantauaalla  improuifa  uerfi  Latini, 

I    z  come 


*3*  LIBRO 

come  ne  fanno  fede  molti  che  hanno  fcritto  di  lei. 
Lefleun  tempo  in  Padoua  lcdifcipline',  nelle  quali 
ella  era  fondatifiìma.  Scrilfe  un'opera  dell'ordine  del 
le  faenze,  con  tant'ordine  ,  e  con  tanta  eloquenza, 
quanto  d  polla  più  desiderare.  Dignilfima  certo  d'o- 
gni honore,  quanto  ch'ella  a  tempi  paflàti  è  ftata,o  fo- 
la, o  con  poche  pari  del  fuo  fello. 
<  Quello  è  quanto  io  ho  uoluto  dirui  de  morti  :  on- 
de pallerò  a  uiui  con  riitefa  libertà  di  mentouarli  fe- 
condo mi  uerranno  nella  mente:  &  mi  habbino  per  ef- 
cufato  quelli  che  forfè  tralafcierò  di  nominare,percio 
che  il  mio.fine  è  di  efler  breue,&  non  di  prefentarui  co 
le  mieparoleun  volume  grandiflamo,il  che  auuerreb- 
be,  fé  io  haueffi  uoluto  arricordarmi  tutti  li  morti;  Se 
coli  hora  tioleffi  far  mcntione  de  tutti  li  uiui .  Princi- 
pierò  dunque  ad  elfequire  la  mia promefla,  &  feguirò 
di  mano  in  mano.  • 

Giacomo Fofcarini  Caualiero,&  Procuratore  d 
S.  Marco.  Quello  mediante  il  merito  fuo  hi  ottenu- 
to tutti  quelli  gradi  maggiori  che  fi  può  nella  Rep.  de 
fìderare,  &,in  tutti  èriufcito  fecondo  1  afpettation  co- 
mune. Onde  nel  tempo  che  la  guerra  più  fi  inafpriua 
rontra  il  Turco,  fu  madato  di  una  grofiiffima  armata 
Capitan Genei ale,  conlaqualefi  diportò  talmente, 
che  fé  non  foife  (lato  la  buoru  forte  de  Turchi,  giamai 
huomo alcuno  fi  acquiftò  gloria  tanta,  quanta  egli  fi 
era  peracquiftare. 

Giacomo Soranzo  Caualiero  ancor  lui, &  procura 
tore di  S.Marco, talmente  èmeriteuole  per  le  rare 
fue  qualità,  che  per  lodarlo  bi fognerebbe  fcriuere  un 
uolume  gràdilìì mo;  ma  poi  che  fc  ne  rapprefenta  l'oc 
cafione,  dirò  folamente  ,  che  eifendo  Proueditor  Ge- 
nerale, col  fudetto  Fofcarini, cui  il  finiftro  corno  del- 
l'armata, che  hauea  egli  al  ilio  gouerno.prello  al  Brac 
ciò  di  Maina,  in  modo  all'aitò  il  deliro  del  nimico, 
che  fé  lo  feguiua  tutto  il  reftante ,  fi  acquilhua  certa, 
&fignalatauittoria.Machepiù?infine  ,  in  tutti  i  più 

impor- 


SECONDO.  135 

importanti  maneggi  e  egl:  più  d'ogn'altro  adoprato, 
cóme  più  deitroin  redurlia  buon  fine. 

Marc'Antonio  Barbaro  Caual.cr  parimente  ,  & 
Procuratore,  fi  come  e  di  ingegno  eccellentifsimo,  co 
fi  fi  è  moftrato  arrettionatifsimo ,  &uero  membro  di 
queftafanta  Rep.  poi  che  in  tempo  della  guerra  col 
Turco,  che  riabbiamo  tante  uolte  mentouata,  egli 
trouandofi  Baylo  in  Conftantinopoli,  talmente  ne 
fapiito  gouernare  preifo  quel  Signore,  con  beneficio 
della iua patria,  che  ha  meritatoli  fupremi  gradi  in: 
che  honoratamente  uiue. 

Paolo  Tiepolo  ancor  egli  Caualier,&  Procurato- 
re di  S.  Marco  ,  eflendo  nel  tempo  della  iuddetta 
guerra  Orator  preifo  il  Pana  per  quelli  Signori,  in 
modo  fi  adoperò  nel  trattar  lecofe  publiche  cono«: 
gni  diligentia  ,  che  con  unito  confenfo  di  tutti  quelli 
Signori,  &  allegrezza  commune  di  cadauno,  fu  all'un 
to  al  grado  di  Procuratore,  &  ha  lafciato  imprelfo  nel 
le  menci  de  gli  huomini,  di  hauer  pochi  pari  nel  trat- 
tar negotii  d'importanza  con  altri  potentati. 

Vicenzo  Mo refini  Caualiero  pur  ,  &  Procura- 
tore, con  le  continue  legatoni  ,  Scaltri  più  honora- 
ti  carichi  ,  fihà  acquiftatoilnome,&  grado  in  che  ho 
noratameute  fé  ne  uiue. 

Giouanni  Michiel  Caualiero  parimente  ,  &  Pro 
curatore  ,  col  medejìiho  modo  di  Jegationi  )  nel- 
le quali  è  tanto  pij  degli  altri  ammirando  ,  quan- 
to come  dottifsimo  in  più  linguaggi  ,  &  dolcifsi- 
mo  nel  me  do  di  praticare  ,  ne  hi  hauuto  più  oc- 
cafioni  )  fi  ha  acquiftato  (  &  con  le  altre  lue  doti 
Angolari  )  di  elfer  aflìinto ,  &  ornato  di  quelli  gradi 
condegni  al  merito  iuo. 

-  Giouanni  Donato.  Queftiin  modo  tale  fièfem- 
pre  elfercitato  nelle  efpediticni  de  poaericarceratij& 
de  altri  che  tutto  di  impetrano  la  Giuititia  di  quefti 
Signori,  che  fi  è  guadagnato  il  nome  di  giuftifsimo,& 

I     5  il  ti-    • 


134  LIBRO 

il  titolo  digrauiflìmo  Senatore  :  Et  dalle  orationì  re- 
citate più  uolte  in  molte  occafioni ,  &  da  fermoni  che 
tutto  il  di  uà  facendo  nel  Senato,  come  quello  che 
fenza  riguardo  alcuno  fa  palefc  ogn'hora  la  opinion 
fua ,  lequil  cofe  qui  in  Venetia  fono  Renghe  nomina- 
te, fi  ha  acquiftato  il  nome  di  Giouan  Donato  dalle 
Renghe. 

Giouanni  Correrò  Caualier  ancor  lui,  con  il  pafl'ar 
per  quelle  maggior  dignità,  che  fuolla  fua  patria  a 
Tuoi  benemeriti  donare,  &  con  più  legationi  fatte  per 
lei ,  &  fpecialmente  prefTo  il  Papa,  fi  ha  acqu  iftato  il 
nome  di  graui/Iimo,&  fapientifsimo  Senatore. 

Aloigi  Michiel,  Aleflandro  Georgio,  Marco  Ve- 
nier,  Rimondo  Gritti,  che  fono  itati ,  ofono  al  prefen 
te  Auogadori  di  Commune ,  inGeme  con  moki  altri* 
fon  la  loro  bontà  integerrima,  &inuiolata  giuftitia, 
wanno  ferpendoalla  fuprema  grandezza,  &  danno  Pe- 
gno di  hauer  qualunque  fu  premo  grado  che  fifia. 

Georgio  Gradenico ,  Mafeo  Veniero,  &  Orfato 
Giuftiniano  talmente  fi  fono  feoperti  nelle  cofe  Poe 
fiche  elegantiflìmi,  & dottiflìmi compofitori,  che  han 
dato,  &  danno  fegno  di  efler  infieme  dottati  di  tute 
le  altre  icientie,  che  deue  cadauno  ingegno  humano 
defiderare.Et  pur  il  Veniero  già  col'efl'er  creato  Ar- 
ciuefeouo  di  Corfù,  ha  dato  principio  di  ialir  a  quella 
grandezza  che  merita. 

Sebaftian  Erizzo  grauifsimo  Senatore,  moftra an- 
cor lui  quanto  uirtuofamente  ipenda  il  tempo  che  gli 
fopraunnza  dal  maneggio  de  più  importanti  negotii 
della  Repub.hauendo  di  già  dato  dtì  fuo  alla  Ihmpa 
più  libri  di  Filofofia;  del  gouerno  ciui.'e  ;  difeorfo  iò- 
pra  le  medaglie;efpofition  di  alcune  cofe  del  Petrar- 
ca, &  altre  cofe  che  uanno  tutto  il  di  per  le  mani  de 
uirtuofi. 

Giacomo  Contarini  hauedo  fempremaiin  uigilato 
nel  ftudio  delle  buone  liteere ,  è  riufeito  dottissima 
nelle  faenze,  &  eccellenti!*,  nelle  cofe  de'giuditiijoa 

de 


S  E  C  ONDO.  ìir 

àe  Repub.honoratifsimi  gradi:  Et  pure  effendo  Heir 
fico  1 1 1.  Re  di  Francia ,  nel  tempo  che  era  in  quefta 
Città ,  iniiitato  n  I  gran  Configlio,  per  uedere  Tel  et- 
ti onede'Magiftrati  ,  &eflertdogli  per  un  Secreraria 
appref  entato  il  capello  aperto ,(  dentro  ilquale  ui  fo- 
no le  ballotte  di  che  altre  uolte  ui  hòderto)  il  Re  pi- 
gliò ballotta  d'oro  ,  &  per  ciò  nominò  di  Pregadi 
qucfto  Signore  ,  ilquale  nella  ballotatione  honorata- 
mente,  &  co»  commune  coofenfo  rimafe.  Quefti  fi 
ritroua  un  Studio  notabile  ,  &  di  gran  fpefa  ,  net 
qual  ui  fono  libri  rarifsimi  ,  &  de  ftampati,  &  de 
fcritti  a  pena  ,  con  numero  infinito  di  dilegui,  ftro- 
menti  mathematici ,  &  altre  cofe  di  mano  d'huo- 
mini  eccellentifsimi  nella  pittura  ,  (coltura,  &  ar- 
chitettura .  Le  quali  cofe  ,  aggiunte  alla  (Ingoiar 
fua  dottrina  ,  fanno  ,  che  in  cafa  fua  ui  fi  riduce 
ogni  giorno  la  maggior  parte  de  gli  huomini  piùuir- 
tuofi  di  quefta  Città. 

Luigi  Belegno  hora  uà  glorio fo  nell'arte  oratoria, 
nellaquale  con  tanto  profitto,  &fodisfàttione  de  fuoi 
clienti  fi  eflercita  nel  Palazzo ,  che  per  fempre  fia  da. 
tutti  lodato,  &  reuerito. 

Agortin  Valerio  Vefcouodi  Verena  già  da  prin^ 
eipio  cominciò  agiouare  alla  patria  mentre  lefle  in 
quella  Fjlloibfia  ;&  poi  aftunro  al  grada  in  eh  2  fi  ri- 
troua, non  ha  giamai  mancato  ,  o  con  ofpucoli,  o  con 
oracioni ,  ocon  a'tri  fantifsimi  mezzi,  indurre  il  po- 
polo a  fé  commeifo,  &  incaminarlo  per  la  uiadel  benf 
&  chriftianamenteuiuere. 

Hieronimo  Ragazzoni  Vefcouo  gii  di  Famagofta, 
&hora  di  Bergami,  è  di  cosi  Tanta  uita,  nonetti  cotta 
mi,  &  inettimabil  uirtù  dotato,  che  fi  ha  meritamente 
acquiftato  cofi  degni,  &  honcrati  gradi;  poi  che  fino  al 
tempo  del  Configlio  Tridentino  (in  cui  fi  trono  egli 
prefente  )  con  la  uiua  fua  uoce  dkde  di  tanto fuo  ua- 
ìore  ,&  integrità  certo  fegno  ,,  con  gloria  immorta 
le  delliiluftre fua  csfa.Come anco  non  cedano  di  imi- 

I     4  tarlo 


il6  L    I    B     R     O 

tarlo  Giacomo ,  &  Placido  Tuoi  fratelli ,  iquali  a  gara 
fpendendo  &  le  vite ,  &  le  facoltà  loro  honoratamen  - 
te,oue  pollano  per  feruigio,&  honore  di  quelb  Città, 
non  celiano  di  mandar  il  nome  loro  famofo  per  le  boc 
che  di  cadauno. 

Giouanni  Formenti .  Quelli  da  fanciullo  datoli  al- 
le cofe  di  Oncellaria,&  maneggi  del  Dominio,in  ma 
do  col  tempo  fi  stronzo  pratiea,&  theorica  ,  in  cofe  li- 
mili,che  fi  può  dire  non  vi  effer  Potentato  aicuno,oue 
egli  non  vi  lia  ftato  in  feruigio  di  quelli  Signori, &  pur 
nel  trattar  la  lega  che  già  fu  tra  il  Papa,  il  Re  di  Spa- 
gna, &  quello  Senato,  contra  il  Turco ,  fi  conobbe  la 
uirtù6fua  palefe.  Dalche  molli  quelli  Signori  ,ingui- 
derdon  de  tante  fatiche,  io  hanno  hora  alfunto  al  gra- 
do di  Canccllier  grande ,  che  è  il  maggior  che  fi  'pofla 
acquillare  da'Cittadini  peonie  so  che  uoi  anco  molto 
benlofapete. 

Antonio  Milledonne  Secretano  del  Configlio  de 
Dieci,  in  tutte  le  occafioni  fi  è  moftrato  fenza  pari ,  & 
per  tale  anco  fu  conofeiuto  in  tempo  del  Concilio  Tri 
dentmo,oue  diede  faggio  particolare  delfuovalore,& 
ogn'hora  poi  ha  continuato  in  allargar  i  confini  della 
fua  lode,con  le  fegnalate  attioni  fue. 

Andrea  Suriano  ,  Domenico  di  Vico,  Francefco 
GhirardijSecietarii  ancor  lor  del  Configlio  de  Dieci, 
fi  hanno  guadagnato  quello  grado  con  la  propria  loro 
virtù,  lacuale  in  cadaun  di  effi  è  tale,  che  a  qual  fi  uo- 
glia,benche  dii'iicileimprefa  che  fi  flano  pelli,  oche  li 
pongano,fpett:mte  all'officio  loro,fi  e  iempre  villo, & 
uede  hoggidx  fortire  il  deficierato  fine. 

Lorenzo  Malia, Carlo  Berengo, Luigi Borrizzo,  & 
altri Secretarii,  quotidianamente  vnnnoin  più  manie- 
re icoprendoiì  degninoli  pur  del  grado  in  che  lono, 
ma  di  qual  Ci  voglia  altro  maggiore .  Et  in  uero  quiui 
fi  troua  copia  di  coli  eccelienti'.Secretarii,  &  talmente 
atti  a  condur  a  buon  fine  ogni  quantunque  diihcil  im 

prefa 


SECONDO.  137 

pfefà,'&a  fottoporfi  a  qaal  fi  uoglia  carico  di  ma- 
neggio publico ,  cheimpofiibile  farebbe  trouarne  al- 
tre .tanti,  di  tanta  eccellenza  per  tutte  le  parti  del 
mondo. 

Gabriel- Fiamma  Canonico  regolare  Lateranenfe, 
ha  moftrato,  &  col  predicare  ,  &  con  le  compofitioni 
fue  in  uerfo,  &  in  profa ,  volgari  r  &  latine ,  che  egli  è 
chriftiaiìiiTìmo  Theclogo,  moralifsimo  Filofofo ,  elo- 
quentifsimo  predicatore,  &ecceHentifsimo Poeta:  & 
che  ueramente  è  degno  di  ottenire  qualunque  digni- 
tà che  fi  fia. 

Giacomo  Thiepolo  hauendo  nella  Academia  te- 
nuta per  lui  a  Murano  moftrato  di  qnanta  fcientia  egli 
ria  dotato,&conle  fue  opere  ftam paté  fimilmente,ho 
ta  che  ha  prefo  rhabito}&  il  grado  facerdotalè  ,  fa  ue- 
dere  a  cadauno  predicando,  che  non  per  altro  nacque 
egli  aimondo,che  per  giouare  altrui  5  da  principio  in- 
carni nando  gli  animi  de  fanciulli  a  ftudi  delle  belle  let 
tere;&  hora  le  anime  de  gli  adal  ti  alle  contemplation 
delle  opere  diuine. 

Gioieppe  Zarlino  mi  chiama  ancora  a  far  di  lui  me 
tione  in  queito  loco ,  poiché  le  uirtù  lue  meritano 
ogni  honore.Ma  poi  che  ho  di  lui  narratoui  più  auanti 
quando  lo  pofi  come  Principe  de  M  tifici ,  parlerò  con 
filentio,&  entrerò  nella  nominanza  dealtri,baitando- 
miiolohauer  accennato,  che  non  mi  fi  feorda  diluì. 

Celio  Magno ,  Gio.  Mario  Verdizotti ,  &  Bartolo- 
meo Malombra  fono  cofi  al  mondo  palefi,&  predica- 
ti per  dottissimi,  &  imitatori  de  più  illuftri  Poeti,  che 
le  loro  opre  fono  a  g'uifa  di  parti  miracolofi ,  & fopra- 
■aturali  da  più  intendenti  tenute,&  reputate. 

Francefco  Sanfouino  Dottore  va  ogn'hora,  anzi 
ogni  momento  penfando  come  meglio  giouare  al  prof 
fimo,fenza  rifparmiar  fatica  alcuna:  onde  ha  tante  fue 
opere  mandate  alla  fiampa  ,  che  tu  tri  di  qualunque 
grado,  fello ,  o  conditione  pofiono  cauarne  utile  ,  & 

diletto 


ili  LIBRO 

diletto fnrìeme incoia parab ile, &  giudicar  guai  fiala 
dottrina  Tua. 

AldoManutio  figliuola  del  (oprano minato  Pao- 
lo, Secretarlo,  &  Lettor  publico,  imitando  le  ueftigie 
del  padre-,&  dell'ano  Aldo  il  liecchio,  uà  dimoftrando 
la  grandezza  della  lingua  latina,  con  belliffime  iwuen- 
tioni,quclla  adornando,&  ingegnandoli  modo  di  cor- 
rettamente^ ekgantemente  fcriucre:  cerne  fìfeo- 
pre  dalle  cole  Cue  lìampa te  £Ìà,&  con  mirabil  conten- 
to de  più  ingenui  &  uirtuoii  huomini  lette  ,  &  am- 
mirate. 

Paolo  Ramufìo  figliuolo  ancor  lui  del  fopranomini 
to  Gio.  Rattifta,come  huomo  eruditiiEmo  uà  ogni 
giorno  producendo  frutti  p retto (L1I mi  ,  &  degni  del 
Ilio  mirabil  intelletto,  facendo  concio  mamfeftoal 
mondo,  che  egli  non  fol  nella  poetica  difciplina  ,  ma 
nella  rettorica  anco,  &ncUTlt.oria  è  pienamente  ,  & 
dottamente  erudito. 

Giulio  Balinotra  huomini  letterati,?:  quelli  che  fi 
affaticano  per  giouare  al  pronimo  fuo  deue  merita- 
mente cfTer  coìiocato,anzi  che  tra  quelli  merita  hono 
ratiflimo  loco,poichecol  bauer  tradottola  uita  di  Mo 
ferii  trattato  di  Plutarco  dell'amor  de  padri  uerfo  fi^Ii 
uoli.ilìj  i  di  Ariftotilcdc  le  tì.'Fturilriftretto  depre 
cetti  morali  di  Epitetto  Stoico  :i  fermoni  diRaSlio  : 
delTorigine,&  accadenti  di  50.  deile  più  Uli'itri  Città, 
S:  fortezze  di  tutto  il  mondo,  &  fatto  moke  citreco- 
fe  in  proia,&  in  uert©,fi  e  acquetato  &  uàacquiilande* 
nome  immortale. 

Molti  altri  potrei  nominarur  dettiflìmi  huomini 
che  per  brevità  del  tempo  trala;cio:ben  ui  dico  io  che 
iu  Venetiaicno  ftati,  &  uifooo  huomini  uirtuoiìin 
tanto  numero,  che  in  altro  oco  ncn  fi  potrebbono  di 
£ran  lunga  trouare ,  Seuoi  uo  etepoi  Auuocati  ec- 
cellen:ifìimi,uittouarete  Lodouico  Vfper.Lr-igi  Bal- 
bi, Giovanni  Fuict^Michiel Marini,  Camillo  Tréto# 

Giouan* 


SECOND  O.  tp 

Giouanni  Vincènti, Pietro  Badoero ,  Vittorio  Ziliolo, 
Filippo  Pihcio  ,  &  altri  infiniti ,  pur  troppo  da  cadau- 
no conofciuti.  Di  Medici  poi  ui  fono  Appollonio 
Malia,  Gio.Battiita  Peraoda,  Leandro  Zaroti,  Bene- 
detto Frangini,&  aìtri;&  coli  uè  ne  fono  in  tutte  le  al- 
tre profeflioni.Ma  fi  come  nel  parlar  de  morti  ho  con- 
cililo con  la  felice  recordanza  di  Caflandra  Fedele 
dottiftìma  uergine,cosi  hora  p  arlando  de  uiui,uoglio 
finire  conia  memoria  di  una  limile  dongdla  non  me- 
no di  quella  famofa  h oggidì, &  ammirabile. 

Moderata  Fonte  .  Quella  è  una  giouane  dongclla, 
honorata  Ci  ttadina  di  que&a  Città ,  dottiflima  nelle 
fcicnze,per  quato  fi  puc\conofcer,(poiche  a  diritue- 
ro,alcun  non  può  dire  di  hauerla  prefentialmente  ue- 
'  duta)ma  nella  Poefia,  di  che  particolarmente  prende 
ella  diletto,  è riufcita  tale  cheli  lafcia  adietro  i  più  il- 
lufori, &  eccellenti  Poeti  :  come  fi  può  feoprire  dal  fuo 
Poema  ftampato  del  Floridoro  ,  dalla  paflìon  di  Chri 
fto,  &  da  tante  altre  degne  opre  fue,che  tutto  di  fiuol 
gono  per  le  mani  de  più  eccellenti  letterati.  Et  in  foni 
ma, per  quanto  fi  uedemelle  belle  imi entioni,nella  ma 
niera  del  ben  dire,nel  fluffo  del  uerfificare,  nell'efprr 
mere  i  concctti,&  nel  trouar  belle  parole,  fi  feopre  cf- 
fer  lei  rara ,  (&  il  uò  pur  dire  )  unica  hoggidì  tra  quei 
che  fanno  profefsione  di  Poefia. 

Quello  bafti  per  quanto  fi  appartiene  alla  promeffa 
fatta  .  Et  in  fomma  crediate  certo  che  in  Venetia  non 
ui  è  famiglia  alcuna  ,  laquale  non  habbihauuto,  & 
habbi  tuttauia  numero  infinito  di  huomini  dotti  in 
qualunque  profeflione. Hora  perche  no  n  mi  fianco  co 
lì  facilmente  di  farui  cofa  grata,  conofeendoui  deli- 
derofiilimo  di  intendere  ,  uoglio  oltre  ciò  dirui , 
che  quefta città  e  diuifa  in  fei  parti,  che  noi  diciamo 
Selìieri ,  tre  di  qua  dal  canal  grande ,  &  tre  di  là  ;  i  cui 
nomi  fono. 

Caftei- 


140  II 

Cartello. 
S  Marco. 
Canareio. 


B    R    O 

S.Polo. 
S.  Croce. 
Dorfoduro 


In  Ciftello  vi  fona  le 
infraferitte  Pa- 
recchie. 

S.  Pietro  di  Caftello. 

S.Biafio. 

5.  Martin. 

S.  Gicuinni  inBragola. 

S.  Antonin. 

S.  Trenità. 

S.  Seueio. 

S.  Proti  ola. 

$.  Giouanninoua, 

S.  Maria  formofar 

S.  Marina. 

S.  Lio. 

Chiefe  de  Frati. 

S.  Domenico. 

S.  France.co  dalla  Vigna. 

S.  Antonio. 

S.  Giouanni,c  Paolo. 

Chiefe  de  Monache. 

S.  Maria  delle  vergini. 
S.  Daniel. 
S.  Anna. 


S.  Giofeppe. 

S.  Maria  eelefte. 

S.  Sepolcro. 

S.  Lorenzo. 

S.  Gionanni  Latcrano. 

S.  Zaccaria. 

Altre  Chiefe. 

S.Giounnni  de  Forlani , 
S.  Filippo,  e  Giacomo . 
S.Georgio  de  Greci. 

In  S.  Marco  vi  fono' le 
infraferitte  Pa- 
recchie . 

S.  Marco. 

S  Gemi  man.. 

S.  Muife. 

S.  Maria  Zobenigo. 

S.  Mauritio. 

S.  Vitale. 

S.Samuel. 

S.  Angelo. 

S.  Benedetto. 

S.  Pat  iman» 

S.Fantin. 

S.Luca. 

S.Sal- 


S.  Sai  astore. 
S.  Bartolomeo* 
S.  Giulian. 
S.Baflo. 


E  C  O  N  D  O.  141 

S.  Gio.  Chrifoftomo. 
S.  Lunardo. 


Chìcfc  de  Frati. 

S.  Stefano. 
S.Saluacore. 

Chiefe  di  Monache. 

S.  Rocco,  s.  Margarita. 

Altre  Chiefe. 

S.Theodoro. 
S.  Maria  della  Faua. 
S.  Maria  in  Broglio. 
Scola  della  iuftitia. 

In  Canareio  vi  fono  le 
infraferitte  Pa- 
recchie. 

S .  Lucia. 

S.  Hieremia. 

S.  Marcitola. 

S.  Maria  Maddalena. 

S.Marcilian. 

S.  Fofca. 

S.  Felice. 

S.  Soffia. 

S.  Apoitoli. 

S.  Cancian. 

S.  Maria  noiu. 


Chiefe  de  Frati. 

S.Iob. 

S.  Maria  de  feruì. 
S.  Maria  dell'horto. 
S.  Maria  de  Crocecchieri. 

•    Chiefe  di  Monache. 

S„  Lucia. 

S.  Caterina, 

Corpo  d»  Chrifto. 

S.Luigi. 

S.  Hieronimo. 

S.  Maria  di  miracoli. 

In  San  Polo  vi  fono  le 

infraferitte  Pa- 

rocchie . 

S.Polo. 

S.  Thomafo. 

S.  Stin. 

S.Agoftin. 

S.Boldo. 

S.  Aponal. 

S.Silueftro. 

S.  Giouanni. 

S.  Mattheo. 

S.Giacomo. 

Chiefe  de  Frati. 

S.  Maria  de  Frati  minori. 
InS. 


Mi                        L     I 

B     R    O. 

S.  Michele. 

In  S.  Croce  vi  fono  le. 

S.Georgio  d'Alega. 

infraferitte  Pa- 

S. Angelo  de  Concordia. 

recchie, 

S.  Secondo. 

S.  Croce. 

Di  Monache. 

S.  Simeon  grande, 

S.Seruolo. 

S.  Simeon  A  portolo. 

S .  Qiouan  decollato.  . 

Di  Preti  $  altri. 

S.  Giacomo  dell'orio. 

S.  Stai. 

S.  Erafmo. 

S.  Maria  materdomini. 

S.  Lazaro. 

S.CaiTano. 

Lazaretto  nuouo. 

Vn'altra  Chiefi. 

Lazaretto  vecchio. 

S.Nicolo  de  Tolentino. 

InDorfo  Duro  fono  le 

infraferitte  Pa- 

Chicfe  di  Monache. 

rocchie. 

S.  Croce. 

S.Nicolò. 

S.  Andrea. 

S.  Rafaelo. 

S.  Chiara. 

S.  B!afilio. 

S.  Margherita. 

Ifolette  nel  preferite  Seftie- 

S.Pantaleone. 

ro  habitate  da  Fratti. 

S.Barnaba, 

S.  Trouafo. 

S.  Helena. 

S.  Agnefe. 

S.Andrea  della  Certofo. 

S.  Vido. 

S.Georgio  maggiore. 

S.  Gregorio, 

S.  Clemente. 

S.  Eufemia  della  Giudeca, 

S.  Maria  delle  gratie. 

S.  Spirito. 

Chiefe  de  Frati, 

S.  Francefco  dal  diferto. 
S.  Giacomo  di  Pallido. 
S.Nicolò  del  Lito. 
S.  Chriftoforo  della  pace. 


S.Giacomo  della  Giudeca. 

I  Capuccini. 

S.  Gio.della  Giudeca, 

S.Scba- 


S1COKBO,  145 

S.  Sebaftian.  S.  C'ousn  Euangelifta . 

Li  Garm  eni .  S.  Giouan  Laterali. 

5.  Maria  della  Carità. 
Li  Gefuati.  Gli  Hofpìtali. 


Cliiefedi  Monache. 

S.  Biafio  Catoldo. 

S.  Croce  della  Giudeca, 

5.  Cofmo,&  Damiano. 

Le  Goniiertite. 

S.  Marta. 

S.  Maria  maggior. 

Il  Spirito  Santo. 

Ogni  fanti. 

3Di  altra  forte. 

Giefuitì. 
La  Trinità. 
Le  Citelk. 

!e  Abbatic,&Prioradi,c5 

prefc  alcune  delle  fud- 

detteChiefe. 

S.  Giorgio  maggior. 
S.Nicolò  da  Lio. 
S.  Gregorio. 

•S.Giouani  della  Giudeca. 
S.  Thomaìbde'Borgogno 

ni. 
S.  Andrea  della  Certofà. 
S.Heiena. 

S.  Giouan  del  Tempio  , 
La  Trinità. 
La  Mifericordia. 


L'Hofpital  -di  G  i  e  s  v 
CHRisToa^S.  Antonio. 
S.  Pietro,  e  S.  Paolo, 
la  Pietà. 
LacaladiDio. 
S.  Bartliolameo  -da  Ca- 
rtello. 
S.  Martin. 
I  Crofediieri. 
La  Mifericordia. 
La  Carità. 

S.  Giouan  Eoangelifta. 
S.  Croce, 
S.  Andrea. 
S.  Vido. 
Volto  fanto. 
S,  Botto. 
S.Ra&el. 
S.  Zanepolo. 
Incurabili.      . 
S.Lazaro. 
Le  bochole. 
Lazarettouecchio, 
Lazaretto  siuouo. 

Le  Scuole  grande. 

S.  Marco. 

La  Carità. 

La  Mifericordia. 

S.  Giouan  Euangclifla. 

S.  Rocco. 

S.Theodoro. 

Nelle 


144  LIBRO 

Nelle  fopradette  Chicfe  Ci  trouano  le 
reliquie  infraferitte. 

Nella  ammirabile  Chiedi  Ducale  del  gloriofo  Eua 
gelifta  S.  Marco ,  ripofa  il  corpo  di  elfo  facro  Euange 
Mìa  fotto  Io  aitar  grande  ,  cioè  in  mezzo  dell'altare, 
di  fopra  quello  che  è  (otto  confefiione  ,  cerne  ueriiìì- 
inamente  fi  ftima ,  ilqual  corpo  gloriofo  fu  transita- 
to di  Alexandria  in  l'alma  &  inclita  città  di  Venetia, 
,  per  alcuni  mercadanti. 

Nella  capclla  che  è  in  faccia  della  crofera  della  medefi- 
nia  Chiefa,uerfo  tramontana,  ripofa  il  corpo  del  glo- 
riofo martire  fanto  Ifidcro,traslatato  in  Venetia  del- 
l'Ifola  di  Scio,  &  ogni  anno  fi  fa  la  procefiìon  genera- 
le in  quel  giorno. 

Nella  Chiefa  Patriarcale,  cioè  di  S.  Pietro  di  Cartello, 
fotto  confezione,  in  vn'arca  marmorea  fi  ripofanogli 
corpi  de'gloriofi  Martiri  Sergio  &  Bacco. 

Nella  Chiefa  di  s.  Daniel  Profeta  ,  ripofa  il  Corpo  di  S. 
Gionanni  martire,  che  fu  Duce  di  Alejfandria,ilquale 
fa  portato  d'Aleffandria  in  Venetia  ,  &  fi  mcftra  in 
uno  altare  uerfo  mezo  di  della  detta  Chiefa. 

Nella  Chiefa  di  s.  Giouan  Battifta  chiamato  s.  Giouan- 
niin  Bra$rola,fi  ritrouano  alcune  reliquie  di  detto 
Santo,  &  fi  ripofa  anco  il  corpo  di  s.  Giouanni  demo. 
fìnario  Patriarca  di  Aleflandria,  ilqual  fu  translatato 
di  Alexandria  in  Venetia  ,  &  fi  inoltra  in  vn'altar  e  di 
fuora  del  choro  della  Chiefa  verfo  mezo  di. 

Nella  Chiefa  di  s.  Antonino  fi  ripofa  il  corpo  di  s.  Sabba 
Abbate  portato,  dalla  Città  di  Aere ,  laquale  era  in 
Soria.8:  hora  è  disfatta  ,  e  fi  inoltra  fopra  un'altare  di 
fuor  del  choro  ucr:o  Leuante. 

Nella  Chiefa  di  s.  Trinità  fi  ripofa  il  corpo  del  uene» 
rabile  monaco  s.  Anaftafio,ilquale  è  in  una  capelli 
di  fuora  del  choro  uerfo  tramontana. 

Nella 


SECOND  O.  14^ 

Nella  Chiefa  di  s.  Zaccaria  fi  ripofa  il  corpo  dis.  Zacca- 
ria padre  di  s,  Giouan  Battila .  quello  di  s.  Gregorio 
■Nazanzeno  Patriarca  di  Conftantinopoli,  translato 
di  Conftinnnopoli a  Venetia.  quello  dis.  Thcodo- 
ro  confeìfore,  ilqualfw  portato  da.  l'Ifola  di  Samo. 
quello  di  s.Prancratio  martire  in  una  fepolturamar 
morta  da  un  lato  dell'aitar  grande  .  quello  di  S. 
Sabina  martire  in  una  arca  marmorea  dall'altro  lato 
di  eifo  aitare.  Item  fotto  la  confefsione  di  detta  Chic 
fa  ii   ripofa  il  corpo  di s.  Tharafo  heremita  porta- 
to di  Romania. Et  in  un  lato  di  quella  medefima  Chic 
fa  in  parlatorio  di  monache  fi  ripofa  il  corpo  dà  S.La- 
zerio  martire. 
Nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo  riposano  gli  corpi  de'Santi 
Barbaro  ,  Ligorio  Gregorio  Vefcouo  nella  Cappado 
eia,  Paolo  Velcouo ,  &  martire ,  Platone ,  &  Leo,  che 
fu  Venetiano,  &  della  famiglia  Bemba. 
Nella  Chiefa  di  S.  Sebaitiano  apprefìo  S.  Lorenzo  ripo- 
ia  il  corpo  del  beato  Giovanni  che  fu  un  uenerabile 
Piouano  di  S.Giouanni  decollato,  &  fi  chiama  beato, 
perche  non  è canonizato, 
Nella  Chiefa  di  S.Marina  ripofa  il  corpo  della  uenera- 
bil  monaca,  e  pa^ientifsima  uergine  S.Marina,  fu  ora 
del  choro ,  &  fu  portato  di  Grecia. 
Nella  Chiefa  &  fan  Salùator  ripofa  il  corpo  di  S.  Theo- 

doro  martire,  translatato  di  Conftantinopoli. 
Nella  Chiefa  diS.Paternian  fi  ripofano  li  corpi  di  S.  Gof 
dian,  &  Epimaco  trouati  di  rmoiio  per  riuelation  nel- 
Taltar  grande  di  detta  Chiefa. 
Nella  Chiefa  (li  S.Zuiian  martire  fi  ripofa  il  corpo  diS« 
Florian  martire  pel  primo  altare  dentro  del  choro, 
translatato  di  Grecia.'  Item  in  quella  Chiefa  fuor  del 
la  porta  4el  choro  fi  ripofa  il  corpo  di  San  Paolo  pri<- 
mo  heremita  fenza  il  capo. 
Nella  Chiefa  di  5.  Cancian  fuora  del  choro  ripofa  il  co* 
pò  di  s.  Mafsimc»  Vefcouo,&  martire. 

K  JNclla 


14*  L     I    B    *     O- 

Kclla  Chiefa  di  s.  Maria  de'Crofechieri  ripofa  il  corpe 
delia  uerginc  &  martire  il  Barbara  di  faora  del  ehorc 

in  una  bella  capeila. 
Nella  Chiefa  di  lànta  Maria.  Formofa  ili  fonoicorp- 

di  fanto  Nicodemo ,  &  Saturnino  ,  col  capo  di  fante 

Romano. 
Nella  Chiefa  di  Tanta  Gjuftina  dentro  della  porta  mai 

ftra  ,  fiuede  un  fallo  fitto  nel  muro,  fui  quale  fan 

ta  Giuftina  orando  lafciò  le  ueftigie  delle  ginocchia. 
Nella  Chiefa  di  s .  Rocco  vi  e  il  corpo  di  efi'o  beatifsimo 

Santo. 
Nella  Ch'efa  di  fan  Marcuola  ui  fi  uedeildito  di  fan- 

to  Giouan  Battiftaeol  quale  inoltrando  elio  Giesv 

Christo  difTe  :  Ecce  agnus  Dei,  qui  tollit  peccata 

mundi* 
Nella  Chiefa  dis.Catcrinauiè  un  braccio  dis.  Alcfsio 

condotto  dell'Ifola  Statimene. 
Nella  Chiefa  dis.Boldoui  fi  confermi!  capo  di  Tanta 

Agata. 
Nella  Chiefa  di  Tanto  Euftacchio ,  detto   uolgarmente 

s.Stai,ui  è  il  capo  di  elfo  s.Euftachio ,  della  moglie,  8c 

de'figliuoii. 

Nella  chiefa  di  S.  Agnefe  fi  ripofa  il  corpo  di  «.Venereo, 
Nella  Chiefa  di  fantoHieremia ripofa  il  corpo  del  uc- 

nérabile  San  Magno  che  fu  edificatore  delie  prime 

chiefe  di  Venctia ,  &  fu  Vefcouo  di  Heraclca ,  &  con» 

feflorc. 
Nella  Chiefa  di  fanta  Lucia  ripofa  il  uenerabile  corpo 

di  fanta  Lucia  uergine  &  martire  nelintrare  della 

chiefa  in  una  capeila  dedicata  a  lei,  laqual  fu  transla 

tata  da  Siraeufaa  Confi: -niinopoli  ,  &  dipoi  a  Ve 
Nella  Chiefa  di  fanto  Gemano  ,&Protafio  ,  uolear 

mente  chiamato  s.  Trouafo  ,  ripofa  il  corpo  di  s.Gri 

fogo.no  martire,  nell'altargrSdedi  erta  chiefa,  transla 

tato  da  Zara  a  Vcnetia. 
Nella  Chiefa  di  fanto  Nicolò  da  mcndigoii  ripofa  il 

corpo 


SECONDO.  147: 

.corpo  di  San  Neeeto  martire,  nello  aitar  inora  del 
e  boro. 

Nella  Chiefa  di  S.  RnflFael  ripofa  il  corpo  di  &  Nicheta 
nel  proprio  altare,  ilquale  fu  translat&to  di  Nicomc- 
diaaVenetia. 

Nella  Cluda  di  S.BafìHo  ripofa  il  corpo  diS.  Conftafrti- 
no  confeifore,  ilqual  fu  tranciatalo  di  Ancona  a  Vene 
tia,  &  e  in  vna  caffa  fu  ora  del  choro. 

Nella  Chiefa  di  S.  Apolinare  mora  del  choro  ripofa  ili 
vno  altare  il  corpo  di  S.Iona  Profeta. 

Nella  Chieia  di  S.Simeon grande  ripofa  le  offa  di  S.  Si- 
meone Profeta  translatat e  da  Conftantinopoli,&  è 
in  una  arca  di  marmoro  dietro  alio  altare  grande  ,8c 
in  vn'aitro  altare  ,&  in  una  arca  di  mar  moro  il  corpo 
di  S.  Hermolao  prete  e  martire,  translatato  di  Nico- 
mediaaVenetia. 

Nella  Chiefa  di  S.  Nicolò  da  Lio  ripofa  il  corpo  di  S. 
Nicolò  Vefcouo  delle  Smirne  ,  &il  preciofìfìimo  cor 
pò  di  S.  Nicolò  fuo  barba  Vefcouo,  ilquale  ordinò  S. 
Nicolò  prete,  &  fecelo  poi  Abbate  di  uno  monafterio 
dimandato  monte  Sion.  Ite  il  corpo  di  S.Theodorc* 
arciuefeouo'.  Tutti  queltifaiitilTimi  corpi  fono  fotto 
conferitone  fotto  allo  aitar  grande ,  e  furono  transfe- 
riti da  Mirea  in  l'alma  città-di  Venetia  ,  come  appare 
nella  iiiitoria  della  ttanslajione. 

Nella  Chiefa  di  Canta  Lena  dell'ordine  del  monte  Oli- 
ucto,  ripofa  la  regna  fanta  Helena  madre  di  Conitea 
tino  Imperatore,  in  vno  altare. 

Nella  Chiefa  di  S.  Giorgio  maggior,  ripofa  il  corpo  di 
S.Stefano  prothomartire,  ilquale  e  Irato  trouatonuo 
uamente,&  e  nello  altare  della  fua  capella .  quello  di 
S.  Paolo  martire,  e  Duce  di  Copftanrinopolirin  tino 
altro  altare.  Item  le  offa  delli  corpi  di  S.  Colmo  e  Da 
njiano  martiri  fono  in  uno  altro,  &  il  corpo  di  S,  Cofc 
mo  confeifore  in  uno  altro ,  &  queftì  corpi  tutti  furo-* 
no  transitati  da  Conftantinopoli  a  Venetia. 

K    z  Nel 


14»  LIBRÒ 

Nel  monaftcrio  di  S.  Seruulo,  ripofa  il  corpo  di  S.  Leo 
neVefconodiMoJon  translatatoa  Venetia,  &  è  fuo- 
ra  del  choro. 

Nella  Chiefa  di S.  Clemente  Papa, ripofa  il  corpo  di 
fanto  Aniano  Patriarca  di  AlefTandria,  e  difccpolo  di 
S.  Marco  Euangelifta,  transitato  di  Aleflandria  in 
Venetia* 

Nella  Chiefa  di  S.  Secondo  niartire,  ripofa  il  fuo  corpo, 
e  fu  translatato  da  Afte  in  Venetia. 

Nella  Chiefa  de  S. Maria  da  Muran ,  ripofa  il  corpo  di  S. 
Donado  Vefcouo,  e  confefibr,  fuora  del  choro*.  In 
quella  medefima  Chiefa  in  lo  aitar  grande  ripofa  il 
corpo  di  San  Ghirardo  martire  Vefcouo  di  Mora  - 
uia,  di  natione  Venetiano ,  &  e  da  ca  Sagreo  ,  ilquale 
fu  martirizato  in  Vngaria,&  de  li  fu  transla  tato  a  Ve- 
netia. 

Nella  Chiefa  di  S.Alban  daBurart,  ripofa  il  corpo  di 
eflb  S.Alban  Vefcouo  &  martire,  in  mezo  de  i  due  cor 
pi  fanti,  cioè  di  S.Orfo  martire,  &  fanto  Domihico  he 
r  emita,  e  confeflore  ;  liquali  corpi  fono  translata  ti  di 
Armenia  in  Venetia. 

Nella  Chiefa  di  S. Maria  da  Torcello,  ripofa  il  corpo  di 
S.Elidoro  Vefcouo  di  Aitino  &conferTore,  portato 
di  Aitino  quiui. 

Nella  Chiefa  cathedral,  ripofa  il  corpo  di  S.  Fofca  ver- 
gine, &  martire ,  translatato  della  diftrutta  Città  di 
Aquileia. 

Nella  chiefa  di  S.  Antonio  da  Torcello  ,  ripofa  il  corpo 
di  fanta  Chriftina  uergine  ,  &  martire ,  transitata  da 
Rimano. 

Nella  chiefa  di  Grado,  ripofa  li  corpi  di  S.  Hermacora 
Patriarca  di  Aquileia,  &  Fortunato  fuo  Archidiaco- 
nojfottoconfcmone,  translatati  di  Aquileia  quiui. 

Nella  Chiefa  di  S.  Croce  della  Zudecca,  ripofa 'il  corp* 
di  S.  A  tharufio  Patriarca  di  Alexandria. 

Defcritti  onc 


SECONDO.  13* 

Deferì tt  ione  del  popolo  di  Venetia, 
fatta  già  alcuni  anni. 


Huomini. 

5     t*14Ì 

Donne. 

675  <i 

Putti  da  Tei  anni  fin  0  a  uintì. 

5S4I- 

Frati. 

2183 

Monache. 

2082 

Giudei. 

1157 

Su  ài  ma         1^0714. 

Farina  all'anno. 

600^80 

Al  giorno. 

1892 

l>efcrittione  d'alcune  cofe  degne  d'eiTer 
fàpute  di  queita  Città. 

X.  a  longhezzapoideì  CansI  grande,  è  di  palli  mille,  e 
trecento  &  la  fua  larghezza  e  di  palli  quaranta  $  dai- 
l'ima, &  dall'altra  parte  adornato  di  ricchiflìmi,  e  beili 
Pallazzi ,  e  non  fi  paffa  a  pie  altro  che  per  mi  pente 
qual  e  a  Rialto. 

Si  palla  il  detto  Canale  a  i  luoghi  ordinarti,  &  h*  chiama- 
no traghetti,  iquali  fono  tredici. 

II  numero  de'Ponti  che  congiungono  le  Ifolette  infic- 
ine fono  di  numero  quatfocento  ,  parte  di  legnose 
parte  di  pietra,  &  alcuni  di  particolari,  iquali  icraoaé 
per  entrar  nelle  CD.ie  di  gcntilhuomini. 

3Lc  gondole  fono  di  numero  ottomillia,  parte  di  pa-tici* 
lari  genti]hucmini,e  parte  daguadagno,  per  commo- 
do della  Città. 

L'altezza  del  campanile  di  S.  Marco,  è  di  piedi  280.  1» 
larghezza  per  quadro  è  piedi  quaranta  .  difiante  «fol- 
la Chiefa  piedi  80.  &  porta  il  nome  d'effer  fatto  con» 
tanto  artificio,  che  non  habbia  il  parandone. 

Ma  egli  £a  bene  che  sol  mettiamo  fine*  perche  s'ìovi? 

le& 


i?o  L     I     B    R     Oli. 

letti  abbracciar  di  dire  quanto*  fi  potrebbe  intorno 
queita  materia  ,  mi  ingannerei  molto,  conciona  che 
troppo  è  ella  ampia  ,&ui  bifognerebbe  fpendergli 
anni ,  non  che  una  giornata  folamcnte .  Liiora  è  tar- 
da,, Se  il  tempo  nonio  comporta:  Onde  uilafcio  iti 
pace. 
For.  Rimanere  con  h  benedittion  del  Signore  ,  che  io 
hauendo  feoperto  la  gentilezza  uojftra  ,  ui  rimango 
per  lempre  obligatiftimo,  &  mi  ofrero  pronto  ad  ogni 
uoiho comando. . 

IL     FINE. 


* 


2-7533 


he  J.  PAUL  GETTY  CENTER 
LIBRARY 


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